Nella società attuale l'idea cristiana di Dio sembra aver perso ogni potenziale di provocazione, condannata all'indifferenza e all'inattività. è necessario liberarla da tutto ciò che, nel corso di secoli, l'ha paralizzata fino a soffocarla per conferirle un senso nuovo e riscoprirne le implicazioni per l'esistenza. L'autore propone allora, sulla base del Vangelo di Giovanni, l'idea che Dio è de-coincidenza: non può essere ridotto al dogma o all'ideologia, lo si può pensare solo disfacendo ogni definizione, ogni significato attribuitogli dalla tradizione, per intenderlo invece come l'apertura da cui scaturisce l'inaudito. Questo genera inevitabilmente nel pensiero un senso di vertigine. Come noi viviamo solo se de-coincidiamo dal già vissuto, se apriamo nella nostra vita nuovi "possibili", così Dio è vita se è de-coincidenza.
In seguito alla rovinosa caduta della Repubblica Napoletana del 1799, tra le vittime più illustri della prima Restaurazione borbonica vi fu, senza dubbio, l'anziano cardinale Giuseppe Maria Capece Zurlo (1711-1801), arcivescovo di Napoli dal 1782. Sulla base di una approfondita indagine archivistica e bibliografica, l'autore ricostruisce il periodo della fatale collaborazione con le autorità repubblicane e del successivo esilio di Capece Zurlo. Viene Inoltre evidenziato come le forzate - ma, di fatto, mai accettate - dimissioni di Capece Zurlo avessero contribuito a logorare non poco le relazioni tra il Regno di Napoli e la Santa Sede agli albori del XIX secolo.
Le tre virtù teologali - fede, speranza e carità - compongono uno dei grandi arazzi della teologia e della spiritualità di Benedetto XVI. Ciascuna di queste virtù si nutre dell'altra e opera mediante l'altra. La fede è l'inizio di tutto e quindi anche la sorgente delle altre virtù. Ma se la stessa fede non è sospinta dalla speranza e non è alimentata dalla carità cammina invano. Perciò, le tre virtù teologali sono necessarie e inseparabili. Sull'insieme di queste tematiche si articola la riflessione di Benedetto XVI, che attinge sempre alla concretezza teologica e alla sapienza catechetica nell'interpretazione e nella meditazione della Parola di Dio.
Quando abbiamo iniziato a festeggiare il Natale? Big bang o Genesi? Posso pregare se non credo? E, al contrario: si può credere e fare a meno di pregare? Ma anche: cosa fare affinché l'amore sopravviva al tempo? Come custodire l'amicizia? È giusto nascondere il dolore? L'eletto di Dio è una persona che vive da figlio e, come tale, non ha paura di essere se stesso, di vivere all'altezza del proprio interrogare. L'eletto di Dio non è il servo che ha paura e fa finta che tutto va bene. Domande sulla fede e sulla vita, domande difficili, che talvolta cerchiamo di evitare per non sentirci stretti alla necessità di una risposta che ci sfugge. Domande che facciamo a noi stessi, magari nel silenzio di una serata finita male; ma anche domande che ci pongono i nostri figli, i nostri amici, i nostri compagni di vita; domande che ristagnano senza essere davvero mai dette, e che pure riconosciamo ai confini delle nostre giornate. Tutto questo è ciò che, lungo lo scorrere dei capitoli di questo agile eppure intenso volume, Robert Cheaib ci ripropone senza peli sulla lingua, cercando con il lettore le risposte, spesso non definitive, ma che aprono un cammino.
In questa sua cristologia Werbick non si accontenta di ripetere le classiche formule dogmatiche, ma muove alla ricerca dei linguaggi adatti alla comprensione odierna, mettendo in dialogo le origini della fede cristologica con la situazione attuale del cristiano. Il teologo di Münster avvia dunque un percorso - più precisamente: «un esperimento sulla figura e sul ruolo di Gesù Cristo» - che consenta di ricomprendere oggi la cristologia "alta" e la soteriologia sacrificale, senza però limitarsi a derivarle dalla storia (e senza neppure congedarle sbrigativamente). Dio - umano presenta allora l'intuizione cristologica basilare: Dio lo si incontra "umanamente"; Dio vuol essere compreso in un essere umano. L'uomo Gesù di Nazaret è la realtà di Dio in questo mondo, poiché Gesù da lui riceve la propria umanità e da lui riceve vita, così da portare Dio ai propri simili, fino all'estremo. A partire dal mistero della persona di Gesù, Werbick dispiega in modo originale le formule della cristologia presenti nella tradizione ecclesiale e le interpretazioni teologiche dell'opera redentiva di Gesù Cristo, a volte così "dure da digerire" per la comprensione odierna. Ecco allora qui una "traduzione" nuova della testimonianza biblica: un libro che avvicina i contemporanei ai contenuti della fede in Cristo, nello sforzo di renderli più comprensibili. Werbick coinvolge nel discorso gli inizi della riflessione cristologica, ma bada anche a quanto quegli inizi apportano oggi alla compressione dei contenuti basilari del cristianesimo, a ciò che è e resta essenziale in cristologia. Un libro per avvicinare in modo comprensibile i contemporanei ai contenuti della fede in Cristo.
