Biografia di Francesco Saverio Toppi, 'Il frate della carità' (1925-2007), Arcivescovo -Prelato di Pompei. Coed. Elledici- Velar.
Il beato Bertolo Longo, uomo di preghiera e di azione, fu tra quei cattolici che cercarono nella pietà, assieme all'ascesi dell'anima, il fermento capace di trasformare la città terrena. In anni in cui il dissidio tra Stato e Chiesa turbava le coscienze di ecclesiastici e di uomini politici sinceramente credenti, egli coniugò una incondizionata fedeltà alla Chiesa e al papa con la lealtà allo Stato italiano. Da queste pagine, scritte con severo rigore filologico, emerge un'immagine del fondatore del Santuario e della nuova Pompei del tutto inedita: quella di un protagonista della società e del cattolicesimo del suo tempo.
Il romanzo si compone di tre racconti ambientati in epoche diverse e che hanno protagonista Kino, p. Eusebio Francesco Chini (1645-1711), missionario gesuita. Il primo ci fa conoscere il difficile ambientamento di Kino presso le tribù dei Pima (area tra l’Arizona e Stato messicano di Sonora). Nel secondo, ambientato nel 1945, p. Kino soccorre un nativo Pima che partecipò alla conquista di Iwo Jima. Il terzo ha per protagonisti due giovani messicani di Puebla, che nel 2011 diventano migrantes clandestini in balia dei trafficanti. A soccorrerli giungerà un cowboy di Tucson (Arizona) animato dallo spirito missionario che risulta assai simile a quello che contraddistinse Padre Kino.
La cosa principale che stava più di tutto a cuore a Madre Clelia era l'unione con Gesù. Tutto il resto passava in secondo piano. Rimanere unita a Cristo, alla sua grazia, al suo amore, erano i fondamenti della sua esistenza. Grazie a questa stretta comunione con il Signore poté lottare contro il male fino alla fine dei suoi giorni. Ciò le permise di morire a se stessa perché altri avessero la vita, a cominciare dalla sua Congregazione per la quale tanto si spese. Il Signore accolse questa sua offerta e la utilizzò per accrescere e consolidare l'Istituto. Tutte le prove superate divennero così una purificazione che si accentuò negli ultimi anni della sua vita. Conservò però sempre la serenità interiore, la carità e l'affetto anche per chi la avversava. Dando grande esempio di fortezza, perseveranza e filiale abbandono in Dio. Affidiamoci perciò a Madre Clelia, quale guida sicura verso la santità, perché con la sua offerta quotidiana ha saputo veramente diventare discepola di Cristo.
Scrivere un'autobiografia quando si è ancora giovani come Ciprian Lupu potrebbe sembrare pretenzioso, ma non lo è se la vita che si dipana nelle pagine del libro è stata tormentata, rocambolesca, segnata dalla violenza e coronata dal riscatto come quella di questo giovane dai capelli biondi e l'animo gentile. La sua è la storia di un uomo a cui il destino non ha regalato niente, ma che ha saputo conquistare con il coraggio e un'indomita forza di volontà ogni briciola di felicità che ora sta assaporando. Il dolore, la solitudine, la violenza quotidiana, l'abbandono, la fuga, il successo personale, l'amore, la morte... sono questi gli ingredienti della storia di Ciprian. Più uno, probabilmente quello che ha fatto la differenza: la capacità di non arrendersi mai. Leggere la sua autobiografia significa immergersi in una realtà altra, lontana anni luce dall'esperienza quotidiana della maggioranza della gente, significa iniziare un lungo viaggio insieme a lui, alla fine del quale, forse, sapremo guardare alle nostre difficoltà con più leggerezza ed essere grati per ciò che abbiamo, invece che amareggiati per quello che ci manca.
