Buona attesa è un modo di vivere, possibile e desiderabile. Lo si può apprendere fin da bambini se aiutati e educati. Lo si può imparare in ogni età. È scoperta e dono. Esperienza di vita contro la frenesia, l'accelerazione, il "tutto e subito", l'"in fretta", il "tutto pronto", solo "immediatamente" o "mai più". È avere lo sguardo che penetra in sé e cerca un senso. È volgere lo sguardo all'altro, all'Altro, al Tu che è il Buon Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo), a Gesù. È sapere e voler volgere lo sguardo attorno, cogliere che mentre camminiamo ci costruiamo e abbiamo una esperienza di reciprocità dei doni divini dei quali possiamo usufruire. Siamo così aiutati ad avere lo sguardo di Gesù: sguardo differente, penetrante, benevolo, oltre. Possiamo accettare di non mettere mai il punto e basta; continuiamo a pensare, ad amare, lieti che dopo di noi si pensi meglio e si ami ancor di più.
Fra ebraismo e cristianesimo c'è una convergenza di fondo, inseparabile certo dalla loro diversità, eppure tale da motivare la loro ineliminabile coappartenenza e la consistenza dell'apporto che la tradizione ebraico-cristiana nel suo insieme ha dato alla storia culturale e religiosa dell'umanità. La singolarità di quest'apporto sta nella testimonianza che entrambi, ebraismo e cristianesimo, rendono alla rilevanza dell'Altro, trascendente e vicino, nella vicenda personale e collettiva. Atteso, cercato, accolto, amato, il totalmente Altro - tanto per l'ebraismo quanto per il cristianesimo - è il Dio vivente, che sovverte e salva la vita e la storia quando, pur restando infinito, si fa presente nel finito per comunicarsi alla nostra fragilità. Per il cristiano questa presenza raggiunge il suo vertice nella Parola fatta carne, Gesù, che «è ebreo e lo è per sempre». Conoscere e amare l'ebraismo è perciò, per il cristiano, componente rilevante della conoscenza e dell'amore per il suo Signore e Maestro.
Alcuni dibattiti sono distanti anni luce dalla vita di tutti i giorni. Non così quelli che sorgono dal problema dell’esistenza del male: se Dio è buono e sovrano perché esiste la sofferenza, e il male? Non è forse questo un tema che affiora ogni qual volta siamo confrontati con i problemi della violenza, del terrorismo, della guerra, delle calamità, etc.?
Neanche i cristiani possono sottrarsi alla presa di questo interrogativo.
In questo libro l’autore offre il suo contributo al dibattito senza ambire a fornire le risposte ultime e definitive; al contrario, valutando gli approcci che sono stati elaborati nel corso dei secoli (ottimismo, pessimismo e dualismo), egli torna a interrogare la Bibbia, illuminando in tal modo un originale percorso che dal mistero opaco del male ci conduce al mistero luminoso della croce, la risposta dell’amore di Dio alle domande angoscianti degli uomini.
Due innamorati che si incontrano la prima volta non sanno che condivideranno il resto della vita insieme, eppure già nelle loro vene scorre un sentimento che li legherà per il resto dei loro giorni. Sono ignari del loro futuro, ma consapevoli del loro destino. L'innamoramento è una turbolenza di sentimenti contrastanti: ti confonde, ti paralizza, ti annienta, ma allo stesso tempo ti chiarifica, ti scuote, ti edifica. E' come trovarsi all'interno di un uragano, in cui lo scontro di venti contrari genera la tempesta stessa.
Il volume raccoglie il diario di una adozione in Colombia narrato da una famiglia in diretta, giorno per giorno.
Rimarrete coinvolti e commossi da questa storia, vi ritroverete a piangere e a ridere fra le pagine di questo libro i cui racconti sono densi di vita ed intrisi di spiritualità. E' l’avventura dell’incontro con un figlio “alieno” in un succedersi di eventi intensi, impegnativi e poi improvvisamente spassosi...
“Mettete insieme un figlio nuovo di zecca da recuperare dall’altra parte del mondo, con un primogenito ancora piccolo, contento del regalo che Gesù sta per elargire, ma anche preoccupato per l’intuizione, affatto errata, che sta per perdere la centralità di cui ha goduto fino ad ora. Unite la voglia di raccontare, il bisogno di condividere, il desiderio di comunione... e nasce questo diario.
Ci siamo dentro noi tre, anzi, noi quattro, noi tre che diventiamo quattro, con le nostre avventure in un angolo lontano del mondo e con i nostri pensieri e le nostre emozioni dal profondo del cuore. Ci sono la gioia e la fatica, c’è il dito di Dio nella nostra storia. C’è il nostro rinascere famiglia, un diventare genitori in modo totalmente nuovo e inatteso...".