Nella cultura ebraico-cristiana, Dio è solitamente pensato e descritto come maschio. Anche il mistero della Trinità viene espresso con termini maschili: Padre, Figlio, Spirito Santo. È giusto usare questo linguaggio? Esistono altre opzioni? In questo libro la teologa cattolica Elizabeth A. Jhonson affronta in modo sistematico e approfondito tali domande. Al termine di un importante percorso di analisi, conclude che «occorre sfilarsi di dosso il burka del linguaggio esclusivamente maschile per dire l'Uno e il Santo, se si vuole ottenere una nuova visione del mistero d'Amore». Il libro, tradotto nelle principali lingue internazionali, viene ripubblicato a distanza di 25 anni dalla prima edizione italiana, con una nuova Prefazione dell'autrice e una Postfazione riguardante la ricezione, a livello mondiale, di questo lavoro pionieristico che ha stabilito un nuovo standard nel rapporto fra teologia femminista e teologia classica. «Lo studio di Elizabeth Johnson è semplicemente superbo. La chiarezza delle sue riflessioni porta la teologia femminista a un nuovo livello di profondità. Ogni studente o studentessa di teologia deve leggere questa ricerca brillante e creativa» (Anne Carr).
La vicinanza, recita il titolo di questo libro, è "lo stile di Dio", che Gesù è venuto a svelarci con la sua vita. È anche, come ricorda papa Francesco, la strada maestra per portare Dio agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri e dagli ultimi. E poi, insieme alle persone di buona volontà, per promuovere la giustizia e la pace. Tutto ciò si riflette nella vita di Chiara Lubich. Investita dalla luce di Dio che le fa comprendere come Egli sia Amore e ami ciascuno immensamente, ella comunica questa luce a più persone possibili. Dà così inizio a un Movimento ecclesiale che vuole contribuire alla fraternità e all'unità della famiglia umana. Il libro approfondisce dunque il tema della vicinanza nell'orizzonte dell'esperienza della Lubich. Parte del volume presenta una ricca raccolta di scritti e discorsi che ella ha tenuto negli anni, tratta dell'eredità anche letteraria che ci ha lasciato.
Gesuita e teologo di fama mondiale, Jacques Dupuis fu prima missionario in India, poi docente alla Gregoriana di Roma. Reso famoso da Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, ha cercato di riconoscere alle religioni del mondo un ruolo positivo in quanto espressioni della sovrabbondante grazia di Dio. Non sempre è stato facile capire, però, come questa generosa apertura si concili con la fede in Gesù Cristo, unico salvatore universale. Ed ecco allora il senso di queste pagine, che ambiscono non solo a riprendere, ma anche a proseguire oltre il pensiero di Dupuis. Caccaro, egli stesso teologo e missionario, riconosce anzitutto che il pluralismo e la diversità di religione sono di fatto e di diritto «una sapiente volontà divina», come ci ricorda il Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi. Inoltre egli afferma che è possibile far valere l'assolutezza, l'unicità, la necessità di Gesù nella misura in cui lui si riconosce la rivelazione di quel Dio che da sempre custodisce in sé l'assolutezza, l'unicità e la necessità di ogni essere umano. In Gesù, infatti, ogni uomo fa una differenza in Dio. Alla questione cristologica Jacques Dupuis ha dedicato le sue migliori energie, spingendosi ai limiti dell'ortodossia pur di "esplorare le frontiere". Le soluzioni escogitate allora rivelavano una certa criticità. Qui Alberto Caccaro indica delle piste ancor più promettenti.
