
Nel XVI esplose il contrasto tra una raffinata civiltà rinascimentale e l'estrema efferatezza di roghi, torture e violenze perpetrate in nome della fede. Similmente a quanto accade ai nostri giorni, l'intolleranza religiosa, come una lebbra che attacca gli Stati, aveva trascinato la Francia in una serie di lotte fratricide, seminando migliaia di morti in nome del Cattolicesimo o della Riforma. In un panorama così cruento tre donne, nate dalla stirpe dei Valois, spinte da profonde convinzioni, mostrarono una tenace volontà verso la Riforma, certe che essa potesse ricondurre alla sincerità del vero credo iniziale. Legate fra loro da vincoli di parentela, non furono tacite spettatrici, ma esponenti di un femminismo ante litteram. Determinate, pur con differenti modi di esprimere i loro ideali, misero una tenace volontà per raggiungere quei fini che sentivano come una missione.
Fra il Rinascimento e l'età napoleonica, in Europa e nei paesi mediterranei la schiavitù ha riguardato sei-sette milioni di persone: neri africani, turchi, arabi, italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, ma anche greci, ebrei, slavi, magiari, e persino ucraini, moscoviti, tedeschi, inglesi, olandesi, scandinavi. Attingendo a una ricchissima documentazione, questo libro narra la loro storia, dagli scontri e dalle catture per mare e per terra alla presenza di schiavi e schiave nella vita domestica e in quella pubblica, in Europa come sull'altra sponda del Mediterraneo: costretti al remo o ad altre fatiche sulle navi, sfruttati in cantieri e miniere, ma anche impegnati in proprio come barbieri, sarti, gestori di botteghe; oppure, in un rapporto che non escludeva l'affetto, servitori, governanti, concubine. Una storia in larga parte dimenticata che queste pagine riportano con efficacia in vita sotto gli occhi del lettore.
All'"Vrbs, Orbis" per vocazione, conducono tutte le vie attraverso le quali usi e costumi "stranieri", in particolare i culti, giungono nella capitale dell'Impero e la trasformano. Non sempre in un clima idilliaco e indolore, Roma caput mundi vede tradizioni, usanze e norme spesso di portata ancestrale coabitare assieme a "externae superstitiones"; il "naturale" risultato è la messa in opera di un compromesso creativo, capace di garantire tanto distinzione e prestigio quanto legami e certezze, e comunque lapax deorum che regge la "fatale" missione di Roma. Attraverso i vari racconti che compongono il libro - storie di gente, potere, spazi, immagini e simboli più o meno condivisi - si dà corpo e complessità a Roma, autentico laboratorio multiculturale, dalla fine della Respublica fino ai cambiamenti epocali del IV secolo.
All'Vrbs, Orbis per vocazione, conducono tutte le vie attraverso le quali usi e costumi "stranieri", in particolare i culti, giungono nella capitale dell'Impero e la trasformano. Non sempre in un clima idilliaco e indolore, Roma caput mundi vede tradizioni, usanze e norme spesso di portata ancestrale coabitare assieme a externae superstitiones; il "naturale" risultato è la messa in opera di un compromesso creativo, capace di garantire tanto distinzione e prestigio quanto legami e certezze, e comunque la pax deorum che regge la "fatale" missione di Roma. Attraverso i vari racconti che compongono il libro - storie di gente, potere, spazi, immagini e simboli più o meno condivisi - si dà corpo e complessità a Roma, autentico laboratorio multiculturale, dalla fine della Res publica fino ai cambiamenti epocali del IV secolo.
Seconda guerra mondiale, primi mesi del 1944: in seguito alla violenza dei combattimenti intorno a Montecassino, l'esercito tedesco ripiega verso nord e nelle campagne della Toscana e della Liguria i battaglioni delle SS, contrastati dai partigiani, commettono terribili carneficine di civili. A qualche chilometro dall'abbazia, ridotta in rovina da un bombardamento degli Alleati, nell'ospedale da campo tedesco allestito nel monastero cistercense di Casamari, un giovane soldato austriaco ferito e il monaco italiano che lo assiste si scambiano, giorno dopo giorno, i loro ricordi per sfuggire agli orrori che li circondano, alle sofferenze e all'angoscia della morte. I dialoghi sul conservatorio di Vienna, lo studio del violoncello, la musica di Schubert, la bellezza della campagna e delle città toscane fanno sì che sia tenuto nascosto il più a lungo possibile al giovane soldato - solo ventenne il terribile cammino che gli rimane da percorrere. In questo luogo a porte chiuse, in cui risuona l'eco dei combattimenti, delle urla dei feriti e dei loro incubi, si esprimono la fraternità, la compassione e la dignità di persone che si trovano ad affrontare prove estreme. Nel cimitero dei monaci di Casamari è effettivamente sepolto un soldato dal nome tedesco; intorno a questo dato oggettivo l'autrice ha intessuto il racconto narrato in questo libro.
Dal 1976 al 2015 i cinque Convegni ecclesiali nazionali scandiscono la vita della Chiesa in Italia, attraverso cinque pontificati, due Repubbliche e profondi cambiamenti sociali. La storia istituzionale dei Convegni, dall'immediata attuazione del Concilio al "cambiamento d'epoca" in atto, è anche quella di un tessuto ricco, vivace, dialettico, da cui emerge il carattere profondo, sempre da aggiornare, di una Chiesa di popolo, in costante rapporto con le vicende di una Italia europea.
La Costituzione italiana è la più longeva della sua "generazione" in Europa. Come la Carta del 1948 entri nel vivo della storia italiana (ed europea), al di là delle retoriche, è la questione al centro di questa ricerca. Che propone un punto di vista inedito, lo studio critico delle sette ricorrenze decennali, ad opera rispettivamente di Giuseppe Parlato, Ester Capuzzo, Francesco Soddu, Mauro Moretti, Paolo Soddu, Daniela Novarese, Giovanni Orsina. Gli anniversari e l'impatto delle celebrazioni nella fibrillante storia politica, sociale e istituzionale disegnano un percorso originale e suggestivo tra priorità, cortocircuiti, e attori - prima di tutto i partiti - posizionati in una scala multilivello. I percorsi dell'attuazione e della riforma si rincorrono e si intrecciano, in una storia molto articolata e non priva di contraddizioni, che implica in ogni caso un quadro segnato da un lato dai molteplici "vincoli" esterni di una Italia europea, dall'altro dal tema sempre vivo dell'articolazione interna di una Italia plurale. Anche attraverso la periodizzante cesura dei primi anni Novanta. La Costituzione, si conferma così, in una storia accidentata, ma lineare, ricostruita nei diversi contributi con sensibilità e tagli differenti, elemento conformativo, propulsivo e dialettico.
I cinque agenti della scorta di Aldo Moro: chi erano e perché vivono ancora.
«Quando chiuderete le pagine di questo libro potrete dire di conoscerli e non potrete più dimenticarli.» - dalla Prefazione di Mario Calabresi
Il 16 marzo 1978, in via Fani, a Roma, le Brigate rosse rapirono Aldo Moro e uccisero i cinque uomini della sua scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, due carabinieri e tre poliziotti. Per decenni le attenzioni di storici e giornalisti si sono incentrate sulle figure dei terroristi, a cui sono stati dedicati articoli, libri, dibattiti e interviste, mentre le vittime venivano trascurate se non del tutto dimenticate. Lo storico Filippo Boni ha sentito il bisogno personale e civile di ricostruire le vite spezzate di questi cinque servitori dello Stato e per farlo è andato nei luoghi in cui vivevano, a parlare con le persone che li avevano amati e conosciuti: genitori, figli, fratelli, e fidanzate a cui il terrorismo ha impedito di sposare l’uomo che amavano. In questo libro, Boni ha raccolto le toccanti storie di vite umili ma piene di sogni e di affetti, restituendo così verità e memoria a quei corpi prima trucidati e poi dimenticati e al tempo stesso componendo uno straordinario affresco di un’Italia semplice e vera, che resistendo alle atrocità della storia si ostina a guardare al futuro.
La storia d'Italia è legata a doppio filo a quella del ruolo giocato dalle classi dirigenti che l'hanno guidata. Interrogarsi su quel ruolo è tanto più urgente oggi, quando quelle classi si dimostrano incapaci di porre fine a una transizione che si prolunga ormai da un quindicennio, e rischia di innescare un vero e proprio declino. Questo volume, frutto della collaborazione di studiosi diversi tra loro per studi e provenienza, non si interessa tanto alle 'filosofie' sottese all'azione delle classi dirigenti nella storia italiana, quanto alle questioni concrete che non hanno potuto o voluto risolvere.
Un dizionario critico, articolato in voci brevi ma dense, uno strumento efficace per fornire ai lettori un panorama complessivo e sintetico di quasi un secolo e mezzo di storia italiana, oltre che un valido strumento di consultazione e di lavoro. In circa ottantatré lemmi vengono affrontate, in ottica storica, le dimensioni politica, sociale, economica e culturale italiane a partire dall'unificazione del paese. Le voci, curate dai maggiori storici dell'Italia contemporanea, hanno un andamento espositivo e forniscono un quadro preliminare dei diversi temi trattati, senza però rinunciare mai a un approccio critico, che tiene conto dei risultati del dibattito storiografico. Ogni definizione rinvia così, di volta in volta, a istituzioni, grandi avvenimenti, cesure storiche, soggetti politici e sociali, fenomeni culturali e a pochi grandi protagonisti ritenuti emblematici del loro tempo (da Cavour a Pio XII, a Moro). L'opera è corredata da una cronologia e da un'appendice statistica.