
L'uso dell'analogia storica e l'appropriazione ideologica del passato da sempre costituiscono un efficace strumento per legittimare il presente o reclamare la necessità di intervenire su di esso. Le riletture fasciste del mitomotore medievale del paradigma agiografico francescano rappresentano in tal senso uno dei casi più espliciti di manipolazione della memoria storica. Ricorrendo a disinvolte decontestualizzazioni e forzature, la dialettica politica del Ventennio fece dell'epopea francescana medievale un fondamentale snodo retorico-propagandistico e, rinvenendovi una diretta ascendenza delle iniziative del regime, ne arruolò personaggi ed eventi per la costruzione della nova identità nazionale. Le celebrazioni centenarie di san Francesco (1926), Chiara d'Assisi (1941) e del beato Bernardino da Feltre (1939) trovarono così una precisa ricollocazione semantica nella cornice politico-ideologica della rivoluzione fascista, del conflitto mondiale e, soprattutto, delle leggi razziali. Il volume ne indaga le acrobatiche rimodulazioni politico-confessionali all'interno della narrazione agiografica e, attraverso la stampa e la libellistica dell'epoca, esamina il ruolo che i publicisti catto-fascisti assegnarono a santi patrioti e predicatori antisemiti.
Un mondo affascinante e straordinario, in cui la cultura, soprattutto quella religiosa, vive momenti di grande creatività: quello del Medioevo e, in particolare, del medioevo ebraico. Mito e leggenda permeano la creatività ebraica dell'epoca. Si affrontano questioni come l'esistenza nella diaspora, il significato della vita secondo i comandamenti e i problemi legati ai rapporti con il mondo circostante e, al contempo, quelli rivolti a una maggiore attenzione alla propria identità. I racconti biblici vengono adattati alla luce dell'esperienza delle crociate e delle persecuzioni, vengono ricostruiti in considerazione della realtà che le comunità vivevano in quei contesti storici e allo stesso tempo interpretati e sviluppati ulteriormente sia nello studio che nella predicazione.
In politica i cattolici italiani oggi contano poco o nulla. Ma anche sul piano dei comportamenti diffusi, degli stili di vita e delle opinioni i loro valori - sui quali peraltro tra gli stessi credenti le differenze non sono poche - sempre più appaiono decisamente i valori di una minoranza. Le pagine di questo libro ripercorrono il cammino che ha portato a un tale risultato, nel quale si rispecchia, come si capisce, l'orientamento che ha caratterizzato negli ultimi decenni l'intera società italiana. Un cammino che appare inestricabilmente intrecciato con quello seguito negli ultimi decenni dalle scelte dottrinali e pastorali compiute dalla Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
Il 20 ottobre del 2011 Muammar al Gheddafi veniva catturato e ucciso. Dalla fine del regime instaurato dal Colonnello e dalla sua 'Rivoluzione Verde' per la Libia è cominciata un'agonia senza conclusione. Quante bugie sono state dette per giustificare l'intervento occidentale in Libia? Perché l'Italia ha partecipato all'attacco appena due anni dopo aver firmato il Trattato di amicizia con Tripoli? Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Italia, Qatar, Emirati Arabi Uniti e poi Egitto, Russia, Turchia, con la partecipazione straordinaria dello Stato Islamico: tutti i protagonisti della guerra e del dopoguerra hanno sempre proclamato di avere motivazioni solenni, a partire dall'interesse della popolazione locale. Ma esaminandoli uno per uno e guardando alle scelte operative e al risultato odierno, è evidente che al centro dell'attenzione c'erano sempre e soltanto i giacimenti. In tutto questo, il ruolo dell'Italia non è secondario. Grazie ai legami storici e alla posizione geografica, il nostro Paese controlla i principali luoghi di estrazione e le raffinerie in Tripolitania e in Cirenaica. Ma quali sono i prezzi che paghiamo per tutelare i nostri interessi? Giampaolo Cadalanu utilizza testimonianze esclusive, racconti di esperienza diretta, analisi di specialisti e confronto di dati per mostrare che a smuovere l'Occidente, molto più della tutela dei libici, sono stati e sono ancora oggi gli interessi concreti: le risorse del sottosuolo e gli equilibri di potere.
