Per la prima volta si presenta questo testo inedito del matematico triestino Paolo Zellini, che contiene diversi elementi di una sua conferenza dal titolo Numero e Logos, tenuta il 27 aprile 2006 presso la Facoltà di Architettura e di Ingegneria dell'Università degli Studi di Parma. Un testo che sviluppa una visione ampia della cultura e che ricerca nessi e collegamenti non solo nell'ambito della ricerca matematica ma anche fra il pensiero antico e la scienza moderna. Il testo è accompagnato da opere consonanti di Ferdinando Cogni, poeta e sensibile artista nato a Piacenza nel 1919. Una scelta fatta per sottolineare la necessità di far dialogare la cultura umanistica e quella scientifica che ancora oggi, passati circa cinquant'anni dalla denuncia di Charles P. Snow in merito alla loro frequente separazione, sembrano spesso lontane le une dalle altre. Si tratta di tavole del tutto inedite, scelte tra i numerosi lavori da lui realizzati in questi ultimi anni.
La fase iniziale e terminale dell'esistenza umana sono oggi al centro di un complesso dibattito culturale e politico. Le nuove possibilità di manipolazione offerte dalle moderne scienze biologiche e mediche, infatti, da un lato accrescono nuove speranze e aspettative ma dall'altro suscitano interrogativi inquietanti. Paola Binetti, psicologa clinica e neuropsichiatra infantile, senatrice della Repubblica, discute di come, in questo contesto, la stessa idea della persona umana e del suo destino vengano messe in discussione.
Mia ha tredici anni e un desiderio segreto: fare la scrittrice. Perciò, quando una famosa scuola di scrittura seleziona alcuni candidati, decide di partecipare. Per trovare qualche buona idea e portare alla commissione esaminatrice un testo originale, va a rileggere il suo vecchio diario di bambina. Alla selezione parteciperà anche Sean, ragazzo attraente e aspirante scrittore, e Mia vuole assolutamente fare una bella figura con lui! La narrazione scorre parallela tra le avventure di quand'era piccola e situazioni del presente, mettendo via via in evidenza gli ingredienti fondamentali che servono per costruire una bella storia. Età di lettrua: da 12 anni.
Insieme a Benedetto e Cirillo e Metodio, san Colombano ha buone probabilità di divenire “compatrono” d’Europa, edificatore di quell’anima celtica che, non meno di quella “latina” e “slava”, costituisce l’identità dell’Europa cristiana. La vita del monaco irlandese è raccontata attraverso la sua “peregrinatio” lungo tutta l’Europa del VI sec., portando il messaggio evangelico e fondando numerosi monasteri legati alla regola da lui stesso elaborata. Dall’Irlanda, alla Francia, alla Baviera, fino all’abbazia di Bobbio sull’Appennino piacentino, il libro è uno strumento per conoscere più a fondo l’anima cristiana dell’Europa seguendo passo passo san Colombano che è detto, nelle parole dell’autore, il “primo uomo europeo”.
Notizie sul Santo
San Colombano, detto San Colombano di Luxeuil o San Colombano di Bobbio (543?-23 novembre 615), fu un monaco di origine irlandese. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica che ne celebra la memoria il 23 novembre. San Colombano può essere a buon diritto definito uno dei fondatori del monachesimo occidentale. La sua educazione fu sostanzialmente legata al latino e allo studio dei testi. Tutto ciò lo rese eccellente scrittore, in grado di usare un latino correttissimo. Divenne monaco presso il monastero di Bangor (Irlanda), sotto la guida dell'abate Comgall, severissimo, fermo sostenitore dei principi di mortificazione corporale. Ma l'originalità del monachesimo celtico si manifesta anche attraverso altre caratteristiche: era consueto in questo periodo portare avanti la cosiddetta peregrinatio pro Domino per mare, ovvero la partenza in nave e l'arrivo in una terra isolata dove sarebbe sorto un nuovo monastero. Fu così che Colombano partì da Bangor verso il 575 e approdò sulle coste della Francia. Grazie alle concessioni del re merovingio Gontrano, Colombano fondò tre monasteri: Luxeuil, Fontaines e Annegray. In seguito a diversi conflitti con l'episcopato francese (Colombano era deciso a far valere le tradizioni della propria terra originaria sulle terre francesi, considerando i suoi monasteri come fazzoletti di terra irlandese) nel 610 fu costretto a fuggire. Si diresse così verso sud fondando altri monasteri, tutti legati alla Regola da lui stesso elaborata (Benedetto XVI ha ricordato che la Baviera fu evangelizzata da monaci irlandesi dell’ordine monastico fondato da Colombano). Passò dalla Svizzera e decise di recarsi a Roma per avere l’approvazione di papa Bonifacio IV; risalì poi a Milano e, sotto la protezione del re longobardo Agilulfo, ariano ma tollerante, costruì una nuova abbazia a Bobbio (sull’Appennino piacentino), dove morì nel 615.
Come mai è così difficile fare pace con Darwin? Perché la teoria dell’evoluzione è tuttora al centro di un infuocato dibattito pubblico che si estende ben al di là dei confini della comunità scientifica? Non è difficile capirne il motivo profondo: a differenza di molte altre teorie scientifiche, le tesi darwiniane pongono le premesse per rispondere alle domande tradizionali sulla nostra origine e destinazione e, in questo senso, investono frontalmente gli immaginari religiosi, metafisici, antropologici e morali che hanno accompagnato e reso possibili la nascita e lo sviluppo delle società occidentali moderne.
