In corrispondenza con il Giubileo straordinario della misericordia (2015-2016) l'Accademia Alfonsiana ha voluto rivisitare il nesso tra misericordia e vita morale con un corso "Misericordia e vita morale", svolto durante l'anno accademico 2016-2017. La dimensione multidisciplinare coincide con gli approcci che strutturano lo studio in Accademia, corrispondendo alla praticità e alla benignità pastorale alfonsiana: oltre la sensibilità epistemologica, la visione morale sistematica viene elaborata ed esplicitata, per la prassi più concreta, attingendo alla Scrittura, alla storia, alla teologia e all'antropologia, in dialogo con le scienze umane e sempre "alla luce del mistero di Cristo" che vive e agisce nell'umanità di oggi.
L’insistenza di san Giovanni Paolo II sulla fede che deve farsi cultura non è una scelta strategica valida solo in certi momenti storici. È la descrizione di un’esigenza intrinseca e irrinunciabile dell’identità cristiana, che deve esprimersi nell’agire e quindi deve confrontarsi con le grandi questioni che si agitano nella società. La risorsa per affrontare tale crisi culturale è sempre la famiglia quale luogo in cui è possibile custodire l’humanum. Il tema delle pratiche è il tema dell’unità stretta tra l’identità morale del soggetto famiglia e l’azione concreta che le famiglie vivono tutti i giorni, proprio per costruire una cultura della famiglia in cui la famiglia sia il soggetto di questa azione che ci preserva nel futuro e che è feconda di futuro.
«In ordine ad un'adeguata relazione con il creato, [...] non si può proporre una relazione con l'ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio» (Papa Francesco, Laudato si', n. 119). Pur da ambiti disciplinari diversi, gli Autori dei diversi saggi concentrano l'attenzione su quell'ecologia integrale che costituisce il cuore dell'Enciclica di papa Francesco sulla cura della casa comune. Una ecologia che coinvolge le dimensioni umane e sociali, il valore e il senso della vita umana inscindibilmente legati alla questione ambientale e all'impegno per custodire e salvaguardare l''avvenire delle future generazioni.
Questo non è un libro sulla religione, ma un saggio di economia che si basa sui Vangeli. Mentre molti hanno trovato nel Nuovo Testamento una giustificazione di natura morale al socialismo e all'intervento dello Stato, Charles Gave accosta i testi sacri per mettere in risalto il messaggio di libertà e responsabilità individuale che caratterizza la predicazione di Gesù Cristo. Secondo l'autore, gli scritti di Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sono stati adeguatamente letti e compresi dagli economisti, con il risultato che il loro significato sociale è stato in larga misura travisato. Con la semplicità delle sue parabole, Gesù ha invece saputo parlare in maniera assai interessante di questioni economiche, riuscendo a piantare i semi di una riflessione che è tuttora attuale per comprendere la realtà produttiva e finanziaria dei nostri giorni.
Il testo vuole rispondere ai molteplici quesiti che vertono circa lo stile di vita cristiano che viene proposto ed emerge dal comportamento e dalla riflessione teologica del Pontefice. Il suo modo di abitare la Chiesa e il mondo che traspare dai suoi gesti e dalle sue parole sono espressione di uno stile di vita e non di un mero insegnamento dottrinale. Dall’analisi dell’Autore emerge infatti il forte legame tra papa Francesco e il Vangelo e la sua centralità all’interno di un messaggio di cui egli si fa portatore. Il valore della teologia morale del suo pontificato traspare dai testi più rilevanti del suo magistero. Lo studio proposto è dedicato, nella prima parte, al suo insegnamento etico di carattere fondamentale e, nella seconda, a quello che riguarda più specificatamente il mondo dell’affettività. L’intento perseguito consiste nell’evidenziare la linfa che anima l’insegnamento del Papa. Per questo motivo le riflessioni si concentrano sull’amore cristiano, essenza vitale della teologia morale, e sulla sua declinazione coniugale, quale nucleo fecondo della morale familiare.
Prima Parte
Capitolo I: Il filo conduttore della misericordia
Seconda Parte
Capitolo I: Chiesa povera e per i poveri
Capitolo II: Il protagonismo sociale dei poveri e degli esclusi
Capitolo III: La cura della casa comune
Terza Parte
Capitolo I: Discernimento dei segni di Dio nella storia mondiale e personale
L’attualità e la complessità delle questioni riguardanti la sfera della vita morale rendono urgente un ripensamento dei suoi fondamenti e sollecitano l’individuazione di criteri adeguati ad affrontare i nodi critici emergenti.
Questo “alfabeto” intende fornire ad un pubblico il più vasto possibile (non dunque specialistico) uno strumento utile a cogliere il senso di alcune parole chiave, che definiscono il campo dell’etica, mettendone a fuoco l’impianto strutturale. Sono peraltro fornite indicazioni concrete per accedere alla valutazione di ciò che avviene nei vari ambiti nei quali si sviluppa l’attività umana o per giungere alla chiarificazione di alcune tematiche di particolare rilevanza personale e sociale.
