
Pubblicato per la prima volta nel 1977, "Dispacci" è il doloroso reportage di un giornalista che tra il 1967 e il 1969 trascorse un anno e mezzo in Vietnam, come corrispondente di guerra, al seguito delle truppe americane. Attraverso le stesse parole, crude e dirette, dei soldati con cui condivise pericoli e fatiche quotidiane, Michael Herr registra e racconta in queste pagine l'allucinante sequenza di crudeltà di cui furono responsabili, e a loro modo vittime, i giovanissimi americani arruolati nell'esercito, brutalmente scaraventati da una realtà rassicurante nel groviglio di una giungla misteriosa e nel pieno della follia bellica. Considerato uno dei testi più potenti sugli orrori del conflitto e sulla violenza di un periodo storico ancora molto vicino, il libro di memorie di Herr affianca alla testimonianza e al valore storico del documentario la riflessione lucida e disperata di un osservatore d'eccezione sull'esperienza della morte e della guerra. Introduzione di Roberto Saviano.
Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Cavour di fronte alla costruzione dello stato unitario; l'approdo dei cattolici di Sturzo alla politica; Mussolini e l'ascesa del fascismo, l'entrata in guerra dell'Italia e la diffìcile pace; Aldo Moro, Berlinguer e il compromesso storico; Craxi e la fine della prima repubblica; Berlusconi e la sua discesa in campo; D'Alema che porta al potere gli ex comunisti: sono le tappe fondamentali della politica dell'Italia unita, tutte segnate da memorabili discorsi, spesso citati ma difficilmente reperibili. In questo volume un esperto giornalista e politologo ne raccoglie ventuno tra i più importanti offrendo al pubblico la testimonianza storica sui momenti nodali del nostro recente e recentissimo passato.
All'indomani dell'armistizio l'Italia si presenta divisa in due: a Nord quel che resta del fascismo, con la Repubblica sociale, e a Sud il Regno, con un governo fantoccio imbastito dagli americani. Il nemico di ieri è divenuto il liberatore di oggi, mentre l'esercito alleato si è trasformato in occupante. Romano Bracalini ricostruisce, grazie anche a documenti inediti e articoli di giornale dell'epoca, i quasi due anni di occupazione militare alleata al Centro e al Sud del nostro paese. Quello che ne esce è un quadro di devastazione materiale e morale. All'iniziale entusiasmo per l'ingresso dei "liberatori" e la fine della guerra fa seguito un periodo di incertezza, violenza, disillusione e grande penuria. Le infrastrutture sono state distrutte dai bombardamenti, le condizioni igieniche precarie scatenano epidemie, mancano il cibo e l'acqua, prospera il mercato nero, impera l'arte del sopravvivere, e persino le relazioni sociali assumono un carattere spesso commerciale: la prostituzione offre vie di fuga dalla miseria, annunci privati offrono matrimoni a condizioni economiche vantaggiose.
Tra il 1945 e il 1989 si è consumato uno dei più lunghi e tormentati conflitti della storia: la guerra fredda. Se alla fine della seconda guerra mondiale le intenzioni comuni di Stalin, Truman e Churchill erano orientate alla realizzazione di un sistema internazionale pacifico e cooperativo, nei fatti i diversi orientamenti di fondo e gli interessi divergenti produssero una situazione completamente diversa: un mondo instabile e sempre sull'orlo di una catastrofe. Le posizioni opposte di USA e URSS rispetto alle grandi crisi internazionali, la nascita della NATO e del Patto di Varsavia, la corsa agli armamenti e lo sviluppo di sempre più sofisticate tecnologie nucleari fecero sì che l'intero pianeta si trovasse diviso tra due poli di uguale forza e potere, in una paradossale situazione di precaria ma in fondo durevole stabilità: la concreta minaccia di uno scontro apocalittico tra due forze di peso analogo rese, infatti, necessarie alcune forme di cooperazione e aiutò a consolidare una linea di continua negoziazione. Con questo libro Lewis Gaddis ricostruisce nei dettagli un'epoca di grandi tensioni e di spaventosi rischi che si è conclusa improvvisamente nel 1989, lasciando dietro di sé un mondo senza equilibrio.
