Il diritto ha sempre tentato di disciplinare il fenomeno della guerra, prima attraverso norme e principi di tipo legislativo, poi per mezzo di misure costituzionali. Il percorso di giuridificazione del conflitto armato è culminato, nel XX secolo, nello ius contra bellum, il diritto volto a contrastare (e non più semplicemente a regolare) il conflitto, conseguenza diretta dei fantasmi di apocalisse finale. Mario Fiorillo ripercorre in questo volume l'evolversi del confronto tra il diritto e quel particolarissimo campo dell'agire umano che è il fatto bellico. La sua analisi da una parte passa in rassegna le diverse forme di legittimazione della guerra, delle sue cause e dei suoi fini, elaborate nei secoli dal pensiero occidentale, e dall'altra ricostruisce storicamente il processo di strutturazione giuridica del conflitto armato e delle sue modalità. L'autore si sofferma in particolare sui conflitti armati delle comunità globalizzate contemporanee, divise fra tradizionale garanzia dei diritti e ossessione di sicurezza. Dall'equilibrio del terrore della guerra fredda si è approdati oggi a un terrore senza equilibrio, una cortina di paura e panico che avvolge il mondo occidentale e che si richiama ancora una volta al diritto in cerca di legittimazione.
Questa storia si svolge nell'arco di un'unica giornata: il 2 agosto del 1980. Il giorno della strage di Bologna. Sono le otto di mattina, la periferia romana sonnecchia nell'afa. I Di Giacomo stanno facendo gli ultimi preparativi prima di partire per le vacanze. Matilde fa un veloce saluto a Marta, la vicina di casa, e come sempre si ritrova a invidiare la sua famiglia allegra e numerosa e il corpo procace esibito senza vergogna. Non può immaginare di essere a sua volta invidiata da Marta, che spesso si sorprende a sognare una vita ordinata e tranquilla come quella dell'amica. Soprattutto oggi, che ha scoperto di essere di nuovo incinta e all'idea di ricominciare un'altra volta da capo si sente male, con tutti i pensieri che le danno le sue figlie. Specialmente Gianna, che studia lettere a Bologna e con lei ha sempre avuto un rapporto difficile. Alle dieci passate, mentre Matilde e i suoi sono incolonnati nel traffico, Gianna, da un'aula universitaria di Bologna, sente le sirene attraversare la città. Il professore sospende la lezione, "è successo qualcosa alla stazione", pare sia scoppiata una caldaia o una bombola di gas. Alla ragazza basta un istante per capire che è sfuggita all'incidente per puro caso. I Di Giacomo apprendono la notizia in macchina, alla radio. E, per uno scherzo del destino, in quel momento anche la loro vita subirà uno strappo definitivo. Dalla stazione si alza una colonna di fumo, gli autobus si improvvisano ambulanze, e tra la folla cominciano a circolare le prime voci: "non può essere una caldaia, è un disastro", "una bomba, un attentato". Sotto le macerie sono in tanti, alcuni vengono estratti vivi. Tra loro c'è Marina, vent'anni, fresca di assunzione alla contabilità. Ma, a differenza delle sue colleghe Euridia, Rita, Mirella, Franca, Nilla e Katia, lei d'ora in avanti dovrà imparare a sopportare il ruolo, "del tutto fortuito, della sopravvissuta e della testimone". La sua, in mezzo alle tante storie possibili di questo romanzo, è una storia vera. Maria Pia Ammirati, con la sua lingua empatica e vitale, ha scattato un'istantanea feroce dell'Italia di quel giorno. Ma Due mogli è anche una toccante riflessione sul ruolo che il caso e il destino giocano nelle nostre vite, una partitura a più voci - incredibilmente attuale - in cui le deflagrazioni della grande Storia si sovrappongono al rumore sottile delle piccole storie di persone comuni.
Il metodo dell'antropologia è il metodo etnografico, cioè quel particolare modo di fare ricerca che consiste nell'osservazione di una realtà sociale di cui l'osservatore stesso entra a far parte. "Fare antropologia" parla dunque di un insieme di metodiche, strumenti e capacità che rendono possibile a un ricercatore la partecipazione attiva in un contesto sociale, attraverso l'implicazione diretta nel setting della ricerca. In particolare: presenta un profilo storico del problema del metodo in antropologia, in relazione ai grandi dibattiti connessi al cosiddetto "metodo comparativo" che si sono sviluppati tra Ottocento e Novecento; definisce e analizza la nozione di terreno in antropologia e il concetto di fonti della ricerca antropologica (quelle orali in particolare); tratta in modo essenziale le principali metodologie e le tecniche di osservazione e di rilevazione dei dati.
Un libro scritto da tre donne che riflettono sulla condizione della donna nel mondo.
Autore:
Mario Ghiretti
Nato a Parma nel 1946. Formatosi presso il Teatro Universitario di Parma, di cui è diventato direttore nel 1969, ha insegnanto in istituti superiori fino al 1980. Sempre nello stesso anno – tra i primi in Italia - utilizza la tecnica multivisiva come strumento narrativo. È sceneggiatore e produttore di programmi e documentarista. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1986 e a Photokina di Colonia nel 1988. Viaggia in molti paesi africani e progetta eventi visivi sulle realtà di quel continente. In uno di questi viaggi conosce Antonino Melis detto Tonino, e scrive la sceneggiatura di L’uomo che cerca parole.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
Caro sardo, sto pensando di inserire un intermezzo nella sceneggiatura, un soliloquio. Con la seguente motivazione: tutti gli uomini hanno bisogno di un contatto ravvicinato, chi sceglie la psicanalisi e chi la Madonna, e chi sceglie di non scegliere.
