
Mito politico e categoria pratica, "Monarchia universalis" costituisce uno dei concetti politici cardine dell'età moderna, declinando sì dopo la pace di Westfalia, ma scomparendo solo nel Settecento. Fino ad allora le maggiori potenze avevano cercato di rappresentarsi come la monarchia universale per legittimare una propria superiorità sulle altre e un proprio specifico diritto a definire il buon ordine collettivo europeo. Lungi dall'essere un'affermazione retorica, la pretesa di poter agire come monarchia universale da parte di Spagna, Francia, Impero (e pure Inghilterra) aveva una rilevanza effettuale di grande peso e proprio per questo su di essa si appuntò a lungo l'attenzione dei teorici politici e dei polemisti, sia per definirne meglio le caratteristiche, sia per negarle alle potenze concorrenti. Il libro ricostruisce tale intricato e affascinante dibattito, mettendo in luce altresì la specificità della politica d'antico regime rispetto a quella della modernità per il suo strutturale legame teorico con l'etica - poiché essere "Monarchia universale" significa farsi carico non dell'ordine ma del buon ordine - e permette di ripensare il sistema delle 'relazioni internazionali' del tempo e insieme la genealogia della nostra cultura storica e politica da una prospettiva fino ad ora ingiustamente trascurata.
Il 16 giugno 1940, mentre la Francia stava per soccombere all'avanzata travolgente della Germania nazista, Jean Monnet ispirò a Churchill la straordinaria proposta di una "unione indissolubile" tra la Gran Bretagna e la Francia, con comuni organi legislativi, esecutivi e giudiziari. Nonostante le grandi difficoltà da superare in quella che, a ragione, si può definire oggi la prima azione sovrannazionale della storia contemporanea, in molti videro "il ponte verso un mondo nuovo, i primi rudimenti di una federazione europea o magari mondiale". Quando Churchill, non senza scetticismo, presentò al Gabinetto di guerra britannico il documento redatto da Monnet, rimase sorpreso dagli ampi consensi ricevuti: Attlee, Bevin e Sinclair si erano già dichiarati a favore di una federazione anglo-francese e altri membri del Gabinetto erano stati persuasi da Lothian, Curtis e Beveridge della necessità di realizzare una federazione delle democrazie nel corso della guerra. La conversione al federalismo europeo di una parte rilevante della cultura, della pubblica opinione, della Chiesa anglicana e del mondo politico britannico fu opera di Federal Union, il primo movimento federalista europeo organizzato su base popolare. Con Federal Union aveva preso l'avvio un nuovo comportamento politico, per cui il fine della lotta politica non era più la conquista del potere nazionale, ma la costruzione di un'istituzione sovrannazionale, la federazione europea.
Perché, dopo l'irresistibile ascesa, il duce mancò l'obiettivo più ambizioso del suo progetto politico: la "fascistizzazione" della società e la costruzione dell'"uomo nuovo fascista"? Richard J.B. Bosworth cerca di rispondere a questa domanda indagando la vita quotidiana degli italiani di ogni status sociale e culturale, nelle città e nelle campagne, sotto la dittatura, e offrendo al lettore l'immagine di un paese così variegato e frammentato in una miriade di reti clientelari e centri di potere locali da trasformare l'imposizione del totalitarismo in un fallimento. Le tante storie di eminenti gerarchi e di semplici cittadini raccolte nel libro, frutto di una ricerca capillare condotta negli archivi dei comuni e delle prefetture di ogni parte della penisola, testimoniano che gli italiani, a dispetto del formale ossequio al fascismo e di una generica ammirazione per Mussolini, conservarono il senso della propria identità, fondata su valori estranei, se non antitetici, all'ideologia fascista: il cattolicesimo, la famiglia, il particolarismo regionale, l'orgoglio campanilistico.
Giuseppe Bottai fu il primo a capire che il ruolo storico del fascismo si era esaurito, e insieme a Dino Grandi fu il principale sostenitore dell'ordine del giorno che provocò la caduta di Mussolini. Condannato a morte l'11 gennaio 1944 per alto tradimento, fu costretto a nascondersi e poi arruolarsi nella Legione Straniera. Questo volume completa quello che è considerato il documento più importante sul fascismo assieme ai diari di Ciano.
Fu definito 'la mente migliore del fascismo', ma a lui si rivolgevano anche gli antifascisti. Era il leader della fronda che si proponeva di cambiare il regime dall'interno, seguì Mussolini prima con entusiasmo, poi con molti dubbi fino al 25 luglio 1943, quando firmò l'ordine del giorno Grandi, ma non cercò mai di salire sul carro dei presunti vincitori. Questo volume raccoglie i diari di Bottai dagli 'anni del consenso' fino al 1944, quando l'Italia era divisa in due.