Le imprese di Francis Drake, il grande corsaro inglese al servizio della regina Elisabetta I, hanno qualcosa di veramente epico. Fu un uomo capace di sfidare da solo, dopo gli iniziali raid condotti nel Mar dei Caraibi, l'impero spagnolo in America, tra il 1577 e il 1579. Durante le navigazioni, Drake e i suoi uomini affrontarono battaglie sanguinose e violente tempeste, compiendo eccezionali scoperte geografiche tra Antartide e Terra del Fuoco. Risalirono tutta la costa americana del Pacifico fino alla California e tornarono a casa attraversando gli oceani, primi inglesi nella storia a farlo. Grazie alle carte scoperte da David Salomoni negli archivi di Lisbona, per la prima volta un libro può raccontare questa storia attraverso la testimonianza di uno dei protagonisti, il pilota portoghese Nuno da Silva, rapito da Drake a Capo Verde, l'uomo che gli svelò la rotta del passaggio nello Stretto di Magellano. In queste pagine si viaggia attraverso l'Inghilterra di Shakespeare e la Spagna di Cervantes, dall'Africa della tratta schiavista all'America degli agonizzanti popoli precolombiani. Troverete un mondo affascinante e sorprendente ancora dominato dagli spazi bianchi sulle carte.
Dopo la resa dell'Italia, l'8 settembre 1943, la lotta armata degli antifascisti è l'ultimo capitolo di una lunga resistenza al fascismo durata più di venticinque anni. L'eroica battaglia dei partigiani in questo ultimo tragico epilogo del conflitto mondiale, diventato anche guerra civile, ha in parte oscurato la ricostruzione dell'intera storia dell'antifascismo, eroica quanto i diciotto mesi resistenziali. Gli antifascisti non sono stati passivi testimoni delle libertà e dei diritti calpestati dal fascismo, ma protagonisti politici attivi che, a seconda dei propri ideali e delle proprie ideologie, elaborarono per tutto il ventennio un patrimonio di pensiero e di riflessioni sul quale poggiano le basi della nuova Italia democratica. Una lettura dell'antifascismo nei termini di 'resistenza lunga' che innova la storiografia tradizionale.
Ogni volta che si cita il nome di Aldo Moro il pensiero va alle tragiche, complesse, inquietanti circostanze della sua prigionia e della sua morte. Ma questo padre e protagonista assoluto della nostra Repubblica merita di esser ricordato per quel che è stato e per il sacrificio della vita che questo suo impegno ha comportato. Questo libro racconta Moro a chi lo ricorda poco e male e a chi non lo conosce: Moro e la sua famiglia, Moro giusnaturalista, Moro padre costituente, Moro penalista, Moro uomo di governo, Moro e la Contestazione, Moro in ascolto dei giovani, Moro e i nuovi movimenti, Moro Ministro degli esteri e uomo di pace, Moro antigiustizialista, Moro vittima del terrorismo e ispiratore di una seria riflessione sulla giustizia riparativa. Tanti aspetti uniti dalla centralità della persona che ha caratterizzato la sua vita, quanto la sua azione politica e di docente, dopo averne fatto il punto centrale della nostra Costituzione. Liberiamo Moro dal "caso" che lo tiene ancora imprigionato e che ci impedisce di avvalerci della sua attualissima lezione di uomo e di cattolico, prima ancora che di politico.
«Il 7 ottobre 2023 Hamas non ha fatto solo strage di vite umane, ha ucciso un sogno. Il crimine peggiore. Uccidere per legittimare chi, sui due lati delle troppe muraglie, combatte per partito preso ogni possibilità di dialogo.» Nelle parole di Nello Scavo, poste all'inizio del libro, emerge il dramma che gli eventi del 7 ottobre hanno scatenato, proseguendo la scia di sangue che da decenni attraversa la terra di Israele e Palestina. Un punto di non ritorno. Eppure, proprio quando il baratro della guerra totale si fa reale e vicino, emergono segni di speranza, come l'esperienza del Villaggio di Neve Shalom Wahat al-Salam, nato più di cinquant'anni fa a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv. Lì ebrei e palestinesi continuano a vivere insieme dopo il 7 ottobre, condividendo lo smarrimento e il dolore, ma anche l'ostinazione di chi crede ancora in un futuro possibile. Questo libro raccoglie le loro testimonianze: le loro parole tracciano percorsi e aprono prospettive concrete.
