
Chi sono quegli invasori che le fonti chiamano talvolta normanni talvolta franchi e che, attirati dalle bellezze e dalle ricchezze del nostro Paese, con la loro irruzione hanno segnato profondamente il destino del Mezzogiorno d'Italia, dagli Abruzzi fino alla Calabria e alla Sicilia? Definiti dai cronisti del tempo "avidi di rapina, smodati e invadenti", questi avventurieri tuttavia si rivelano culturalmente raffinati, costruiscono nella loro nuova patria eleganti castelli e cattedrali, e danno vita a un ordinato organismo politico, militare ed economico. Fra le pagine impariamo a conoscerne l'organizzazione statale, ma anche la vita di ogni giorno, fra ricche corti abitate da baroni e cavalieri amanti della caccia e della guerra - ma anche da intellettuali provenienti dal lontano Oriente - e contadini e artigiani italiani, bizantini, arabi. Ne risulta così un mosaico etnico senza pari, un sorprendente intreccio di popoli, lingue e tradizioni diversi, e un modello di integrazione culturale avanzatissimo, che ha contribuito a donare all'Italia meridionale quell'eterogeneità, quella vivacità e quella ricchezza che la rendono ancora oggi una realtà unica.
Le Alpi non sono mai state una barriera. Al contrario: sono sempre state un luogo di incontro, di commerci e di fusione tra culture diverse. Lo storico tedesco Ralf-Peter Märtin - autore di bestseller in Germania e prematuramente scomparso - racconta in questo libro unico le mille storie della regione alpina nell'antichità, dall'Età del Bronzo al rimescolamento di popoli che caratterizza l'inizio del Medioevo. Tra le molte cose che narra, Le Alpi nel mondo antico ci dice come venivano coltivati i terreni fertili della valle, come le pendici vennero terrazzate a vigneto e come i popoli cominciarono a usare i pascoli per il bestiame. E ci racconta come e perché Ötzi - l'Uomo del Similaun - doveva morire e in che modo iniziò il commercio di rame, di sale e di ferro. Qui troviamo la saga delle battaglie dei cimbri e dei teutoni, l'avventura quasi incredibile degli elefanti di Annibale, il rapporto ambiguo dei romani con la montagna, e la nascita dei ricoveri, dei monasteri e delle rotte commerciali che hanno caratterizzato la penetrazione della cristianizzazione tra le valli alpine alla fine dell'antichità.
Omero, Aristotele, Eliano e molti altri autori dimostrano che nel mondo antico era diffusa la credenza nella fecondazione degli animali attraverso il vento. Può sembrare eccessivo stabilire una relazione fra questa forma di concepimento in grado di transitare per bocca, naso, pelle bagnata o apparato digerente e la gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo, ma molti padri della Chiesa non la pensavano così e non hanno esitato a fare questo collegamento. Essi, infatti, ritenevano che l'antica credenza nella fecondazione attraverso il vento conferisse credibilità alla gravidanza di Maria per opera dello Spirito santo o del «vento santo» e la usarono per difendere la nascita verginale di Gesù. L'antica concezione forniva infatti un contesto plausibile e accettabile a un auditorio greco-romano già orientato a credere alla capacità fecondante del vento.
Esuli in patria, costretti a palcoscenici marginali, a spazi culturali periferici: così i fascisti descrivono la propria condizione all'indomani del 1945. Eppure, sin dall'immediato dopoguerra, le edicole di tutta Italia si riempirono di rotocalchi i cui articoli raccontavano con toni agiografici, o quanto meno indulgenti, le imprese di Mussolini e dei suoi fedelissimi. Gli scaffali delle librerie ospitavano memoriali, biografie e persino romanzi firmati da fascisti e filofascisti. Andava così in scena, agli albori del processo di costruzione di una memoria pubblica attorno al Ventennio e alla stagione della guerra civile, la riscrittura di quello stesso passato da parte fascista. Una simile operazione di per sé non sorprende: la voglia di raccontare la propria versione dei fatti piegando il racconto in base ai propri interessi è un fatto fisiologico. Semmai a sorprendere è il buon esito di quell'operazione ed è in particolare questo punto che il libro indaga, dando conto del grado di complicità mostrato da ampi settori del mondo giornalistico ed editoriale. Non è così ovvio, infatti, che i protagonisti di un regime autoritario e liberticida e di un governo, quello della Rsi, complice di una forza occupante, disponessero della possibilità di far circolare legalmente la propria versione dei fatti.
Dopo l'8 settembre '43, Carla Liliana diciassettenne, mentre quattro fratelli sono prigionieri, si impegna con le sorelle maggiori Teresa, Lidia e Renata, nell'assistenza e salvataggio di soldati italiani e alleati allo sbando, operando nella rete di solidarietà che aveva il suo riferimento in padre Placido Cortese, frate francescano della Basilica del Santo, morto poco dopo, martire. Liliana, con la sorella Teresa, viene arrestata il 14 marzo del 1944. Condotte in carcere a Venezia, quindi nei lager di Mauthausen, Linz, Grein a.d. Donau. Rientrano nella loro casa di Padova nel giugno 1945. Solo molti anni dopo questi eventi Carla Liliana è riuscita a parlarne e per la prima volta ne scrive in questo libro per «cancellare l'odio con l'amore».
Destinatari
Per tutti, per non dimenticare.
Autore
Carla Liliana Martini nasce nel 1926, undicesima di dodici fratelli. Dopo l'8 settembre '43 opera nella rete di solidarietà che aveva il suo riferimento in padre Cortese. Dopo la Liberazione sarà riconosciuta partigiana della Brigata Pierobon. Terminati gli studi, si sposa e si dedica all'insegnamento. Negli anni recenti Carla Liliana si è recata in moltissime scuole e biblioteche a parlare ai giovani della Resistenza e di quanto accadutole.
