Nel saggio intitolato "L'uomo e la tecnica", frutto di una conferenza del 1931, Oswald Spengler è stato il primo a porre una domanda nuova e fondamentale per la filosofia: "Che significa tecnica? Quale è il suo senso nella storia, quale il suo valore nella vita dell'uomo, quale il suo posto morale o metafisico?". In anticipo su Heidegger, che inizierà la sua interrogazione sulla 'questione della tecnica' a partire dal dopoguerra - e in anticipo anche su quella autentica 'bibbia' della riflessione sulla tecnica che è l'Operaio di Ernst Jünger (1932) - Spengler è il primo ad accostare, in linea con le ardite sperimentazioni musicali di quegli anni, due elementi pericolosamente dissonanti, filosofia e tecnica, o più precisamente, come si esprime nel testo citato, tecnica e metafisica.
Il desiderio di essere felice e l'esperienza della delusione che suscita infelicità sono tappe della crescita di ciascuno di noi. Partendo da interrogativi semplici e spontanei, questo volume cerca di capire se è possibile ipotizzare un'educazione a partire dal desiderio, spesso frustrato, di una vita felice e duratura, una nuova educazione integrale della persona.
SOMMARIO
Alla ricerca della vita felice - Legami di cui morire, legami che riportano alla vita - La revisione dei legami e la necessità di ri-orientarsi - Ri-orientamento di sè, conversione, educazione - Educazione e cultura: alcuni miti da decostruire
Zygmunt Bauman, maestro del pensiero contemporaneo, teorico della "modernità liquida", incontra Stanislaw Obirek, teologo, storico, antropologo, ex gesuita. Due grandi intellettuali si confrontano per la prima volta sui temi del rapporto tra Dio e l'uomo, sull' esperienza religiosa nel mondoo di oggi, sulla tolleranza nella ricerca della verità, su cosa significa credere in Dio. sul ruolo del caso nella vita, sulla ricerca personale, sulla speranza. "Non sapremo mai se Dio c'è o meno, ma il nostro essere uomini consiste proprio nell'impossibilità di giungere a quel sapere e nella necessità di vivere senza di esso, e per di più con la consapevolezza della sua assenza. La differenza è che tu, Stanislaw, sei tormentato dal desiderio di giustificarli di quella imperfezione e io invece la tratto non solo come inevitabile, ma anche come la condizione più decorosa per un uomo onesto." (Zygmunt Bauman)
Nei saggi raccolti in questo volume, Jürgen Habermas indica la via di una cultura che superi la polarizzazione inconciliabile tra laicità e religione per il tramite di un accertamento riflessivo dei confini, sia della fede sia della scienza. La convivenza, nella tolleranza e a parità di diritti, di comunità religiose inconciliabili nelle loro visioni del mondo, e di queste con la comunità dei non credenti, è possibile solo se tutti i membri della collettività sono disposti a considerarsi reciprocamente liberi ed eguali nella loro cittadinanza politica.
Quando Agostino nelle Confessiones scrive “Quaestio mihi factus sum”, apre una grande questione, la possibilità che l’uomo non soltanto s’interroghi su di sé ma possa domandare di sé. Con la tradizione fenomenologica, ci chiediamo come la quaestio che l’uomo diventa a e per se stesso possa farsi fenomeno, rivelando chi l’uomo è al di là di ogni sua arbitraria e idolatrica oggettivazione, giungendo fino al ripensamento dell’umanesimo. Umanesimo che, lungi dall’essere espressione di un momento storico o espressione culturale di un uomo che già sa “che cosa” è, vuole piuttosto essere l’espressione culturale della medesima domanda a sé e di sé che l’uomo, indefinibilità inoggettivabile, pone.
Il cattolicesimo liberale e il liberalismo di cultura laica si sono variamente intrecciati nella storia dell'Italia contemporanea, sperimentando il dissenso teoretico ma anche una profonda comunanza di valori morali. Il volume ripercorre la complessità di questa relazione, intellettuale e religiosa oltreché politica, attraverso la lunga amicizia fra Stefano Jacini e Benedetto Croce, che ne costituisce uno dei momenti più intensi e significativi nella prima metà del Novecento. Esponente del Partito Popolare e della Democrazia Cristiana, Jacini si impegnò ad approfondire culturalmente il rapporto fra cattolicesimo e libertà dall'esperienza modernistica del "Rinnovamento" agli studi sulla politica ecclesiastica del Risorgimento, nati dal confronto con la grande storiografia crociana durante il fascismo. Fu proprio la "religione della liberta", teorizzata da Croce in chiave laica e immanentistica, il riferimento dialettico al quale Jacini contrappose il cattolicesimo liberale ottocentesco come antecedente e fondamento di quello antifascista.
