
Con penetrante ed efficace stile narrativo, Jorge M. Reverte affronta in questo libro un aspetto di grande originalità, la strategia militare dei due schieramenti – quello franchista e quello repubblicano – che si sono affrontati durante la guerra civile spagnola. La dettagliata analisi di Reverte, che non trascura lo scenario europeo in cui si andava preparando la Seconda guerra mondiale, mette in discussione il mito che Franco fosse un grande stratega, ma aiuta a comprendere la sua abilità nel rispondere alle situazioni politiche nelle quali si muoveva. D’altro canto, non esita a individuare i limiti della Repubblica spagnola che, difesa in maniera molto diseguale dalle diverse formazioni politiche che parteciparono ai suoi governi, scontò la sua sfavorevole posizione internazionale e le rilevanti defezioni interne, ma anche i gravi errori commessi in campo militare.
In questo nuovo libro antologico Giorgio Bocca ha raccolto il meglio della sua produzione "storica", articoli e altri scritti che all’epoca hanno rivoluzionato il modo di fare inchiesta e quindi il giornalismo italiano. Si parte dal luglio del 1943 quando viene alla luce tutta la mediocrità dei gerarchi durante la votazione del Gran Consiglio fascista contro Mussolini e si finisce ai giorni nostri con il potere sultanesco di un padrone che si considera un benefattore circondato da perdenti e ingrati…
Il libro
"Posso dire che conosco il paese in cui sono nato e vissuto? Sì e no. Le sue virtù continuano a stupirmi come i suoi difetti. Dopo avere per due volte primeggiato nel mondo, ne siamo ancora in certo modo estranei: i nostri imperi non hanno lasciato il segno nel nostro carattere, i santi, gli eroi, i navigatori hanno vissuto invano, non hanno lasciato una traccia nel nostro modo di essere e forse questa è la nostra peculiarità: dobbiamo ancora imparare a vivere in società, a essere Stato, inutilmente furbi, inguaribilmente infantili ma molto umani nelle debolezze come nelle virtù, in un certo senso rassegnati a questa nostra umanità: capaci di fermarci prima della ferocia e del fanatismo."
In questo nuovo libro antologico Giorgio Bocca ha raccolto il meglio della sua produzione "storica", articoli e altri scritti che all’epoca hanno rivoluzionato il modo di fare inchiesta e quindi il giornalismo italiano. Si parte dal luglio del 1943 quando viene alla luce tutta la mediocrità dei gerarchi durante la votazione del Gran Consiglio fascista contro Mussolini e si finisce ai giorni nostri con il potere sultanesco di un padrone che si considera un benefattore circondato da perdenti e ingrati, degni di licenziamento come l’allenatore del Milan. Ne è passato di tempo tra un fatto e l’altro, ma Bocca ha visto entrambi questi momenti dell’Italia e i tanti che si sono susseguiti nel mezzo, avendo trascorso quasi settant’anni di vita a scrivere cronache del Bel Paese. Dalla caduta del fascismo alla guerra partigiana, dalla Repubblica di Salò al dopoguerra, dal miracolo economico al Sessantotto, dagli anni di piombo a quelli dell’automazione, dalle mafie al leghismo, fino al berlusconismo: tutti i grandi temi storici e civili che hanno contrassegnato il secondo dopoguerra italiano sono qui al centro di un libro straordinario, specchio di antichi mali e al contempo di caduche virtù.
Un blocco di carta gialla sbiadita. Da leggere tutto in una notte. Perché leggere è un crimine, e domani il manoscritto aspetta un altro lettore complice. Questo libro è l'avventura del lettore ideale e della parola poetica, protagonisti essenziali della resistenza all'omologazione culturale sovietica. Li seguiremo attraverso cucine come salotti letterari, registratori umani di decine di migliaia di versi, nuovi raffinati modelli di scrittura, analisi monografiche dei testi di massima densità formale (da Brodskij a Venedikt Erofeev, Sokolov, Dovlatov). Per giungere dopo il crollo dell'Urss al fatidico incontro con il mercato editoriale e il mainstream davanti ai quali, nell'ombra della dittatura light putiniana, la parola d'ordine poetica continua a essere ‘resistere resistere resistere'.
