
Intorno al 1600, Garcilaso de la Vega, il figlio di un ufficiale spagnolo e nipote dell'undicesimo sovrano inca, redasse i “Commentari reali degli Inca”, basati sulle storie che egli aveva sentito raccontare dai suoi parenti inca quando era bambino a Cuzco. I “Comentarios” contengono due sezioni: la prima riguardante la vita degli Inca, la seconda tratta della conquista spagnola del Perù. Molti anni dopo, quando la guerriglia di Tupac Amaru II aveva molta presa, un editto reale di Carlo III di Spagna proibì la pubblicazione dei “Comentarios” a Lima per i contenuti considerati "pericolosi". Il libro da allora non fu più stampato in America fino al 1918, ma continuò a circolare clandestinamente. Si tratta dell'unico testo al mondo che descrive in maniera dettagliata gli usi e i costumi delle civiltà precolombiane.
Democrazia, libertà di pensiero e di espressione, tolleranza religiosa, libertà individuale, autodeterminazione dei popoli, eguaglianza sessuale e razziale: questi valori sono saldamente entrati nel pensiero dominante da quando sono stati racchiusi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nel 1948. Se questi ideali oggi non sembrano piú radicali, la loro origine lo fu realmente, molto piú di quanto tanti storici abbiano voluto riconoscere. In questo libro Jonathan Israel, uno dei maggiori storici dell'argomento, rintraccia le radici filosofiche di queste idee nella corrente che egli chiama Illuminismo radicale.
Nato come movimento di idee clandestino, l'Illuminismo radicale è maturato in opposizione alla corrente principale moderata dell'Illuminismo, dominante in Europa e in America nel XVIII secolo.
Quando, durante le rivoluzioni degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, l'Illuminismo radicale uscí allo scoperto, provocò una lunga e accanita serie di reazioni da parte della monarchia, dell'aristocrazia, dell'impero e delle gerarchie sociali ed ecclesiastiche e a difesa della censura, dell'autorità della Chiesa, della disuguaglianza sociale, della discriminazione razziale e religiosa.
Il racconto di questa storia affascinante rivela la sorprendente origine dei nostri valori piú fondamentali, e le motivazioni profonde della disapprovazione di cui sono oggetto anche oggi.
Una coraggiosa, atipica, sferzante ricostruzione storica dell'Unità d'Italia, da parte del più irriverente Italiano Cardinale: Giacomo Biffi.
Il libro si caratterizza per un inedito esame delle dinamiche personali vissute dai protagonisti della Prima Guerra Mondiale, scritto da uno psicologo e psicoterapeuta che si prefigge l'obiettivo di descrivere innanzitutto le conseguenze che il duro ambiente della Grande Guerra ebbe sulla psiche dei soldati. L'Autore sviluppa il suo percorso di analisi utilizzando diari, corrispondenze e materiale clinico inedito proveniente da un ospedale psichiatrico attivo durante la Prima Guerra Mondiale. L'esito di questa ricerca risulta impressionante, considerata la drammaticità delle testimonianze riportate nel testo. Saggio introduttivo di Ermanno Pavesi.
L'Italia cerca unità. Essa vuole costituirsi nazione una e libera. Dio decretava questa unità quando ci chiudeva tra l'Alpi eterne e l'eterno mare. La storia scriveva unità sulle mura di Roma; e il concetto unitario ne usciva così potente che varcando i limiti della patria, unificava due volte l'Europa. Prefazione di Maurizio Viroli.
«I patrioti italiani, che un paio di secoli fa cominciarono a sognare di trasformare una penisola attraversata da nettissime linee di divisione politiche e culturali in uno Stato unitario, sapevano che si sarebbe trattato di un compito enormemente difficile. Che si riuscisse a realizzare questo Stato nel 1861, appena quattordici anni dopo che il principe di Metternich aveva sprezzantemente parlato dell'Italia come di una mera 'espressione geografica', apparve agli occhi di molti contemporanei poco meno di un miracolo.»
