
Dodici testimonianze raccolte di prima mano dai nipoti di esuli istriani che nel 1943 hanno dovuto fuggire dalla loro terra lasciando tutto ciò che avevano. Spesso per pudore o paura non raccontavano nemmeno la loro tragedia temendo di non essere creduti.
I nipoti hanno saputo tener viva la memoria di questa tragica vicenda facendosi raccontare episodi e svolgimenti sia del loro viaggio che dell’arrivo nei campi profughi e della non sempre cordiale accoglienza ricevuta.
Ma c’è sempre una forza che spinge alla rinascita, nel volume ci sono anche testimonianze di come, anche nelle condizioni più difficili tante di queste persone hanno saputo ricrearsi dei rapporti e delle attività in modo da integrarsi nel nuovo territorio.
La storia della città bizantina è quanto mai complessa. È la storia della capitale, Bisanzio, e delle città dell'impero che, dall'ultima età romana, ebbe vita fino alla metà del XV secolo e dove coesistettero centri di formazione antica accanto a città di nuova fondazione. È la storia della crisi definitiva dei modelli urbani di matrice classica e dell'affermarsi delle nuova polis cristiana, dell'abbandono dell'agorà e della difficile persistenza altomedievale entro spazi ridotti e difesi da mura spesso edificate con le spoglie smembrate delle città antiche, ma anche di un recupero avvenuto con criteri diversi da quelli dell'Occidente, responsabile in gran parte della sua interruzione.
La civiltà di Bisanzio ha prodotto, nei vari campi dell'arte, opere di raro splendore. Questo perché la città di Costantinopoli si è trovata nel punto di incontro tra Oriente e Occidente, erede delle civiltà greca e romana e proiettata verso il mondo slavo, il Caucaso e il Vicino Oriente. Ma anche perché alla base della sua cultura artistica, cristiana e imperiale, stava la convinzione che forme e simboli fossero riflesso di un'ispirazione giunta dall'alto, insegnamento attraverso l'immagine, manifestazione visiva della Verità.
Il volume raccoglie, per la prima volta in italiano, i principali saggi di un grande pensatore e teorico della ragione, protagonista e vittima di una stagione di grandi passioni. I temi trattati, tutti di grande attualità, vanno dalla laicità della scuola alla divisione dei poteri, dal costituzionalismo liberale ai diritti umani e all'eguaglianza delle condizioni, dai diritti delle minoranze alla matematica applicata alle scienze politiche e umane; temi che fanno scoprire quello che si può definire il vero "prototipo" dell'illuminista, purtroppo ancora poco conosciuto in Italia. Un libro, quindi, concepito come una vera e propria introduzione a una delle più complesse e articolate opere di un autore fondamentale dell'età dei lumi.
Un libro scritto per capire cosa sia la guerra e quali sensazioni essa produca nell'animo umano, con un diario e le lettere di un diretto interessato. La collana Parole di Guerra ha come scopo di riportare alla luce e valorizzare un patrimonio di testimonianze originali sul secondo conflitto mondiale che hanno come scopo quello di indagare e capire quale sia l'atteggiamento dell'individuo comune nei confronti della guerra. Persone semplici che si trovano coinvolte in guerra spesso senza capirne le motivazioni, uomini la cui principale aspirazione era quella di sopravvivere, cercare di vincere la fame, il freddo, la paura e gli altri disagi di ordine materiale e psicologico.
«Un intero universo di significati va perduto se si assumono l'ideologia razziale, l'escalation bellica e la burocrazia dello sterminio come categorie dominanti nella spiegazione dell'Olocausto. E questo perché la domanda "Come mai i nazisti bruciarono la Bibbia ebraica?" richiede un'immaginazione che sappia cogliere cultura, sensibilità e memoria storica del popolo tedesco.» Nel fissare l'obiettivo di questo suo documentatissimo saggio, Alon Confino inaugura un nuovo filone di ricerca nella pur vasta e variegata letteratura sulla Shoah, basato sul presupposto che la «soluzione finale», incarnata da Auschwitz nella prima metà degli anni Quaranta, sia stata anticipata e resa possibile dalla narrazione messianica e rivoluzionaria elaborata dai nazisti dopo l'ascesa di Hitler al potere nel gennaio 1933. Stando a questa storia, gli ebrei - in quanto responsabili di tutti i mali del mondo, dall'alba dell'umanità all'epoca moderna, passando per l'età protocristiana e della Germania medievale, e di ogni forma di corruzione morale, decadenza e degenerazione - rappresentavano un passato che doveva essere estirpato per consentire la nascita di un nuovo impero e di una nuova civiltà. E perché potessero sorgere un nuovo ordine europeo e un nuovo tipo di cristianesimo, anche la civiltà ebraica andava cancellata, recidendo il suo legame storico con le origini culturali e religiose della Germania. Così, bruciando Bibbia e sinagoghe, come avvenne nella cosiddetta «Notte dei cristalli» tra il 9 e il 10 novembre 1938, e che vide la partecipazione attiva o la passiva complicità di cittadini di ogni età e condizione sociale, il nazismo cercò di modificare non solo la plurisecolare storia dei tedeschi e degli ebrei, ma anche di azzerare il ruolo di questi ultimi nella nascita della civiltà cristiana. Secondo Confino, quindi, il germe della volontà genocida non fu inoculato dai nazisti nel popolo tedesco attraverso l'ideologia antisemita o la scienza della razza, bensì promuovendo un fenomeno culturale molto più ampio - un mondo simbolico condiviso di parole, rituali, immagini e fantasie - che portò i cittadini del Terzo Reich, favorevoli o contrari che fossero, a trovare plausibile se non auspicabile la prospettiva di un mondo senza ebrei. Da quel momento la persecuzione e lo sterminio divennero non solo possibili, ma pienamente giustificabili.

