Il libro prende in considerazione il secondo comandamento – «Non nominare il nome di Dio invano» –, di cui si indaga il significato originario, si individuano alcune interpretazioni storiche per giungere infine a una possibile attualizzazione. Al centro c’è il rapporto tra l’uomo e il potere. Il secondo comandamento viene trasgredito quando si pretende di esercitare un potere, qualunque esso sia, in nome di Dio; ciò può avvenire sia in ambito religioso sia in ambito politico, quando si è animati non da spirito di servizio, ma da spirito di dominio.
PeculiaritaÃÄ di questo volume (come degli altri della collana) eÃÄ la pluralitaÃÄ delle prospettive: la norma divina eÃÄ considerata non soltanto dal punto di vista strettamente religioso, ma anche da quello letterario, sociologico, etico e filosofico. Un punto di vista inedito eÃÄ poi quello cinematografico, che prende le mosse dai film che compongono il Decalogo del regista polacco Krzysztof Kies ÃÅlowski (1941-1996).
Il testo eÃÄ scritto a piuÃÄ mani da autori competenti nelle singole discipline.
Destinatari
Studenti delle medie superiori; docenti.
Operatori pastorali, gruppi biblici, educatori.
Curatore
Pier Paolo Frigotto (Soave, 1967), laureato in lettere e in giurisprudenza, insegna italiano e latino presso il liceo «Guarino Veronese» di San Bonifacio (Verona).Ha all’attivo numerosi progetti scolastici in diversi settori (mediometraggi, cortometraggi, spot, documentari) con i quali ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti.
Autori
Annamaria Bertagnin, diplomata in scienze religiose, è insegnante di religione presso il liceo «Guarino Veronese» di San Bonifacio.
Olinto brugnoli, giornalista e critico cinematografico, eÃÄ delegato regionale per il Veneto del CISCS (Centro internazionale dello spettacolo e della comunicazione sociale) e membro del Comitato di direzione della rivista EDAV (Educazione audiovisiva).
Giulio Giorello (Milano, 1945), laureato in filosofia e in matematica, ha insegnato nelle università di Pavia, di Catania e al Politecnico di Milano. Attualmente è ordinario di filosofia della scienza all’Università degli Studi di Milano.È collaboratore del Corriere della Sera.
Giuseppe Pellizzaro, sacerdote della diocesi di Vicenza e docente di teologia morale presso il Seminario diocesano e la Facoltà teologica del Triveneto. È componente del Comitato etico per la pratica clinica dell’azienda ULSS 6 di Vicenza.
Questo libro vuole essere innanzi tutto un invito ad avere il coraggio di interrogare la fede e di interrogarsi sulla fede. Partendo dal famoso racconto di Nietzsche nella Gaia scienza dell'uomo folle che va in cerca di Dio, l'autore pone la questione di Dio con «la forza del forse», come una sfida sia per chi crede di non credere sia per chi crede di credere. Queste pagine però non vogliono dare risposte preconcette. Vogliono essere un cammino di iniziazione al duplice mistero dell'uomo e di Dio, a partire dal «forse». Come guida per questo cammino ci viene presentata la figura di Mosè, particolarmente attuale, perché rappresenta l'uomo che discute con Dio, che dubita, che rifiuta, ma che poi scopre che il suo bene è presso Dio. Come Mosè, ognuno di noi è chiamato a trovare Dio a partire da alcune esperienze fondamentali: quella del desiderio, del pensiero e soprattutto dell'amore. Non c'è comandamento più grande di questo: amare Dio con tutto il cuore (desiderio), tutta la mente (pensiero) e tutte le forze (amore concreto). Solo così è possibile andare «oltre la morte di Dio» e dell'uomo.
