Lo studio propone un'esplorazione all'interno della letteratura profetica, della quale si prendono in esame brani tratti dai profeti anteriori, o libri storici, e pericopi che provengono dai profeti posteriori; vengono inoltre offerti tre saggi di natura teologica. Non si tratta né di un testo di pura esegesi, né esclusivamente di teologia biblica, ma di un'elaborazione di entrambi i generi che risponde anche a un obiettivo di natura didattica: offrire agli studenti delle Facoltà Teologiche, dei Seminari, degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche a chiunque fosse interessato ad approfondire la conoscenza della Bibbia, uno strumento di riflessione e di studio.
Questo libro, originale e sorprendente, rievoca con toni confidenziali il cammino di una vita dedicata allo studio della teologia e al servizio della Chiesa. A partire dalle radici in una famiglia cattolica, nel racconto autobiografico il cardinal Kasper esplora le tappe del proprio itinerario spirituale e intellettuale - un percorso di prima grandezza. Svela l'influenza esercitata da Romano Guardini nella comprensione della cristologia e della liturgia, ripercorre il periodo degli studi e dell'insegnamento universitario, che al giovane teologo hanno consentito di approfondire intellettualmente le radici filosofiche e teologiche della fede, in dialogo con il pensiero moderno e con i dibattiti della seconda metà del Novecento. Non da ultimo, il libro testimonia l'altro versante dell'impegno di Kasper nel servizio pastorale: il prete, il vescovo, il prelato giunto ai vertici della Curia vaticana. Ecco allora emergere, potenti, le esperienze missionarie, la passione per l'ecumenismo, senza dimenticare la dedizione al dialogo con le religioni e in special modo con l'ebraismo. Un'opera che testimonia una vita spesa per il vangelo e invita i lettori a riscoprire la misericordi e la gioia della fede in Cristo.
In questa importante opera teologica, John Hick auspica una reinterpretazione della divinità di Gesù alla luce della moderna critica biblica e della nostra crescente consapevolezza della diversità religiosa. Secondo Hick, "la definizione nicena di Dio-Figlio-incarnato è solo un modo di concettualizzare la signoria di Gesù, quello adottato dal mondo greco-romano di cui siamo eredi"; tuttavia, "nella nuova era di ecumenismo mondiale in cui siamo entrati è opportuno che i cristiani prendano coscienza del carattere sia facoltativo sia mitologico di questo linguaggio tradizionale". Il testo di Hick è imprescindibile per chiunque voglia affrontare questo tema in modo diretto e onesto: per i cristiani praticanti e per il gruppo, molto più grande, di coloro che hanno lasciato le chiese o che non ne sono mai stati attratti, ma che nondimeno sono interessati sinceramente alle questioni religiose. Leggere questo libro permette inoltre di ricordare i 1700 anni dal concilio di Nicea in modo non puramente celebrativo.
Oggetto di notevole attenzione e di accesi dibattiti nel pensiero filosofico e teologico fino al XIX secolo, il tema del miracolo sembra esseri eclissato nella filosofia e nella teologia contemporanee. La progressiva secolarizzazione della prima e la pressione esercitata dal naturalismo sulla seconda hanno fatto apparire questo tema come superato e imbarazzante. Eppure, la credenza in quello che Goethe ha definito "il figlio più caro della fede" è ben lungi dall'essere tramontata anche nelle società occidentali e non tutti i filosofi e i teologi contemporanei trascurano di riflettere sul miracolo. Per mezzo di un sintetico sguardo storico al dibattito filosofico e teologico sul miracolo e di un'analisi dei principali problemi teorici che esso solleva nella filosofia della religione contemporanea, questo libro intende mettere in luce la significatività e l'importanza di questo tema per tutti quelli che hanno un interesse intellettuale e esistenziale nei confronti della religione.
