
L'Italia non ha avuto la Riforma perché gli italiani erano refrattari alle dottrine protestanti, o perché la situazione politica e la reazione inquisitoriale non lo hanno consentito, malgrado una vasta adesione? Come in un mosaico perduto, le poche tessere ricollocate a posto ci consentono ora (dopo un secolo di ricerche e di scoperte) d'intravvedere almeno le grandi linee di una diffusa adesione alla Riforma in quasi tutte le regioni d'Italia e in ogni ceto sociale, dai montanari ai mercanti, agli ecclesiastici, ai nobili. Questo libro si limita ad esporre i fatti accertati, per fornire un quadro della reale evoluzione della Riforma in Italia.
Se la favola di Romolo è soltanto una favola, come nasce veramente Roma? C'è stato un "fondatore" o la città è cresciuta spontaneamente? E perché proprio in quel sito particolare? I grandi storici insinuano che tutto sia cominciato intorno a due ponti in corrispondenza dell'Isola Tiberina, sicché il loro artefice, non Romolo, sarebbe il vero fondatore dell'Urbe. I Romani lo chiamarono pontifex, anteponendolo a tutti nella gerarchia ecclesiastica al servizio di un alidilà molto vago e governato da un padreterno di nome Giove. Gli storici antichi però sostengono anche che prima dei ponti sull'Isola ne sarebbe stato costruito un altro, per tutt'altro scopo e, particolare non secondario, che agli albori di Roma l'Isola Tiberina neanche sarebbe esistita. Questo libro propone, alla luce di un'approfondita ricerca, un diverso punto di vista sulla nascita e sulla storia di Roma, dei suoi ponti e dei suoi Pontifex.
Il finale della Carmen riscritto. Una petizione per rimuovere dal Metropolitan di New York un quadro di Balthus contestato per presunta pedofilia. Ovidio bandito dalle università americane perché offensivo e violento. Sembra non esserci modo di sfuggire alle censure imposte dal politicamente corretto, che si sforza di riscrivere la storia e la lingua, rimuovendo ogni potenziale fonte di discriminazione e producendo rocamboleschi eufemismi. Eugenio Capozzi ricostruisce le origini ed evidenzia le attuali contraddizioni di questa retorica collegandola a una vera e propria ideologia, che affonda le radici nella crisi della civiltà europea di inizio Novecento, cresce con la ribellione dei baby boomers negli anni Sessanta e, con la fine della guerra fredda, la morte dei totalitarismi e la globalizzazione, si impone come egemone in un Occidente sempre più relativista e scettico. Una visione del mondo che ha dato vita nel tempo a dogmi e feticci: il multiculturalismo, la rivoluzione sessuale, l'ambientalismo radicale, la concezione dell'identità come pura scelta soggettiva. Se oggi gli eccessi e gli aspetti grotteschi del politicamente corretto sono ormai evidenti, proporne un'analisi storica è ancor più necessario. Proprio quando un fenomeno culturale e politico appare avviato verso la parte discendente della sua parabola, infatti, può diventare oggetto di studio: svincolandosi dalla logica della contrapposizione polemica, è possibile capire come agisce concretamente sulle nostre scelte.
Chi sono le ventuno donne che hanno contribuito all'elaborazione della Costituzione italiana? Quali sono le loro storie, la provenienza, le battaglie che hanno portato avanti, sacrificando spesso la vita privata e la propria famiglia in nome di un bene comune? Questo libro prova a raccontarlo attraverso le loro stesse voci, con una narrazione in prima persona che restituisce ai lettori la passione di chi ha partecipato alla ricostruzione di un Paese appena uscito da una devastante guerra. Il testo, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado, intende ricordare quelle figure, spesso dimenticate, che hanno lottato senza mai tirarsi indietro e mostrare quanta strada ci sia ancora da fare, oggi, per attuare i princìpi e le battaglie di ieri.
