Si possono avere pareri diversi su Giovanni Paolo II, ma sulla sua testimonianza di Cristo fino al suo ultimo respiro non ci sono dubbi. Cambiare lo status interno forse non era una prerogativa di Giovanni Paolo II, ma di sicuro amava gli ampi confini del mondo, per questo le sue visite pastorali alle parrocchie romane e i suoi continui viaggi, che lo hanno reso libero per la testimonianza della sua fede e per l'annunzio. Questo è quanto questa breve raccolta vorrebbe evidenziare.
E se il peccato originale fosse stato in realtà un tentativo di scoprire una verità nascosta? E se al Diluvio Universale non fossero scampati solo Noè e la sua famiglia? E se il Messia non fosse stato il figlio del Dio dell'Antico Testamento, ma di un'altra divinità? L'agile e appassionante ricostruzione di Paolo Riberi getta luce sui molti significati (e gli altrettanti misteri) dell'Apocalisse di Adamo, uno dei testi più criptici e densi di tutta la letteratura apocrifa cristiana. Venuto alla luce nel 1945, in un antico manoscritto ritrovato a Nag Hammadi, in Egitto, il testo rilegge e stravolge radicalmente la storia della Salvezza, dalla Creazione al Giudizio Universale, gettando una luce nuova sulla figura del Redentore. L'opera si presenta come una rivelazione ricevuta in sogno da Adamo e tramandata in segreto nel corso dei millenni: trattato religioso e preziosa fonte storica, L'Apocalisse di Adamo è soprattutto uno scritto esoterico denso e straordinariamente suggestivo, che tramanda l'antico rito dell'Acqua della Vita e del Nome Sacro. Dopo un'introduzione dedicata agli gnostici e al loro pensiero durante i primi secoli cristiani, lo studio curato da Riberi inquadra storicamente e culturalmente l'opera, di cui fornisce la traduzione italiana e una guida critica alla lettura, corredata da un glossario che sarà molto utile soprattutto ai non addetti ai lavori.
Un piccolo libretto di preghiere, in attesa della canonizzazione di papa Wojtyla. Con ciondolo della Croce pastorale di Giovanni Paolo II.
Questo è solo uno dei temi affrontati nella fitta conversazione tra Paolo De Benedetti e un interlocutore non credente, Maurizio Scordino, che ne raccoglie il pensiero attraverso i ricordi familiari, i ritratti di quanti hanno avuto a che fare con lui e la rilettura delle molte pubblicazioni teologiche dell’ex direttore editoriale di Bompiani e Garzanti.
Temi importanti, ma poco discussi, come possono esserlo quelli legati al concetto di sacrificio offerto a Dio, alla similitudine tra la sofferenza degli animali e la Shoah e al complesso rapporto tra fede e vegetarismo. In Paradiso ad attenderci è il resoconto di un lungo dialogo tra due amici, affettuoso ma non accondiscendente, che propone una nuova direzione per affrontare argomenti di solito visti con sufficienza o come estemporanei, nella benevola (quanto spesso involontariamente offensiva) percezione che l’ambiente, religioso o meno, a essi concede.
In occasione della santificazione di Giovanni Paolo II, un libro ne raccoglie i pensieri più belli e commoventi.
Giovanni Paolo II è stato dal 1978 al 2005 un faro per la Chiesa e per il mondo. Lo è stato non solo attraverso la sua straordinaria testimonianza di vita e la sua instancabile attività apostolica, ma anche mediante un gran numero di scritti, che ne documentano la lucidità e profondità di visione, al tempo stesso teologica e filosofica, antropologica ed esistenziale. Di questo suo ricco magistero i testi qui riuniti, ordinati tematicamente, propongono l’essenziale, non solo in relazione ai vari aspetti della dottrina e della vita della Chiesa (per esempio, il rapporto tra scienza, fede e ragione, lo sforzo ecumenico e di evangelizzazione, il primato di Pietro, il celibato del clero, il sacerdozio femminile), ma anche a numerosi altri argomenti di carattere etico e sociale, dall’aborto e l’eutanasia alla fecondazione artificiale, all’omosessualità e al divorzio. Una raccolta che ci permette di apprezzare nella sua interezza l’eredità spirituale e pastorale di questo amatissimo Papa.
