L'epistolario riunisce la corrispondenza inviata e ricevuta da monsignor Pio Paschini (Tolmezzo, 2 marzo 1878 - Roma, 14 dicembre 1962), storico della Chiesa, insegnante nel Seminario di Udine dal 1901, dal 1913 docente di Storia ecclesiastica presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e dal 1932 al 1957 magnifico rettore della Pontificia Università Lateranense. Le testimonianze epistolari fino ad oggi reperite in diversi Archivi e Fondi archivistici sono 5.029, i cui regesti sono consultabili nel cd-rom allegato ai due volumi. Per l'edizione cartacea sono stati trascritti 922 testi, 491 selezionati tra quelli inviati da oltre millecinquecento corrispondenti e 431 fra missive e responsive intercorse con il friulano Giuseppe Vale (1877-1950), confratello, amico e confidente. Nell'epistolario è possibile ripercorrere sessant'anni di attività di Paschini, nelle cui vicende biografiche si riverberano gli eventi più significativi del secolo scorso: le due guerre mondiali, il fascismo; il dopoguerra, la ricostituzione dell'Italia, fino a comprendere gli anni della prima Repubblica. Tra i suoi interlocutori in ambito locale, fra gli altri, vi sono: Giuseppe Ellero, Antonio Anastasio Rossi, Giuseppe Nogara, Giovanni Battista Brusin, Pier Silverio Leicht, Vigilio De Grassi; tra quelli italiani ed europei: Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni Battista Montini, Agostino Gemelli, Louis Duchesne, Hippolyte Delehaye, Hubert Jedin.
"'Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell'ammirazione. E questo grazie alle vostre mani'. Sono le parole di Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nel suo messaggio agli artisti al termine dei lavori del Concilio Vaticano II, chiuso l'8 dicembre 1965. Parole che ribadivano l'impegno montiniano a favore di poeti, pittori, scultori e musicisti per l'alto valore tributato dallo stesso Pontefice all'arte e a quel suo ruolo di avvicinamento, per il tramite delle cose create, dell'esperienza sensibile allo spirito divino. È un cammino articolato e complesso, caratterizzato nei secoli dall'alternarsi di aspri conflitti a timide aperture che investivano, e condizionavano, usi e costumi dei tempi, del vivere quotidiano come dell'arte. Cambiamenti radicali, nella storia della Chiesa, sia sotto il profilo teologico-dottrinale, che artistico, sono stati determinati dagli ultimi tre Concili dell'era moderna, di cui questa mostra ripercorre la storia attraverso la figura dei Pontefici che li hanno indetti e officiati. Dipinti, sculture e cimeli a essi appartenuti alimentano un percorso espositivo per illustrare tre momenti salienti nella storia del gusto, sia sul piano artistico che su quello liturgico-devozionale, abbracciando quell'arco di tempo che dal 1545, anno in cui Paolo III Farnese apre il Concilio di Trento, passa per il Concilio Vaticano I, indetto da Pio IX Mastai Ferretti nel 1869, e arriva al Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII nel 1962 e chiuso da Paolo VI nel 1965. 'Bisogna ristabilire l'amicizia tra la Chiesa e gli artisti' ebbe a dire Papa Montini solo un anno prima, il 7 maggio 1964, agli artisti riuniti nella magica sfera della Cappella Sistina. Era un auspicio, e un intento, volto a rinsaldare un antico sodalizio, forza necessaria alla Chiesa per assolvere al suo magistero di 'far vedere' il fascino del Vangelo, e a proseguire sul cammino della innovazione nei rapporti tra mondo laico e fede cattolica." (Claudio Parisi Presicce)
In un mondo in cui si fa così fatica a comunicare, in un mondo di individualismo esasperato, la risposta è la comunione. E Nomadelfia è comunione.
Come ha affermato anche papa Francesco nella sua visita alla Comunità, Nomadelfia è “una realtà profetica che si propone di realizzare una nuova civiltà, attuando il Vangelo come forma di vita buona e bella”.
Dall’esperienza di una famiglia, il ritratto di una comunità improntata al senso più profondo del vivere cristiano.