Da quando è nata tra alti clamori – mandando all'aria l'equilibrio geopolitico europeo – la più giovane delle grandi nazioni occidentali è una fucina di ambizioni e frustrazioni, slanci e sconfitte, un amalgama esplosivo che la rende, ancora oggi, un autentico vaso di Pandora.
Christopher Duggan segue la lunga scia tracciata dall'idea di 'nazione' dall'Unità di Mazzini, Garibaldi e Cavour fino al principio del nuovo millennio e rintraccia quel filo rosso del destino italico che ha spinto verso l'unificazione un paese segnato da contraddizioni apparentemente insormontabili.
La lettura di queste pagine, dense e scorrevolissime, è illuminante per la sagacia con la quale l'autore sa individuare e isolare alcune insistenti linee di tendenza che, dai primi moti risorgimentali, arrivano fino ai giorni nostri.
Corrado Augias, "il Venerdì di Repubblica"
Un bel libro da cui esce il profilo storico di un'Italia con un senso precario della nazione e dello Stato.
Guido Gentili, "Il Sole 24 Ore"
La storia firmata da Christopher Duggan dà sicuramente da pensare e da penare. Un libro di fascinosa leggibilità, che diventa racconto dell'idea di Italia.
Alessio Altichieri, "Corriere della Sera"
Christopher Duggan ha uno stile brillante e colto e l'occhio dell'osservatore esterno, non velato dalla diatriba ideologica che da sempre condiziona ogni sforzo di elaborare una narrazione unitaria del paese più diviso d'Europa.
Mauro Calise, "Il Mattino"
Un saggio brillante, che spiega sia il successo ottenuto dal movimento nazionale nel costruire l'Italia, sia la lunga serie di smacchi politici che è seguita.
David Gilmour, "The Spectator"
Un'indagine esaustiva che abbraccia due secoli di storia italiana. Un vero piacere per la lettura.
"The Daily Telegraph"
«L'ascesa degli Stati Uniti a grande e unica potenza del sistema internazionale è avvenuta sfruttando (e consolidando) una rete d'interdipendenze, create anche e soprattutto dagli Usa, che hanno poi finito per costringere gli stessi Stati Uniti, limitandone la libertà d'azione e riducendone in una qualche misura la sovranità»: ma cosa ha portato le tredici colonie nord-americane della Gran Bretagna a trasformarsi col tempo nella potenza egemone che conosciamo oggi?
Mario Del Pero racconta questa storia attraverso tre grandi fasi: la costruzione di un impero continentale mossa dall'ambizione di realizzare un unico Stato dalla costa atlantica a quella pacifica; l'affermazione, a cavallo tra Otto e Novecento, di un impero tra gli imperi; infine l'irresistibile ascesa dell'impero globale, interprete di una politica di potenza che dal secondo dopoguerra in avanti proietta nel mondo l'egemonia statunitense e fa degli Usa il garante degli equilibri geopolitici mondiali. Una iperpotenza unica per la sua superiorità assoluta e relativa, ma anche vulnerabile e spesso isolata. Capace, con l'elezione di Barack Obama – come sottolinea questa nuova edizione – di risollevarsi e rilanciare una volta ancora la propria immagine, ma non più in grado di imporre le proprie posizioni al resto del mondo.
"Noi ragioniamo di centocinquant'anni di Italia unita, ma non dobbiamo perdere di vista che l'unità italiana ha conosciuto tre fondazioni. Alla prima fondazione, che ebbe luogo a conclusione del Risorgimento e diede vita nel 1861 allo Stato monarchico liberale, seguirono la seconda nel 1922-25 con la formazione dello Stato fascista e la terza nel 1945-1947, dopo la fine della guerra civile e della Resistenza, che costituì lo Stato democratico repubblicano. Fondazioni di 'tre Italie' prodotte una dalla fine degli antichi Stati e le altre due da crolli o crisi di regime. Non deve sfuggire che ciascuno di questi eventi segnò la nascita di una 'nuova Italia', con un inevitabile lascito di laceranti discordie. L'Italia del Risorgimento si ammantò della virtù di avere finalmente ridato alla penisola l'indipendenza perduta nel Cinquecento, di aver posto fine alla secolare frammentazione e congiunto lo Stato nuovo agli Stati liberali d'Europa, con l'estensione delle istituzioni del Piemonte al resto del paese. Poi il fascismo si assegnò la gloria di rappresentare un secondo Risorgimento, che faceva rivivere l'anima migliore del primo e dava vigore a quell'unità nazionale che prima era propriamente mancata: un'unità eretta sulla fine degli antagonismi politici e sociali, sulla raggiunta concordia tra capitale e lavoro, sul governo di un capo infallibile, sulla riconciliazione tra lo Stato e la Chiesa e sull'ingresso della nuova Italia nel novero delle grandi potenze d'Europa".
