È la storia di Giampiero Morettini, seminarista della diocesi di Perugia, morto a trentasette anni per complicazioni sorte in seguito a un intervento al cuore. Dopo un'adolescenza e una giovinezza vissute lontano dalla Chiesa, Giampiero ritorna decisamente alla vita di fede grazie a un'esperienza vissuta durante l'annuale benedizione pasquale nel negozio di alimentari che, con la madre, ha aperto nel centro storico di Perugia. Quattro anni dopo è in seminario, dove la routine quotidiana è bruscamente interrotta nel maggio del 2014 da un malore, che rivela una malformazione cardiaca per la quale due mesi dopo sarà operato. La fibra umana e spirituale di questo giovane è venuta alla luce nel calvario postoperatorio. Per molti, la sua morte ha segnato il loro ritorno a Dio, stimolati dal modo in cui Giampiero ha saputo vivere e morire. Un giovane mite e discreto, che ha dato prova di incarnare il Vangelo nell'ordinarietà della vita quotidiana e il cui desiderio, come egli stesso scrisse nel suo testamento indirizzato al parroco di Castel del Piano, era quello di "diventare santo"
Anuarite Nengapeta è la prima martire congolese a essere beatificata da Giovanni Paolo II (1985). Nacque il 9 dicembre nel 1939 a Wamba nella provincia nord-orientale della Repubblica democratica del Congo. Battezzata insieme alla madre e alle sorelle, benché il nome di battesimo fosse Alfonsine, fu conosciuta soprattutto come Anuarite "colei che si burla della guerra" e Nengapeta "la ricchezza inganna". Dopo aver frequentato la scuola elementare a Wamba e la scuola magistrale a Bafwabaka, si diplomò ricevendo il titolo di maestra. Vivace e desiderosa di rendersi utile a tutti maturò la scelta radicale per Cristo entrando nella Congregazione locale delle Suore della Sacra Famiglia, fondate dal vescovo di Wamba. Ma tra il giugno del 1960 e il novembre del 1965 il contesto storico e sociale cadde in una forte instabilità politica, caratterizzata da tumulti e violenze. Fu proprio allora che Anuarite venne presa dai ribelli Simba insieme alle sue consorelle. Dopo selvaggi maltrattamenti e minaccia di morte Anuarite preferì preservare il voto di castità seriamente minacciato dal capo dei Simba che la voleva per sé. Raggiunta dai colpi mortali disse ai soldati: "Vi perdono, perché non sapete quello che fate". Anuarite fu uccisa all'età di 25 anni. Il libro percorre le tappe più significative della sua vita raccogliendo in appendice testimonianze sul suo martirio e sulle tante guarigioni ottenute per sua intercessione.
«Vivere è l’arte di una liberazione continua da ogni schiavitù di intelletto e volontà, da ogni ignoranza e vizio. Ed è gioia di crescere ogni giorno di più in libertà di amare.»
L'ultimo libro di p. Fausti, quasi un testamento spirituale.
La grande figura cristiana del nostro tempo con tutte le sue qualità, la sua dedizione, i suoi rischi, traspare in questo libro singolare, scritto in un certo senso da lei stessa, dai suoi appunti, dalle sue lettere (in particolare ai due fratelli sacerdoti) e ci incoraggia a vivere la fede in apertura e dedizione verso gli altri. Nel giubileo della misericordia, questo scritto ci dà una testimonianza di misericordia e ci sollecita a impostare sempre più la nostra vita nell'atteggiamento e nell'attività della misericordia verso gli altri, anche i più diversi da noi.
La figura di Giorgio La Pira è un esempio mirabile di incrocio tra centralità del Vangelo, vita di preghiera, amore per la Chiesa, militanza associativa e dedizione per gli altri. La passione per Dio e la passione per i fratelli nella vita di Giorgio La Pira furono una cosa sola. Dobbiamo essere grati a Luca Micelli che in questo testo, semplice, immediato e insieme efficace, propone un primo approccio alla figura di La Pira, che speriamo possa essere utile a far conoscere la santità della sua vita, quella santità che non lo portò ad allontanarsi dalla realtà ma a sapervi essere dentro in modo più profondo.
Gesù muore ancora nel Salvador degli anni Settanta fra le urla dei disperati. E il monsignore urla lo scandalo mentre la città brucia. Dice, ammonisce, avverte, condanna. Nella solitudine più totale. È così che Romero inizia un lungo, profondo, travagliato dialogo con se stesso, fino al martirio." I martiri sono germi di vita che disseminano speranza e rinsaldano i cammini della fede. Rendono la terra feconda attraverso la forza delle parole e il coraggio di una vita vissuta insieme con la Chiesa, popolo di Dio. Le loro voci echeggiano per il continente latinoamericano e per il mondo. Anche in Salvador, un Paese dove la violenza causò 70mila morti, oltre a esiliati e perseguitati, emerse una voce che seppe denunciare gli abusi ed esigere rispetto per la vita e la dignità di un popolo, vittima della guerra civile e della dittatura militare. Quella voce era di monsignor Oscar Arnulfo Romero, che si convertì e abbracciò, come diceva San Paolo, il cammino della croce. Romero subì le incomprensioni di una Chiesa che si rifiutava di prestare ascolto alle sue richieste e alle sue denunce. Posizioni ideologiche e informazioni fuorvianti su ciò che stava effettivamente accadendo in Salvador produssero una distanza tra lui e il Vaticano. Era cosciente delle minacce di cui era oggetto, ma la forza del Vangelo e il suo impegno verso il popolo salvadoregno erano per lui un imperativo morale. Sono trascorsi molti anni e il Santo d'America, Oscar Romero, illumina il cammino della Chiesa.
