
La memoria culturale romana, in un viluppo di ricordi e racconti, tramanda che Romolo dette il suo nome alla città che aveva appena fondato, diventandone il primo re. Convocati in assemblea gli avventurieri, predoni, esuli, schiavi e altri reietti che avevano deciso di seguirlo, per prima cosa fissò le regole giuridiche, convinto che solo questo vincolo avrebbe potuto unificare una simile turba in un nuovo popolo. Delle norme attribuite a Romolo questo volume ne affronta alcune fra le principali: l'obbligo di concedere asilo a chi volesse rifugiarsi in Roma, il divieto di percuotere alcuni stretti congiunti e quello generale di uccidere, la legge che imponeva di allevare tutti i figli maschi (ma delle femminine solo la primogenita), fino la costituzione del senato.
Il volume, proposto in una nuova edizione riveduta e corretta, è il frutto di una ricerca innovativa, nella quale vengono valorizzate anche le fonti non letterarie. Questa scelta fa sì che la trattazione non si concentri, come spesso accade, solamente sull'età classica e sui grandi momenti della storia ateniese, ma spazi adeguatamente dalle origini nel III-II millennio all'epoca romana. Non viene trascurata inoltre la storia sociale ed economica, nonché quella culturale: l'obiettivo è dare della storia greca una visione che eviti ogni facile anacronismo, nella consapevolezza della distanza che ci separa dal mondo antico.
Nessun Greco, come nessun Romano, ha mai immaginato un mondo senza guerre. Più che un’utopia, l’avrebbe ritenuta un’assurdità. Non che i Greci e i Romani fossero amanti della guerra, ma la guerra era parte della vita. Così come era possibile finire catturati dai pirati durante un viaggio in mare per essere venduti come schiavi in qualche mercato dell’Egeo, o cadere vittima di un’epidemia o di una carestia, oppure, semplicemente, morire in giovane età per mille motivi, così era nell’ordine delle cose umane incappare in una guerra, morire in battaglia o restare invalidi e girare in cerca di un’improbabile guarigione. Solo chi si prendeva cura della difesa dai nemici esterni ed era pronto, nella buona stagione, a marciare fuori dai confini per combattere contro il nemico, poteva aspirare a definirsi cittadino. Un libro dalla scrittura piacevolissima e appassionante, che ci avvicina all’universo mentale degli antichi e ce li restituisce, nella loro diversità, con profondo rispetto.
Creare artificialmente la vita - un'utopia che ha sempre alimentato l'immaginazione umana - è divenuta una concreta realtà a partire dal Settecento, quando la scienza ha cominciato a investigare il meccanismo della generazione. In questo libro Emmanuel Betta ricostruisce la storia della riproduzione artificiale dell'uomo, dai primi esperimenti dell'abate Spallanzani alla messa a punto di soluzioni efficaci tra Otto e Novecento, fino agli sviluppi più recenti dell'ingegneria genetica, con particolare attenzione alla realtà italiana che ha avuto un ruolo importante in questa vicenda.
Il libro indaga le forme che il razzismo - inteso come pregiudizio concernente l'origine etnica dei popoli con relative politiche discriminatorie - ha assunto nel corso della storia occidentale, dal Medioevo a oggi. Per l'autore il razzismo è un fenomeno relazionale, ossia il risultato di circostanze economiche o politiche specifiche. Nella storia europea vi sono tre svolte importanti: il momento delle crociate, di cui è un risvolto la discriminazione religiosa moderna dopo il Cinquecento, il momento delle scoperte geografiche e della mappatura delle civiltà, e il momento della costruzione delle società coloniali con le loro gerarchie, cui fa seguito il razzismo contemporaneo.
Il libro indaga le forme che il razzismo - inteso come pregiudizio concernente l'origine etnica dei popoli con relative politiche discriminatorie - ha preso nel corso della storia occidentale, dal Medioevo a oggi. Per l'autore il razzismo è un fenomeno relazionale, ossia il risultato di circostanze economiche o politiche specifiche. Nella storia europea vi sono tre svolte importanti: il momento delle crociate, di cui è un risvolto la discriminazione religiosa moderna dopo il Cinquecento, il momento delle scoperte geografiche e della mappatura delle civiltà, e il momento della costruzione delle società coloniali con le loro gerarchie, cui fa seguito il razzismo contemporaneo.
Che cosa pensavano i Greci e i Romani quando, di notte, alzavano gli occhi per guardare il cielo? Quali figure vedevano, o credevano di vedere, nei cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) e nelle innumerevoli stelle che brillavano nel firmamento formando le più curiose costellazioni? E che cos'erano davvero, per loro, i due corpi celesti più importanti per il genere umano, il Sole e la Luna? Il volume illustra e spiega - attraverso un'ampia scelta di passi tratti dalla letteratura greca e latina, dai poemi omerici alla fine dell'età classica - quale ruolo ricoprivano gli astri nella vita quotidiana degli antichi; come li avevano interpretati e studiati i filosofi e gli scienziati (compresi coloro che si occupavano di una disciplina molto particolare: l'astrologia); che importanza avevano nell'arte e nella religione.
IL LIBRO
Lo sterminio fisico del nemico è sempre stato uno dei mezzi della politica: eppure nell’ultimo secolo ha assunto un carattere particolare. Questo perché sono cresciute le vittime? In assoluto può darsi, statisticamente no. In ogni caso non è il numero che fa la differenza. Ciò che colpisce sono le motivazioni, i modi, i risultati. Nazismo e comunismo si propongono come un messaggio di salvezza: per la razza germanica il primo, per l’umanità il secondo. Contro il nemico il nazismo ha avuto poco tempo e ha concentrato i suoi sforzi sugli ebrei e pochi altri. Il comunismo ha finito presto col ritorcersi contro se stesso; poi è divenuto un puro mezzo di conservazione del potere per i privilegiati.
Ma come mai, nonostante sia scomparso completamente da più di mezzo secolo, il nazismo è l’oggetto di una esecrazione che non accenna a diminuire, mentre il comunismo, che pure è caduto di recente, fruisce di un’amnesia e di un’amnistia che raccolgono un consenso quasi unanime? E poi: in che misura la Shoah, nell’immensa carneficina del ’900, deve essere classificata come una cosa a parte? Si può annoverarla come una tomba fra le altre tombe nel cimitero comune? E se non è possibile farlo, per quale motivo?
Proprio a questi interrogativi cerca di rispondere questo penetrante saggio di Alain Besançon.
L'AUTORE
ALAIN BESANÇON, storico e membro dell’Institut de France, è autore di saggi autorevoli e di successo. Tra essi ricordiamo: Breve trattato di sovietologia (1976), Le origini intellettuali del leninismo (1977), Anatomie d’un spectre (1981), L’image interdite (1994), Trois tentations dans l’Église (1996).
La "Tregua di Natale" del 1914 è un episodio straordinario della Prima guerra mondiale: soldati dalle contrapposte trincee misero da parte le armi, si incontrarono nella terra di nessuno scambiandosi doni, emozioni e persino indirizzi. Forse giocarono anche una partita a pallone. Decisero che in quelle ore non si sarebbe più sparato.
Questo libro ha due pregi. Anzitutto, è un'indagine a tutto tondo su quell'avvenimento e sul suo contesto, quel saliente belga di Ypres tristemente noto per le sue sanguinose battaglie marchiate dall'uso del gas. In secondo luogo, è una narrazione avvincente, che parte dal basso, cioè dai resoconti spontanei dei soldati stupefatti per quanto accade in quel terribile contesto di fango, gelo e fuoco. La voce di quei soldati continua a parlarci intatta da oltre un secolo di distanza grazie alle lettere, alle interviste dell'epoca e al rochissimo materiale ritrovato dall'autore nei musei di guerra di mezza Europa.
C'è di più. C'è la cronaca di un viaggio sul filo della memoria, la mappa dei luoghi, le fotografie, le canzoni, la filmografia, la litografia, perfino l'elenco delle app che aiutano a orientarsi tra le linee di quello che fu il Fronte occidentale della Grande guerra: un omaggio al cuore dell'uomo con le armi pacifiche della memoria e della cultura.
Antonio Besana (Milano, 1955), professore al MIMM (Master di International marketing management) dell'Università Cattolica di Milano, collabora con il dipartimento di Statistica dell'Università di Padova. Per quasi quarant'anni ha lavorato in aziende multinazionali di ricerche di mercato ricoprendo posizioni manageriali. Giornalista pubblicista (1977-2017), appassionato di storia militare, è autore del volume Time Management: un metodo per lavorare e vivere meglio (Tecniche Nuove, 2019) e della prefazione storica al volume La Tregua di Natale, lettere dal fronte (Lindau, 1914).
Un secolo di storia, di partenze e di ritorni degli emigranti che lasciarono le terre nord-orientali d'Italia tra la metà dell'Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento. Un'analisi di Gian Carlo Bertuzzi sulle "grandi emigrazioni" in Europa ed oltreoceano. Una ricostruzione dei viaggi per mare dai tempi della vela al secondo dopoguerra in un testo di Francesco Fait. Il volume è bilingue (italiano e inglese) ed è corredato da alcune fotografie tratte dall'Archivio Ammer.