L'affermazione della soggettività e della libertà delle donne, i cambiamenti nelle relazioni tra i generi rappresentano uno dei grandi temi della storia contemporanea. La scena si apre a Londra, nel 1899, sul congresso dell'International Council of Women e si chiude sul passaggio al XXI secolo con uno sguardo alla molteplicità dei femminismi, alle differenze e alla pluralità delle storie. Tra Ottocento e Novecento, le donne diedero vita ad associazioni, movimenti, reti internazionali che elaborarono una specifica cultura politica, misurandosi con i processi di modernizzazione delle società occidentali, con le guerre mondiali e con le trasformazioni sociali ed economiche dell'ultima parte del secolo. L'opera offre un articolato percorso di lettura in cui la narrazione storica si accompagna a un'ampia raccolta di documenti (manifesti politici, brani di saggi, testimonianze letterarie), espressione delle idee, delle teorie ma anche dei sentimenti e delle inquietudini che attraversarono le vite femminili durante il XX secolo.
Annibale Gilardoni e Luigi Sturzo iniziarono a frequentarsi a Roma dal 1916 Gilardoni era segretario dell'Unione delle province d'Italia, avvocato di successo e libero docente all'Università "La Sapienza", e Sturzo vicepresidente dell'Anci e pro-sindaco di Caltagirone. Fu tale l'impressione della sua competenza in materia di autonomie locali, economia e finanza che nel 1919, pur essendo lui estraneo al mondo cattolico, Sturzo lo volle nel Partito popolare, di cui divenne deputato nel 1924. Piero Gobetti, nel 1925, lo segnalò tra gli "uomini nuovi" di quel partito che avrebbero meritato di guidare l'Italia. Redattore de "II Popolo", durante il fascismo denunciò con la stessa fermezza la riduzione dei redditi dei lavoratori e quella dei bilanci di comuni e province, l'orientamento del governo a favore dei grandi capitalisti e lo scandalo delle concessioni petrolifere attribuite alla Sinclair, condividendo con l'amico Giacomo Matteotti l'attenzione alle autonomie locali, alla politica finanziaria e alla corruzione. Aventiniano e antifascista, Gilardoni fu corrispondente di Sturzo in esilio. Le sue lettere narrano l'inconcludente attività politica dell'Aventino e gli esordi del regime fascista. Si tratta di pagine ricche di umanità e piene di sconforto per la tragedia che sentiva incombente; in esse traspare una profonda fede religiosa, che pure non gli impedisce di condannare il "tradimento" del Concordato del 1929.
Daniela Lombardi presenta l'evoluzione storica del matrimonio dal Medioevo a oggi. Il matrimonio ha costituito per secoli uno snodo essenziale nella vita delle persone, ma le forme di questo fondamentale rito di passaggio sono molto mutate nel tempo riflettendo non solo la trasformazione dei rapporti famigliari e tra i sessi, ma anche l'azione di disciplinamento esercitata dai poteri laici e religiosi sui comportamenti individuali. Il volume disegna un tracciato che parte dalla situazione d'età medievale in cui sposarsi era un processo diluito nel tempo, dalla promessa alla coabitazione, ed era sancito semplicemente dal consenso dei due partner e registrato come un contratto, passa all'età moderna in cui il matrimonio si afferma come fatto religioso con riti e regole severe, seppure con marcate differenze tra paesi cattolici e protestanti; e da ultimo conclude con la situazione contemporanea, che ha visto una secolarizzazione del matrimonio e un graduale affrancamento della sfera privata dalla regolazione giuridica dello stato.
Con grande chiarezza e taglio narrativo il volume racconta, ricorrendo a ogni genere di fonti, il cammino del nostro paese dal 1861, anno in cui venne proclamato il Regno d'Italia, ai giorni nostri, spingendosi fino alla crisi della Prima Repubblica. La lettura degli autori mette in risalto come alcune difficoltà del nostro presente abbiano radici antiche: accentramento e decentramento, questione meridionale e settentrionale, debito pubblico e deficit del bilancio, nazionalizzazione delle masse, partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica sono problemi che la classe dirigente ha dovuto affrontare fin dall'inizio. Altre sedimentazioni sono state lasciate dalle drammatiche vicende del Novecento. Ma l'Italia ha saputo sempre uscirne, dimostrandosi una società viva, in grado di trovare in sé la forza per rimediare agli errori e alle colpe della classe dirigente.
