Da qualche tempo un microscopico virus tiene sotto scacco sette miliardi e mezzo di individui della specie in assoluto più dotata di risorse tecnologiche, facendo vacillare la sua arrogante pretesa di dominare la Terra. Invece che indagare le vere cause della pandemia, i sapiens hanno cercato dei capri espiatori cui addossare la colpa - la mancanza di un sistema sanitario globale, gli esperimenti nei laboratori, le scarse condizioni igieniche della parte più povera del mondo - dimenticando che non si tratta di un avvenimento straordinario. Le pandemie, infatti, hanno una storia antica quanto l'umanità e, pur avendo implicazioni in ogni campo della vita sociale e politica, sono un fenomeno fisico che riguarda principalmente la scienza e che va dunque trattato come tale. Proprio alla luce del metodo scientifico, Mario Tozzi ci racconta cosa sta accadendo sul pianeta, focalizzandosi non tanto sugli aspetti biomedici della pandemia, quanto su quelli ambientali, ecologici ed evolutivi, nella convinzione che la storia - non solo degli uomini, ma anche della Terra - possa insegnarci molto sull'origine e sul rapporto che abbiamo con le malattie epidemiche. Come nascono, dunque, le pandemie? I virus sono intelligenti? E cosa si dovrebbe fare per trovare un equilibrio con il Covid-19? Con la chiarezza espositiva che lo contraddistingue, l'autore esamina teorie antiche e recentissime, valuta ipotesi confermate o contraddette dai dati, ma soprattutto cerca di sgomberare il campo dalle forzature mediatiche e dalle fake news, consapevole che distinguere tra informazione vera e disinformazione sia il dovere di chiunque faccia divulgazione scientifica. E conclude che cancellare i virus non sarà mai possibile, né sarebbe giustificato, poiché sono parte integrante della natura: ciò che possiamo fare, piuttosto, è imparare a conoscerli, tutelando per prima cosa l'ecosistema in cui tutti noi viviamo. Invece, la scomoda verità che emerge è che abbiamo accettato limitazioni e sacrifici provvisori solo perché abbiamo visto la nostra vita in pericolo, ma non siamo ancora disposti a cambiare in via definitiva le nostre abitudini per arrestare la distruzione del mondo, che ha esattamente le stesse cause delle pandemie.
Appassionante come un romanzo, ma scrupoloso nella ricostruzione dei fatti come un saggio storico, il libro fa luce sui quei primi quindici anni drammatici del secolo XIX che cambiarono il volto dell’Europa. Per avvicinare la storia al grande pubblico, sceglie lo stile narrativo. I dialoghi e gli avvenimenti scorrono davanti al lettore come un film o un’opera teatrale. Sullo sfondo si agitano grandi personaggi: gli ambigui Talleyrand e Fouché, il principe di Metternich, Joséphine de Beauharnais e Maria Luisa d’Asburgo, i cardinali Consalvi e Fesch, la madre e i familiari di Napoleone.
È possibile rendere più accattivante l’ora di Religione? Sì, si può. E lo dimostra questo quaderno attivo che traduce il messaggio della Pasqua, il più grande mistero della vita cristiana, con le originali icone “scritte” da Isaac Fanous, fondatore della Scuola di Iconografia Copta contemporanea. Il sussidio è pensato sia per l’insegnamento, che può contare su una guida pratica bene fatta, che per gli studenti, che attraverso le immagini e i disegni possono conoscere più facilemnte i fatti principali della Pasqua e cioè: l’ingrasso in Gerusalemme, l’Ultima Cena, la preghiera di Gesù nell’Orto degli Ulivi, la crocifissione, la Risurrezione.
Una rilettura originale, che "riconsegna" al lettore un Agostino "contemporaneo", più che "moderno", nella concretezza della sua esperienza umana e nei complicati percorsi della sua cosiddetta "conversione". Al di là della distanza dei secoli che ci separano, Agostino ci conduce ad una radicale riscoperta dell'esperienza religiosa, sul filo di alcune immagini, come quella dell'abisso del cuore che "grida" a un altro Abisso onnipresente. L'autrice conduce il lettore a "leggersi" con gli stessi occhi di Agostino, con la sua lucida capacità di introspezione che precorre le intuizioni della psicanalisi. Possiamo così specchiarci nell'autenticità della confessione con cui Agostino si affianca a ciascuno di noi, nello stesso momento in cui parla con Dio. Per quanto riguarda l'educazione e l'insegnamento, l'autrice ci rivela, in questo grande intellettuale della tarda antichità, quello che oggi definiremmo un "professionista riflessivo". Per Agostino, l'attività di insegnamento e la catechesi, con la scoperta del funzionamento degli "ampi penetrali della memoria", costituivano già un'avventura dell'intelligenza e la materia di una raffinata teoria pedagogico-didattica, che ci viene adesso restituita con le parole della nostra esperienza. Infatti, pur nella fondata scientificità del contenuto, lo stile di scrittura, il linguaggio concreto e immediato dell'autrice, permettono una lettura "leggera" anche a un lettore non specialista, purché sia "curioso" dell'umano e interessato ad una "ragione aperta".