Il testo, apparso in Spagna a puntate sulla rivista francescana Arantzazu, nasce dalla volontà dell’Autore di avvicinare e, prima ancora di “avvicinarsi a”, coloro che, allontanatisi da una fede cui erano stati iniziati da bambini, hanno tuttavia mantenuto un legame con essa:“So che dentro di voi la fede in Dio non si è spenta. In molti continuate ad ammirare Gesù, anche se forse non lo conoscete bene né pensate a lui spesso.Avete fatto la cosa più facile: mettere da parte una religione che non vi aiutava a vivere meglio”.
Nato dall’esperienza diretta dell’Autore, dal suo confronto con chi gli ha confidato i propri dubbi e pregiudizi, la voglia di riavvicinarsi ma di non sapere come, il desiderio di credere ma al tempo stesso il rifiuto verso le credenze e le pratiche di altri tempi, questo volume accompagna in un cammino molto concreto, che muove dal “basso”, dalla “terra”, dalla vita del lettore:“Non vi voglio esporre dottrine teoriche.Vi parlo con il cuore in mano, cercando di entrare in sintonia con quanto state vivendo nel profondo del vostro cuore.Vi voglio solo suggerire alcuni passi per imparare a vivere e a sentire Dio in maniera diversa”.
Il testo è corredato da allegati:
per orientare gruppi di ricerca con pratici suggerimenti (spunti di riflessione, preghiere, domande provocatorie);
per aiutare i credenti che desiderano animare questi gruppi; Chiude il volume una sezione di testi presi dai Salmi e divisi per argomenti.
Punti forti
La preparazione culturale e l’esperienza maturata in diocesi dell’Autore.
Un linguaggio chiaro, diretto, concreto, volto a comprendere e ad accompagnare il lettore nella ricerca, nei dubbi, nella “fatica di credere”.
Utili allegati per animare “gruppi di ricerca” nelle parrocchie: preziosi suggerimenti per far riflettere e introdurre alla preghiera; linee guida che orientano concretamente il cammino dei “lontani”, in gruppo e singolarmente.
Il volume si inserisce nel filone esplorato dal documento presentato della Conferenza Episcopale Italiana: Lettera ai cercatori di Dio.
Destinatari
Per chi desidera riavvicinarsi alla fede ma non sa da dove iniziare.
Per chi opera in parrocchia, per chi segue gruppi di adulti desiderosi di riavvicinarsi alla Chiesa.
Autore
José Antonio Pagola è stato vicario episcopale della diocesi di San Sebastián per oltre venti anni.Attualmente è direttore dell’Istituto di Teologia e Pastorale di San Sebastián, e condivide la sua fede e la sua ricerca con gruppi di credenti e di lontani. È autore anche di numerose pubblicazioni tra le quali ricordiamo Jesús. Aproximación histórica, 2008, nove edizioni in Spagna con PPC, tradotto in italiano da Borla, Gesù. Un approccio storico, Roma 2009.
Un libro che punta all’essenziale, su un tema che sta sempre – e da sempre – al di là di ogni narrazione e argomentazione.
Un saggio su Dio scritto con umorismo e saggezza, senza tecnicismi filosofici e teologici, per raggiungere ogni lettore e lettrice di oggi.
Dalla quarta di copertina:
Di rado si è scritto su Dio in maniera tanto intensa, con umorismo e saggezza, con uno stile tanto avvincente eppure tanto rispettoso del più Grande!
Sotto la penna di Manfred Lütz, autore di bestseller, la questione di Dio si trasforma in lettura piacevole ed emozionante, che arricchisce e al tempo stesso rende più saggi tanto gli scettici quanto i credenti.
«Il libro propone “una piccola storia”, nonostante sia storia di secoli e millenni, non solo perché intende andare all’essenziale, ma anche per sottolineare che il tema proposto sta sempre al di là di ogni narrazione e argomentazione, in quanto propone la storia “del più Grande”, che si può assumere come un altro nome di Dio, meno connotato sotto il profilo filosofico e teologico. In questa sfumatura si evidenzia lo sforzo dell’Autore di raggiungere ogni lettore e lettrice».