Il 14 luglio 1938 veniva pubblicato su un quotidiano di Roma un manifesto firmato da alcuni scienziati; in esso si proclamava la necessità di un razzismo italiano e si definivano gli ebrei come non appartenenti alla razza italiana. Quel manifesto segna l'avvio ufficiale di una campagna antisemita che il regime fascista aveva in realtà cominciato a orchestrare da mesi e che di lì a poco troverà il suo sbocco nelle leggi razziali che sancirono la discriminazione e la persecuzione degli ebrei. Con grande chiarezza e vigore espositivo, questo libro racconta come e perché il fascismo arrivò all'antisemitismo di stato, come fu orchestrata la propaganda e come fu realizzata la persecuzione dal 1938 fino al tragico epilogo della deportazione a opera dei tedeschi. A differenza di altri storici, che hanno messo in luce piuttosto le lunghe radici dell'antisemitismo fascista, l'autrice sostiene la forte rottura costituita dalla politica antisemita e ne individua l'origine nella necessità del regime di tenere il paese in stato di mobilitazione permanente.
Figure cariche di fascino e simbolismo, unti dalla Chiesa come rappresentanti del divino nella gestione del potere temporale, spesso venerati dal popolo come santi e guaritori: i re dell'Occidente medievale esercitavano un potere assoluto che incarnava in sé l'auctoritas e la potestas romane, ma riceveva nuova linfa e giustificazione dalla consacrazione religiosa. Erano re guerrieri che guidavano i loro uomini in battaglia, re laici che esercitavano un potere giuridico-sacrale ed erano, infine, i garanti della fecondità e della prosperità delle loro terre e dei loro sudditi.
In Italia tra Cinquecento e Seicento convivere senza essere sposati diventò un delitto, represso con asprezza dalle Curie vescovili, non dalle autorità statali. Scomuniche, irruzioni domiciliari, carcere, multe colpirono migliaia di coppie di fatto e raggiunsero presto chiunque vivesse relazioni proibite: anche gli amanti subirono in misura crescente conseguenze così pesanti. Ancor più rischioso fu difendere il diritto di vivere la sessualità in modo difforme dall'etica ufficiale. In quei casi interveniva l'Inquisizione e apriva processi d'eresia. Per la Chiesa il bilancio non fu lusinghiero: poche regolarizzazioni, contromisure dei conviventi spesso efficaci, vescovi appiattiti su logiche repressive. Per le coppie di fatto si moltiplicarono le sofferenze: famiglie distrutte, donne criminalizzate, bambini privati dei genitori. Ma molti difesero con forza le proprie scelte, anche perché il clero stesso aderì con freddezza all'accresciuto rigore dei vertici diocesani, e non mancarono reazioni dure, talora dissacranti. Le pagine di Giovanni Romeo, tessute di una ricchissima documentazione inedita, raccontano quell'aspra battaglia, con particolare attenzione alla più grande città italiana di antico regime, Napoli, e invitano a riflettere - contro ogni facile revisionismo sul peso dell'intolleranza religiosa nella storia d'Italia.
"I testi raccolti e presentati in questo volume dovrebbero offrire al lettore un panorama di come il fascismo è stato visto e giudicato dai suoi contemporanei immediati prima e dagli studiosi delle più varie discipline e formazioni poi, sia come fenomeno soprattutto italiano sia come fenomeno europeo, per alcuni addirittura mondiale, epocale persino. Chi scrive è convinto che, per giungere a una spiegazione in termini effettivamente storici del fenomeno fascista in genere e dei vari fascismi in particolare, sia necessario tenere presenti e contemperare tra di loro tutte le interpretazioni sin qui prospettate." Questa antologia, pubblicata per la prima volta nell'ottobre 1970, riuniva tutte le interpretazioni del fascismo - dalle sue origini fino al 1970 - che Renzo De Felice reputava indispensabili per comprendere, a partire da diversi punti di vista, il fenomeno storico che aveva sconvolto la storia d'Italia e del mondo. L'antologia raccoglieva testi italiani degli anni Venti e Trenta, la grande storiografia tedesca e anglosassone degli anni Quaranta-Cinquanta (da Meinecke e Ritter a Peter Viereck e Hans Kohn), teorici marxisti come Dobb e Sweezy, esponenti del pensiero cattolico (Maritain, Del Noce), insieme alla più recente letteratura sociologica e politologica da Hannah Arendt a Erich Fromm, Mannheim, Organskij e Germani.

