
Roma appare oggi nel colore terreo degli splendidi mattoni e laterizi dei suoi resti archeologici. Ma all'epoca dell'impero romano la visione sarebbe stata di un bianco splendente: quello dei marmi delle statue, dei monumenti, degli edifici. Che fine hanno fatto? Distrutti nei secoli, saccheggiati, riutilizzati in costruzioni di epoche successive o, peggio, sbriciolati per farne calce. Rodolfo Lanciani, celebre archeologo vissuto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, ripercorre la storia di questa "distruzione", facendo rivivere al lettore l'emozione e il dolore di un patrimonio monumentale purtroppo andato in gran parte disperso.
Fino alla firma della resa con l'esercito piemontese il 13 febbraio del 1861, per più di quattro generazioni la dinastia dei Borbone aveva regnato nell'Italia meridionale, Stato autonomo e indipendente che fu per sette secoli la "Nazione napoletana". Un Paese con una propria economia, una propria industria, un proprio esercito, un proprio inno nazionale; un Paese con valori riconoscibili, condivisi dai suoi abitanti, da Gaeta in giù. Per molti di loro, l'unità d'Italia rappresentò la fine del mondo che avevano conosciuto e nel quale si identificavano. In molti reagirono all'occupazione. Eppure, mentre di Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II si sa quasi tutto, pochissimi sono i libri che raccontano le storie degli ufficiali e dei soldati che scelsero di rimanere fedeli al Regno delle Due Sicilie e si opposero ai piemontesi. Uomini che dopo la sconfitta dovettero affrontare umiliazioni, processi e prigionie. Non erano tutti aristocratici o assolutisti: in tanti erano liberali, alcuni avevano combattuto nella Prima guerra d'indipendenza nel 1848 e condividevano il sogno di un'Italia federale; ma quasi tutti furono bollati come retrogradi, reazionari, sbandati, e cancellati dalla memoria comune. Le storie qui raccolte dallo studioso meridionalista Gigi Di Fiore restituiscono un Risorgimento "al contrario", visto e vissuto dalla parte degli sconfitti... Con e-book scaricabile fino al 31-12-2015.
È solo negli ultimi decenni che l'azione umanitaria ha acquisito un ruolo evidente e primario nel corso dei conflitti. L'umanitarismo internazionale, però, ha una storia assai più lunga, che questo libro ricostruisce illustrando il percorso attraverso il quale soccorso e assistenza sono entrati a far parte dell'agenda delle istituzioni nazionali e sovranazionali, dei programmi delle organizzazioni non governative, influenzando il rapporto fra i paesi occidentali e il resto del mondo. La ricostruzione storica si snoda intorno ad alcuni momenti ed eventi cruciali - le conquiste coloniali, le due guerre mondiali, l'emergere del terzo mondo - e mette in luce il profilo dei diversi protagonisti delle operazioni di soccorso - la Croce rossa, Save the children, le agenzie delle Nazioni Unite, Medici senza frontiere - mostrando come ha preso forma nel corso del tempo il significato attribuito ancora oggi all'umanitarismo internazionale.
Imperatore fra il 117 e il 138 d.C, Adriano, grazie al suo grande talento politico e amministrativo, conseguì notevoli successi sulla scena sia interna sia esterna. Uomo pieno di contraddizioni, letterato, fervido ammiratore della cultura greca, ha lasciato traccia della sua grandezza nella Villa Adriana di Tivoli. Il volume ne ricostruisce la figura e ne racconta le imprese, collocandole sullo sfondo di Roma all'epoca del suo massimo splendore.
Che cos'è l'Europa? Un'entità geografica, un patrimonio storico, una costruzione ideologica? Tutto questo insieme: una cosa dai tratti imprecisi ma concreti, che si è venuta formando nel corso dei millenni. A partire dal termine stesso e dalla definizione dell'ambito spaziale, il libro illustra gli snodi, i processi e le trasformazioni principali che hanno condotto all'Europa di oggi: dall'eredità del mondo greco-romano alla diffusione del cristianesimo, allo sviluppo delle città e degli stati, dall'espansione coloniale alle rivoluzioni e ai nazionalismi, dai totalitarismi novecenteschi all'Unione europea.
Marco Minghetti (1818-1886) fu uno dei principali teorici, in Italia e in Europa, del pensiero politico liberale e, allo stesso tempo, eminente statista della Destra storica: più volte Ministro e Presidente del Consiglio, legò il suo nome a tappe salienti della politica nazionale quali la Convenzione di settembre, l'avvio dell'inchiesta industriale e dell'inchiesta agraria, la revisione dei trattati commerciali, il raggiungimento del pareggio di bilancio. Raffaella Gherardi ne ripercorre qui non solo gli scritti, ma anche i discorsi parlamentari ed extraparlamentari, attingendo a documenti spesso non facilmente reperibili: emerge il ritratto a tutto tondo di una personalità attenta a sfuggire gli opposti rischi di una scienza della politica disancorata dalla prassi e di un'azione politica meramente empirica e contingente. Si manifestano inoltre temi ancora oggi rilevanti: il rapporto fra economia, morale e diritto; le relazioni tra Stato e Chiesa; le ingerenze dei partiti politici nella giustizia e nell'amministrazione. Anche di fronte alla politica del presente l'opera di Minghetti non ha perso centralità, elevandolo a classico della politica italiana ed europea, in grado di parlare a tempi che vanno ben oltre quelli che egli ha vissuto.
