
Catania, ove è del tutto particolare il rapporto creatosi fra la città e Sant'Agata sua protettrice, pone bene in luce i momenti di contatto fra l'esperienza religiosa e quella politica e l'incontro fra la Chiesa e le istituzioni di carattere civile. In definitiva, il lavoro che qui presentiamo costituisce invero un riferimento ampio e ben strutturato dell'esperienza catanese nel quadro di quella siciliana e pure in qualche modo italiana, definendo giustamente i limiti dei complessi fenomeni che la compongono e la strutturano nell'importante periodo affrontato e sviscerato, senza dimenticare la peculiare posizione di un centro urbano posto fra Oriente e Occidente, fra Bisanzio e Roma, fra Impero germanico e Papato, fra cristianesimo e islamismo.
Il prodotto scientifico realizzato da Salvatore Lardino, lasciandosi alle spalle ogni pur residua logica di approccio celebrativo e mitizzante di "un'epopea contadina, intrisa di lotte eroiche", presenta, e in una dimensione di rigorosa analisi storica e storiografica, un lineare e ricco snodarsi del movimento per la terra, nell'articolazione sociale e territoriale del suo formarsi e svilupparsi, sempre dovutamente contestualizzato, dalle premesse, riflessi ed incidenze della grande crisi del '29 nelle campagne all'emergere e consolidarsi del nuovo blocco sociale dei primi anni Cinquanta, in un rinnovato quadro del sistema di potere politico-istituzionale, nell'ambito del quale, pur tra una serie di nuovi limiti e precondizionamenti, comunque si andò concretizzando un processo di "nazionalizzazione" di ceti rurali sino ad allora emarginati: da contadini ad italiani.
Nel complesso fenomeno della deportazione e dello sterminio degli ebrei durante l'ultima guerra, l'episodio che Alberto Cavaglion ha ricostruito, e ci racconta in queste pagine, degli ebrei rifugiati a St. Martin Vésubie e poi internati al campo di Borgo San Dalmazzo (settembre-novembre 1943), per essere infine avviati ad Auschwitz può apparire, ma certamente non è, secondario, quasi marginale. Sono vicende che, pur nella tenuità delle loro dimensioni e nella brevità della loro durata, riflettono un'immensa tragedia storica. Piace in queste pagine la nessuna indulgenza a particolari raccapriccianti ed esasperazioni drammatiche; e forse proprio per questo tono asciutto, per questa lucida e precisa visione dei fatti, il racconto prende alla gola, con quel sapore di autenticità assoluta che tutto lo pervade.
Uomini e donne, bambini e adulti si affacciano alla ribalta della storia in questa inedita descrizione della vita familiare in Friuli negli ultimi due secoli del Medioevo. Lo studio, basato in prevalenza su documentazione d'archivio, getta luce sui momenti fondanti della vita sociale di tutti i ceti e fornisce una ricostruzione storica concreta di aspetti quali la stipulazione dei patti matrimoniali, la celebrazione delle nozze, la nascita e la crescita dei figli, fino alla morte delle singole persone, ma non della famiglia. Si penetra nei dettagli della vita quotidiana e insieme si spazia su mentalità, usanze e norme giuridiche.
L'Assemblea costituente della Repubblica italiana, il 27 giugno 1947, assegna al Friuli e alla Venezia Giulia un regime di autonomia speciale: un doveroso riconoscimento di rango costituzionale a una terra di grandi tradizioni storico-culturali e posta quasi inerme ai confini di una patria non sempre ritrovata. Il volume mette in rilievo gli aspetti essenziali che possono oggi giustificare il rilancio di un progetto di ampia prospettiva sui temi dell'autonomia e dell'autonomismo in Friuli. Un quadro storico poderoso e complessoemerge dall'analisi del pensiero e dell'azione di alcune figure di grande livello morale e intellettuale, come Angelo Vivante, Tiziano Tessitori, Mario Lizzero, Amerigo Clocchiatti, che dalla fine dell'Ottocento a quasi tutto il Novecento hanno segnato le vicende politiche ed umane caratterizzando l'essenza stessa della storia friulana e giuliana. Con l'intento di non disperdere questo patrimonio di idee e di valori, il libro intende ricollocare le specificità dell.autonomia friulana in un contesto europeo e internazionale profondamente mutato.
Le fotografie dell'emigrazione regionale in Belgio, reperite nell'Archivio Multimediale della Memoria dell'Emigrazione Regionale (AMMER) o fornite dalle comunità gemellate del Friuli Venezia Giulia e della Vallonia, si riferiscono in prevalenza al secondo dopo-guerra. Il volume si apre con un contributo metodologico sulla fotografia di famiglia e di emigrazione e prosegue con una presentazione dei temi della mostra e un approfondimento storico. Il catalogo dell'esposizione itinerante raccoglie fotografie che documentano l'ambiente della miniera ed altri luoghi di lavoro. Completano il percorso le immagini dell'intimità familiare e quelle dei momenti d'incontro fra corregionali emigrati.