La tragica storia del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, oppositore senza compromessi del regime hitleriano e pastore instancabile dei cristiani che rifiutavano il connubio tra religione e nazionalsocialismo. Attraverso una ricostruzione minuziosa degli avvenimenti, l'autore, storico del diritto ed esperto della Germania nazista, descrive i momenti decisivi che portarono alla condanna a morte di Bonhoeffer nel campo di concentramento di Flossenbürg. Il testo non si ferma all'esecuzione del teologo, ma segue anche le sorti del suo accusatore e del suo giudice, che sconteranno solo condanne minime o verranno addirittura assolti. Il libro di Schminck-Gustavus è il racconto della grandezza umana e morale di uno degli avversari più coraggiosi della follia nazista e la denuncia di un'ignobile mancata giustizia. Un richiamo prezioso e deciso alla necessità di mantenere viva la memoria storica e di proseguire nella ricerca della verità.
Il concilio aperto a Ferrara l'8 gennaio 1438 e trasferito l'anno dopo a Firenze proclama l'unione fra la Chiesa greca e quella latina, un accordo che dura sino alla presa di Costantinopoli, nel 1453, e viene rotto ufficialmente da un concilio della Chiesa greca poco meno di vent'anni dopo. Questo volume si propone di indagare dal punto di vista storico ed ecclesiologico le unioni che si sono verificate dopo il concilio ferrarese-fiorentino. In particolare, la ricerca si sofferma sulla prima grande unione dei ruteni del 1595, conosciuta anche come Unione di Brest, e sull'unione della Chiesa romena ortodossa della Transilvania (1697-1700). Questo avvenimento ha portato alla riscoperta delle radici latine, alla comunione ecclesiastica con la Sede di Pietro e alla nascita di un movimento illuminista che ha suscitato, nel tempo, la nascita di un solo Stato per i romeni delle province di Moldova, Valacchia e Transilvania. Dal punto di vista ecclesiologico il processo di unione della Chiesa ortodossa romena della Transilvania si compie con il Concilio Vaticano II, che con il documento sulle Chiese cattoliche orientali "Orientalium Ecclesiarium" riconosce le comunità cattoliche orientali come vere Chiese.
Codificate sulla base della Scrittura e divulgate attraverso una pluralità di testi e immagini, le opere di misericordia fornirono a istituzioni e città un riferimento fondamentale nell’individuare bisogni primari e interventi esemplari della carità pubblica. I saggi raccolti in questo volume si interrogano sulla trasformazione delle politiche di misericordia tra medieovo e prima età moderna. Grazie a un approccio multidisciplinare, il volume indaga come la misericordia venne declinata quale virtù politica, tesa a rendere meno feroce la società, mitigando il vivere comune in nome dell’ideale evangelico. La riflessione teologica e la retorica della carità servirono – non senza ambiguità – a catalizzare energie, a elaborare progetti sociali, a rendere riconoscibili e credibili antiche e recenti istituzioni, a sostenere politiche di soccorso e, anche, di controllo e disciplinamento. In nome della medesima carità si poteva infatti sia elargire un aiuto generalizzato, sia attuare un’attenta selezione, basata sull’idea che l’assistenza era un diritto riservato ad alcuni ma precluso a molti, giudicati indesiderati, pericolosi e viziosi.
Tre pontefici in settantuno giorni raccontati da una cronaca mozza ato che conserva ancora intatto tutto il suo interesse: eventi sacri e profani, gioie e dolori, sorprese, interrogativi, personaggi noti e meno noti dei giorni che gettarono le basi del traghettamento della Chiesa verso il terzo millennio.
Un libro per rivivere un momento epocale per la cattolicità e per il mondo intero, un lungo racconto giornalistico, quasi quotidiano, dalla scomparsa di Paolo VI, la sera del 6 agosto, no alla sorprendente elezione di Giovanni Paolo II il successivo 16 ottobre, arricchito da episodi inediti attraverso i racconti di alcuni testimoni d’eccezione: i segretari personali di Karol Wojtyla e Albino Luciani, il teologo Gianni Gennari, amico personale di Albino Luciani, o Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI, uno dei grandi elettori dei due Conclavi del 1978.
Inevitabile, quindi, ricordare nel suo quarantennale il 1978 come l’anno choc della moderna cristianità, quando la Chiesa universale all’improvviso venne scossa dal repentino alternarsi al suo vertice di tre uomini, no a scoprire
nel polacco Wojtyla la svolta storica che diede forma al cammino della Chiesa fino a oggi.