Nella prima metà del Quattrocento le sorti di Firenze erano incerte ed esposte a gravi rischi. La crisi di potere interna unita a un’endemica debolezza militare aveva reso la città una preda ambita. Ora,mentre i Medici cercavano di stabilire la loro egemonia, il duca di Milano tentava di estendere il suo controllo su tutta l’Italia centrale. La rivoluzione culturale e artistica avviata dal Rinascimento era in bilico. La partita era ancora tutta da giocare.
Faceva caldo a mezzogiorno del 29 giugno 1440. Dagli spalti di Borgo Sansepolcro un condottiere osservava il castello di Anghiari emergere dalla foschia della Val Tiberina. Niccolò Piccinino conosceva bene la zona: quattordici anni prima, al servizio di Firenze, era stato testimone di una disastrosa sconfitta. Adesso era agli stipendi del vincitore d’allora, l’obeso e ambizioso duca di Milano, Filippo Maria Visconti. Doveva attaccare il campo fiorentino sotto le mura di Anghiari. Ma il vento spirava in modo strano. C’era nell’aria il sentore che quello sarebbe stato il giorno in cui si sarebbero giocate le sorti di Firenze. Fu un pomeriggio di urla e imprecazioni, di scalpitio di cavalli e stridore di armi, di carne e sangue. Alle sette di sera, dopo cinque ore di scontro, i fiorentini conquistarono lo stendardo nemico. Il valore della Battaglia di Anghiari fu colto dai capi della Repubblica fiorentina che nel 1502 affidarono a Leonardo il compito di celebrarla su una parete di Palazzo Vecchio a Firenze. Oggi la battaglia vive nella memoria collettiva per merito del celebre dipinto perduto di Leonardo definito da Benvenuto Cellini «scuola del mondo». Niccolò Capponi conduce il lettore nel cuore della vicenda e ripercorre la storia del capolavoro leonardesco. L’evento storico e il prodigioso gesto creativo di Leonardo si fondono nel racconto del giorno cruciale che salvò il Rinascimento.
Avida, sanguinaria, assetata di potere, ma insieme intelligentissima, seducente e colta. Chi era davvero Cleopatra? Questo libro restituisce verità storica alla straordinaria figura dell'ultima e più famosa regina della dinastia tolemaica. La vita di Cleopatra ci parla dei rapporti tra Roma e l'Egitto; ci porta a ripercorrere le storie d'amore e di politica intrecciate con Giulio Cesare e con Antonio. Rappresenta, infine, un punto di vista privilegiato per ripercorrere i principali eventi accaduti nel I secolo a.C. su tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, e in parte dell'Asia. La reputazione di Cleopatra è stata deformata dalla propaganda di Augusto, che ha consegnato alla posterità un'immagine della regina totalmente negativa, preda sessuale e insieme nemica pubblica dell'Italia, nonché principale responsabile della guerra civile che decretò la fine della repubblica. Visione che è stata rilanciata dalla storiografia moderna, di stampo prevalentemente eurocentrico e maschilista, e da teatro e cinema, dove la regina è stata presentata come l'antesignana della vamp o della donna in carriera e senza scrupoli. Cleopatra fu invece soprattutto una consapevole erede dei faraoni, che si impegnò per tutta la vita a trasformare l'Egitto nel fulcro di un nuovo ordine mondiale in una auspicata età dell'oro.
Avida, sanguinaria, assetata di potere, ma insieme intelligentissima, seducente e colta. Chi era davvero Cleopatra? Questo libro restituisce verità storica alla straordinaria figura dell'ultima e più famosa regina della dinastia tolemaica. La vita di Cleopatra ci parla dei rapporti tra Roma e l'Egitto; ci porta a ripercorrere le storie d'amore e di politica intrecciate con Giulio Cesare e con Antonio. Rappresenta, infine, un punto di vista privilegiato per ripercorrere i principali eventi accaduti nel I secolo a.C. su tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, e in parte dell'Asia. La reputazione di Cleopatra è stata deformata dalla propaganda di Augusto, che ha consegnato alla posterità un'immagine della regina totalmente negativa, preda sessuale e insieme nemica pubblica dell'Italia, nonché principale responsabile della guerra civile che decretò la fine della Repubblica. Visione che è stata rilanciata dalla storiografia moderna, di stampo prevalentemente eurocentrico e maschilista, e da teatro e cinema, dove la regina è stata presentata come l'antesignana della vamp o della donna in carriera e senza scrupoli. Cleopatra fu invece soprattutto una consapevole erede dei faraoni, che si impegnò per tutta la vita a trasformare l'Egitto nel fulcro di un nuovo ordine mondiale in una auspicata età dell'oro.