Dalla Introduzione alla edizione italiana di Rosino Gibellini.
Alla base di questo libro vi è la consapevolezza che la rivelazione è un momento determinante del cammino che l’uomo compie per incontrare Dio. Per sostenere ciò Giuseppe Mazzillo ricorre a categorie di forte respiro biblico e antropologico.
L’intervento di Dio nella storia è un tutt’uno con la sua venuta in mezzo agli uomini questo perché il Dio della rivelazione cristiana è un Dio che si ama e si comunica come amore; la sua comunicazione è portatrice di vita, il suo dono è un progetto di pace che rischiara il nostro cammino.
Destinatari
Studenti di teologia e credenti in cerca di approfondimento.
Autore
Giovanni Mazzillo, nato nel 1948, ha studiato a Catanzaro, Napoli (Posillipo) e Würzburg. Ha conseguito il Dottorato presso Elmar Klinger, con una dissertazione dal titolo Subjekt-Sein der Armen in der Kirche alsVolk Gottes (Essere soggetto dei poveri nella Chiesa come popolo di Dio). Insegna Teologia fondamentale, Ecclesiologia e Scienza delle religioni presso l’Istituto Teologico Calabro di Catanzaro. Collabora con la Pax Christi Italia e da alcuni anni è amministratore parrocchiale in Tortora (CS). Autore de La teologia come prassi di pace e Gesù e la sua prassi di pace, è impegnato nella pubblicazione di una Sistematica prevista in 5 volumi, dei quali il presente segue L’uomo sulle tracce di Dio (ESI,2004). Le altre sue pubblicazioni e i suoi interventi in campo teologico sono tutti reperibili nel sito internet da lui stesso curato: http://www.puntopace.net
Abbiamo bisogno di Dio, sì o no? Magari uno vive, mangia e dorme ugualmente; ma vuol sapere da dove è venuto fuori... e dove va. Soprattutto, sarebbe logico voler sapere se la vita che si vive sulla terra lascia qualche traccia: se l'amore e tutte le cose belle che non vorremmo mai perdere a un certo punto svaniscono come se non fossero mai state. Per quanto l'uomo d'oggi sia condizionato a non porsi questa domanda, quando ci si pensa seriamente, ci si accorge che questa è la domanda più importante di tutte. Alcuni non-credenti si sentono immuni da ogni argomentazione, perché la loro resistenza si fonda su anni di inibizione del desiderio di Dio. Un'inibizione ottenuta con metodi messi a punto nel corso dei secoli. Il presente volume intende dapprima confutare alcuni pregiudizi correnti rispetto alle persone con convinzioni religiose; in seguito vengono prese in esame le prove dell'esistenza di Dio e dell'anima umana, tenendo conto delle obiezioni formulate da alcuni pensatori; infine, si farà cenno ad alcuni aspetti poco noti dell'insegnamento cattolico.