Cosa sceglie un missionario sardo in mezzo alla savana del Nord Camerun quando deve confi darsi? Un missionario si rivolge a un altro missionario.
E se il secondo manca o è lontano da raggiungere?
Allora fate come Melis il sardo, rivolgetevi direttamente a Colui che abita nel cielo.
Ma per farlo salite sopra il tetto di casa, dove c’è una piccola terrazza diffi cile da raggiungere e arredata con un lettino da analista, o con una sedia a sdraio, oppure con niente.
Sarebbe assurdo un soliloquio dentro le mura di casa, forse si usa nelle metropoli occidentali ma in Africa no, serve la visione dello spazio naturale e la sua copertura celeste.
Serve un terrazzo. Serve la notte. Il sardo parla alla luna per parlare a Dio. Pensi che questo territorio sia praticabile?
Tu e il tuo presente, un sardo prete nel buco del mondo.
Rispondimi via radio, alla solita ora.
Un "visibile sentire" affiora dalle rime che devono l'esistenza alla storia dell'immagine della Madonna dei Monti di Roma: dalla "stupefacente" scoperta del dipinto, origine di una devozione sincera, che si espande a macchia d'olio e si raffina, fino al configurarsi di una preghiera ad Virginem, unica Theotókos nella molteplicità di immagini rappresentata. Nell'insieme queste liriche cinquecentesche delineano un iter fisico (al tempio terrestre) e spirituale (al tempio celeste), un viaggio interiore scandito tra le righe dalla simbologia numerica, che emula fonti note, non solo letterarie. L'iconografia "disegnata" dai versi invita il lettore a porsi in un'ottica visiva: guardare, giudicare, discernere, come il critico d'arte i dipinti (ut pictura, poësis). Viceversa l'osservazione dell'affresco alla luce della poesia suggerisce la ricerca del suo senso profondo. Voci d'epoca conducono così per mano lo studioso e il pellegrino nella "salita ai Monti" per una singolare visita guidata. Prefazione e riproduzioni fotografiche di Federico Corrubolo.
Oggi, più che mai, le "buone notizie" fanno notizia. L'informazione quotidiana, tramite i vari media, di certo non rende un buon servizio in questo senso. Invece, le notizie positive, ogni qual volta si celebra la vita nelle piccole e grandi scelte, sono davvero il sale della vita. Danno conforto e speranza, fanno riscoprire gli aspetti più umili e sinceri dell'esistenza. Una donna, un'autrice che da sempre ama scrivere, propone diversi quadri del suo percorso esistenziale e professionale e da ciascuno trae argomenti di fiducia verso il futuro. Tra questi si segnala l'ampio ritratto dedicato ad Enrico Mattei, figura di grandissima importanza nell'Italia del dopoguerra ed ancora oggi esempio di imprenditore al servizio della comunità. Ed anche la testimonianza della lotta che la stessa Maria Adduci sta portando avanti nella sua personale vicenda di assistenza al marito da oltre quattro anni in stato vegetativo. Storie personali, storie che interpellano ognuno di noi.
Non una storia, neanche la Storia del Teatro-ragazzi italiano ma un contributo da cui partire per rendere merito finalmente ad un teatro spesso dimenticato che ha attraversato con la sua forza creativa la scena italiana per cinquant'anni. Un atlante dunque del teatro-ragazzi italiano che, attraverso gli spettacoli che hanno marcato in senso innovativo un percorso lungo e meraviglioso, in molti momenti capace di influenzare tutto il teatro italiano, possa contribuire ad indicare un sentiero che con gli altri confluisce perfettamente e con onore nella strada maestra della storia dello spettacolo dal vivo in Italia. La scelta ovviamente è in parte soggettiva, compiuta da un operatore, da un appassionato che da quarant'anni segue da vicino questo teatro nonostante tutto ancora vitale e necessario. Scelta dunque senz'altro parziale ma che per la prima volta suggerisce un itinerario credibile in cui è possibile riconoscere stili, contenuti e metodologie di un teatro che ha scelto di definirsi per un destinatario quanto mai speciale: il mondo dell'infanzia e della gioventù.
La historia del proceso y condena de Galileo Galilei (1564-1642) continúa siendo un tema de actualidad. Juan Pablo II, siguiendo el surco del Concilio Vaticano II, quiso, en 1979, que teólogos e historiadores examinaran a fondo el caso Galileo. El resultado fue la creación de la Comisión de Estudio del Caso Galileo, dirigida, en su última etapa, por el cardenal Paul Poupard y clausurada solemnemente en el Vaticano en 1992. La presente obra reconstruye de manera minuciosa la trayectoria de dicha Comisión a partir de documentos de archivo y examina críticamente sus realizaciones. Con ello se ofrece a los investigadores un material inédito que permite valorar adecuadamente el intento del Vaticano por afrontar, crítica y serenamente, su papel en el complejo caso Galileo, al tiempo que aporta nueva luz sobre su secular historia.
Mariano Artigas (1938-2006) fue profesor de Filosofía de la Ciencia en las Universidades de Barcelona y de Navarra. Autor de numerosas publicaciones sobre ciencia y religión, entre las que destaca The Mind of the Universe, era, en el momento de su muerte, uno de los mayores expertos en Galileo, sobre el que escribió una importante trilogía, de la que forma parte esta obra.
Melchor Sánchez de Toca (1966) es subsecretario del Consejo Pontificio de la Cultura. Es autor de diversos artículos sobre las implicaciones de la cultura científica y director del proyecto STOQ, un programa de investigación en ciencia y religión llevado a cabo en colaboración con las universidades romanas.