Nell'Istria del periodo bellico e immediatamente successivo, dove s'intreccia l'odio politico ed etnico, in particolare contro i cattolici e gli italiani, don Francesco Bonifacio compie la sua vicenda di sacerdote, lunga neppure dieci anni. L'amore alla povertà, il sacrificio silenzioso e nascosto, la vicinanza ai poveri e agli ammalati e, soprattutto, la passione educativa fanno di lui il simbolo di un popolo e di una Chiesa che ha visto la propria esistenza solcata dalle ferite della persecuzione e della sofferenza.
Fra Antonio Di Mauro era un frate Cappuccino non dotato di scienza, con la semplice licenza elementare. Solo nel 1985, all’età di 57 anni, emette la professione perpetua nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. La sua vita si caratterizza per la semplicità evangelica e la letizia francescana; il ministero della consolazione segna la sua itineranza di frate questuante. Scrive quasi quotidianamente brevi pensieri spirituali su qualsiasi materiale fosse adatto allo scopo. Sono i suoi “pensierini” che distribuiva alle famiglie che visitava. Il testo che qui presentiamo li riporta abbondantemente.
Jean Guitton fu amico di Giovanni Battista Montini, divenuto papa col nome di Paolo VI. Questi l'autorizzò a pubblicare un libro, Dialoghi con Paolo VI (1968), che, tradotto in diverse lingue, ebbe una grande risonanza. Dopo la morte del papa, fedele alla sua memoria e alla sua amicizia, Jean Guitton ha raccolto gli appunti redatti in seguito ai colloqui avuti con lui dal 1950 al 1977. "Paolo VI segreto" è un libro che getta una luce preziosa su questo papa eccezionale: lo si vede riflettere sui fatti e sulle persone, poi decidere, giudicare, prendere in mano il destino della Chiesa; pregare, soffrire, morire. Questo documento va annoverato fra le fonti d'archivio della storia della Chiesa nell'epoca conciliare e postconciliare. È un documento vivo, a volte carico di sofferta drammaticità, là per esempio dove Paolo VI accenna a uno dei doveri fondamentali del papa: la proclamazione e la difesa della verità: "Poco importa che qui siamo pochi, e anche che siamo soli. La nostra forza è essere nella verità... Siamo particolarmente sensibili a tutto ciò che potrebbe alterare la purezza della dottrina, che è verità. Il Sommo Pontefice deve custodire il deposito, come dice San Paolo".
Padre Filippo Bardellini, oratoriano, prete nella diocesi di Verona, sull'esempio di san Filippo Neri ha dedicato l'intera sua vita ai piccoli, agli ultimi, da lui identificati nella persona degli insufficienti mentali, che la società del suo tempo ignorava del tutto e che ancora oggi - secondo la denuncia di papa Francesco - sono considerati "scarti", ma che lui considerava i suoi "piccoli tesori". Per loro, insieme ad altri uomini e donne che hanno condiviso il suo carisma, ha affrontato difficoltà di ogni genere, spinto dall'amore di Cristo e fedele al suo motto: "Umiltà e carità nella semplicità".
A distanza di un anno dalla sua scomparsa, "Gianluca Firetti, santo della porta" accanto, racconta di come Gian sia entrato nelle vite di tante persone, soprattutto dei più giovani, delle mamme e dei papà e - come infinite e-mail testimoniano - delle meraviglie che il suo esempio genera nei cuori. Gian non è morto disperato, ma affidato. Non se n'è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi. Non ha chiuso l'esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale. Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore. Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza. A soli vent'anni ha dimostrato che si può essere abitati da Dio e dagli uomini. È possibile farsi amare e amare. Gian è uno squarcio della vita di Dio. In questo sta la sua santità vera, nell'essere riflesso, rimando, segno eloquente.
È la biografia di don Ernest Simoni, sacerdote albanese sopravvissuto alla persecuzione del regime comunista nei confronti del clero e di chiunque professasse una fede religiosa. Egli stesso ha raccontato la propria vicenda a papa Francesco quando il Pontefice è stato in visita a Tirana il 21 settembre 2014. Per il semplice fatto di essere prete, nel 1963 don Ernest viene arrestato e messo in cella di isolamento. Sottoposto a torture e condannato a morte, si vede commutare la condanna capitale in diciotto anni di lavori forzati, di cui dodici trascorsi in miniera. Durante il periodo della prigionia don Ernest continua a celebrare la messa a memoria, in latino, e a distribuire la comunione di nascosto. Uscito dal carcere, viene nuovamente condannato ai lavori forzati: questa volta è assegnato alla manutenzione delle fogne della città di Scutari. Torna libero nel 1990, quando crolla il regime comunista. Con la libertà di culto, comincia per don Ernest un periodo di intensa attività pastorale volta soprattutto alla riconciliazione. In vista della stesura di questo libro l'autore ha intervistato personalmente don Ernest, le cui parole, spesso citate testualmente, consentono di ricostruire un quadro completo delle vicissitudini che hanno coinvolto lui e la sua famiglia. Sullo sfondo, il clima degli anni bui della dittatura, ma anche le speranze legate alla rinascita.