Il castigo e il perdono dei peccati ed il battesimo dei bambini, Lo spirito e la lettera, La natura e la grazia, La perfezione della giustizia dell'uomo.
Tommaso si colloca dal punto di vista della ragione che vuole comprendere la realtà delle cose, riportandole alla loro radice. I suoi testi non sono animati dalla vena lirica di Agostino, non hanno il pathos cristiano e umilissimo di Anselmo. Il suo discorso su Dio non vuole essere edificante, e non mira a scuotere gli animi o a persuadere. Assume, invece, e fa propria fino in fondo la fatica dell'interrogare, questa forma di «pietà del pensiero » nei confronti di se stessi, delle ragioni del proprio esistere, e nei confronti degli altri. Si tratta di un'esigenza che il credente per primo dovrebbe avvertire, se è vero (come è vero per Tommaso) che l'esistenza di Dio non è un articolo di fede ma un preambolo della fede. Diversamente la fede sarebbe condannata a essere un assenso cieco, senza ragioni, fondato sul senso comune o sulla forza spontanea e immediata delle emozioni.
Il volume delle Opere di Cassia (IX sec.) presenta per la prima volta in lingua italiana l'edizione integrale della produzione letteraria delle sue opere. Il suo lascito letterario comprende due forme distinte: la prima è quella della poesia religiosa, con versi che sono presenti nei due principali libri liturgici della Chiesa orientale, il Menaion e il Triodion, mentre la seconda attinge al genere letterario della produzione sentenziosa e gnomica. In entrambi i casi si tratta di un unicum che giustifica il ruolo privilegiato che questa donna ha nel panorama della letteratura bizantina.
La prima traduzione italiana di un'opera esegetica fondamentale, soprattutto per il commento dell'inno cristologico. Giovanni Crisostomo è tra i pochi autori d'età patristica ad averci lasciato un corpus omiletico completo di commento a tutte le lettere paoline. All'interno di questo corpus spiccano le sedici omelie che contengono l'esegesi dell'intero testo della lettera ai Filippesi e di cui viene data qui la prima traduzione italiana. Attraverso la consueta raffinatezza stilistica e la grande sensibilità che gli è propria, l'omileta interpreta il testo paolino cogliendone tutti gli spunti utili all'edificazione morale e spirituale della sua comunità, con frequenti e concreti riferimenti alle pratiche, agli usi e costumi dell'epoca.
Pagina biblica e lettura origeniana si sviluppano quasi in dialogo fra loro.
...il servizio della Parola costituisce la missione principale della Chiesa insieme alla celebrazione dei sacramenti e alla diaconia. Ma l'annuncio deve essere ispirato dalle sfide che ogni periodo storico pone al credente e alla comunità cristiana nel suo insieme. Solo in questo modo l'annuncio, e l'omelia in particolare, possono divenire un evento di salvezza veramente efficace perché sacramento della Parola esattamente equiparabile, sovrapponibile, al sacramento dell'altare. Come il pane e il vino trasformati dallo Spirito santo in Corpo e sangue di Cristo, trasformano e conformano a Cristo il credente e la comunità, così anche la Parola ascoltata nello Spirito santo discende nel cuore e lo plasma, lo rende docile, lo ammorbidisce affinché divenga conforme alla Parola, e in comunione con il Figlio: Parola di Dio. Ma come l'unico pane della nostra mensa eucaristica per comunicarsi a tutti deve essere spezzato, così anche la Parola necessita un «lavoro» che la renda fruibile, digeribile, efficace per gli uomini. Significativa appare dunque l'immagine diventata comune dello «spezzare la Parola» che lega indissolubilmente liturgia della Parola e liturgia eucaristica.
La figura di Teodoto e legata al Concilio di Efeso (431): dietro la polemica egli rivela un organico sistema cristologico e uno spiccato impeto creativo di esaltazione mariana.
Il 'De praescriptione haereticorum' è un'opera che affronta un problema cruciale della vita ecclesiale: la nascita e lo sviluppo delle eresie.