L'estate non è solo il momento del divertimento e dello svago. L'interruzione delle consuete attività lavorative e di studio offre una occasione privilegiata per riflettere sulle meraviglie del creato che ci circondano. È una possibilità da non perdere, in un tempo in cui la frenesia dei nostri numerosi impegni rischia di togliere, a grandi e piccoli, lo stupore per l'ambiente che abitiamo. La pubblicazione di questo volumetto nasce dalle riflessioni sorte intorno al lungo e affascinante lavoro dedicato a definire il tema, le finalità e gli strumenti dell'Oratorio estivo DettoFatto.
Il volume, un vero e proprio focus sul cinema di Jane Campion, prende in analisi l'intera filmografia della cineasta neozelandese autrice antipodean di ordalie esistenziali, sensibile agli aspetti formali del racconto filmico e dotata di un acuto sguardo antropologico. Il libro ricostruisce l'avventura cinematografica della regista neozelandese - dal background formativo (gli studi di antropologia, belle arti e cinema) alle molteplici influenze formali, culturali ed esperienziali rintracciabili nelle sue opere (letteratura, arti visive, fotografia, musica, fino al cinema stesso) -, ripercorrendo cronologicamente la sua opera e convocando per l'interpretazione le metodologie ermeneutiche elaborate sia dagli studi cinematografici (analisi testuale, semiotica, teorie femministe e di genere) sia da quelli culturalisti, letterari, postcoloniali e dell'antropologia visiva. Jane Campion esplora la relazione tra arte e vita indagando la qualità femminile nell'esperire il mondo, alla luce di una prospettiva anti-ideologica che delinea un immaginario femminile ribelle e autenticamente "altro". Alterità esibita in una visione tatti le delle cose e dei personaggi, seguiti nella loro vocazione nomadico-esperienziale, nella loro condizione di sradicamento e di esilio emozionale che sprigiona un'eversiva forza vitalistica.
"Quando pregate dite..", è con queste parole che inizia il capitolo 11,1 del Vangelo di Luca. Si possono definire come il Testamento spirituale di Gesù a tutti i credenti e non solo. L'avverbio Quando, ci richiama a un tempo, un momento, un allontanarsi dalle attività che quotidianamente ci distraggono dal pensare a Lui, dallo stare con Lui, dal pregare davanti a Lui. Quindi il Signore Gesù ci invita a stare alla Sua presenza nel silenzio in cui i sensi si acquietano per far parlare Lui nel nostro cuore contaminato da tante distrazioni. Il verbo pregare , entra nel vivo della nostra missione di credenti. Come pregare? Come stare davanti al Signore Gesù con il cuore libero da tanti impedimenti? Quale forma di preghiera è opportuno esprimere?
Una proposta originale per accompagnare gli animatori dell'oratorio durante tutta la loro estate. Una vera e propria agenda dove registrare le tappe del cammino, ricordi e pensieri e fare il punto sulla propria vita, a partire dalla riflessione sul creato.
L'estate 2017 è da passare con gli occhi spalancati per contemplare le bellezze create da Dio per noi! Durante le fantastiche giornate di Oratorio estivo, nelle vacanze comunitarie e nei momenti di riposo saremo sempre provocati a guardarci intorno con la consapevolezza che tutto ciò che ci circonda è stato pensato e fatto da Dio per noi. La lettura del capitolo primo di Genesi ci accompagna a scoprire che Dio non guarda singolarmente ciò che crea, ma ammira anzitutto l'armonia di ciò che appare dalla sua opera di "separazioni" successive. Il metodo suggerito per il momento della preghiera è semplice: in ascolto della Parola di Dio si mette in luce un elemento del creato.
Appunti di lavoro e brevi riflessioni, quasi delle fotografie, delle istantanee dall'oratorio scattate da chi ne ha lunga esperienza. Uno strumento agile che può accompagnare l'azione pastorale di quanti in modo diverso vivono il servizio educativo in oratorio.
Pochi mesi prima della morte, don Giovanni Moioli tenne un ciclo di conferenze in una parrocchia per introdurre e preparare alla festa del Santo Crocifisso. Alla luce della propria sofferenza, rilegge le tappe fondamentali dell'interpretazione teologica della croce di Gesù. Vi trova non l'esaltazione del dolore di Dio, non l'imposizione della sofferenza all'uomo, ma la ricerca -da parte di Dio- di un dialogo d'amore con gli uomini e la proposta del dono reciproco della vita. La croce, allora, appare non come precetto, ma come grazia: il dono gratuito dell'amore di Cristo e della vita in Lui.