Nel 1579 Akbar, il Gran Moghul, così come veniva chiamato in Occidente l’imperatore indiano dell’omonima dinastia sunnita di origine turco-mongola, invitava alla propria corte alcuni teologi gesuiti. Un evento forse unico nella storia, in quanto risulta piuttosto singolare per un sovrano di uno stato islamico ospitare alcuni missionari chiaramente mossi da un preciso intento evangelizzatore. Presso i Musulmani vige, infatti, la forte concezione dell’Islam come religione naturale dell’uomo e quindi il conseguente disinteresse per le fedi diverse dalla loro rappresenta una costante trasversale a molti paesi di influenza islamica. La Chiesa, sia pure con inevitabili difficoltà, non ha mai rinunciato a svolgere la propria attività di promozione della religione cristiana; un diritto che, tuttavia, difficilmente poteva essere riconosciuto da un sultano. Scopo di questo saggio è proprio quello di individuare le ragioni che spinsero un imperatore musulmano come Akbar a richiedere alcuni gesuiti presso la propria corte. In Occidente, sull’onda di un abbagliante e fuorviante ottimismo, si parlava di un’imminente conversione al cristianesimo del Gran Moghul. In realtà ben altre, seppur sempre sorprendenti, saranno le motivazioni.
“Dopo l’11 settembre, riflettendo sul rapporto fisiologico tra terrorismo e lotta per l’identità nazionale, mi chiedevo: com’è possibile che il nostro Paese, che ha così a lungo combattuto per la sua indipendenza, non abbia conosciuto niente del genere? Noi credevamo è nato nel tentativo di dare risposte a questa domanda iniziale: poi è cominciato il viaggio dentro la storia italiana dell’ottocento. Sono esistiti due Risorgimenti, completamente contrapposti, poiché l’idea repubblicana era nemica giurata dell’opzione monarchica. Questa divisione si è riproposta in tutte le forme che la nostra storia successiva ha conosciuto, passando ovviamente dal fascismo e dall’antifascismo e arrivando fino ai nostri giorni. Un’idea d’Italia monarchica e autoritaria da un lato, e un’idea d’Italia repubblicana e democratica dall’altro. Una contrapposizione mai sanata e già presentissima alla nascita del Paese.”
Mario Martone ha realizzato per il cinema Morte di un matematico napoletano (1992), L’amore molesto (1995), Teatro di guerra (1998), L’odore del sangue (2004). Ha pubblicato con Bompiani Teatro di guerra. Un diario (1998), Chiaroscuri. Scritti tra cinema e teatro (2004).
Alla ricerca di un mondo scomparso. L'Antico Egitto nel Corriere della Sera": un contributo alla storia degli intellettualidurante il fascismo. "
Arturo Marzano è nato a Roma nel 1973. E’ stato allievo del corso ordinario e del perfezionamento in scienze politiche presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. E’ autore di alcuni contributi sulla politica britannica in Medio Oriente e sulle relazioni tra governo inglese e sionismo nei primi decenni del Novecento. Attualmente collabora con la Cattedra di storia contemporanea della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa e lavora nell’ambito della cooperazione internazionale con l’organizzazione non governativa UCODEP.
Il volume ricostruisce l'esperienza di Radio Bari (1934-43), la prima stazione europea a trasmettere in arabo. Grazie ad una ricerca condotta in numerosi archivi in Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Marocco, emergono da queste pagine i protagonisti di Radio Bari, dai responsabili politici agli autori, agli ospiti, agli speaker, nonché i programmi che la radio ospitò. Le trasmissioni culturali (conversazioni, canzoni, pièce teatrali) furono apprezzate dal pubblico arabo, mentre quelle politiche (i notiziari) non ebbero successo perché scontavano una contraddizione insuperabile della propaganda e, più in generale, della politica estera fascista: Roma corteggiava i nazionalismi arabi e attaccava Londra e Parigi con l'obiettivo di sostituirvisi come potenza egemone nel Mediterraneo e in Medio Oriente, senza considerare che quei nazionalismi si sarebbero opposti con uguale forza al dominio coloniale italiano. Proprio attraverso Radio Bari e la sua "guerra delle onde" con Radio Londra, Radio Paris Mondial e Radio Berlino, il libro, al confine tra storia delle relazioni internazionali, storia transnazionale e storia dei media, mette in luce come la politica araba dell'Italia fascista fosse, nonostante le ambizioni imperiali, destinata al fallimento.
A 120 anni dal Primo congresso sionista, che segnò la nascita del sionismo politico di Theodor Herzl; a 100 anni dalla Dichiarazione Balfour, che vide il sostegno strategico di Londra; a 70 anni dalla Risoluzione delle Nazioni Unite n. 181, che stabilì la creazione di uno Stato ebraico in Palestina; a 50 anni dalla Guerra dei Sei Giorni, che segnò l'inizio dell'occupazione dei Territori palestinesi dando al sionismo religioso una torsione messianica e determinandone la traiettoria politica dei decenni successivi; a 40 anni dalla vittoria elettorale del sionismo revisionista e dalla sconfitta del sionismo socialista, che aveva dominato la politica israeliana fino ad allora, è possibile fare un bilancio di che cosa sia stato il sionismo o, per meglio dire, i sionismi. Molteplici sono state, infatti, sin dagli inizi le anime di questo movimento, spesso in forte dissenso l'una con l'altra. Il volume delinea una storia dei sionismi, presentandone l'evoluzione dalle origini ad oggi, ricostruendo la genesi e lo sviluppo di ciascuno di essi e mettendo in luce quello che. di volta involta, è diventato dominante e ha dunque potuto mettere in pratica la propria visione.