Che cos’è la coscienza? È possibile e lecito provare a «formarla»? Esiste uno «specifico» della coscienza del credente battezzato in Cristo? Il presente volume cerca di rispondere ad alcuni di questi interrogativi accogliendo gli inviti di Papa Francesco a «formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (Amoris Laetitia 37). Dopo aver chiarito in quali termini le Scritture presentano, in maniera più o meno diretta, il tema della coscienza e della possibilità di formarla, fino a renderla conforme al «pensiero di Cristo», il volume ripercorre le pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento riconoscendo che, in definitiva, Dio non cerca la giustizia formale dell’uomo, ma cerca l’uomo e crea in lui un «cuore nuovo», ovvero una coscienza in relazione. Essa sa lasciarsi interpellare e interrogare, divenendo capace di riconoscere non solo le situazioni di oggettivo disordine, ma anche i segni della grazia di Cristo. Mantenere la coscienza «in dialogo» o «in relazione», farla uscire dall’isolamento in cui rischia di chiudersi: questa sembra essere la strategia vincente per un’autentica formazione della coscienza.
Milioni di persone ogni giorno si recano a lavoro. Alcun in malvolentieri, quasi obbligati a svolgere un’attività faticosa. Altri interessati solamente alla retribuzione. Altri ancora sembrano incarnare quell’animai laborans descritto dalla Arendt, ovvero colui che considera il lavoro, al quale la vita lo ha destinato, come un fine in se stesso. Al di sopra di questi si erge la figura dell’homo faber che svolge il suo lavoro con il desiderio di portare avanti un progetto, sia per affermazione personale, sia spesso con la nobile aspirazione di servire gli altri e di contribuire al progresso della società.
fil cristiano dovrebbe avere una prospettiva ancora più alta. Quella di un figlio di Dio chiamato a prolungare con il suo lavoro l’opera creatrice divina, facendosi guidare dalla saggezza e dall’amore nel compito di perfezionare la creazione, di crescere lui stesso in santità, e di aiutare gli altri a essere felici. Il lavoro è per lui una vocazione e una missione da compiere per amore e con amore. Gesù stesso ha lavorato molti anni a Nazareth, e “così ha santificato il lavoro e gli ha conferito un peculiare valore per la nostra maturazione” (Papa Francesco, Laudato sì, n.98).
La preoccupazione per i poveri è un elemento centrale del cristianesimo. Tuttavia, il nostro modo di affrontare il problema della povertà non nasce dalla dottrina sociale cristiana ma dalla struttura umanitaria dominante dei nostri giorni: questo induce ad attuare strategie politiche ed economiche che si rivelano deleterie per qualsiasi reale prospettiva di aiuto, in quanto non toccano le esigenze concrete dell'essere umano. Oggi è quanto mai necessario un nuovo modo di pensare i poveri, cioè non come oggetti passivi, bensì come soggetti e protagonisti del proprio sviluppo, integrandoli in economie di mercato floride per l'accrescimento del bene comune. Prefazione di Michael Matheson Miller.
Poche questioni, nel nostro contesto socio-economico, culturale e politico, occupano tanto spazio nella vita quotidiana quanto quelle relative al denaro. Il lavoro, la professione, i bisogni della famiglia, la sicurezza, il tempo libero: tutto ha a che fare con i soldi. Ma l'atteggiamento che assumiamo di fronte alle ricchezze comporta scelte che definiscono stili di vita e indicano una certa gerarchia di valori. Che cosa dominerà la nostra vita: l'essere o l'avere? L'egoismo o la generosità? I valori materiali o i valori spirituali? Dio o il denaro? Se allora il denaro è al centro delle preoccupazioni di ciascuno di noi e tocca corde così sensibili, possiamo interrogarci sulla pertinenza del messaggio evangelico su questo argomento. Quale dovrebbe essere l'atteggiamento cristiano di fronte alle ricchezze e al denaro? Nella sua riflessione densa di sfumature, che non elude alcuna delle difficoltà sollevate dall'interpretazione delle parole di Gesù, André Naud coglie i due grandi valori cristiani di fronte ai soldi: la libertà interiore, da un lato, e la condivisione, dall'altro. L'autore canadese ci ricorda, in modo assai opportuno, l'importanza di liberarsi dalla tirannia dell'avere, per privilegiare l'essere. È questo ciò a cui siamo chiamati!
Nella tradizione della Chiesa cattolica la sessualità ha sempre occupato un ruolo di primo piano e ha monopolizzato la riflessione morale. La visione negativa, sviluppata fin dal periodo patristico e nata dalla contaminazione del cristianesimo delle origini con correnti di pensiero di matrice dualista, ha assunto connotati più strettamente dottrinali e rigorosamente sistematici a partire dagli inizi dell'epoca moderna. L'etica sessuale cattolica ha assunto quali referenti ultimi e decisivi i concetti di «natura» e di «legge naturale», da cui scaturivano come criteri imprescindibili per la valutazione del comportamento morale il rispetto della differenza uomo-donna nelle relazioni, il perseguimento del fine procreativo e l'inserimento dell'atto sessuale nel contesto matrimoniale. Questo modello ha finito per assecondare una forma di repressione del sesso con esiti fortemente negativi sulla vita delle persone e delle relazioni interpersonali. È un'impostazione dell'etica sessuale a cui reagisce Salvino Leone, che in questo saggio auspica l'adozione di nuovi linguaggi e propone un cambio radicale di paradigma, cioè il passaggio da una prospettiva «giusnaturalista» a una prospettiva «personalista». Un nuovo sguardo in grado di far uscire il magistero e la ricerca teologica dalle strettoie di una tradizione anacronistica per dar corso a una visione della sessualità capace di coniugare la fedeltà al messaggio evangelico con la fedeltà alla ricchezza dei significati che la ricerca antropologica contemporanea aiuta a scoprire.