Questo libro copre uno dei periodi cruciali della storia europea antica. La serie di guerre intercorse tra le città della Grecia classica e l'Impero persiano giunse al culmine con la battaglia di Maratona, con quella delle Termopili e quella di Salamlna. A raccontare in maniera epica e ineccepibile la storia di questi eventi, di grandi uomini e donne, della società e della cultura in cui vissero e a spiegare come e perché si giunse a questi scontri, per primo è stato Erodoto, il padre della Storia. Ed è lo stesso Erodoto a diventare la prima fonte di riscrittura in chiave moderna di quegli eventi da parte di uno degli storici del mondo classico più noti e apprezzati al mondo, in particolare nella sua specializzazione di carattere militare.
La spedizione di Gallipoli del 1915 fu pianificata dagli inglesi per mettere fuori gioco l'Impero ottomano nella Prima guerra mondiale e per aprire una via di comunicazione che permettesse di far giungere rifornimenti alla Russia. La campagna fu caratterizzata dall'incompetenza militare degli alti comandi dell'Intesa. Tuttavia, Gallipoli viene ricordata anche per il sacrificio e l'eroismo sia delle forze britanniche sia dei soldati del corpo d'armata australiano e neozelandese (ANZAC). Il libro descrive in dettaglio le battaglie e le progressive difficoltà, fino all'evacuazione finale, che questi uomini dovettero affrontare, proponendosi come una guida completa alle operazioni nella penisola di Gallipoli.
Nel terzo e conclusivo volume della sua "Storia degli ebrei italiani", Riccardo Calimani ripercorre due secoli, il XIX e il XX, cruciali per il destino della comunità ebraica del nostro Paese, disegnando un complesso itinerario in cui si susseguono e si intrecciano la chiusura dei ghetti, la progressiva estensione dei diritti civili, un lento ma costante processo di integrazione e, quasi in parallelo, l'insorgere di un nuovo antisemitismo di stampo razzista, che culminerà nella tragedia delle cosiddette "leggi razziali" e della Shoah. All'inizio dell'Ottocento, in un'Italia ancora in bilico tra Rivoluzione e Restaurazione e ampiamente frammentata, si manifestano i primi, timidi segnali di emancipazione delle minoranze ebraiche. Poi, dopo l'unità, il posto degli ebrei nella società muta radicalmente, perché essi iniziano a partecipare con grande passione alla costruzione di un Paese cui sentono di appartenere a pieno titolo, dopo il tributo di sangue versato sui campi di battaglia del Risorgimento e della Grande Guerra. Nel contempo la Chiesa di Pio IX, che addebita l'oltraggio di Porta Pia a un complotto di forze anticattoliche, ridà fiato alla propaganda antigiudaica e rilancia contro gli ebrei le infamanti accuse di deicidio e di omicidio rituale, fornendo nuovi alibi e argomenti all'antisemitismo moderno. Ma la pagina nera - vergognosa e incancellabile - della storia degli ebrei italiani sono le cosiddette "leggi razziali" promulgate dal regime fascista nel 1938...
Un giorno nel 1965 Johanna, una studentessa universitaria tedesca in cerca di un'occupazione a Roma, legge sul "Messaggero" un'inserzione: "Poeta tedesco ricerca segretaria tedesca". Poco dopo essere stata assunta, il sedicente poeta le detta una lunga lettera in difesa degli ebrei che sostiene di aver scritto e spedito a Hitler nel 1933, e le chiede di inviarla a centinaia di indirizzi tedeschi, fra cui quelli di alcuni giornali. Johanna è convinta di avere di fronte un millantatore, ma dovrà ricredersi quando, tornata in Germania, si metterà a indagare sul suo datore di lavoro, ripercorrendo così passo passo la vita di Armin T. Wegner, scrittore e strenuo difensore dei diritti umani, riconosciuto dagli armeni come "giusto" per essere stato uno dei primi a denunciare il dramma del loro popolo: il genocidio del 1915-16. Quello stesso riconoscimento Armin lo aveva ricevuto nel 1967 anche in Israele, con un albero nel giardino dei giusti di Yad Vashem, proprio per la lettera al Führer e la denuncia delle leggi antisemite. Gabriele Nissim ne ha ricostruito la straordinaria vita, anche sulla base delle tante lettere custodite negli archivi di famiglia. Dopo aver servito nell'esercito tedesco, alleato dei Giovani Turchi, come ufficiale medico durante la Prima guerra mondiale - e aver assistito come testimone diretto al genocidio degli armeni (sono sue le uniche fotografie esistenti dello sterminio) -, a metà degli anni Venti Wegner diventa comunista...
Il Barocco a Roma rientra nella categoria di quei felici momenti artistici e culturali della città che la videro all'apice della sua parabola storica. Non solo nel corso del secolo XVII si impose sullo scacchiere europeo dal punto di vista politico, artistico e culturale, ma grazie all'azione di proselitismo cattolico dell'Istituto di Propaganda Fide, l'estetica barocca si diffuse in Europa, nonché nelle terre lontane d'America e d'Oriente, dando vita per la prima volta a un movimento di respiro mondiale. Roma, infatti, divenne il modello da seguire in ambito urbanistico ed architettonico, grazie a monumenti inarrivabili, ma comunque da imitare, quali erano i capolavori di Bernini (si pensi al colonnato di San Pietro) e Borromini (San Carlino), mentre dal punto di vista pittorico le opere di Caravaggio, Pietro da Cortona e Baciccio fecero scuola per tutto il secolo. Infine, la scultura ebbe un punto di riferimento irrinunciabile ancora una volta nel genio di Giovan Lorenzo Bernini, della sua bottega e dei suoi seguaci. Articolato in sei sezioni (La nascita del "Barocco"; L'estetica Barocca; Teatralità e scenografia nell'arte di metà secolo; Paesaggio e il grande spettacolo della natura; Le feste; Gli arredi), il volume documenta questo percorso artistico e intellettuale che, partendo proprio da Roma, ha finito per rendere la poetica Barocca più vicina a una categoria dello spirito umano che al semplice valore estetico di un movimento artistico.