
Stefania, Eleonora e Caterina appartengono ad una delle famiglie della più antica nobiltà siciliana: gli Statella, principi di Cassaro. Cresciute alla corte dei Borboni, sono loro le Gattoparde, donne colte, forti, determinate, autonome. Attraverso l'inedito carteggio familiare le loro vite si dipanano intrecciandosi ai grandi eventi della Storia, dalla Restaurazione fino al drammatico passaggio dal Regno delle due Sicilie all'Italia unita. Scopriamo così una realtà inaspettata: interni di famiglia intimi ed affettuosi, rispettosi delle individualità dove le figure femminili possono esplicare abilità e talenti, esatto contraltare di quei Viceré votati alla sopraffazione. Sullo sfondo un" affresco" aristocratico in cui i sistemi di parentela e le relazioni pubbliche e private rivelano una progressiva assimilazione della civiltà borghese.
Il periodo che va dal 1861 al 1887 rappresenta una fase cruciale nella storia d'Italia. Si tratta del momento in cui si avviano i processi di State e di Nation bulding tipici dell'Ottocento europeo. Nel 1861 finisce la storia di un paese politicamente frammentato e inizia quella di uno Stato unitario che, nei venticinque anni successivi, dovrà affrontare enormi problemi economici, politici e sociali. Partendo da una condizione di complessiva e grave arretratezza, la nuova classe dirigente, di Destra e di Sinistra, riuscì comunque a raggiungere importanti obiettivi. Nel contesto di un sistema politico e costituzionale più avanzato rispetto a quello degli Stati preunitari, furono creati un mercato, un esercito e un sistema scolastico nazionali, una giurisdizione e un apparato legislativo uniformi e una rete infrastrutturale più moderna ed efficiente.
L'indipendenza del Sahara Occidentale è una delle tante speranze suscitate dal nuovo corso della politica internazionale all'inizio degli anni novanta del Novecento. Un apposito piano di pace tracciato dall'ONU avrebbe dovuto porre fine al conflitto che dal 1975 vedeva contrapposte l'aspirazione indipendentista del Fronte Polisario alle rivendicazioni del Marocco sul territorio. Tuttavia il previsto percorso, finalizzato allo svolgimento di un referendum da sottoporre alla popolazione autoctona, subì ben presto un rallentamento provocato da diversi ostacoli originati da entrambi i contendenti, fino a giungere all'attuale situazione di stallo. Questo libro ricostruisce le diverse fasi del conflitto e delle trattative tracciando il profilo di uno dei due protagonisti, la popolazione saharawi, e della sua lotta per il riconoscimento di una indiscutibile identità nazionale che rischia di rimanere fagocitata dall'occupazione marocchina.
Catania, ove è del tutto particolare il rapporto creatosi fra la città e Sant'Agata sua protettrice, pone bene in luce i momenti di contatto fra l'esperienza religiosa e quella politica e l'incontro fra la Chiesa e le istituzioni di carattere civile. In definitiva, il lavoro che qui presentiamo costituisce invero un riferimento ampio e ben strutturato dell'esperienza catanese nel quadro di quella siciliana e pure in qualche modo italiana, definendo giustamente i limiti dei complessi fenomeni che la compongono e la strutturano nell'importante periodo affrontato e sviscerato, senza dimenticare la peculiare posizione di un centro urbano posto fra Oriente e Occidente, fra Bisanzio e Roma, fra Impero germanico e Papato, fra cristianesimo e islamismo.
Il prodotto scientifico realizzato da Salvatore Lardino, lasciandosi alle spalle ogni pur residua logica di approccio celebrativo e mitizzante di "un'epopea contadina, intrisa di lotte eroiche", presenta, e in una dimensione di rigorosa analisi storica e storiografica, un lineare e ricco snodarsi del movimento per la terra, nell'articolazione sociale e territoriale del suo formarsi e svilupparsi, sempre dovutamente contestualizzato, dalle premesse, riflessi ed incidenze della grande crisi del '29 nelle campagne all'emergere e consolidarsi del nuovo blocco sociale dei primi anni Cinquanta, in un rinnovato quadro del sistema di potere politico-istituzionale, nell'ambito del quale, pur tra una serie di nuovi limiti e precondizionamenti, comunque si andò concretizzando un processo di "nazionalizzazione" di ceti rurali sino ad allora emarginati: da contadini ad italiani.
Nel complesso fenomeno della deportazione e dello sterminio degli ebrei durante l'ultima guerra, l'episodio che Alberto Cavaglion ha ricostruito, e ci racconta in queste pagine, degli ebrei rifugiati a St. Martin Vésubie e poi internati al campo di Borgo San Dalmazzo (settembre-novembre 1943), per essere infine avviati ad Auschwitz può apparire, ma certamente non è, secondario, quasi marginale. Sono vicende che, pur nella tenuità delle loro dimensioni e nella brevità della loro durata, riflettono un'immensa tragedia storica. Piace in queste pagine la nessuna indulgenza a particolari raccapriccianti ed esasperazioni drammatiche; e forse proprio per questo tono asciutto, per questa lucida e precisa visione dei fatti, il racconto prende alla gola, con quel sapore di autenticità assoluta che tutto lo pervade.
Uomini e donne, bambini e adulti si affacciano alla ribalta della storia in questa inedita descrizione della vita familiare in Friuli negli ultimi due secoli del Medioevo. Lo studio, basato in prevalenza su documentazione d'archivio, getta luce sui momenti fondanti della vita sociale di tutti i ceti e fornisce una ricostruzione storica concreta di aspetti quali la stipulazione dei patti matrimoniali, la celebrazione delle nozze, la nascita e la crescita dei figli, fino alla morte delle singole persone, ma non della famiglia. Si penetra nei dettagli della vita quotidiana e insieme si spazia su mentalità, usanze e norme giuridiche.
L'Assemblea costituente della Repubblica italiana, il 27 giugno 1947, assegna al Friuli e alla Venezia Giulia un regime di autonomia speciale: un doveroso riconoscimento di rango costituzionale a una terra di grandi tradizioni storico-culturali e posta quasi inerme ai confini di una patria non sempre ritrovata. Il volume mette in rilievo gli aspetti essenziali che possono oggi giustificare il rilancio di un progetto di ampia prospettiva sui temi dell'autonomia e dell'autonomismo in Friuli. Un quadro storico poderoso e complessoemerge dall'analisi del pensiero e dell'azione di alcune figure di grande livello morale e intellettuale, come Angelo Vivante, Tiziano Tessitori, Mario Lizzero, Amerigo Clocchiatti, che dalla fine dell'Ottocento a quasi tutto il Novecento hanno segnato le vicende politiche ed umane caratterizzando l'essenza stessa della storia friulana e giuliana. Con l'intento di non disperdere questo patrimonio di idee e di valori, il libro intende ricollocare le specificità dell.autonomia friulana in un contesto europeo e internazionale profondamente mutato.