Cos'è la materia? Una domanda che ha affascinato e tormentato alcune delle menti più brillanti del XX secolo: Max Planck, Albert Einstein, Niels Bohr, Erwin Schrödinger, Werner Heisenberg, Max Born, Wolfgang Pauli e Paul Dirac si sono infatti interrogati, confrontati e spesso scontrati, tra equazioni ed esperimenti, nel tentativo di decifrare l'essenza della realtà fisica. Da questa impresa è nata la meccanica quantistica, una teoria che rivela un universo microscopico governato dalla probabilità. Esito inaccettabile per Einstein, che rifiutò dunque le sue implicazioni filosofiche. A un secolo dalla sua prima formulazione completa, Giuseppe Mussardo ripercorre la storia di questa rivoluzione scientifica attraverso i suoi protagonisti e i suoi luoghi: dai silenziosi college di Cambridge alle scogliere di Helgoland, tra biografie degne di un romanzo d'avventura e lettere infuocate. Un racconto coinvolgente che rende omaggio a una stagione irripetibile della scienza.
Se - come disse Piero Gobetti il fascismo è stato l'autobiografia della nazione, chi o che cosa ne potrebbero essere il simbolo in questa stagione di mediocrità mannara?
Questo studio non intende proporre un confronto diretto tra Heidegger e Bultmann, ma si concentra sull'evidenziare come, nonostante le loro differenze spirituali e metodologiche, entrambi convergano nell'indagine di una realtà fondamentale: la Verità. Filosofia e teologia, interpretate attraverso l'approccio fenomenologico, emergono come prospettive complementari e interdipendenti, due volti della stessa medaglia metafisica. Mentre la filosofia è chiamata a esplorare le profondità della Verità, la teologia vi dimora, dedicandosi a comprenderne l'essenza. Questa Verità, che si manifesta in modi plurali e paradossali, si rivela intrinsecamente eterogenea. Da tale eterogeneità, il volume sviluppa un'analisi dei concetti di negazione e contraddizione, culminando nell'idea di una inventio contradictionis. In questa prospettiva, la riflessione heideggeriana si configura come una "contraddittorietà priva di contraddizione" e una "negatività priva di negazione", offrendo un nuovo significato al rapporto tra essere, verità e negazione.
Quando diciamo che l'essere umano è a immagine di Dio, a quale essere umano pensiamo? Una certa retorica antievangelica sul valore salvifico della sofferenza, quanto in realtà è violenta nei confronti delle persone con disabilità? In quest'opera a due voci, Simone Stifani, a partire dal proprio vissuto, offre chiavi di lettura che interrogano la comprensione della disabilità da parte di chi non la vive, mettendo in discussione un immaginario di Dio, della chiesa, dell'essere umano pensato e narrato sempre dai presunti "normali". Luciano Manicardi ricorda che ciò che chiamiamo "disabilità" è una possibilità dell'umano. Una possibilità indesiderata ma reale. La vulnerabilità è una dimensione antropologica costitutiva dell'umano, che anche i vangeli affrontano: lo sguardo di Gesù si pone in modo particolare su quelle persone malate nel corpo e nella psiche che noi oggi chiamiamo "disabili". Prefazione di Veronica Donatello.
In un tempo segnato da profonda desolazione, la figura di Aggeo, profeta di rinascita, proclama una parola di speranza e di ricostruzione dopo la distruzione dell'esilio. Con l'umanità che lo contraddistingue, con il suo stile e il suo sofferto entusiasmo si incarica di destare la fiducia di una nazione e renderla salda nell'attesa di un futuro migliore.
Il giorno 22 aprile 1998, dopo un lungo cammino di fede, un'anima in adorazione al Santissimo Sacramento riceveva l'immagine interiore della Croce Gloriosa con il compito di diffonderla nel mondo. Angela, che ha ricevuto un dono profetico simile a quello di Geremia, racconta la sua straordinaria esperienza in cinque libri, di cui questo è il primo.
Il volume ripercorre le trasformazioni del cattolicesimo italiano dalla nascita della Repubblica ai nostri giorni: il suo transito da "senso comune" a libera opzione adottata da una sempre più ridotta minoranza; un sistema di credenze che passa dall'omogeneità alla differenziazione; i vertici della Chiesa e il laicato cattolico organizzato di fronte alle sfide poste dall'incerto credere della società plurale. Tra deposito della fede e strategie di adattamento, una religione che ha concorso a guidare le scelte strategiche del nostro paese e che pare oggi destinata alla quasi irrilevanza politica.