Forse non ci hai mai fatto caso, ma tu sei come un albero: la colonna vertebrale è il tuo tronco, la pelle è come la corteccia, il tuo cuore ti dà forza e sostegno, come la linfa. E, come te e tutti gli uomini, anche gli alberi sono esseri sociali. Comunicano tra loro, condividono cibo e risorse, si prendono cura l'uno dell'altro e, quando sono insieme, sono più forti. Con i testi poetici di Maria Gianferrari e le illustrazioni di Felicita Sala, una celebrazione delle creature più sorprendenti della natura, per ammirarne la bellezza e la maestosità, e imparare da loro come diventare una persona migliore. Età di lettura: da 3 anni.
Davvero grande è il mistero di Pasqua! Inesauribile, provocante, sorprendente. La Pasqua è evento eternamente presente, profumo di ogni i state, senso autentico di ogni giorno della vita del credente. Il mistero che essa racchiude e di svela invita a piegare le ginocchia; a lasciarsi invadere dallo stupore che solo la contemplazione genera; ad inebriare sensi, mente, e cuore della drammatica bellezza, della graziosa condiscendenza, della inguaribile amorosa follia di cui è intriso, narrando ciò che dell'eterno amore è apparso nel tempo. Seduce la Pasqua, e chiede di fissare lo sguardo sul volto sfigurato e trasfigurato di un dio che si mostra vulnerabile nello splendore delle sue piaghe, innamorato nel canto che intona per la sua sposa. E’ un invito, la Pasqua, a gustare in estasi l’arcobaleno che incornicia il Golgota e il giardino, la croce e la tomba vuota, le tenebre del venerdì e lo splendore dell'alba della risurrezione. Al mistero di Pasqua ci si può accostare in due modi, o considerandolo nel suo insieme, oppure scrutandolo nei suoi particolari, che sorprendentemente aprono scenari spesso inediti. L’autore fa sua questa seconda modalità. Il mistero Pasquale viene di volta in volta gustato a partire da un elemento particolare: le vesti, lo squarcio, unguento, il canto, le donne, le folle, il grembiule, il catino, il velo del tempio, il sangue, la memoria, il presente, il futuro. L'immersione nel frammento permette il racconto di una esperienza mai detta fino in fondo, impossibile da dirsi per intero, che si può solo evocare con pudore e pur con audacia.
“Far conoscere il mistero di Giuda” è uno degli scopi dichiarati dell’opera valtortiana, dalla quale abbiamo tratto interi capitoli, o brani di capitoli, che riguardano la vicenda terrena dell’Iscariota nei tre anni della vita pubblica di Gesù.
Il Libro della Doctrina puerile è una versione in volgare toscano della Doctrina pueril di Raimondo Lullo. Scritta in catalano tra il 1274 e il 1276, la Doctrina pueril è un trattato pedagogico in cui i fondamenti della fede e del sapere del tempo convivono in un unico sguardo d’insieme. Ebbe un’ampia diffusione, come testimoniano le traduzioni in occitano, latino e francese promosse dall’autore stesso e dai suoi collaboratori. Da una versione occitana deriva la redazione, datata 1379, che viene qui pubblicata per la prima volta sulla scorta dell'unico esemplare a noi pervenuto nel codice Riccardiano 1367. Il manoscritto è una copia del 1418 sopravvissuta alla condanna di eresia inferta ad alcune proposizioni della Doctrina pueril dall’inquisitore Eimeric nel suo Directorium inquisitorum del 1376.
Il testo propone un discernimento teologico, almeno tendenzialmente transdisciplinare, dell’originale esperienza mistico-spirituale di don Guido Bortoluzzi (1907-1991) consegnata nei testi della sua Genesi biblica. Esso mostra come, superato un iniziale e comprensibile sconcerto, questa esperienza sia sorprendentemente in grado di illuminare complesse tematiche attinenti alla teologia della creazione dell’essere umano sessuato divenute oggi cruciali, visto l’affermarsi di una biopolitica transessuale dai tratti sempre più fortemente anticristici.
