
Tra il 1985 e le due importanti visite di Stato del 1988 e 1989 prende forma la peculiare posizione del governo italiano nei confronti del tentativo riformista in atto in URSS, posizione che lo distingue dagli altri componenti del G7. Ne è protagonista Andreotti, che giudicava l'evoluzione del comunismo gorba?ëviano un fenomeno complessivamente positivo per la società sovietica e per la politica internazionale, condividendo in grande misura la visione moderata del «sistema di mercato» e la critica di quelle che Gorba?ëv ancora chiamava le «contraddizioni del capitalismo». Soprattutto, come sottolinea Silvio Pons, Andreotti condivideva con il presidente sovietico la visione di un futuro ordine bipolare senza la Guerra fredda: una visione «legata a un mondo in dissoluzione» che faceva proprio consapevolmente «il problema di costruire un'architettura nelle relazioni tra l'Europa e la Russia/URSS», il cui fallimento corrispose alla rimozione della «coscienza stessa del problema». Passata la prova di eventi epocali come il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la prima Guerra del Golfo, quella sintonia e il disegno strategico di cui era espressione si sarebbero infatti infranti nella fine dell'Unione sovietica del dicembre 1991.
Dopo aver analizzato moventi, caratteristiche e protagonisti del cosiddetto Neoclassicismo, questo libro passa ad indagare tutti quei movimenti artistici che radicalizzarono il ritorno all'antico prescritto dall'estetica neoclassica, opponendogli modelli ancor più arcaici o comunque diversi, ma altrettanto remoti dal presente. Si passano così in rassegna i "Primitifs", cresciuti in seno alla Scuola di David ma che ne estremizzarono i precetti, i Nazareni, i Puristi, i Preraffaelliti e tutte quelle tendenze che trovarono un comun denominatore nella teoria e nella pratica dell'"avanzare regredendo", nel mescolare l'arte alla vita, e, da ultimo, nel rifiuto della società industriale, percepita come minaccia alla sopravvivenza stessa dell'arte.
Finalmente torna il "Liber monstrorum", uno dei testi più affascinanti dell'alto Medioevo occidentale. In una nuova edizione critica Franco Porsia fornisce testo latino e traduzione di questo enigmatico capolavoro del IX secolo, nato nel Settentrione europeo e scrigno di culture diverse dove la tradizione dell'antico si salda alla scoperta della difformità e del 'diverso'. Uomini, bestie, genti dalle caratteristiche straordinarie, terre inesplorate di un'epoca esposta alla meraviglia: grazie agli ampi apparati critici, si entra in un mondo sconosciuto che oltre curiosità, emozioni e paure. La lettura del "Liber monstrorum" è un'esplorazione nell'infinito modo che ha la Natura di proporsi di fronte ai segni della fragilità umana e ai limiti della conoscenza. L'universo eccessivo di questi 'mostri' sposta in avanti i confini del sapere che il Medioevo, fra sogni, rivelazioni e segreti, trasmette al mondo contemporaneo
Per l'Israele antico, il periodo compreso tra VI secolo a.C. e I d.C. - tra la distruzione del primo Tempio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor e quella del secondo, ricostruito, da parte di Tito - fu cruciale: la Bibbia assunse la forma che conosciamo e, nel giudaismo, vennero sviluppandosi rabbinismo e cristianesimo. A partire dagli scritti canonici, dagli apocrifi e dai testi qumranici, Paolo Sacchi ne propone una storia, a impianto soprattutto tematico, in cui la narrazione storico-politica si intreccia alle dimensioni religioso-culturali di volta in volta caratteristiche di un'epoca e gravide di conseguenze per le successive.
Da diversi anni l'opera di Alexis de Tocqueville è oggetto di grande attenzione da parte di politologi e storici, infatti due sue opere "La democrazia in America" e "L'Ancien Régime e la Rivoluzione". offrono un punto di riferimento essenziale al dibattito sulle società democratiche, sulla crisi dello Stato, sul totalitarismo. Meno conosciuta la sua concreta esperienza di politico e di studioso sul campo delle società a lui contemporanee. Questo libro di André Jardin, direttore scientifico della commissione incaricata dell'edizione critica dell'Opera omnia, colma la mancanza ed è fondato su dati di prima mano: archivi familiari, massa epistolare quasi del tutto inedita, memoriali.
Il libro, in cui non mancano notizie inedite che alcuni leggeranno come rivelazioni sensazionali, è basato sull'analisi dei fondi versati all'Archivio centrale dello Stato dal Ministero dell'interno, opportunamente verificati con quante più fonti possibili. Circostanze avverse, cedimento dinanzi ai ricatti, esaurimento delle spinte ideali, convinzione dell'irrimediabile sconfitta dell'antifascismo, profferte d'impunità: le storie personali danno corpo a una complessa umanità insieme strumento e vittima di un governo poliziesco.
Un affresco in sei volumi della vita economica dall'antichità ai giorni nostri, in cui gli eventi economici risultano intrecciati a quelli politici e sociali, e i processi di sviluppo ai circuiti delle idee e delle conoscenze scientifiche e tecnologiche.
Nel corso della storia le carte geografiche hanno modellato la nostra visione del mondo e il posto che vi occupiamo. In questo libro, Jerry Brotton sostiene che, lungi dall'essere meri strumenti della scienza, le mappe del mondo sono inevitabilmente descrizioni parziali e soggettive, intimamente legate ai sistemi di potere, all'autorità e alla creatività di tempi e luoghi particolari. I disegnatori di mappe non si limitano a raffigurare il mondo, lo costruiscono sulla base delle idee vigenti nella loro epoca. Questo libro analizza il significato di dodici mappe del mondo riprese dalla storia globale, a partire dalle rappresentazioni mistiche della storia antica e per finire con le immagini di derivazione satellitare contemporanee. Ricrea gli ambienti e le circostanze in cui queste carte sono state fatte, mostrando come ciascuna di esse trasmetta un'immagine estremamente personale del mondo: la prospettiva cristiana centrata su Gerusalemme del "mappamundi" di Hereford del XIV secolo; la più antica mappa coreana che mostra la Terra intera, compresa l'Europa; la prima autentica visione del mondo globalizzato del portoghese Diogo Ribeiro agli inizi del XVI secolo; la proiezione negli anni Settanta del Novecento che aveva l'ambizione di dare uguale dignità al "terzo mondo" e il pianeta secondo Google. Brotton rivela come ogni mappa abbia tanto influenzato quanto riflesso gli eventi contemporanei e come, leggendole, si possano meglio comprendere gli universi che le hanno prodotte.