L'apertura degli Archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XI ha concesso alla storiografia di approfondire gli studi sulla posizione della Santa Sede e su quella di don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, in merito alla Seconda Repubblica spagnola (1931-1936) e al conflitto che si concluse con la vittoria dei nazionalisti di Francisco Franco. Il sacerdote siciliano seguì attivamente, seppur a distanza, i risvolti della guerra civile che sconvolse il paese iberico dal 1936 al 1939, analizzando la vicenda e affidando le proprie riflessioni a quotidiani e lettere private. I documenti presi in esame mostrano i tentativi dell'esiliato don Sturzo di mettere fine alle violenze antireligiose, spingere la Chiesa a disimpegnarsi dal sostegno al campo franchista e a promuovere un negoziato che ripristinasse la pace religiosa, politica e sociale. Emergono le iniziative del movimento pacifista cattolico europeo, le attitudini delle autorità ecclesiastiche spagnole e i timori vaticani durante il pontificato di papa Ratti.
A settant'anni dai fatti e nonostante lavori fondamentali di importanti storici del colonialismo italiano, "l'Impero fascista" in Etiopia rimane un terreno esplorato ancora solo in parte. I meccanismi dell'occupazione, i processi di modernizzazione delle società nell'Africa orientale, le repressioni e le stragi della "polizia coloniale", le pratiche di politica razziale e sessuale dei vincitori contribuiscono, con l'ausilio anche di qualche sondaggio sul campo, a rappresentare in questo volume il quadro della dominazione italiana, descritta tenendo conto del punto di vista degli africani. Numerosi saggi approfondiscono poi il contesto italiano della "conquista dell'Impero", arricchendolo di elementi nuovi sulla base d'inedite fonti d'archivio: esse svelano le tecniche dell'occupazione militare in Etiopia e quelle della fabbrica del consenso all'interno, in un quadro di grave rottura degli equilibri internazionali. Si ripropone infine il tema delle rimozioni e dei "vuoti di memoria" sul nostro passato coloniale che hanno caratterizzato, anche nel dopoguerra democratico e repubblicano del nostro paese, le relazioni coi paesi ex-coloniali e più in generale la politica estera italiana nel Corno d'Africa.
Riccardo Bottoni, responsabile della biblioteca "Ferruccio Parri" e membro del direttivo della Scuola superiore di studi di storia contemporanea dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, è autore di contributi sulla storia religiosa di Milano tra Cinque e Settecento. Più recentemente si è dedicato alla storia dell'educazione e della cultura antifascista e nel 2005 ha curato per il Mulino, assieme a M. Franzinelli, il volume "Chiesa e guerra. Dalla 'benedizione delle armi' alla 'Pacem in terris'".
Nella storia dell'umanità esistono date che rappresentano un evento, un momento in cui sentiamo la curvatura del tempo, la separazione tra un prima e un dopo. Basti pensare alla nascita di Cristo o al 12 ottobre del 1492, il giorno in cui Cristoforo Colombo 'scoprì' l'America. Ma cos'è un evento storico? Cosa lo rende tale? A scuola la storia è insegnata tradizionalmente con una serie di date da ricordare e la nostra stessa vita è scandita da una serie di 'momenti chiave' che ne orientano il corso. Questo libro si propone di rispondere indagando trenta date, dal momento in cui vennero affrescati i dipinti rupestri della grotta di Lascaux alla liberazione di Nelson Mandela, passando per il processo a Socrate, la morte di Alessandro Magno, la distruzione di Pompei, le grandi battaglie dell'Asia centrale, fino alla conquista del Polo sud e all'esplosione della bomba atomica a Hiroshima. Alcune le ricordiamo perché sono 'anni tondi' (come il 1000), altre perché fondazioni o rifondazioni, altre per catastrofi epocali, altre ancora per battaglie diventate vere e proprie 'liturgie del destino'. Altre, infine, le ricordiamo per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ripercorrendole, interrogandole di nuovo, Patrick Boucheron ne fa risuonare l'eco nella nostra memoria e restituisce alla storia la sua forza motrice e la sua arte di sorprenderci, sempre.
Galeno, medico e filosofo greco, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della medicina occidentale, influenzandola per oltre tredici secoli. Attraverso un'attenta ricostruzione storica e le parole dello stesso Galeno, Véronique Boudon-Millot offre al lettore una biografia che ne ripercorre la vita e la carriera: dalla cura dei gladiatori a quella degli imperatori, dalle origini a Pergamo ai suoi viaggi a Smirne, Corinto, Alessandria e infine Roma, ai tempi dell'apogeo dell'Impero.