L’Enchiridion Theologicum Lullianum è una raccolta di 150 testi che si pone come una summa del pensiero teologico e filosofico di Raimondo Lullo, forma italianizzata di Ramon Llull (1232-1316). La ricerca scientifica su Raimondo Lullo ha reso possibile l’identificazione della predicazione agli infedeli non solo come un proposito determinante della sua attività, ma anche come una condizione epistemologica del pensiero che lo caratterizza e che lo porta a una riflessione teologica sistematica e comprensiva, plurale e diversificata, originale e disseminata in numerose opere. Questi sono alcuni dei tratti che permettono di definire lo stile distintivo della peculiare teologia di Raimondo Lullo nel complesso della teologia del Medioevo, situandolo a fianco ai grandi teologi cristiani suoi contemporanei: Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) e Tommaso d’Aquino (1225-1274). A quelle finalità Lullo adegua tanto il linguaggio quanto il genere letterario e la forma stilistica. La selezione dei testi è stata realizzata da Jordi Gayà i Estelrich che, per seguire in maniera esaustiva l’evoluzione di ogni tematica, ha proceduto con puntuali riferimenti incrociati ai numerosi scritti di Lullo e privilegiato opere di diversi generi letterari per presentare uno stesso tema. I testi sono riprodotti nella lingua originale (latino o catalano) con la traduzione in italiano a fronte, curata da Simone Sari e da Letizia Staccioli, specialisti riconosciuti dell’opera dell’Autore. Il contatto diretto con le fonti permetterà al lettore di conoscere l’autentico pensiero teologico di Raimondo Lullo, una delle figure più emblematiche della storia della cultura catalana e europea.
CURATORE
Jordi Gayà Estelrich (Sant Joan, Mallorca 1948) è un sacerdote e un ricercatore su Ramon Llull. È professore di Teologia del Centre d’Estudis Teològics di Mallorca. Ha conseguito il dottorato in Teologia presso l’Università di Friburgo nel 1975. È stato il primo segretario dell’Institut d’Estudis Baleàrics. Ha realizzato diverse edizioni critiche e importanti studi dell’opera di Ramon Llull.
Il sapere secondo Heidegger ha il compito di indagare il fondamento stesso dell'essere dell'ente alla ricerca di quella differenza originaria, di quella apertura all'interno della quale l'ente stesso si da. Per Heidegger quando Dio viene fatto oggetto del pensiero lo fa non per una qualche necessità religiosa ma per risolvere, già a partire da Aristotele, una questione prettamente filosofica. Il Dio di cui si occupa la metafisica è il Dio come principio primo. che è causa di sé e dell' intero ente, anche quando di esso ne parlano autori come Bonaventura, che pure a a differenza di Aristotele sono consapevoli del carattere non solamente filosofico di Dio. Il Dio della metafisica è, quindi, secondo Heidegger un Dio ontoteo-logico, in quanto si presenta come il fondamento ultimo della conoscenza, dimenticando l'apertura originaria nella differenza ontologica che rende possibile questa stessa entità. Per tornare oggi, dopo Nietzsche e Heidegger, a parlare di Dio bisogna superare questa impasse ontoteologica e aprire lo spazio alla differenza originaria dell'essere, a quell'abisso an -archico che da essere, proprio perché non è l'essere, riscoprendo quella povertà assoluta d'essere di cui da sempre Bonaventura e la tradizione francescana sono i maestri indiscussi.
Pur costretti dalla loro stessa immagine pubblica a una postura di asciutta razionalità, per tutto il corso dell'età moderna i monaci benedettini cassinesi si mostrarono profondamente fiduciosi non solo nella possibilità dei miracoli, ma anche nella capacità, posseduta da speciali oggetti, di favorirne il verificarsi. Ma quanto era radicata la credenza che taluni oggetti giocassero un ruolo primario nel provocare eventi prodigiosi? La presente ricerca prende in considerazione questo peculiare aspetto dell'esperienza religiosa maturata nella più grande formazione monastica dell'età moderna: la Congregazione benedettina cassinese.
Con la sua nomina a "Dottore della Chiesa" papa Francesco ha richiamato l'attenzione sul pensiero di Ireneo di Lione. La riscoperta di una linea portante della sua teologia, ossia l'approccio sistematico alla creazione, permette al lettore moderno di gustare l'inaspettata fecondità dei suoi scritti. Il libro si divide in due saggi: un'introduzione alla sua "teologia della creazione", in chiave di teologia dogmatica e alla sua "teologia dalla creazione", in chiave teologico-fondamentale. Nel primo si espone l'azione del Dio Uni-Trino nei confronti della creazione, e quindi la vocazione salvifica di questa; nel secondo, in direzione contraria, si segue Ireneo nel partire dall'esperienza della creazione e della sua storia di salvezza come via per entrare nel mistero di Dio.