A partire dalla straordinaria personalità di Saladino, tra i più grandi ed eruditi condottieri dell’antico Islam, Hindlay offre la chiave per comprendere il fallimento della terza crociata. “Grande spirito non toccato da Dio”, come lo definì secoli dopo Dante Alighieri nella Divina Commedia, Saladino si distinse sempre per un senso di giustizia che gli impedì di abbandonarsi all’efferatezza fine a se stessa che aveva caratterizzato quasi un secolo prima l'assedio cristiano di Gerusalemme. Dopo un incipit pieno di suspense, che proietta il lettore nel 1187, sul campo di battaglia, quando Saladino è pronto a riconquistare la “città santa”, l’autore ci riporta indietro nel tempo, agli esordi della sua formazione, restituendo un quadro autentico e affascinante del sultano che ancora oggi viene ricordato come esempio universale di virtù cavalleresca. Lo scenario bellico ricompare alla fine della narrazione, con la marcia dell’esercito di Saldino da Damasco verso i territori cristiani attorno a Gerusalemme, che culmina nel memorabile scontro di Hattin.
Un grande studioso e traduttore della “classicità” latina ci racconta, tra la fedeltà storica e l’intuizione fantastica, i profili di alcuni dei più celebri scrittori della romanità. Plauto e Catullo, Lucrezio e Sallustio, Cicerone e Cesare, Virgilio e Orazio, Seneca, Petronio, Tacito, Persio, Giovenale, Svetonio e Paolo rivivono in questo libro grazie alla sapiente scrittura di Canali, che ne illumina la personalità, lo stile, i segreti, fuori dalle convenzioni accademiche e museali ma anche dalle forzature dell’attualità. Attraverso un gioco spregiudicato (quello appunto dell’identikit), ma che poggia su una rigorosa conoscenza dei testi e delle fonti, l’autore ci conduce a scoprire quali verità possibili si celino nelle parole e nelle vite di questi giganti della cultura classica.
Che cosa è stato il sacco di Roma compiuto nel 1527 dai lanzichenecchi e dalle altre truppe dell'imperatore Carlo V? La storiografia lo ha spesso descritto come un evento traumatico per la storia di Roma e della penisola italiana, ma non come una vera e propria frattura, in diversi casi un semplice riferimento cronologico utile, al piú, a scandire i tempi della periodizzazione storica. Con questo libro Chastel si contrappose polemicamente a tale orientamento e riaffermò con forza, arricchendola di nuovi contenuti, l'interpretazione del sacco come frattura, data dai grandi storici del passato: da Guicciardini a Burckhardt. Una frattura che non risparmiò gli equilibri politici e sociali di Roma, ma si ripercosse soprattutto sulle tradizioni, sui costumi, sull'immagine e sulla spiritualità della capitale del mondo cristiano, spezzando letteralmente in due il corso della vita romana.
L’età dell’oro, epoca fuori dal tempo e dalla storia, ritrae la felicità perfetta, la beatitudine di uomini e donne che hanno tutto ciò che vogliono. Al pari dell’equivalente sacro del paradiso terrestre, si tratta di un mito antichissimo ma costantemente attualizzato, un sogno che accompagna fedelmente l’uomo, un’utopia che assume forme e contenuti diversi a seconda dei contesti, ma che si scontra fatalmente con la dura e imperfetta realtà. Malgrado le magnanime speranze ogni volta riposte, quella della ricerca della felicità è la storia di uno scacco, di un inseguimento che non ha mai fine, di una corsa generosa verso un obiettivo privo di una vera consistenza. Da Esiodo ai filosofi antichi, dal pessimismo medievale all’ottimismo del Rinascimento, dagli auspici della Rivoluzione francese alla concezione borghese della felicità, dalle utopie ideologiche del XX secolo fino alle moderne conquiste della scienza e della tecnica, si snoda un itinerario di vertiginosi alti e bassi, di generose impennate e di rovinose cadute. L’umanissimo desiderio di ricercare la felicità, evolvendosi nello spazio e nel tempo, ci aiuta a comprendere l’uomo e la sua storia.
I lettori
Il libro si rivolge a un pubblico vastissimo, dallo studioso delle mentalità e dei comportamenti al cultore e allo studente di storia, fino all’ampia platea di lettori in cerca di una piacevole e proficua lettura.
