L'italia è uno dei paesi con il più alto numero di musei al mondo. Fondazioni e civiche raccolte, piccole collezioni e grandi strutture museali costituiscono un tessuto vario e ricchissimo in cui sono custodite le nostre radici. Il volume, passando in rassegna raccolte note e meno note, intende ripercorrere la storia del collezionismo italiano e dei suoi appassionati protagonisti, grazie ai quali sono giunti fino a noi quegli inestimabili tesori in cui si nasconde la nostra storia locale e nazionale. Introdotta dal testo della storica dell'arte Paola Lodola, l'opera è corredata di un ricco apparato fotografico e di schede esaurienti con brevi cenni storici sulle collezioni e notizie utili per ognuno dei 36 musei pubblicati.
Si abbraccia il lungo arco cronologico che comprende al suo inizio la sconfitta e la cacciata di Tarquinio il Superbo e il formarsi della respublica delle origini, con l'affermarsi del nuovo modello di governo e il dispiegarsi del conflitto fra patrizi e plebei e al suo compiersi la tarda Repubblica, la morte di Cesare e il secondo triumvirato. Le grandi figure della Roma repubblicana vengono indicate nel loro contesto socio-politico andando dal sacco di Roma da parte dei Galli, alle guerre sannitiche, alle guerre puniche, dall'espansionismo romano in Italia e nel Mediterraneo, ai Gracchi e alla guerra sociale.
Nonostante il vuoto lasciato dalla scomparsa della moglie, il pensionamento e le figlie distanti, Pietro Carbonara non si annoia, ha la sua geometria, l'ottica, la fotografia di cui è esperto autodidatta, il poligono di tiro, la marcia e il nuoto, la cucina e, da qualche tempo, la corale Polyphonica. Poi ci sono gli amici: il Professore, che insegna letteratura, la Superiora, primario di medicina, dall'andatura, l'ingegnere, cappellano del riformatorio. Ma l'ordinato ruolino di marcia quotidiano non basta a quest'uomo sensibile, colto, sottilmente orgoglioso di una vita riuscita, per scacciare la minaccia di un'incombente depressione. Accetta così di malavoglia la proposta delle figlie di prendere in casa una badante...
Agli inizi degli anni Settanta, un gruppo di giovani di un paese del Sud d'Italia, Giffoni Valle Piana, organizza delle proiezioni di film per ragazzi un po' più piccoli. L'idea è di dare loro il ruolo di giudici di un vero e proprio concorso. Riescono ad attirare l'attenzione di alcuni addetti ai lavori e di alcuni giornalisti, un po' di finanziamenti. In una decina d'anni, il Giffoni Film Festival diventa tanto famoso da attrarre decine e decine di attori, registi, ma anche importanti statisti e premi Nobel. Questo volume è una sorta di romanzo del festival, il cui protagonista è un discendente di giffonesi emigrati in America che torna in paese per assistere al Festival. È ospitato da un cugino, che sta scrivendo un libro sulla manifestazione...
Il volume richiama i principali temi e snodi della filosofia della scienza del Novecento privilegiando gli sviluppi più recenti, che nelle storie più sistematiche vengono per lo più trascurati. In particolare, si sofferma su alcune figure e posizioni paradigmatiche, che consentono di avere un panorama adeguato delle diverse opzioni di fondo possibili in questo campo, cercando di mostrarne le conseguenze e implicazioni anche in relazione alle altre branche della filosofia. Ogni capitolo risulta relativamente autonomo, facilitando in questo modo l'uso didattico del testo che potrà essere utilmente consultato anche dal lettore che desideri ricevere una prima introduzione ai temi e ai problemi dell'epistemologia contemporanea.
Sullo sfondo di un dialogo epistolare (via e-mail) tra uno sportivo parroco di montagna e un imprenditore desideroso di approfondire la propria fede, l’autore (il parroco) presenta i fondamenti di una “catechesi di base” su Gesù. Il tutto in tre tempi: Gesù è un uomo perfetto, pieno di dolcezza, che ama la compagnia; Gesù è l’incarnazione di Dio, agisce con una autorevolezza inattesa; trasforma dodici uomini pieni di limiti in apostoli maturi; Gesù ci rende più uomini, ci aiuta a capire la vita; a ritrovare l’interiorità. Il tutto, preceduto da un’introduzione che fa una sorta di check-up di alcuni diffusi luoghi comuni sulla fede cristiana.
Don Paolo Curtaz è un presbitero della Chiesa di Aosta, e fa il parroco in quattro comunità intorno al Gran Paradiso. Tiene i contatti con i suoi parrocchiani turisti attraverso la radio (“Prima di tutto”, Radioinblu) e attraverso Internet (www.tiraccontolaparola.it).