Distinti dai poveri "veri", i poveri "santi" hanno mantenuto per secoli nel cristianesimo lo status di élite. Questi asceti, maestri e preti sono vissuti ricevendo un supporto materiale dai loro seguaci, in cambio di un aiuto immateriale incommensurabile: insegnamenti, preghiere e benedizioni. Offrire loro un sostegno, infatti, come offrirlo ai poveri reali, era un modo per accumulare un tesoro in cielo. Fin dalla nascita del monachesimo cristiano in Egitto e in Siria, i cristiani hanno dibattuto aspramente se i monaci dovessero lavorare per vivere o se, come i buddhisti, potessero vivere facendo l'elemosina. Peter Brown descrive la storia di questa polemica, le tensioni insospettate tra i poveri veri e i poveri santi, le contraddizioni all'interno del cristianesimo dei primi secoli riguardo al valore del lavoro, della ricchezza e della carità.
Le recenti ricerche hanno individuato nelle centinaia di nuove congregazioni, in gran parte femminili, sorte nel-l'Ottocento, una delle manifestazioni più singolari della vita ecclesiale. Le nuove congregazioni hanno reso possibile alla Chiesa un contenimento delle spinte secolarizzatrici, grazie alla capillare presenza dei nuovi istituti sul territorio dovuta alla loro maggiore flessibilità. Le nuove congregazioni non solo coadiuvano l'azione evangelizzatrice della Chiesa, ma spesso introducono novità pastorali meglio rispondenti ai bisogni del tempo. Questo è particolarmente evidente nel caso delle Figlie del Sacro Cuore, la Congregazione femminile iniziata ufficialmente nel 1831 a Bergamo ad opera del canonico Giuseppe Benaglio (1767-1836) e di Teresa Verzeri, che trovò accoglienza a Trento, Brescia, Piacenza, Roma. L'attività delle Figlie del Sacro Cuore riguarda l'educazione delle ragazze dei ceti popolari e borghesi e comprende la formazione cristiana e il soddisfacimento delle esigenze materiali e sociali delle giovani. Grazie alle capacità della fondatrice, le Figlie del Sacro Cuore possono contare su un proprio metodo pedagogico e su propri sussidi catechistici. Teresa Verzeri è stata protagonista di una profonda esperienza spirituale tale da essere definita la più grande maestra di dottrina spirituale dell'Ottocento in Italia, grazie al libro Dei Doveri e al suo ricco epistolario.
L’esistenza nel mondo classico di un potere pubblico a partecipazione cristiana, precedente la “cristianizzazione” della legislazione e delle istituzioni imperiali, è un’ipotesi plausibile, esistono precisi indizi documentali. Tuttavia, l’interesse degli storici non si è quasi mai rivolto alle specificità teologiche, socio-economiche e psicologiche di questa presenza politica. Questo saggio si propone di ricostruire la genealogia del politico cristiano nell’impero “pagano”, un personaggio culturalmente “scomodo” e storiograficamente inedito. Emerge, così, una figura del rimosso culturale cristiano, finalmente liberata come risorsa per raccontare un’altra storia, che interseca teologia politica, storia del cristianesimo antico, storia delle religioni e storia sociale.
Emiliano Rubens Urciuoli – Dottore di ricerca in Storia all’Università di Torino e in Scienze della cultura presso la Scuola Alti Studi della Fondazione Collegio San Carlo di Modena – è Junior Fellow presso il Max-Weber-Kolleg für kultur- und sozialwissenschaftliche Studien di Erfurt. È autore di Un’archeologia del noi cristiano. Le comunità immaginate dei seguaci di Gesù tra utopie e territorializzazioni (I-II sec. e.v.) (Ledizioni, 2013). Con Roberto Alciati ha curato Pierre Bourdieu, Il campo religioso. Con due esercizi (Accademia University Press, 2012).
Le spedizioni che tra Cinque e Seicento presero via in Ungheria contro i Turchi costarono la vita a Giovan Francesco Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. Tre campagne militari a sostegno dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo porteranno gli eserciti pontifici dalla gloria alla ritirata tra la neve.
L’attenzione dell’autore, che ha riconsiderato l’intera vicenda alla luce di nuovi dati emersi tra le fonti vaticane, si ferma alle poche operazioni condotte sul campo: la vittoriosa presa di Strigonia nel 1595; l’inconcludente assedio di Giavarino del 1597; la durissima campagna sotto Canisa nel 1601. Per il Papa e la sua segreteria prendeva forma l’antico sogno crociato ma con nuovi obiettivi: non piú quello, irraggiungibile, di riconquistare Gerusalemme, ma quello di fermare l’avanzata turca e contrattaccare puntando direttamente a Costantinopoli, capitale dell’impero del Sultano dal 1453.