Libro vincitore del Premio Viareggio Opera Prima 2025
Al suo esordio, Sofia Assante mette a punto una voce narrante ironica e irresistibilmente romantica, che omaggia esplicitamente alcuni grandi narratori americani, da Salinger a Fitzgerald a Dylan, ed è capace di far sorridere e al tempo stesso commuovere. E racconta una storia piena di segreti e sorprese narrative, attraversata da una domanda che tutti ci siamo fatti almeno una volta nella vita: possiamo davvero dire di conoscere le persone che abbiamo accanto?
Andrea sta camminando per le strade di New York, in piena notte, quando riceve una telefonata. Riconosce subito la voce di Elettra, anche se non la sente da dieci anni. È lei la ragione per cui è scappato da Roma, la sua città, ed è proprio lei, ora, a chiedergli di tornare... Andrea ed Elettra si sono conosciuti a dodici anni, il giorno in cui lei si è trasferita nel palazzo del centro di Roma in cui Andrea è cresciuto. A parte l'indirizzo di casa, non hanno nulla in comune. Lui è il figlio di un ristoratore schivo e taciturno e d'estate lavora nella trattoria di famiglia, Da Amilcare. Lei fa parte dell'aristocrazia romana e i suoi genitori, gli Alfieri della Scala, sono colti, eleganti e amorevoli. Entrambi appartengono a una Roma che sta tramontando: Elettra a quella della nobiltà che ancora si incontra nelle stanze di Palazzo Borghese; Andrea alla Roma delle taverne del centro, come quella fondata dal nonno, sui cui tavoli giocavano a scopone Fellini, Scola e Monicelli. Sono ancora bambini quando, convinti che nulla potrà dividerli, sognano di morire insieme come Filemone e Bauci, trasformati da Zeus in una quercia e in un tiglio, uniti per il tronco. Ma l'idillio si rompe all'improvviso durante una vacanza nella villa sul lago degli Alfieri: la madre di Elettra viene coinvolta in un incidente d'auto e i due ragazzi trovano per sbaglio una lettera che instilla in loro un dubbio insostenibile. Quel dubbio e il segreto a cui li costringerà li terranno lontani per anni. Fino a questa telefonata, che è destinata a riaprire tutto ciò che era stato bruscamente interrotto e, forse, a regalare una seconda possibilità a quel primo amore mancato.
Condividere la magia creata dalla musica, trasmettere gli intensi sentimenti generati dall'ascolto di una sinfonia o di un'opera lirica, descrivere la bellezza umana e artistica di un mondo unico: è da molti anni che Corrado Augias ci invita ad ascoltare con lui «la più seducente delle arti, la più impalpabile tra le creazioni». Da Beethoven, «il massimo esempio di musicista», a Bach, da Mozart a Chopin, da Rossini a Verdi, Puccini e Gershwin, "La musica per me" è insieme l'autobiografia di un musicofilo appassionato e una dichiarazione d'amore per la sfuggente, affascinante arte dei suoni. Per sua natura sfuggente e ineffabile, la musica suscita in noi emozioni profonde. Il suo linguaggio è universale e tuttavia difficile da tradurre in parole. Per spiegarne il mistero ricorriamo talvolta a metafore e similitudini, ma la verità è che la sua bellezza, il suo fascino e la sua forza trascendono il nostro linguaggio. Riuscire a trasmettere la gioia della musica, la sua capacità di generare sentimenti tanto intensi, è stata per anni la scommessa umana e professionale di uno scrittore e giornalista come Corrado Augias. Un lungo corteggiamento lega la vita di Augias al mondo musicale. Fin dall'adolescenza, quando i suoi genitori lo portarono a un'esecuzione estiva della "Pastorale" di Beethoven nella Basilica di Massenzio, l'autore sentì che era «di fronte a qualcosa d'immenso e straordinariamente bello». Non solo: pensò che il compositore «ci stava raccontando una storia». Quella storia Augias ha continuato a inseguirla per tutta la vita, con il rammarico di non aver mai praticato la musica dall'interno, studiandola in modo più sistematico, e imparando davvero a suonare uno strumento. Attraverso una passione da autodidatta, non per questo meno intensa, e attraverso il suo lavoro di giornalista alla Rai - le molte trasmissioni sulla musica che ha condotto, i grandi direttori e strumentisti che ha avuto la fortuna di conoscere -, Augias riesce a «entrare nella musica, conoscere i musicisti, sapere chi erano, se e in che modo il periodo storico in cui erano vissuti aveva influenzato le loro composizioni, se dalla loro esistenza era possibile dedurre qualcosa sulla qualità, sul tono delle loro opere». Riesce a restituirci la musica e i suoi protagonisti in tutta la loro bellezza umana e artistica in un libro ricchissimo di storie, atmosfere e personaggi indimenticabili.