Questo libro cerca di fornire un quadro del tema dei poveri e della povertà, partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa e da una comparazione con l'attuale situazione e le problematiche a essa connesse. Il servizio ai poveri e la ricerca della povertà, uniti inscindibilmente, formano il tessuto e l'intreccio di questo scritto - che spazia dall'ambito mondiale alle trame della povertà calabrese, nel più ampio contesto meridionale. Le riflessioni degli autori si sviluppano soprattutto nella dimensione etico-politica e tendono a mostrare le responsabilità e le possibili soluzioni a livello personale, comunitario, nazionale e mondiale. L'amore preferenziale per i poveri che promuove la carità e la giustizia - aspetto teologicamente nuovo come elemento intrinseco all'evangelizzazione - reclama quelli che sono i caratteri e le manifestazioni del vero sviluppo di ogni uomo e di ogni ambiente umano.
Desde una visión cristiana, el autor analiza las principales ideologías contemporáneas, la crisis de la cultura de la Modernidad en el siglo XX y la relación entre la Iglesia Católica y el mundo contemporáneo.
L'evangelista Giovanni accompagna dentro il mistero di Dio che ama l'uomo fino a dare se stesso; l'apostolo Paolo completa il percorso con la sua riflessione sull'amore, su Dio che è amore, sui comportamenti che l'innamorato è tenuto ad avere o a evitare. Per questo l'autore associa le sue meditazioni su passione, morte e risurrezione di Gesù in Giovanni a quelle sull'inno all'amore in Paolo. Attraverso le reazioni dei vari personaggi che si avvicendano negli ultimi giorni di Gesù, anche il lettore è chiamato a interrogarsi sul suo atteggiamento: sono forse io il Giuda che tradisce, il Pietro che rinnega, il Pilato titubante? Sono la Maddalena a cui Gesù affida il messaggio della risurrezione? Il CD allegato al volume propone le registrazioni delle meditazioni, tenute durante il tempo di Quaresima 2011.
Il libro affronta il problema della tossicodipendenza dal punto di vista della psicologia culturale che, come ricorda Bruner, si fonda sull'assunto che la mente non può esistere senza la cultura, in altre parole senza il sistema simbolico condiviso dai membri di una comunità culturale. In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è letto e interpretato in relazione alle trasformazioni promosse nelle culture sociali dei paesi industrializzati dalla modernità e in particolare dalla desacralizzazione. La tesi sviluppata nel libro è che la tossicodipendenza come epidemia sociale sia il frutto della crisi del sacro prodotta dalla modernità. Su questo sfondo sono descritte le droghe utilizzate in questa fase storica, la loro farmacodinamica e farmacocinetica, le attese dei consumatori, i loro effetti sulla persona insieme alla rassegna delle principali teorie psicologiche e psicopatologiche che sono state elaborate per cercare di spiegare il consumo delle sostanze stupefacenti e psicotrope e individuare le vie della prevenzione e della cura. Tra queste ultime sono analizzate in modo particolare le vie comunitarie. Infine, è sviluppato un modello di prevenzione il cui nucleo è stato approvato dalla Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze di Genova del 2000 e di cui l'autore del libro è stato l'estensore
Anche nel Medioevo troviamo donne disposte a vendere il proprio corpo «pro pretio, lucro et questu»: condannata e ritenuta una vergogna, la prostituzione era però considerata ineliminabile e persino necessaria. Giustificabile, perché salvava da mali peggiori come la corruzione delle vergini e delle spose e «l'abominevole vizio della sodomia». Ma qual era la posizione della Chiesa e dei pubblici poteri nel regolare questo fenomeno divenuto assai rilevante? Nel Trecento, infatti, si assiste ovunque in Europa al proliferare dei postriboli, a volte quasi piccole fortezze del piacere, a volte strade o quartieri riservati, e la vita delle donne pubbliche - forestiere o straniere, spesso sopraffatte dai debiti - dentro e fuori fu sottoposta a rigide norme.
Carmela Cristiani nacque ad Andria nel 1922 da una famiglia numerosa. Pur sentendo forte la vocazione alla vita claustrale, fu persuasa dalla sorella suora ad entrare nella Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza. Competente e generosissima, svolse il suo servizio di infermiera con amore e totale dedizione. Offrì con amore al Signore la sua malattia e la sua morte per la causa dell'Unità dei cristiani.
L'Opera affronta i temi dell'esperienza emotiva, psicologica ed esistenziale propria della famiglia adottiva. In partenza c'è la coppia aspirante l'adozione e, al vertice, il bambino che attende di essere adottato. Il viaggio che porterà l'uno incontro all'altro parte dalle radici di ognuno dei protagonisti per arrivare alla raccolta dei frutti di una particolare pianta. Questo albero ha bisogno di crescere diritto, con nutrimento e consapevolezza. L'autrice, che sta dedicando la sua vita professionale, e la sua esperienza umana, alle famiglie e ai bambini adottivi attraverso il Servizio Adozioni del Comune di Perugia (ma non solo), parla al cuore e raggiunge il lettore a prescindere dal suo credo religioso e politico.