Al di là del principio di piacere, oltre il principio di non contraddizione, la "veste del Logos" ricopre, con un linguaggio strutturato nell'inconscio, le forme di una verità che si traduce nel "mistero di un corpo parlante". Un dramma attraversa il disagio della civiltà, come quello del singolo e si manifesta nel reale come la psicoanalisi e la teologia non cessano di interrogare. Scegliere di percorrere le catene forgiate da Lacan e da von Balthasar, ha costituito il rischio di un difficile confronto, poco frequentato, tra l'uno e l'altro di questi due saperi. L proprietà trascendentali dell'essere e i registri dello psichico si incrociano su quella scena dove da un buco, che è un fuoco, viene interpellata l'esperienza dell'umano con una duplice domanda: quella che viene da dentro - "Che sono io?" - e quella che viene da fuori - "e voi chi dite che io sia?". L'Altro, termine con il quale Lacan cerca di decifrare gli enigmi nascosti nella struttura, si confronta con il "Tutt'Altro", categoria con la quale von Balthasar cerca di fare luce sul paradossale mistero di un'identificazione impossibile. L'originario della fede, che è un grembo vuoto, conosce le potenzialità della parola, come lo chiama Lacan, di "un Dio a parte" separato e nello stesso tempo ex esistente, così che lo si possa desiderare ed ascoltare. Non senza aver imparato a riconoscerlo, tra le ambivalenze del godimento, nell'atto generatore di un senso nuovo della corporeità e della relazione. In queste pagine si percorre, da un punto di vista storico, analitico e teologico quel sentiero che, aperto da Freud e risolcato da Lacan, ha tracciato il lavoro dei militanti dell'Ercole freudiane facendo emergere, nascosti nella scrittura di gesuiti con Paul Beauchamp, nuovi strumenti per una rinnovata ermeneutica e per una inedita riscoperta degli statuti dei godimenti premoderni come la mistica, l'amor cortese ed, entre-deux, la Beatrice di Dante.
Il volume di Lohfink si propone di compiere una disamina dei principali asserti dell’ateismo e di confutare tra gli altri, partendo dalle loro citazioni: Feuerbach, Nietzsche, Schopenhauer, Darwin e Richard Dawkins.
Chi ha in mano la risposta migliore ai grandi interrogativi della vita, colui che crede in Gesù Cristo o colui che si rifiuta di aderire a ogni fede in Dio? Per quanti sono rimasti cristiani può essere soltanto un bene questo dover rendere nuovamente conto della propria fede a sé e agli altri. Nei primi secoli della Chiesa ciò veniva ancora considerato un fatto normale. Nel XXI secolo occorre riprendere l’abitudine e farlo in modo nuovo.
Destinatari
Un libro dedicato a un ampio pubblico, attento all’attuale dibattito su scienza e fede.
Autore
Gerhard lohfink, teologo tedesco, è stato professore di esegesi neotestamentaria all’Università di Tubinga. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Dio ha bisogno della Chiesa? Sulla teologia del popolo di Dio (1999) e Gesù come voleva la sua comunità? La Chiesa quale dovrebbe essere oggi (2002).
È sempre più difficile per il credente vivere in una società secolarizzata come l?attuale, nella quale una certa interpretazione della scienza sembra negare l?esistenza stessa di Dio. La fede cristiana è sottoposta più di ogni altra a critiche e a veri e propri attacchi sulla base dell?assunto che essa sarebbe del tutto contraria alla ragione e inconciliabile con le conquiste scientifiche. Timossi fornisce ai credenti uno strumento per rispondere ai dubbi sollevati dalla cultura contemporanea e per consentire a tutti di proporre a testa alta e a viso aperto la propria fede, rintuzzando se occorre le tesi dei non credenti. La sua riflessione muove a partire dalla filosofia greca fino alla scienza contemporanea. Parafrasando Jean Guitton, alla fine ogni uomo si trova sempre a dover scegliere tra l?assurdo, ovvero il nulla, e il Mistero; ed è più ragionevole scegliere il secondo piuttosto che il primo, come fanno da sempre i cristiani.
La necessita' di intendere l'esperienza a partire dal costituirsi di una tensione relazionale tra spirito e assoluto. Un'interpretazione dell'esperienza che muove da una presa di posizione nei confronti della problematica religiosa dell'esistenza. La ricerca si articola attorno a due questioni: a) se sia possibile accertare la presenza di un Dio nella sensibilita', se cioe' la relazione fra spirito e assoluto vada intesa nel senso di un'immanenza ontologica di Dio che sia riconosciuta come tale dallo spirito; b) in connessione con tale questione, se la dottrina dell'analogia entis possa essere difesa. Il lavoro e' caratterizzato da un forte impegno speculativo che si concretizza come confronto critico con l'orientamento dell'immaterialismo.