Nel 70 d.C. Tito distrugge il Tempio di Gerusalemme radicalizzando gli animi delle comunità ebraiche di Antiochia, Cipro, Egitto e Cirenaica. Durante l’esilio gli scampati alla catastrofe coltivano la speranza, politica e messianica, di rientrare in terra d’Israele e ricostruire il santuario, in una sorta di nuovo Esodo.
In questo contesto, Traiano, dopo aver conquistato la Dacia, si prepara ad invadere l’Oriente ma ha bisogno del supporto delle comunità giudaiche fiorenti nell’impero partico. Per questa ragione concede loro un aiuto finanziario, autorizzando l’allestimento di una via presidiata per il ritorno in Giudea e di banche per finanziare la ricostruzione del Tempio. L’imperatore conquista cosí Armenia e Mesopotamia.
Tuttavia, l’operazione diplomatica scatena aspre ostilità fra gli ebrei e le popolazioni greche cittadine. Le comunità ebraiche dei territori appena conquistati insorgono e l’interludio di tolleranza cede presto il passo a una guerra sanguinosa e distruttiva le cui ricadute dureranno millenni.
Il 7 ottobre 1571 le acque del Golfo di Patrasso si tinsero di sangue: le galee di una fragile alleanza cattolica, capitanata da don Giovanni d'Austria, sconfissero l'invincibile flotta turca di Mehmet Ali. Infranto il mito dell'imbattibilità ottomana, l'incubo di una conversione forzata all'Islam dell'Europa si dileguò. Insieme a Salamina, Waterloo e Stalingrado, Lepanto è entrata nella leggenda come una delle grandi battaglie che sono riuscite a fermare una potenza nemica inarrestabile, oltre a essere divenuta simbolo dello scontro tra Oriente e Occidente, tra Islam e Cristianesimo. Niccolò Capponi ne confuta i luoghi comuni, concentrandosi in particolare sulla strategia militare, sulla tecnologia delle armi e sui documenti originali dell'epoca (tra i quali spicca la testimonianza di Miguel de Cervantes, ferito nel corso dei combattimenti).
L'autore militò per oltre vent'anni nel Pci come segretario di Palmiro Togliatti, come deputato, come caporedattore di Rinascita. In queste pagine riordina per la prima volta i suoi incontri con gli uomini che hanno fatto la storia del Novecento: Stalin, Kruscev, Che Guevara, Gramsci, la Jotti e molti altri. Un libro che offre molti scoop, a partire dal radicale cambiamento che questi fatti e questi incontri hanno prodotto in chi li racconta (pp. 208).
E se Antonio Gramsci non fosse morto nel letto di ospedale, mafosse stato ucciso?
Stalin e Togliatti avrebbero voluto questo epilogo? Lo sapevate che la moglie Julka Schucht era iscritta al Kgb? Sposò Gramsci per amore, o per ragioni di partito? E sua sorella Tatiana fu per Antonio una cognata premurosa? Un'inchiesta mozzafiato che ha tutti i requisiti di un giallo d'autore. Caprara, per trent'anni al fianco di Togliatti, si conferma giudice implacabile dell'ideologia comunista. Contributi degli eredi di Gramsci e di Yaroslav Leontiev, tra i più grandi esperti dei misteri dell'ex Urss (pp. 200).