Che cosa accade quando due economisti del calibro di Thomas J. Sargent e Robert M. Townsend di passaggio a Berkeley decidono d'intervistare un fuoriclasse come Carlo M. Cipolla? Nasce un libro di straordinaria arguzia e intelligenza sulla moneta, la sua storia nel passaggio di mano in mano nel corso dei secoli, dall'età antica a quella moderna. La monetazione, il sistema dei prezzi, credito, banche e banchieri, sono i temi trattati in un dialogo in cui la curiosità si mescola all'ironia e all'attenzione ai particolari meno noti della storia economica. Come venivano pagati i mercenari durante l'impero romano, e quali meccanismi innescava dar loro più monete ma dal minor contenuto di metallo? Come mai nel medioevo mantenere stabile la moneta nazionale portava all'invasione di monete straniere di minor valore? Quali strategie adottarono alcuni paesi per bilanciare la pressione tra sistemi monetari diversi? La storia raccontata con la grazia di rendere piacevoli, leggeri e coinvolgenti i temi più complessi. Con l'introduzione di Ignazio Visco
Che cosa accomuna i romanzi che narrano di spie e agenti doppi e vicende realmente accadute come la cinquecentesca storia di Martin Guerre o quella novecentesca dello smemorato di Collegno? Gli impostori esistono da sempre, uomini e donne che assumono false identità c'erano nel passato come ci sono oggi, quello che muta è il contesto in cui agiscono. Gabriella Turnaturi cerca di individuare alcune costanti nelle relazioni fra chi inganna e chi gli crede, a livello sia individuale sia collettivo, indaga le emozioni, i desideri, le aspettative, le ambizioni, i pregiudizi e le false credenze che entrano in gioco in questi casi. Si chiede, rifiutando di liquidare le imposture come relazioni fra persone malvagie e persone credulone, quali contesti, quali culture emozionali ne rendano più fertile il terreno, perché intere comunità, in certi casi, cadono nell'inganno. Non può infatti esistere un impostore, un pifferaio magico, senza una comunità disposta a dargli fiducia, come non può esserci un attore senza un pubblico disposto a credere alla sua rappresentazione. La fiducia, d'altra parte, è necessaria all'esistenza stessa della società, per cui non possiamo smettere di fidarci gli uni degli altri.
Da oltre centocinquant'anni, cioè almeno dalla guerra civile americana, gli scudi umani sono al centro di accesi dibattiti legali, politici e morali. La nascita del diritto internazionale e lo sviluppo tecnologico non sono stati capaci di arginare il fenomeno. Anzi: bombe intelligenti, droni e algoritmi sembrano averlo reso ancor più pervasivo. Dai conflitti mondiali al Vietnam, dai Balcani alla guerra al terrorismo, fino ad arrivare a Mariupol e Gaza, gli scudi umani si sono via via moltiplicati, rendendo sempre più precaria la posizione dei civili nei teatri di battaglia, più sacrificabili le loro vite. Venuta meno ogni finzione umanitaria, le leggi che regolano i conflitti armati si sono dimostrate uno strumento letale nelle mani dei più forti. Ma oltre a chi si è visto d'un tratto trasformato in un'arma di guerra, c'è anche chi ha scelto liberamente di fare del proprio corpo un'arma di pace. Attivisti pronti a sacrificarsi per difendere i più deboli, ambientalisti e manifestanti si sono schierati sulla linea del fuoco per opporsi alla violenza e denunciare le forme di disumanizzazione. Ricostruendo questa duplice natura degli scudi umani, Gordon e Perugini mettono in crisi le nostre idee su guerra, etica e giustizia, spronandoci a immaginare una politica nuova, che possa definirsi davvero umana.
A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede - 'che Storia è' - quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori 'non autorizzati' che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere.