
Il volume su Spazi e tempi del gioco nel Settecento raccoglie gli atti di uno degli incontri annuali della Società italiana di studi sul secolo XVIII. Suddiviso in quattro sezioni (Calcolo e azzardo; Corruzione ed educazione; Gioco della seduzione, seduzione del gioco; Gioco di società, giochi proibiti), il libro instaura un dialogo a più voci. Al suo interno, infatti, studiosi di varie discipline si confrontano su un.attività edonistica, la quale, soprattutto nel Settecento, diventa espressione di tutte le manifestazioni della vita associata. Philosophes e moralisti, libertini, giocatori e legislatori si contrappongono sullo sfondo di un secolo in cui, dalla Francia all.Inghilterra, da Napoli a Venezia, i confini tra gioco, teatro, sociabilità ed eros si rarefanno, fino a scomparire.
Il volume, basato su una ricca selezione documentaria e su un approccio di storia sociale e culturale, ripercorre, in modo agile e sintetico, le vicende dell'Istria dalla preistoria fino a oggi e descrive le complesse stratificazioni attraverso cui ha preso forma l'identità culturale, sociale ed economica di questa regione plurietnica e di confine, dove sussistono elementi di varia provenienza, dal mondo alpino a quello mediterraneo. Per il rigore metodologico e la ricchezza delle problematiche trattate, il volume si colloca come un punto fermo negli studi sulle realtà plurietniche di confine.
In occasione dei 150 anni dell'Unità viene ripresentata un'importante raccolta di scritti di uno dei padri "spirituali" del Risorgimento il moderato cattolico e monarchico Cesare Balbo, figlio di Prospero che era già stato ministro nel Piemonte della Restaurazione. La sua "Storia d'Italia" uscita nel 1844 suscitò un certo scalpore, ecco cosa scrive il conte di Cavour della Storia d'Italia in una lettera al Balbo del 1844: "Ho letto o piuttosto divorato due terzi del vostro libro. Mi mancano le parole per esprimere in poche righe i sentimenti di simpatia e ammirazione che mi ha fatto provare. È un'opera magnifica, ma più ancora una grande e bella azione. L'Italia vi dovrà la verità che nessuno sa od osa dirle. Quale che sia il giudizio del momento, siate certi che la posterità confermerà quello che vi ho appena detto in un modo così imperfetto". Oltre a questo scritto, che influenzò tutta la generazione successiva degli storici piemontesi, si pubblicano altri scritti come le memorie sui moti del 1821, sul progresso della letteratura cristiana, tutte opere importanti per capire meglio la personalità complessa di Cesare Balbo, tutte opere difficili da trovare e che rendono prezioso questo classico.
Di fronte agli attuali tentativi di cancellare dalla memoria pubblica il Risorgimento e i suoi valori e di indebolire l'unità nazionale, appare opportuno riproporre due saggi, usciti su riviste mezzo secolo fa e mai ripubblicati, sul compimento dell'unificazione territoriale, che comportò la fine del potere temporale dei papi e il trasporto della capitale da Firenze a Roma. Non fu facile alla «città eterna», che rimaneva anche capitale della cattolicità, definire il suo nuovo ruolo di capitale di uno Stato moderno, liberale e laico, in cui oltre tutto sussistevano forti differenze regionali. E non fu neppure facile per l'Italia accettare una capitale che era allo stesso tempo ineluttabile e ingombrante. Su questi aspetti si concentra questa ricerca minuta e ravvicinata che analizza, soprattutto dal punto di vista elettorale e fiscale, i problemi derivanti da un lato dalla rapida estensione al Lazio dell'ordinamento amministrativo e della legislazione italiani, dall'altro dal fatto che il governo aveva in qualche modo paura della sua stessa audacia. Queste difficoltà e ambiguità non sono mai state completamente superate: esse, suggerisce l'autore, sono causa ancora oggi dell'«odi et amo» di molti italiani nei riguardi di Roma.
l'autore
Claudio Pavone è nato a Roma nel 1920. Archivista di Stato, è stato poi professore associato di Storia contemporanea all'Università di Pisa. Dirige la rivista «Parolechiave». Tra i suoi ultimi libri ricordiamo "Amministrazione centrale e amministrazione periferica da Rattazzi a Ricasoli, 1859-1866" (1964), la raccolta di scritti a cura di I. Zanni Rosiello "Intorno agli archivi e alle istituzioni" (2004) e "Prima lezione di storia contemporanea" (2007). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato "Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza" (1991) e "Alle origini della Repubblica. Scritti su fascismo, antifascismo e continuità dello Stato" (1995).
Lo studio della storia dell'umanità in 92 capitoli, dai primordi alla situazione attuale. La struttura comprende: una sezione dedicata alla vita quotidiana nei secoli e schede di autoverifica dei livelli d'apprendimento. Ogni capitolo ha la sua sintesi introduttiva ed è accompagnato da tavole cronologiche riassuntive. Il volume comprende una rete di rimandi interni per collegare ed integrare concetti ed eventi.
Il volume, con originalità ed efficacia, problematizza dal punto di vista storico l’attuale configurazione a ventisette stati dell’Unione Europea, valutando in profondità le ragioni che la rendono possibile e i processi di pacificazione e di unione politica ed economica che essa persegue.Con uno sguardo che abbraccia tutte le diverse regioni europee, dalla prima età moderna a oggi, gli autori ci narrano la storia del nostro continente, segnata da processi di interdipendenza, di integrazione, di circolazione di persone, ricchezze e culture, in grado di creare nei secoli una comunità di uomini e donne che, al di là dei conflitti e delle differenze, sanno riconoscersi come europei.
Durante la Guerra fredda c'erano spie e traditori da una parte e dall'altra della Cortina di ferro. Era l'epoca del terrore della bomba atomica e del comunismo in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti del maccartismo, l'epoca dell'ossessione per i segreti del blocco contrapposto. Gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, con i rispettivi alleati, misero all'opera i servizi di intelligence. Queste agenzie non erano però macchine perfette, erano fatte di uomini, gente in carne e ossa, con passioni, motivazioni e limiti propri. Alcuni interpretarono in modo persino eccessivo il loro compito storico, come Jim Angleton, altri invece preferirono passare al nemico, defezionando o facendo trapelare informazioni top secret. Le storie qui narrate sono comprese tra gli anni trenta, quando si formò il celebre gruppo di Cambridge di Kim Philby, e gli anni ottanta, allorché si sgretolano le ragioni ideali e compaiono spie che tradiscono per mere ragioni economiche, come Aldrich Ames; ma riguardano soprattutto gli anni quaranta e cinquanta, quando lo spionaggio verteva sulle armi atomiche, sul Progetto Manhattan, e coinvolgeva anche scienziati, come il fisico Klaus Fuchs, o comuni cittadini, come i coniugi Rosenberg. Diverse furono le motivazioni e le occasioni dei tradimenti; diversi i segreti svelati, non sempre così rilevanti o determinanti per le sorti della Guerra fredda; diverso il destino dei protagonisti a seconda del contesto, del luogo e del tempo. Ci fu chi iniziò una nuova vita, magari sotto falso nome come il primo sovietico a defezionare in Canada, Igor Gouzenko; alcuni si videro distrutte carriera ed esistenza come Alger Hiss, il cui caso divise il paese in innocentisti e colpevolisti; altri ancora morirono, come Ethel e Julius Rosenberg, condannati alla sedia elettrica per alto tradimento. Sullo sfondo di queste vicende tanto avvincenti quanto umane si profilano trasformazioni epocali: si passa dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra fredda, quelli che prima erano alleati diventano nemici e in paesi come gli Stati Uniti le libertà costituzionali sono messe in pericolo in nome del superiore interesse nazionale.
La storia sociale e politica dell’Europa del tardo medioevo e della prima età moderna fu caratterizzata da dinamiche conflittuali, cui le comunità erano spesso in grado di porre rimedio senza l’intervento dei poteri giudiziari, attraverso strategie di tipo mediatorio e informale. Nell’ambito di questa “giustizia negoziata” un ruolo a sé fu svolto dal ceto nobiliare il quale, in obbedienza ad un comportamento ancestrale, metastorico, difendeva la propria prerogativa di farsi giustizia attraverso la vendetta e il duello.
Obiettivo del volume è di analizzare la complessità di tali fenomeni, sia attraverso la comparazione tra distinti contesti europei (antichi Stati italiani, Monarchia spagnola, Francia, Inghilterra, Impero), sia cercando di cogliere i diversi ambiti in cui il concetto di “pace” si è inserito e ha prodotto i suoi effetti: le pratiche di giustizia nelle loro interazioni con le negoziazioni informali; l’idea di nobiltà e la sua armonizzazione con le esigenze del nascente assolutismo e dei processi di confessionalizzazione; l’evoluzione del concetto di uso delle armi in relazione all’idea di onore; il contributo dottrinale, nei suoi diversi campi, alla definizione della pace e all’opera di progressiva delimitazione del ricorso alla vendetta privata.
Marcia o muori. Il sangue non conta. Sacra è la missione, devi eseguirla a ogni costo, anche della vita. Non abbandonare mai i tuoi morti, i tuoi feriti, le tue armi.
La Legione Straniera rivive attraverso l’avvincente testimonianza dei suoi volontari. Uomini allo sbando, poveracci in fuga dalla miseria, nobili decaduti, ricercati di ogni nazionalità e provenienza sociale, si ritrovano sotto un’unica bandiera che diventa nuova patria, famiglia, ragione di vita: Legio Patria Nostra.
Le loro voci parlano di violenza, di punizioni durissime, addestramento disumano, umiliazioni, ma anche di atti di estremo coraggio, lealtà, eroismo. Sono voci di legionari di ieri e di oggi, e possiedono un tale impatto emotivo che spesso si ha l’impressione, nei racconti degli scontri più cruenti, di sentire il crepitare delle armi da fuoco, il rumore delle fanfare, le grida di chi cade.
Coronata da un’aura epica, la Legione si fa mito, e la sua storia grande romanzo di avventura.