Avvincente e conciso, questo saggio affronta le grandi questioni della filosofia nella loro inestricabile relazione con la teologia, dando uno sguardo al passato, al presente e al futuro. John Caputo, uno dei maggiori filosofi contemporanei, introduce infatti alla relazione vitale che filosofia e teologia intrattengono. E lo fa scegliendo un'impostazione nuova: mentre riprende un tema classico, lo colloca nel nuovo orizzonte della postmodernità, là dove inaspettatamente si apre un nuovo spazio di plausibilità per la fede e per la teologia. «Da sempre teologi e filosofi si occupano delle "cose supreme", degli interrogativi più profondi che ci agitano, o meglio che incombono su di noi. Filosofi e teologi sono tipi un po' instabili, gente che è stata colpita in profondità da questi interrogativi e trascinata in un'esplorazione dello spazio esterno e interno alle nostre vite. Ognuno va avanti guardando con un occhio all'altro, perlustrando lo stesso territorio - Dio e l'etica, la nostra origine e il nostro destino -, qualche volta con un atteggiamento geloso e combattivo, qualche volta in modo cooperativo, in una sorta di litigio fra amanti che si sviluppa nel corso delle epoche» (dall'Introduzione dell'autore)
La Chiesa cattolica sta attraversando una fase di radicale indebolimento e di ricostruzione. Ai suoi vertici non sono pochi coloro che si propongono di "salvare il salvabile": si aggrappano a quel che ancora regge, tenendo lo sguardo fisso sul passato, con un misto di nostalgia e rassegnazione. Greshake chiede, invece, di ricominciare da capo, attuando un rinnovamento assolutamente più profondo, radicale, sostanziale. Il teologo tedesco rivendica con fermezza una "real-utopia" ecclesiale, in cui l'agire sia orientato non a preservare il passato tramandatoci, ma a immaginare il futuro promessoci. Egli scopre e fa emergere quelle tendenze che già oggi sono proiettate sul domani, prefigurandolo, ed elabora alcune linee fondamentali di una Chiesa a venire che sia capace di reinventarsi. È la visione di una Chiesa che, in quanto minoranza, prende nuovamente coscienza del suo mandato e della sua forma vitale, una Chiesa dei laici, una Chiesa spirituale con una mutata forma sociale.
Come parlare di Dio, oggi, dentro un contesto di pluralismo religioso senza perdere l’unicità della rivelazione cristiana, ed allo stesso tempo nel rispetto dell’identità di coloro che vivono accanto a noi?
Un tempo era abbastanza facile parlare di Dio, dentro una cultura cristiana essenzialmente condivisa e dentro le strutture ecclesiali che permeavano il vissuto quotidiano delle persone. E oggi chi è Dio? Come parlarne, dentro un contesto di pluralismo religioso? Come vivere oggi una testimonianza cristiana, che ritrovi il coraggio di esprimersi e sia al tempo stesso rispettosa dell’identità religiosa di coloro che vivono accanto a noi?
Come si può affermare la volontà salvifica universale del Dio cristiano, senza cadere nella proposta minimalista di una semplice tolleranza religiosa? Domande e spunti di risposte per ripensare e ridire la fede nel Dio di Gesù Cristo alle donne e agli uomini dei nostri giorni?
Uno stesso battesimo per uomini e donne, un solo Dio, una sola fede. Eppure, la parte maschile della Chiesa ha spesso paura delle voci femminili, che nell'ultimo tratto della storia occidentale si sono levate come non mai. Sono state ascoltate fino in fondo? Che cosa la Chiesa ha compreso (o creduto di comprendere) del loro grido? La sua reazione è all'altezza delle questioni poste ed è espressiva della novità evangelica? A partire dalla situazione attuale, come possiamo proseguire? Con ampiezza di vedute e spirito di discernimento, Luca Castiglioni discute qui la nozione di genere: ha una sua collocazione in teologia? Alla luce delle interpretazioni storiche, dopo un'analisi sul modo in cui la Chiesa ha concepito la condizione delle donne e la loro presa di parola, Castiglioni esplora le risorse della fede cristiana, dai testi della Genesi e del Cantico dei cantici alle lettere di san Paolo e ai racconti evangelici delle relazioni di Gesù con uomini e donne. Emergono allora sfide capitali per la Chiesa, tra cui l'accesso ai ministeri (ordinati) per le donne. Prefazione di Christoph Theobald.