In questo piccolo, bellissimo libro, Marie-Vincent Bernadot O.P., commentando molti passi del Nuovo Testamento, spiega come l´aspetto principale dell´Eucaristia sia il processo con cui Cristo, presente nel pane e nel vino consacrati, ci assimila a Sé: si unisce a noi in modo intimo e permanente con la sua vita, le sue azioni, il suo mistero. ?Un vero capolavoro.
Marie-Vincent Bernadot - Nacque il 14 giugno 1883 nei pressi di Montauban a 50 km a nord di Tolosa. Dopo essere diventato sacerdote nel 1906, e vicario della sua diocesi, nel 1912 a ventinove anni chiese di entrare nell’Ordine dei Predicatori attratto soprattutto dalla vita contemplativa. Entrò nel noviziato del Convento di San Domenico di Fiesole e poi proseguì i suoi studi teologici a Roma presso l’Angelicum. Ritornato in Francia fu assegnato al Convento di Saint-Maximin in Provenza, di cui fu più volte priore. Durante questi suoi primi anni di vita religiosa, grazie all’aiuto finanziario di alcuni laici domenicani, pubblicò due dei suoi più famosi libri: Dall’Eucaristia alla Trinità e L’Ordine dei Frati Predicatori. Il notevole successo di questi due libri e la triste constatazione della rapida diffusione delle dottrine materialiste e anticristiane spinsero Bernadot a impegnarsi in un’impresa molto più ampia e durevole, la pubblicazione della rivista La Vie Spirituelle e successivamente di un’altra rivista La Vie Intellectuelle. L’11 ottobre 1929 apre alla periferia di Parigi la casa editrice Les Editions du Cerf, che ben presto diventerà la maggiore casa editrice cattolica francofona. Morì il 25 giugno 1941.
Molte tra le persone che collaborarono strettamente con padre Bernadot ammiravano in lui non solo il profondo spirito di preghiera e lo slancio apostolico, ma anche la sua tenacia, la sua perseveranza, per non parlare della sua natura sognatrice, della sua caparbietà e della sua audacia, che, se anche a uno sguardo puramente umano potevano sembrare manifestazioni di incoscienza un po’ infantile, si rivelarono invece con il passare del tempo delle straordinarie qualità messe a servizio di Dio e della sua Chiesa.
«Il quesito “fino a quando” allude alla valutazione della possibilità di rinunciare a un trattamento attraverso il rifiuto ad iniziarlo o la sua sospensione. L’azione omissiva ordinariamente concorre, anche se non in via esclusiva, ad abbreviare la vita di una persona.Tale atto può essere considerato eutanasico, ossia manifesta la volontà di porre fine alla vita di una persona? Se vi è una condivisione sull’affermazione generale che non ogni atto di rinuncia configura un’azione eutanasica, aperto è il dibattito sui criteri che consentono la distinzione fra i due gesti, rendendo l’uno moralmente e giuridicamente accettabile, l’altro riprovevole e da perseguire penalmente. Questa appare essere oggi la questione seria, sia eticamente che giuridicamente, intorno alla problematiche legate alla fase finali della vita». (Dalla Prefazione)
desTinaTaRi
Ampio pubblico.
Autori
Mario Picozzi. Professore associato presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Con le Edizioni San Paolo ha pubblicato Gianna Beretta Molla. La vita di famiglia come vocazione (2007).
Vanna Consolandi
Silvia siano
Il pontificato di Paolo VI ha rappresentato per molti osservatori il rinnovamento di una Chiesa che sembrava lontana dalle istanze del mondo secolarizzato. Al tempo stesso, la sua elezione al soglio pontificio ha segnato un momento di stretta continuità per i lavori del Concilio Vaticano II, convocato dal suo straordinario predecessore, Giovanni XXIII. Proprio alla volontà e alla forza riformatrice di Giovanni Battista Montini si devono le grandi innovazioni in virtù delle quali è ancora possibile domandarsi fin dove possa condurre lo spirito conciliare sempre presente nella Chiesa. Possiamo considerarlo il Papa che ha fatto entrare la Chiesa nella modernità. Da queste pagine emerge il ritratto di una personalità dal carattere affettuoso, portatrice di una concezione sublime del papato cui va aggiunta un'immensa capacità di amare e servire l'umano. Un pontefice che ha saputo rivedere formule, abiti, linguaggi e costumi percepiti quasi come anacronistici nel mondo contemporaneo, raggiungendo quell'assoluta semplicità necessaria alla trasmissione di una profonda spiritualità e di una carità vissuta e praticata.
A LENE, CARISSIMA FIGLIA, CHE ANCORA OGGI MI INSEGNI CHE C’È DEL BUONO IN QUESTO MONDO LADRO… E COME SEMPRE MI DICEVI QUANDO ERI SU QUESTA TERRA; CHE ANCORA CONSERVO NELLA MIA ANIMA LA TUA FRASE…“ DAI PIGNAAAAAA” CON TUTTE LE “A” CHE HAI VOGLIA DI METTERCI.
IL TUO PAPÀ PER SEMPRE