Karol Wojtyla (1920-2005) è stato ordinato sacerdote nel 1946, vescovo ausiliare di Cracovia nel 1958 e arcivescovo nel 1963. Il 16 ottobre 1978 è stato eletto Papa, assumendo il nome di Giovanni Paolo II. Fra i suoi libri, bestseller in tutto il mondo, ricordiamo: Varcare la soglia della Speranza, Dono e mistero, Trittico romano e Alzatevi, andiamo!
Wojtyla, parlando dell'importanza del Vangelo come fonte di ispirazione creativa, rileva la necessità di vedere in Esso un testo necessario all'artista in quanto uomo. E' forse il passaggio-chiave degli esercizi spirituali: il monito rivolto all'artista a non divinizzare la propria opera. E' molto eloquente, a questo proposito, il richiamo alle parole di Zygmunt Krasinski: "Dentro di te scorre un flusso di bellezza, ma tu non sei la bellezza", una frase tratta dalla Commedia divina che, confessa Wojtyla, "da così tanti anni mi accompagna con insistenza". Il Wojtyla sacerdote qui torna sicuramente al Wojtyla attore, al Wojtyla polonista che per anni ha provato a penetrare la bellezza e l'essenza del pensiero delle opere degli scrittori romantici polacchi.
(Dalla postfazione di Jacek Popiel)
La filosofia a cui alludono queste pagine e' cio' che rifugge l'altezza dell'idea, come riflesso di cio' che viviamo giorno dopo giorno, convinta, al contrario, che sia la vita, in tutte le sue complicate manifestazioni, ad offrire al pensiero il luogo della riflessione e della fatica nell'intelligenza. Questo libro, frutto di una meditazione pensosa su quanto ci accade, dai problemi impellenti posti dalla bioetica alle questioni legate al pensiero femminile e a quello culturale ed ecclesiale, non fa che confermare questo pensiero, quello cioe' che sia proprio la vita quotidiana, colma di piccoli gesti e di grandi attese, a costituire il bene che ci abbraccia, anche quando prende la forma di un dolore o di una interrogazione.
Chiedere scusa è un'esperienza talmente quotidiana da aver perso il nesso profondo con il perdono, che invece mantiene l'aura di un concetto religioso, attinente alla sfera del sacro e al senso del peccato. Da una fenomenologia di tale esperienza, emerge in queste pagine la stretta correlazione tra la colpa e il male, la giustizia e il perdono, come si declinano nel pensiero ebraico: alla riconciliazione, che prende il nome di shalom, fanno da contrappunto i temi della teshuvà, espiazione e perdono, e del tiqqun, la restaurazione dell'ordine infranto del mondo. Un'analisi cui corrisponde, nella Bibbia, il lessico della misericordia che, per Paolo De Benedetti, si declina in tre momenti emblematici: la meditazione-confessione della presenza di Dio nella storia; l'uscita, individuale e collettiva, dal peccato; la promessa messianica.
Dio e la Creazione, il Diluvio e la Torre di Babele, la chiamata di Abramo, la scala di Giacobbe e la sua lotta con l'Altro: sono alcune delle pagine bibliche che il grande, acuto esploratore delle Scritture Paolo De Benedetti - sul confine tra ebraismo e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento - scandaglia in dialogo profondo e appassionato con il pastore Maurizio Abbà, della Chiesa valdese.
Un'insolita ricerca, con scoperte e provocazioni spesso sorprendenti, per ripensare la nostra immagine tradizionale di Dio. Etty Hillesum scriveva dell'Antico Testamento: "Che forza primordiale vien fuori dall'Antico Testamento e che radice "popolare", anche. Magnifiche figure, forti e poetiche, vivono in queste pagine. Un libro davvero avvincente, aspro e tenero, ingenuo e saggio, interessante non solo per ciò che dice, ma anche perché permette di conoscere chi lo dice".
La religione è una scala che l'uomo lancia per tentare di raggiungere Dio, invece per la fede è Dio stesso che va e viene continuamente su una scala per raggiungere l'essere umano.