Fonti storiche ci informano che Pietro del Morrone - il futuro Celestino V quando si recò a Lione nel 1274, in occasione del Concilio indetto da Gregorio X, fu ospitato dai Templari nella magione poi divenuta suo convento. Di ritorno, l'eremita si fermò a Collemaggio, alle porte della città dell'Aquila, e la Vergine in sogno gli disse di realizzare una chiesa in suo onore in un luogo già sacro. In questa stessa chiesa, nel 1310 si svolse il processo aquilano ai Templari. Potrebbero allora i Templari aver affidato il loro tesoro a Pietro del Morrone che lo ha custodito in quel prezioso scrigno che è Santa Maria di Collemaggio, costruita dall'eremita proprio con il loro aiuto? Può la fantasia creare la realtà? Può la realtà confondersi con la dimensione del sogno dove tutto è possibile? Al sogno e all'invenzione immaginifica è dedicata la prima parte di questo libro di Maria Grazia Lopardi, un breve romanzo in cui realtà, intuizione e fantasia vanno a braccetto. Ad essa si contrappone la seconda parte dell'opera, nella quale, invece, dati storici e riscontri sul campo portano all'attenzione del lettore le scoperte dell'autric sull'affascinante Santa Maria di Collemaggio e una cronaca di eventi personali lascia intravedere che quelle che normalmente chiamiamo "coincidenze" tali non sono.
Sino a qualche anno fa era normale studiare la storia secondo una prospettiva eurocentrica, che vedeva lo sviluppo della civiltà muovere di fatto dalle origini greco-latine e svilupparsi a dimensione mondiale sul filo dell’espansione europea. La storiografia più recente ha messo in discussione questo approccio e guardando complessivamente alla storia globale ha portato alla luce come il predominio europeo sia un fatto piuttosto recente: fino alla rivoluzione industriale inglese e al potente sviluppo che essa generò, altre zone del globo, cioè l’Asia e in particolare la Cina, furono per molti aspetti in condizioni migliori dell’Europa. Opera di un eminente specialista che sta fra i protagonisti di questa corrente di studi, il volume illustra con esemplare chiarezza gli aspetti sociali, politici, economici, culturali e religiosi che hanno portato fra Cinque e Settecento a una superiorità dell’Asia sull’Europa, e poi a partire dal Settecento a un predominio occidentale che, come sembrano indicare le tendenze attuali, è destinato a rimanere una fase temporanea e relativamente breve.
Per la prima volta in italiano la più completa opera, scritta a cavallo del 1920, di critica dell’aberrazione della dittatura bolscevica. Critica "dall’interno", da parte del socialista e grande storico Mel´gunov, che unisce alla qualità letteraria una testimonianza documentaria senza paragoni. Non un’opera anti-rivoluzionaria, ma un’opera che denuncia il totale tradimento della larga volontà popolare di una transizione politica in Russia verso socialismo e democrazia. Il terrore rosso in Russia è un libro che non solo comprende a fondo carattere e sostanza degli eventi storici a ridosso dei quali è stato scritto, ma li vive e li soffre in prima persona, in una strenua battaglia politica e sociale, offrendo al lettore una testimonianza dirompente e ineludibile di un’epoca feroce.
Cosa Nostra non invecchia: padrini tradizionali e giovani capi si muovono al passo con i tempi. Ecco perché la mafia siciliana è al centro del dibattito pubblico da centocinquant'anni, dal momento in cui è nata l'Italia. Salvatore Lupo, il primo storico a occuparsi di Cosa Nostra con ricerche sul campo e su documenti originali, ripercorre l'epopea criminale dell'organizzazione mafiosa. Intervistato da Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore di cose siciliane, Lupo analizza lucidamente il fenomeno. E fa piazza pulita di molta retorica e di troppi pregiudizi, individuando vittorie, debolezze ed errori del fronte antimafioso. «Per troppo tempo ci siamo raccontati la favola che la mafia fosse figlia del sottosviluppo. Poi abbiamo invertito i termini del discorso, dicendo che il sottosviluppo è figlio della mafia. Ma entrambe le proposizioni sono errate. La mafia è una patologia della modernità».
Una rilettura delle pagine oscure della storia nazionale, capace di offrire uno sguardo rigoroso e inedito sul passato e sul presente di Cosa Nostra attraverso i suoi affari, i suoi misteri, le sue relazioni con la politica e con lo Stato.