Il volume ripercorre la vita di don Zeno Saltini, che nel 1947 occupò pacificamente un campo di concentramento per crearvi Nomadelfia, la città dove la "fraternità è legge". In questo luogo, simbolo della follia umana, la comunità accolse centinaia di bambini scartati dalla società, superando i legami di sangue della famiglia tradizionale. Don Zeno propose Nomadelfia come modello per l'intera società, dando anche vita ad un movimento politico. Seguì la bufera con il suo allontanamento e la dispersione dei ragazzi. La comunità si ricostituì nel Grossetano attorno al patriarca che ottenne la laicizzazione pro gratia. La normalizzazione si completò nel 1962, quando don Zeno poté celebrare la "seconda prima messa". Il prete emilano dedicò gli ultimi anni della vita a proporre in giro per l'Italia le basi di una nuova civiltà
L’incontro tra culture diverse caratterizza le società democratiche nell’era della globalizzazione. La convivenza con gli stranieri pone ovvi problemi giuridico-politici; meno ovvio, forse, è il fatto che i vari tentativi di soluzione siano influenzati dal modo individualistico con cui la modernità ha pensato il soggetto. Lo si vede bene analizzando il concetto di confine: lo spazio concreto in cui l’individualismo moderno ha determinato la spaccatura fondamentale tra ‘noi’ e ‘loro’, assecondando l’illusione di poter fare a meno degli altri. Un confine chiuso, impermeabile alle differenze, sembra essere una china invitante per le moderne politiche multiculturali. La soluzione postmoderna, dal canto suo, appare poco convincente: cancellare i confini, vagabondare nel mondo senza il peso di un’identità da difendere, scongiura il rischio individualistico di escludere l’altro, il diverso; tuttavia, il culto dell’erranza senza meta rende altrettanto impossibile ‘fare società’.
Serve, allora, un’alternativa antropologica che valorizzi la relazione con l’altro come bene primario della soggettività in quanto umana. Infatti, solo a partire da un’etica della relazione è possibile pensare e attuare una politica di reale accoglienza: non un’apertura indiscriminata delle frontiere, o una generosità a senso unico, bensì l’attuazione di legami di riconoscimento che impegnano tanto chi dona quanto chi riceve nell’opera comune di ‘essere-insieme’. Un’opera che – non a caso – la Chiesa ha posto al centro del suo magistero sulla multiculturalità. È per questo che un multiculturalismo sensibile al significato etico del riconoscimento dovrebbe guardare con attenzione all’esperienza cristiana del confine. Non come rimedio spiritualistico, ma come indicazione antropologicamente pertinente. Ne potrebbe nascere una politica rinnovata, all’altezza del compito che l’incontro tra culture ci impone.
Paolo Gomarasca, DEA in Filosofia, dottore di ricerca in Filosofia, collabora al corso di Filosofia sociale e alla cattedra di Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano. Tra i suoi lavori: Rosmini e la forma morale dell’essere (Milano 1998); Il linguaggio del male (Vita e Pensiero, Milano 2001); Libertà e colpa, in F. Botturi (a cura di), Soggetto e libertà nella condizione postmoderna (Vita e Pensiero, Milano 2002); Identità e differenze nelle politiche multiculturali, in V. Cesareo (a cura di), L’Altro. Identità, dialogo e conflitto nella società plurale (Vita e Pensiero, Milano 2004).
Paolo Cammarosano insegna Storia medievale all'Università di Trieste. Si è occupato di temi di storia economica e sociale, culturale, religiosa e politica del Medioevo. Fra le sue opere: 'Le campagne nell'età comunale' (Torino 1974), 'La famiglia dei Berardenghi' (Spoleto 1974), 'Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte' (Roma 1991) e 'Abbadia a Isola. Un monastero toscano nell'età romanica' (Castelfiorentino 1993).
Terra di Sumer, terza dinastia di Ur. Lo scriba Nishi viene trovato morto nel palazzo del governatore, con un chiodo conficcato in bocca e il cranio fracassato. Per i sacerdoti, la morte violenta dell'emissario reale è un segno divino, la giusta punizione per la recente legge che sancisce la confisca delle loro terre. Ma il governatore Ebgala non è disposto a dar retta alle superstizioni che alimentano inquietudini e tensioni tra la gente del popolo. Per questo si rivolge al solo uomo in grado di scoprire la verità. È l'inquieto e ambiguo Mebarasi, "il senza dio dagli occhi d'aquila e dalla mente acuta", il più abile tra i funzionari al servizio del re.