Con Darwin è giunto a compimento un lungo processo culturale di definizione della relazione tra l’uomo e l’universo naturale, il cui esito primario consiste in una concezione inedita della natura umana. Qui va ricercata l’eredità filosofica del darwinismo ed è su essa che verte lo studio dell’autore. Dall’analisi, che esamina i principali nodi da un punto di vista al contempo storico e tematico, Darwin emerge come una figura cruciale in quella transizione intellettuale che ha scompaginato l’immagine tradizionale della natura.
Il volume è suddiviso in tre capitoli distinti e autonomi. Il primo affronta la questione della natura umana abbinando un approccio storico a uno più sistematico. Il secondo discute la questione della rilevanza di Darwin per la filosofia. Il terzo capitolo recupera i diversi fili del discorso e li intreccia nell’intento di meglio comprendere quali siano il significato e la portata storica della Weltangshauung naturalista e/o darwinista.
Sommario
Introduzione. I. Di fronte alla natura. 1. Dilemmi moderni. 2. Alla ricerca della natura umana. 3. Fallacie naturalistiche. 4. Tra natura e identità. II. Dopo Darwin. 1. Prologo: l’importanza di Darwin per la filosofia. 2. Specie. 3. Tempo. 4. Mente e natura. 5. Moralità. 6. Epilogo: il nostro contemporaneo vittoriano. III. Naturalismi. 1. La posta in gioco. 2. Darwinismo. 3. Darwin e la religione. 4. Noi, animali. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Paolo Costa è dottore di ricerca in antropologia filosofica. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Parma e il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento, dove si è occupato della relazione tra darwinismo ed etica. È autore, tra l’altro, di Verso un’ontologia dell’umano. Antropologia filosofica e filosofia politica in Charles Taylor, UNICOPLI, Milano 2001. Presso le EDB ha curato, insieme a Francesca Michelini, la raccolta Natura senza fine. Il naturalismo moderno e le sue forme (2006).
Novella Cantarutti appartiene alla generazione di letterati che, alla fine della seconda guerra mondiale, si dedicò all'uso della propria lingua, in poesia e prosa, e allo studio della vita tradizionale friulana, nella varietà e nella complessità dei suoi campi, dall'oralità al costume, alle consuetudini. I suoi primi testi poetici escono nel 1952 e sono frutto dell'esperienza di un'autrice che condivide le esigenze innovatrici espresse sia da Pier Paolo Pasolini nell''Academiuta di lenga furlana', che da Giuseppe Marchetti. Nel 1989 raccoglie i versi pubblicati in precedenza e gli inediti nel volume 'In polvara e rosa' ('In polvere e in fiore'). Il suo più recente volume di poesie è 'Clusa' (2004). Nel 1988 è uscito 'La collezione Perusini: ori, gioielli e amuleti tradizionali', in collaborazione con Gian Paolo Gri. Nel 2001 ha curato la ristampa, arricchita, di 'Oh, ce gran biela vintura!...', testi di tradizione orale tra il Meduna e le convalli. Di recente ha ripreso ed ampliato le leggende dei castelli nel volume 'Raccontare di castelli in Friuli' (2002).
Luciano Fabro (1936-2007), dopo aver trascorso la giovinezza in Friuli si trasferisce a Milano nel 1959 dove diventa uno degli esponenti dell'Arte Povera, avviando una personale riflessione sul concetto di spazio e sulla sua fruizione. Alcune delle sue opere, realizzate in vetro, mettevano a confronto le opposte funzioni della trasparenza e della specularità, mentre altre, in tubolari di ferro, erano estremamente condizionanti la percezione dello spazio in cui erano accolte. Negli anni Settanta si collocano opere incentrate sulle specificità linguistiche della scultura, con l'utilizzo di materiali come il marmo o il bronzo accanto a vetro, tela, seta. La dimensione ambientale assume notevole importanza nei lavori successivi ('Habitat') accanto alla riflessione sulla prospettiva classica, evidenziata e messa in discussione in lavori come 'Paolo Uccello 1450-1989', al Castello di Rivoli (1989). Negli anni Novanta ha esposto in musei di grande prestigio internazionale (San Francisco Museum of Modern Art nel 1992; Centre Pompidou nel 1996, Tate Gallery nel 1997). Ha partecipato a manifestazioni internazionali come la Biennale Arte di Venezia e Documenta a Kassel.
Claudio Magris è nato a Trieste il 10 aprile 1939. Ha insegnato Letteratura tedesca all'Università di Torino e di Trieste. È Accademico dei Lincei e di altre accademie italiane ed estere. Ha ricevuto numerosi premi, fra cui il premio 'Strega', il 'Praemium Erasmianum' e il 'Principe de Asturias'. Collabora con "Il Corriere della Sera". Fra i suoi libri: 'Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna' (1963), 'Lontano da dove' (1971), 'L'anello di Clarisse' (1984), 'Illazioni su una sciabola' (1984), 'Danubio' (1986), Un altro mare (1991), 'Microcosmi' (1997), 'La mostra' (2001), 'Alla cieca' (2005).
È un’opera di taglio specialistico-accademico. Appartiene cioè al versante semiotico-linguistico della produzione di Paolo Jachia. Così l’autore: «L'analisi del Fu Mattia Pascal non vuole tanto o solo mostrare la sua “appartenenza” al modo carnevalesco e al genere del romanzo polifonico quanto e piuttosto la proficuità che questo tipo di lettura “bachtiniana” può portare alla comprensione di un testo fondamentale sia per la storia di Pirandello che per quella del genere romanzo ». Così invece, sempre nelle parole dell’autore, viene descritto l’esito sorprendente della ricerca: «I testi evangelici (e di conseguenza la figura di Cristo) sono un imprescindibile punto di riferimento dell’intero romanzo pirandelliano, caratterizzato non casualmente e per ben due volte, da passione morte e risurrezione del protagonista, una volta sotto il nome di Mattia Pascal, l’altra sotto il nome di Adriano Meis».