L'icona di Giuseppe, padre affidatario di Gesù, si presta ad accompagnare ognuno di noi in questo cammino, che vede uomini e donne a cavallo di due millenni, come Giuseppe. Giuseppe che trasforma una nobiltà di stirpe in nobiltà di spirito. Che feconda il proprio essere giusto con l'apertura all'amore. Che tace perché ascolta la Parola incarnata in un fragile bambino. Che si innamora ed è traumatizzato dalle sue umane aspettative, che è turbato e preso dal dubbio, che domanda, che dorme, sogna, ascolta e interpreta. Che prende con sé. Che contempla e medita. Che ama senza possedere. Che obbedisce, si alza, parte e va in terra straniera. Che ritorna e trova la giusta dimora. Che lavora, istruisce, attende in una trasfigurata quotidianità. Giuseppe siamo noi, il suo cammino è il nostro cammino, il suo sogno è il nostro sogno.
Tutti la chiamano Willy, ma lei si chiama Antonia come ha voluto la donna che l'ha messa al mondo e subito abbandonata in un istituto di Rotterdam, in Olanda. Siamo agli inizi del Novecento e la famiglia che l'ha adottata si trasferisce negli Stati Uniti in cerca di fortuna. A New York, Antonia viene indirizzata giovanissima alla carriera sicura di dattilografa da una madre adottiva assai poco amorevole. Ma le sue mani, che battono rapide sulla tastiera, nascondono ben altre doti. Perché nella Terra delle grandi opportunità, anche Antonia ha un sogno da realizzare: diventare una direttrice d'orchestra. E quando lascia l'ufficio, corre al suo secondo lavoro di maschera in una sala da concerti, per pagarsi le lezioni di pianoforte. Nel 1926, dopo un durissimo esame di selezione, Antonia viene ammessa (unica donna) al più maschile dei corsi di una maschilissima istituzione: la classe di direzione d'orchestra al Conservatorio della città. E sarà solo l'inizio di un percorso solcato da innumerevoli ostacoli e pregiudizi. L'incontro fortuito con il rampollo di una famiglia di aristocratici non le sarà d'aiuto, ma le dischiuderà le vette e gli abissi dell'amore. Quando però perde il lavoro e la madre la caccia di casa, si trova davanti a una scelta molto difficile. Partire per l'Europa e dedicarsi completamente alla carriera musicale, o restare negli Stati Uniti insieme all'uomo che ama? In un viaggio fra Vecchio e Nuovo Mondo, nel pieno fermento di un'epoca dove tutto sembrava possibile, seguiamo la vita avventurosa di Antonia fra mille peripezie. E ci emozioniamo davanti al coraggio e alla dedizione, alle lotte e alla caparbietà di una donna che rappresenta un vivido (e attualissimo) esempio anche a un secolo di distanza.
La Chiesa dichiara incessantemente la sua intenzione di dare maggior riconoscimento al suo interno al ruolo delle donne. Sebbene ci siano stati alcuni passi in questa direzione, essi rimangono incerti e spesso suscitano resistenze e opposizioni, a volte molto forti. Queste difficoltà, più profonde di quanto possa sembrare, testimoniano la difficoltà di pensare il femminile, paradossalmente tanto più celebrato quanto nei fatti ancora marginalizzato. In questo stimolante saggio, la teologa Anne-Marie Pelletier si propone di rivisitare alcuni momenti della storia del rapporto della Chiesa con le donne. L'autrice accompagna a mettere a fuoco come si sono formati i pregiudizi che continuano a condizionare la riflessione e a impedire i cambiamenti oggi necessari. Sebbene l'autrice non esiti a porre domande inquietanti, il suo obiettivo non è impantanarsi in un approccio polemico, né squalificare la preziosa eredità della tradizione. Si tratta piuttosto di comprendere che alcune convinzioni, spesso ritenute appartenenti alla rivelazione cristiana nell'ambito dell'antropologia, sono invece frutto di un adattamento della fede alle rappresentazioni culturali di un determinato momento. Diventa allora necessario ritornare alla fonte viva del Vangelo, affinché esso possa dispiegare la sua forza di novità e di vita in un tempo nel quale sono auspicabili anche coraggiosi mutamenti istituzionali. Prefazione di Vincenzo Paglia.