24 marzo 2013. Domenica delle Palme. Nella solennità della sua prima omelia, papa Francesco non pronuncia parole tratte da un raffinato discorso teologico, né citazioni di un dottore della Chiesa. Con tutta la commozione del momento afferma: «Ho ricevuto il primo annuncio cristiano da una donna: mia nonna! È bellissimo questo: il primo annuncio in casa, con la famiglia!» La figura di nonna Rosa è stata quella che più di tutte ha avuto influenza nella vita di papa Bergoglio. Una donna fortissima, che ha attraversato infinite avversità, sempre sostenuta da una fede incrollabile e dalla convinzione che «fare del bene è il miglior modo per sentirsi davvero bene». Incontriamo Rosa la Luchadora una mattina, l'ultima della sua vita, sotto al cielo plumbeo di Buenos Aires. Siamo lì per raccogliere il suo addio e seguire, lungo il sentiero dei suoi ricordi, la storia di un'esistenza che ha attraversato due secoli e l'oceano, ed è stata testimone di incredibili accadimenti. Luci, tenebre e colpi di scena come nel copione di un film. La verità storica, accuratamente cercata, si mischia in questo romanzo al filo di un racconto che riannoda tante vite, tante speranze, tante illusioni. Tutti quei sogni, inseguiti con il rischio dell'estremo pericolo da uomini e donne che, in ogni tempo, non si sono rassegnati, aspirando con un'eterna partenza a un futuro migliore.
L’uomo di oggi, preso dalla frenesia del fare, dimentica facilmente quanto sia fragile la sua esistenza. La malattia è una di quelle condizioni che costringono a sperimentare precarietà e incertezza del domani; che obbligano a mettersi a nudo, a misurarsi con la fede, con i valori e gli affetti fondamentali.
Ugo Donato Bianchi raccoglie, in queste pagine di diario, la sua personale esperienza del mondo della sofferenza. Giovane sacerdote vive tra speranza e timore la malattia del fratello minore; uomo più maturo, Arcivescovo di Urbino già da oltre venti anni, è chiamato a confrontarsi con una grave patologia che mette alla prova la sua 'pazienza' e lo spinge a combattere, giorno per giorno, nella 'speranza'.
I Diari rivelano un aspetto intimo e delicato della vita di Ugo Donato Bianchi: mostrano la fragilità dell'uomo e la fatica quotidiana di rimanere confidente, fiducioso, forte.
Un percorso tra precarietà umana e intensità di fede, che disvela l'anima dell'autore e proietta il lettore in un contesto di straordinaria quotidianità.
Padre Francesco Cavallo, saveriano, fu nominato esorcista nel 1979 da Mons. Giovanni Bianchi, Vescovo di Pescia (Toscana), e in seguito da altri vescovi. Da allora ha sempre continuato a condurre la sua lotta contro il demonio mettendosi al servizio delle persone che, da ogni parte d'Italia, si rivolgono a lui in cerca di aiuto.
Pozzomaggiore (SS): Edvige Carboni nasce il 2 maggio 1880 da piissimi genitori. Cresce buona e ubbidiente. Nel tempo vissuto nel suo paese d'origine dimostra membro vivo della comunità parrocchiale, assidua alle adunanze e ai Sacramenti, ottima catechista, insegnando il vangelo più con i fatti che con le parole. È una donna laboriosa, piena di premure e di affetto per tutti, apprezzata soprattutto per la sua modestia e umiltà. Edvige vive vari fenomeni mistici e beneficia di numerosi doni soprannaturali: estasi, levitazioni, incendi d'amore, spirito di profezia, bilocazione, animazione di sacre immagini, visite di angeli e santi; il 14 luglio 1911 riceve dal Signore le stimmate. Roma: nel novembre del 1929, per tener compagnia alla sorella Paolina e al papà, Edvige lascia il suo paese natale per trasferirsi nel Lazio. In questa regione, dopo essere state provvisoriamente a Marcellina Scalo, poi ad Agosta, Serrone, La Forma, Albano, Quadrato, Edvige e Paolina si stabiliscono a Roma, nel 1938. La carità di Edvige nell'assistenza ai malati, alle persone sole, agli anziani, ai bisognosi è straordinaria: la gioia di dare tutto a tutti è sempre in lei più forte e più grande di ogni rinuncia. Dopo una vita così particolare, vissuta "più in cielo che in terra", Edvige il 17 febbraio 1952 rende la sua anima a Dio pronunciando il nome di Gesù.