Il crollo della cattedrale di Norcia, l'incendio di Notre Dame di Parigi, la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina (con lo spettro di una Terza guerra mondiale) hanno riportato l'attenzione sul problema del male: le catastrofi naturali e le calamità che si abbattono sul mondo sono il castigo che Dio riserva agli uomini per la loro malvagità? E, se Dio esiste, come può permettere il male? Questo libro affronta questioni centrali della teologia e della filosofia cristiana della storia. Il male non può essere considerato come una "distrazione di Dio", ma deve essere necessariamente collegato alla libertà dell'uomo e inserito in una prospettiva provvidenziale che trova la sua ragione nella mente imperscrutabile di Dio.
Com'è possibile avere una relazione con Dio che è il totalmente Altro, infinitamente distante e distinto da noi? Com'è possibile che l'umano e il divino si incontrino? Il libro sostiene che l'alterità con Dio non è molto dissimile dall'alterità con gli altri esseri umani. L'Altro può essere accolto, rifiutato o reso indifferente nello stesso modo sul piano umano così come su quello soprannaturale. Il punto è che l'alterità con le altre persone non diventa pienamente umana se non è aperta all'alterità con Dio. L'incontro fra l'umano e il divino si realizza nelle nostre relazioni di vita quotidiana quando Dio è presente come il Terzo fra noi e gli altri. Dio è in questa relazione, è il Terzo che media fra di noi. È lì dove troviamo il senso divino dell'umano, che consiste nel condividere la relazionalità trinitaria nell'agire con gli altri nel mondo. Si tratta di vedere la forza di questa relazione
Nicea, 325 a.C., qui si tenne il primo concilio ecumenico della storia, che affrontò questioni dottrinali e più precisamente la realtà di Cristo come Verbo di Dio incarnato. Come conciliare la confessione di fede cristiana in Gesù Cristo quale Figlio di Dio con la fede altrettanto cristiana in un unico Dio? Un dibattito divampato nel IV secolo e inasprito dalla posizione del teologo alessandrino Ario che propugnava un rigido monoteismo, secondo il quale Cristo non può essere "Figlio di Dio" in senso proprio, ma solo un essere intermedio che Dio avrebbe posto per relazionarsi all'essere umano. Nicea è una tappa importante, anche se non definitiva, per il nostro Credo. I padri conciliari confermarono la definizione secondo cui Gesù Cristo, come Figlio di Dio, è "consustanziale al Padre". Da quel Concilio uscì il Simbolo niceno, il testo che ancora oggi si recita a Messa, con le integrazioni del Concilio di Costantinopoli del 381, che definì la confessione di fede nello Spirito Santo e precisò così il dogma della Divina Trinità come forma specificamente cristiana del monoteismo. In occasione del XVII Centenario del Concilio di Nicea, il volume si prefigge, a partire dalla ricostruzione storica e politica dei fatti salienti, di considerare la ricchezza di questo epocale "nodo" nella vita della Chiesa antica per ritrovare i fondamenti della nostra fede.
«Non esiste un cristiano senza gioia» ci ricorda papa Francesco. Una gioia che scaturisce dall'abitare la Parola, la quale scruta pensieri e sentimenti del cuore. La gioia, di cui il presente testo è occasione di continua riflessione quotidiana attraverso alcuni brani tratti dai più differenti (ed eterogenei) interventi di papa Francesco, non si identifica con il semplice stato d'animo di chi è felice: «Non è un semplice divertimento, non è un'allegria passeggera. Piuttosto, la gioia cristiana è un dono dello Spirito Santo». La felicita non è destinata solo ad alcuni fortunati, è un potere nascosto che si trova dentro di noi e la sua rivelazione è in grado di cambiare ogni aspetto della nostra esistenza. Unendo saggezza pratica e spiritualità, papa Francesco ci offre strumenti per cogliere nuove possibilità e nuove opportunità per vivere con gioia la nostra vita, a partire da tre parole: Essere: La gioia è il gusto e la bellezza delle relazioni. Condividere: La gioia nell'impegno e nell'amicizia sociale. Testimoniare: Vivere al modo di Dio. Testimoniare la gioia.