Le vicende politiche e civili delle città dell'Italia centro-settentrionale dalla fine dell'XI all'inizio del XIV secolo: le loro relazioni con gli altri poteri, il papato, l'impero, le signorie; gli sviluppi istituzionali, le tensioni sociali e le evoluzioni amministrative in duecento anni cruciali nella storia italiana.
La mitologia di alberi e boschi, i bestiari delle fiabe, il gioco degli scacchi, la storia e l'archeologia dei colori, l'origine degli emblemi e delle bandiere, l'iconografia di Giuda, la leggenda di re Artù e quella di Ivanhoe. Un grande storico dei simboli si misura con un'affascinante indagine sulla complessità di segni e sogni del nostro Medioevo. Un viaggio lungo il labile confine dove reale e immaginario si fondono e creano la storia delle idee, una passeggiata incantata lungo i sentieri della cultura e dei simboli.
"Il cibo italiano, quando è al suo meglio, ha il carisma che gli deriva da un rapporto quasi poetico con il luogo e con l'identità. La ragione principale per cui gli italiani in generale mangiano così bene è semplicemente che la cucina rafforza in loro il sentimento delle origini e della identità. Le città italiane sono il luogo in cui questo legame fra cibo e identità è stato forgiato. È nelle città, pertanto, che bisogna andare a cercare le fonti storiche più significative, che dimostrano come i grandi piatti della cucina italiana abbiano accompagnato i flussi e riflussi della storia del Belpaese." Dalla operosa Milano medievale alla Ferrara rinascimentale, dai vicoli della Napoli ottocentesca alla magniloquenza della Roma fascista, una storia della civiltà della tavola italiana e non semplicemente una storia di quello che gli italiani mettono in tavola.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la "morte della patria". Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile. Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni fino a spiegare le ragioni per le quali la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro.
Un volume dedicato ai mestieri scomparsi, in via di sparizione o soggetti a profondi cambiamenti per via dei mutamenti delle tecniche, dell'economia e della mentalità: il falegname, l'intarsiatore, la lavandaia, la filandiera, il costruttore di flauti di Pan, lo scalpellino, il campanaro, il cacciatore e l'uccellatore.
Attraverso la descrizione dei luoghi, il carcere, il confino e l'isola, all'interno dei quali prende forma l'avventura intellettuale e politica di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, l'autrice descrive il percorso culturale, politico ed esistenziale che condusse alla stesura del Manifesto di Ventotene. L'intreccio inestricabile tra attività pubblica e vicende private, restituito dal consistente apparato documentario conservato presso gli Archivi Storici delle Comunità Europee, permette di afferrare la complessità del pensiero federalista e la vicenda umana che portò alla sua elaborazione in chiave europeista negli anni dei totalitarismi e della nuova "guerra civile europea".