Diega Giunta, già Presidente (2008-2014), collabora con il Centro di Studi Cateriniani dall’avvio (1977) della ricerca iconografica, il cui primo esito è il volume L. Bianchi – D. Giunta, Iconografia di Santa Caterina da Siena – I – L’Immagine, Roma, 1988. Sta curando il vol. II: Le scene della vita. Ha tenuto corsi di Storia dell’Arte Medievale e Moderna e di Iconografia e Iconologia presso la lumsa di Roma. Alcuni studi: Appunti sull’iconografia delle storie della Vergine nella Cappella degli Scrovegni, (Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, 1974-75); I mosaici dell’arco absidale della basilica dei SS. Nereo e Achilleo e l’eresia adozionista del sec. VIII, in Roma e l’età carolingia, 1976; La presenza di S. Caterina da Siena in Roma: cenni storico-iconografici, (L’Urbe, 1979); La questione delle stimmate alle origini dell’iconografia cateriniana e la fortuna del tema nel corso dei secoli, in Con l’occhio e col lume, Siena 1999; Iconografia cateriniana: committenza, aree di diffusione, tipologie, in ‘Virgo digna coelo’, Editrice Vaticana, 2013.
PRESENTAZIONE DELL'OPERA
Il Quaderno del CISC Profilo cateriniano. Dal fondamento all’azione offre, in dodici sezioni tematiche, 108 titoli degli scritti minori di Giuliana Cavallini, editi tra il 1949 e il 2004. L’autrice delinea il profilo umano e spirituale, dottrinale e operativo di Caterina da Siena, centrato sull’insegnamento del Cristo: Tu sei quella che non sei; io, invece, Colui che sono (Vita §92). «Da qui per Caterina» scrive D. Giunta «la comprensione sempre più profonda del rapporto Creatore-creatura, formulato in quel “cognoscimento di Dio in sé e cognoscimento di sé in Dio”, che è intelligenza amorosa della verità di Dio sull’uomo, ossia della verità di quel Dio così divinamente innamorato della creatura pensata che nemmeno l’eventuale sua disobbedienza Lo esime dal darle forma vitale. Per tale fuoco d’amore, “condito” di ineffabile misericordia, Dio Padre... alla creatura ribelle, ricreata a grazia dal sangue redentore del Figlio, ridona “la chiave dell’obbedienza”», da lei gettata «nel fango e schiacciata con il martello della superbia».
STRUTTURA DELL'OPERA
TOMO I – I 41 titoli del tomo I, suddivisi in tre sezioni, offrono al lettore un approccio con la persona di Caterina da Siena quale è e quale si pone con la sua azione e con i suoi scritti (sezione I e II). Elementi che inevitabilmente rimandano all’idea di attualità da riconoscere ad una laica della seconda metà del Trecento, per di più una donna illetterata, che dal secolo scorso può dire la sua anche su “la costruzione della Casa comune europea” (sezione III).
TOMO II – Alla Chiesa, “La dolce sposa di Cristo” (sezione IV), lo Sposo affida il ministero e il mistero della sua presenza eucaristica. Per Caterina, mistica-apostola, l’Eucaristia è mistero da adorare, da contemplare, ma è altresì vitale nutrimento spirituale e principio fecondo di azione. I due titoli della sesta sezione costituiscono un prezioso ausilio per la comprensione di “Maria secondo la prospettiva cateriniana”. Gli studi dell’ultima sezione (VII) delineano specificità e fondamenti della spiritualità cateriniana, che giustificano per la Senese gli appellativi di “madre e maestra di anime”.
TOMO III – La commemorazione dei più recenti riconoscimenti ecclesiali – Dottore della Chiesa e Compatrona d’Europa – aprono il tomo III (sezione VIII), cui segue la riflessione su Caterina in seno alla “Famiglia domenicana”: si spazia da s. Domenico di Guzman (1170-1221) alle concordanze o consonanze di pensiero con s. Tommaso d’Aquino (1225-1274); dai profili della Senese e della mistica domenicana Lucia Broccadelli da Narni (1476-1544) alle convergenze e sintonie con una moderna domenicana, Luigia Tincani (1889-1976). La Cavallini porta alla ribalta anche temi inesplorati – “La natura e l’uomo”, “La poesia delle cose”, “Ecologia cateriniana” – e sottolinea, sia pure con poche voci, l’idea e l’opera di pace tanto perseguita da Caterina Benincasa (sezioni X, XI). Sempre aggiornata circa le pubblicazioni italiane ed estere su Caterina da Siena, la Cavallini non produce tanto in recensioni. Se ne pubblicano poche, espressamente richiestele o da lei volute (“Recensioni e recensori”).