«La violenza maritale è stato un elemento fisiologico e accettato del matrimonio, legalmente fino a tutto l'Antico Regime, socialmente ben oltre. E occorre ovviamente tener sempre presente che il 'sommerso' in questa materia fu – un tempo come e più di oggi – di enormi dimensioni, anche se le mogli d'Antico Regime non erano affatto inerti dinanzi alle vessazioni coniugali, e anche se le istituzioni medievali e moderne furono spesso tutt'altro che svagate nell'affrontarne gli abusi più eclatanti. Quel che resta di tanti 'inferni coniugali' nelle loro formulazioni giudiziarie rappresentò – un tempo come e più di oggi – la punta di un iceberg. Dietro alle mura domestiche si occultò un'infinità di violenze, talora gravi, talora modeste, talora nemmeno avvertite come tali e accettate con rassegnato fatalismo. Un certo modo di intendere la violenza coniugale è, sul piano formale, definitivamente tramontato, ma sulle leggi continuano a piovere le meteoriti sociali del vecchio ordine.»
Marco Cavina interpreta le fonti dottrinali (i teologi, i precettisti morali, i giuristi, i politici), consulta le fonti letterarie e quelle processuali, le confronta con la cultura dominante dal Medioevo in poi per esaminare gli ambiti nei quali maggiormente la violenza si è manifestata, facendoci scoprire l'anima nera del matrimonio dietro lo stereotipo tranquillizzante dell'armonia del focolare.
Dopo il successo del libro Ipazia e del film "Agorà", la nostra casa editrice pubblica la biografia di Aspasia, personaggio ancora più noto e conosciuto di Ipazia. Ventenne, bellissima. Educata dal padre a essere libera nel pensiero e nello stile di vita. Colta e straniera, in quanto non Ateniese. Così Aspasia comparve sulla scena splendida e tormentata di Atene alla metà del Vsecolo a. C. Decisa a mirare in alto, incontrò l’uomo più illustre dell’epoca, Pericle, di circa venticinque anni più anziano di lei. Nacque una relazione impossibile a nascondersi. I due, del resto, non fecero nulla per passare inosservati. La loro divenne così ben presto la coppia più celebre e chiacchierata dell’epoca, e non solo. Storia di potere e di sesso per una delle donne più controverse dell’antichità.
La celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia è occasione propizia per meditare sul cammino storico compiuto dalla nazione. Di tale percorso viene offerta in questo volume una narrazione puntuale ed esauriente, utile a comprendere in profondità come si sia giunti a formare la comunità nazionale. L’analisi dei sistemi sociali, delle visioni del mondo e delle relazioni internazionali che hanno reso possibile l’Unità, nonché l’esame dei tempi e dei modi che governarono l’equilibrio tra l’impulso delle minoranze e la partecipazione popolare, si affiancano ad un’attenta descrizione delle personalità che, dalla fine del Settecento sino alla Grande Guerra, hanno dato il loro contributo ideale e concreto alla realizzazione del sogno risorgimentale. Un’ampia bibliografia arricchisce tale narrazione ripercorrendo tutte le tappe del pensiero storiografico sul nostro “passato fondante”.
" Tra gli Hutu e i Tutsi non c'è mai stata differenza. Ma nel 1994 io donna Tutsi mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il primo vicino non c'era più, era stato assasinato dagli Hutu. Il secondo sterminato con la sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perchè non accada più."