Nella Grecia antica lo Stato è paragonato a una nave che deve compiere una traversata per giungere felicemente in porto. È qui che nasce la nozione di governo e con essa le domande politiche fondamentali: come deve essere governata una città per evitare i conflitti interni, approdare alla concordia e salvaguardare la pace? Come garantire l'alternanza al potere? Affidare il governo della città ai filosofi è la condizione per eliminarne i mali? Che cosa significano amicizia e concordia tra i cittadini? Platone e Aristotele vissero in un mondo di città più o meno autonome, circondato da grandi monarchie, e avevano sotto gli occhi in primo luogo Atene, la polis che allora rappresentava la forma più complessa e articolata di democrazia. Il carattere diretto della forma ateniese di democrazia era assicurato non soltanto dalla partecipazione alle decisioni comuni attraverso il voto nelle assemblee aperte a tutti i cittadini a pieno titolo, ma anche da una articolata istituzione nella rotazione delle cariche, potenzialmente accessibile a tutti i cittadini attraverso elezione o sorteggio. Giuseppe Cambiano, uno dei massimi studiosi del pensiero antico, restituisce la riflessione di Platone e Aristotele sul buon governo illuminando il loro e il nostro presente.
Del 'non detto' si fa grande uso. Nei nostri quotidiani scambi verbali, nella comunicazione politica, giornalistica, pubblicitaria, ciò che si dice in modo esplicito rappresenta solo la punta visibile di un'enorme massa di informazioni comunicate in modo implicito. Attraverso una molteplicità di esempi gli autori ci fanno entrare nel mondo sconosciuto e non visibile di ciò che è comunicato senza essere detto, mettendo in luce il ruolo strategico giocato da ciò che viene dato per scontato e ciò che viene lasciato intendere, svelando così gli usi e abusi dei sottintesi.
Vi sono luoghi del pensare, nei grandi filosofi, che reiterandosi hanno segnato la cifra non solo del loro stile ma della stessa filosofia. Per Emmanuel Levinas questa cifra è il dialogo, o l'intervista. Quella qui presentata è appunto un esercizio di pensiero. Nel dialogo traspare l'etica del volto, dell'altro, come prossimo e come Dio. Il volto che sta dinanzi è apertura: rende possibile pensare il 'Totalmente Altro' dall'Essere e dal Logos ' rovesciando la tradizione occidentale. Pensare, a partire dalla Parola dell'infinito udibile nel volto dell'altro nella cui nudità risplende la traccia di Dio, è possibile solo nel rispetto della sua alterità, della sua solitudine, del suo mistero. Da queste pagine, come un cristallo della filosofia di Levinas, riluce l'interpretazione della metafisica come filosofia prima in quanto etica.
Il pragmatismo svolge un ruolo particolarmente rilevante nel dibattito culturale odierno. Utilizzato come strumento da molte filosofie che caratterizzano l'eclettismo contemporaneo, avversato dalle scuole filosofiche più radicali, proposto come via originale della contemporaneità dai suoi difensori più estremi, esso dimostra la sua vitalità creando nuovi spazi integrativi sul piano sia teorico sia storiografico. Il volume, che raccoglie i contributi dei migliori specialisti italiani della materia, presenta una genealogia che parte dal protopragmatismo di Emerson e giunge fino ai nostri giorni. Si offre così la possibilità di confrontarsi con il canone classico del pragmatismo di fine Ottocento-inizio Novecento, con le conseguenze e le appropriazioni dei suoi temi al di fuori della stretta osservanza del pensiero dei fondatori, con la ripresa contemporanea e alcuni interessanti sviluppi del dibattito in corso. Da questo confronto biologicamente preciso emerge il contributo attuale di uno dei fenomeni culturali più interessanti dell'ultimo secolo.
L'amore è la forza fondamentale della vita. L'essere umano vi cerca la relazione assoluta con l'altro e la guarigione dalla ferita dell'esistenza. Non è mai troppo tardi per riflettere sull'amore, tanto sconcertante è la sua ambivalenza: esso esalta e guarisce, tanto quanto ferisce e condanna. Diventa perciò necessario far affiorare i suoi volti. Ispirandosi a sorgenti antiche e nuove, il volume presenta le intuizioni sull'amore che hanno scavalcato i secoli e che attraversano l'esistenza contemporanea, segnata dalle realtà primarie di eros e agape e dalle crisi dell'amore: da una parte l'amore che guarda verso l'altro e include, dall'altra il caos delle relazioni amorose, il risentimento, l'impatto oggettivante della tecnica.
La storia dell'idea di sacramento sembrerebbe esclusivamente teologica. Negli ultimi anni, però, si è riscontrato un crescente interesse anche filosofico per questo concetto. Si pensi alla fenomenologia francese, che chiama in causa ripetutamente l'eucarestia, o ai lavori di Agamben, in cui il sacramento è assunto come paradigma di dinamiche economiche, politiche e più latamente ontologiche. Ma altri esempi si possono citare, e anzi un uso filosofico del sacramento inizia già nella modernità. Il volume tenta perciò la ricostruzione di alcune tappe fondamentali della storia dell'idea, del cui lungo sviluppo mancava ancora una ricostruzione diacronica. Muovendo non solo dalla patristica latina, ma anche dai prodromi nella Bibbia ebraica, e passando attraverso la comprensione semiotica che, sulla scia di Agostino, si sviluppa nel XII secolo e nella scolastica, i saggi qui raccolti arrivano sino a Kant, all'idealismo tedesco e al pensiero contemporaneo. Infine, sulla scia di una ricerca precendente, in queste pagine si tenta di leggere sinteticamente l'attuale uso filosofico del sacramento alla luce dell'analogia: instaurando una logica che tiene insieme identità e differenza, infatti, il sacramento rappresenta una possibile radicalizzazione di quella figura teorica, dalle valenze ontologiche prima che teologiche.