Il volto è un luogo unico nel corpo dell'uomo, è l'espressione della sua identità. Anche nella relazione con Dio si cerca un volto. L'uomo non può pensare all'Altro, a Dio, se non pensando che egli abbia un volto. Questo volto, però, nell'interazione tra la riflessione filosofica dell'antichità e il portato della rivelazione biblica, assume tratti differenti e, talora, contraddittori: pur impassibile, si indigna per il male e minaccia castighi, ma al contempo è benevolo e misericordioso. I contributi qui raccolti affrontano il tema nella trattazione che ad esso hanno riservato gli autori dell'età patristica, con riferimento a diversi ambiti di ricerca: l'esegesi, le influenze esercitate dalle diverse prospettive filosofiche sulla riflessione patristica, le eventuali e diverse immagini proposte da correnti eterodosse, le rappresentazioni dell'arte, la storia del diritto, la religiosità popolare.
Dimostrare l'esistenza di Dioè possibile, ecco le prove. Il bisogno di Assoluto è radicato in ogni animo umano come propensione all'autotrascendenza, a non adagiarsi nella condizione mondana, per cercare un senso dell'esistenza oltre i limiti della nostra natura. Ma ciò che è assoluto e trascendente necessariamente è anche ineffabile, perché non può essere totalmente compreso dalla mente umana. Almeno una volta nella vita ogni uomo si confronta con la possibilità di rispondere razionalmente alla domanda: "Dio esiste?". Se infatti per decidere di credere o di non credere di primo acchito si può non aver bisogno di un motivo razionale, tuttavia dopo aver deciso da che parte collocarsi sia il credente sia il non credente sono obbligati a cercare una giustificazione logica della loro scelta, altrimenti essa resta campata in aria, quindi facilmente scossa dalle intemperie esperienziali e dal logorio del dubbio che attraversa tutte le esistenze umane. Il saggio è rivolto tanto ai credenti quanto ai non credenti e prende in esame i percorsi della ragione intorno a quanto si può conoscere dell'Ineffabile alla ricerca delle prove dell'esistenza di Dio.
Per la nostra generazione, a differenza delle precedenti, la “questione di Dio” non si pone affatto: come domanda rilevante per la vita, sembra sparita dall’orizzonte. Cifra del nostro tempo è diventata, piuttosto, l’indifferenza religiosa.
Ebbene: la teologia e la pratica ecclesiale hanno recepito il cambiamento radicale nella questione di Dio – anzi, il suo smantellamento? Lo rispecchiano in maniera adeguata? Ora che ci siamo lasciati alle spalle persino l’ateismo di protesta, che significato assume il fenomeno dell’indifferenza religiosa per la riflessione sulla fede e la ricostruzione responsabile dei contenuti della fede? Quali richieste devono soddisfare, in un ambiente (post)secolare, l’annuncio del vangelo e la pastorale della chiesa? Quali tradizionali presupposti teologici e antropologici della tematica relativa a Dio, ieri considerati ovvi, devono oggi essere ripensati e se necessario corretti?
Una questione irta di sfide, scandagliate con competenza e acume da venti fra teologi, filosofi e sociologi della religione appartenenti alle migliori università di lingua tedesca. Ne deriva una panoramica completa e molto ben costruita, oltre che di grande attualità, su una domanda che è di sempre.
Il regno di Dio è il fulcro della predicazione di Gesù e il nucleo della fede cristiana. Oggi sembra però trascurato nell'annuncio ecclesiale e nella teologia. Vi domina infatti ampiamente una dottrina della redenzione incentrata sulla croce e la risurrezione: per il Catechismo della Chiesa cattolica, centro della buona novella è essenzialmente il mistero pasquale; per la teologia, salvezza e redenzione non si ricollegano in modo incisivo con la predicazione di Gesù; nelle preghiere eucaristiche è raro che compaia in modo esplicito il messaggio di Gesù sulla venuta del Regno; la signoria di Dio, concetto chiave in teologia biblica, è estranea a molti fedeli... Christoph Böttingheimer cerca perciò di riportare al centro dell'attenzione il messaggio sul regno di Dio, spiegandone il senso e l'importanza. Il regno di Dio è già presente o deve ancora venire? In che misura il ritorno di Cristo, che sembra prendere il posto della venuta del Regno, si riferisce all'universo intero? La redenzione e la salvezza derivano soltanto dalla passione e morte di Gesù in croce, o c'è di più? Dato che l'odierna crisi ecclesiale è di fatto una crisi della fede, è essenziale chiedersi: l'annuncio attuale riflette integralmente il messaggio del Gesù consegnatoci dai vangeli canonici? Una indagine rigorosa che si interroga in modo specifico sul messaggio centrale di Gesù, finito in secondo piano. Il teologo di Eichstätt intende quest'opera in chiave molto personale: come espressione di proprie ricerche e anche di proprie lotte, come appello a "pensare oltre".