Donizetti Tavares de Lima nacque a Cássia (Minas Gerais, Brasile) il 3 gennaio 1882 in seno a una famiglia amante della musica, tale che i figli ebbero per nome il cognome di grandi compositori (Donizetti, Rossini, Bellini, Mozart, Verdi). Ognuno di loro divenne valente musicista anche se avviato a una professione diversa. Donizetti pianista e organista si mantenne agli studi dando lezioni di musica in seminario e suonando l'organo in chiesa. Scoperta la vocazione, fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1908. Svolse il servizio pastorale a San Gaetano, Jaguary, Vargem Grande do Sul per essere poi nominato parroco, nel 1926, a Tambaú (nello Stato di San Paolo). Svolse un intenso apostolato ed esercitò un notevole influsso sulla vita sociale della città. Si spese per i poveri, gli anziani, i malati, i bambini. La sua dedizione e focosità contro i soprusi che, in molti casi, lo ha reso simile a Don Camillo di Giovanni Guareschi. Casualmente la gente scoprì il suo potere taumaturgico del solo gesto di benedizione e, tra la fine del 1954 e i primi quattro mesi del 1955, si recarono a Tambaú circa tre milioni di persone. Fu egli stesso a stroncare il fanatismo popolare e a porre fine ai pellegrinaggi con l'ultima benedizione impartita il 30 maggio 1955. Morì santamente a Tambaú il 6 giugno 1961.
Questo libro presenta per la prima volta la figura di Chiara Badano attraverso una lettura organica e sistematica della sua ricchissima spiritualità, capace di effondere una luce d'amore nelle temperie di un mondo sempre più scristianizzato. Il suo itinerario interiore viene indagato qui coniugando il carisma della spiritualità focolarina e i contributi di grandi maestri della spiritualità cristiana: l'Amore totale, l'abbandono alla volontà di Dio, la categoria della sponsalità sono i cardini della sua esperienza di vita, vissuti con quel sorriso radioso che li disegna come credibili e imitabili. Attraverso i documenti e le testimonianze del processo di beatificazione, tramite i racconti di chi l'ha conosciuta personalmente e di chi incontra oggi la sua vicenda, emerge il ritratto di una ragazza della provincia italiana che sa ancora incarnare, dopo quasi trent'anni dalla sua morte, una proposta di fede semplice e radicale al tempo stesso. I giovani trovano in Chiara il volto di Cristo, attraverso una luce di resurrezione che squarcia il velo del materialismo e del nichilismo in cui paiono avvolti, e individuano un percorso di fede segnato dal "sempre sì" che la giovane focolare ha lasciato loro in eredità.
Monica Mondo, giornalista, in questo libro si interroga su alcuni grandi temi che riguardano la fede cristiana e, cosa spesso posta in secondo piano, la fede cattolica. Perché sono cristiana? Perché sono cattolica? Sono le domande di partenza, che man mano si approfondiscono, divengono sempre più radicali e vanno a scavare dentro una vicenda personale di credente donna capace di interrogarsi continuamente, sia a partire dalla professione, che dal lavoro genitoriale, che dalla vita matrimoniale. La vita dei credenti, per poter essere ancora oggi sensata, deve poter ritrovare nella vita quotidiana e nelle attese e speranze di ciascuno le proprie ragioni (ragioni logiche e ragioni di cuore) per non concedersi alle varie mode. Nulla di astratto in questa "teologia della strada" che la Mondo propone, affi ancando a ogni rifl essione un racconto personale, un incontro, un'esperienza. Poiché la fede non è altro che "presenza di Dio nelle nostre esperienze, nei nostri incontri, sulle nostre strade". Un libro appassionato di Dio, ma anche provocatorio, per tutti coloro che cercano di camminare sulla strada di verità, di bontà e di bellezza; un libro appassionato anche della Chiesa, essenza così fragile eppure così necessaria.