
La complessità della comunicazione scientifica costituisce un limite alla sua possibilità di divulgazione. Tuttavia l'emergere sempre più frequente di temi che investono il rapporto tra individuo, collettività, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico rende indispensabile una corretta divulgazione dei processi e dei risultati ottenuti dalla scienza. È allora necessario ripartire da quella complessità e, anziché "ridurla" e "liofilizzarla" in papers specialistici, trovare nuove linee di racconto che veicolino più efficacemente le pratiche e i contenuti scientifici, sfruttando tutti i possibili generi di discorso: l'apistolare, la cronaca giornalistica, l'elzeviro, il saggio, l'invettiva, l'intervista, nel tentativo di trovare una soluzione al problema della divulgazione della scienza.
Quando John e Jenny, una giovane coppia della Florida, decidono di adottare un cane per fare pratica come genitori non si immaginano quale uragano sta per abbattersi sulla loro casa. Marley, un Labrador giallo, da adorabile cucciolo si trasforma immediatamente in un gigante maldestro che si lancia attraverso le porte a zanzariera, distrugge le pareti, sbava sugli ospiti, ingurgita qualsiasi cosa attiri la sua curiosità, dai gioielli ai divani, e fugge dai bar tirandosi dietro il tavolino. Insomma, è la vergogna della scuola di addestramento e la disperazione del suo veterinario, che non sa più quale tranquillante prescrivergli. Ma Marley ha anche un cuore puro e innocente. Come rifiuta ogni limite imposto alla sua esuberanza, così la sua lealtà e il suo attaccamento sono infiniti, e la sua allegria devastante ma contagiosa sa riconquistarsi ogni volta l'affetto dei padroni. Questo libro è la sua storia, le gesta di una "persona non umana" che ha condiviso le gioie e i dolori della famiglia mentre questa cresceva, se n'è sentito parte anche nei periodi in cui nessuno voleva più saperne di lui e soprattutto è stato, per tutta la sua esistenza, un distruttivo, insostituibile, commovente esempio d'amore e fedeltà.
Con questo titolo vengono pubblicati i capitoli che compongono le sezioni 6-10 dell'edizione originale di Bravo Brontosauro. Sono articoli apparsi su Natural History, la rivista del Museo di storia naturale di New York, di cui Gould è direttore. Nel suo teatro entrano stormi di lucciole, inclassificabili ornitorinchi, rane australiane che ingoiano uova fecondate, producono girini nello stomaco e partoriscono piccole ranocchie dalla bocca; un dente fossile che fa gridare al ritrovamento del primo homo americano e che si rivela poi un dentone di maiale. E ancora una schiera di uomini illustri: Darwin, Wallace, Huxley ecc. Nella prefazione Pinna inquadra Gould nel panorama scientifico internazionale e ne discute, non sempre condividendole, le tesi evoluzionistiche.
"Impronte di gatto" è un'analisi a trecentosessanta gradi del felino domestico. Le prime testimonianze di un rapporto tra uomo e gatto risalgono almeno al 9000 a.C. e da allora si è sviluppata una storia straordinaria, che ha portato i gatti a ricoprire diversi ruoli, spesso in contraddizione tra loro. Il gatto è stato adorato e odiato, accolto o cacciato, è stato considerato divino o demoniaco, in virtù del suo stesso carattere: indipendente, altezzoso, sornione, impertinente, ma anche regale, furbo, affascinante e buffo allo stesso tempo. Così è stato divinizzato dagli egizi, sfruttato dai romani, demonizzato nel medioevo, comunque amato in tutte le epoche. Impronte di gatti si trovano in tutte le forme artistiche e l'autore le segue con passione nella pittura, nella letteratura, nel cinema e nella musica, dando vita a una serie di aneddoti curiosi e spassosi. Una vera storia dei gatti e del loro rapporto con l'uomo, divertente e completa, per tutti gli amanti di questo animale che non vogliono fermarsi a una conoscenza superficiale del loro amico felino.
L'uomo ha da sempre subito il fascino della tensione verso il futuro e il nuovo. Molla di tale spinta è una curiosità di per sé insaziabile, per il numero infinito di frontiere da esplorare e per la straordinaria disponibilità di mezzi a nostra disposizione. Helga Nowotny parte da questo assunto per analizzare il ruolo della scienza moderna nella nostra società, dove ricerca e opinione pubblica si candidano come attori principali di un confronto che talvolta assume i toni di un vero e proprio scontro: se la ricerca è infatti per natura portatrice di innovazione, la società tende spesso a identificare tale carica innovatrice con il più oscuro concetto di ignoto, denso di paure e fantasmi. Di qui la richiesta, a volte l'imposizione, di meccanismi di controllo che vincolino il cammino della scienza. Ma questo non significa forse snaturare l'idea stessa di innovazione e di futuro come possibilità dell'inatteso?
L'uomo usa il linguaggio per raccontare ciò che accade, e molti racconti sono descrizioni di eventi che si susseguono nel tempo: trasformazioni di organismi viventi o sviluppi di generi letterari, nascita e morte di una stella o mutamenti nella pittura dell'Ottocento. La ricostruzione narrativa di questi processi è spesso indicata con la parola "evoluzione". Così si parla di evoluzione biologica e di evoluzione culturale, spesso separando la prima dalla seconda con la clausola secondo cui la cultura vada riferita ai soli stati della mente. Bellone suggerisce invece di eliminare la distinzione tra corpo e mente, e di adottare un modello naturalistico dello sviluppo culturale. Il modello implica allora che l'origine e la trasformazione delle teorie siano fenomeni di tipo biologico, e, in quanto tali, non siano governati da un progetto o da una logica interna, non abbiano alcuno scopo da raggiungere ma si realizzino come forme di adattamento di ciascun organismo all'ambiente mutevole che lo ospita. L'uso di questo modello, basato sulla ricerca di analogie tra diversi campi disciplinari, porta inoltre alla necessità di rivedere molte opinioni sul ruolo di parole come "progresso e verità", e, infine, sulla collocazione della teoria della conoscenza nell'ambito delle neuroscienze.
Si vive nella società del consumo dissipativo, assillata dal problema del riciclaggio dei rifiuti, e l'inquinamento del pianeta è oggi arrivato a un livello tale da minacciare la stessa sopravvivenza degli esseri che lo abitano. Come è stato possibile che accadesse? Con il metodo e il rigore dello storico, Bevilacqua ricostruisce la "verità" sull'ambiente, su un arco cronologico che va dalla metà dell'Ottocento a oggi, perché solo additandone le responsabilità alla memoria dei contemporanei sarà possibile indirizzare l'opinione pubblica verso una consapevolezza più avvertita e meno episodica.
L'infinito si è rivelato una delle nozioni più stimolanti del pensiero umano: matematica, logica, fisica ma anche religione e arte. Per un poeta che si compiace di naufragare in quell'immenso mare, centinaia di rigorosi scienziati si sono battuti per eliminare l'infinito dal contesto della conoscenza. Ma, come mostra l'attuale dibattito circa il nostro Universo, la questione "finito o infinito" non è stata ancora risolta e le varie risposte possono condurre a esiti davvero imprevedibili.
In una serie di storie vere, l'etologo spiega che i mammiferi e gli uccelli non sono solo condizionati dall'istinto, ma usano la mente per risolvere problemi e trovare soluzioni. Dal cane che "parla" con il padrone attraverso un linguaggio simbolico allo scimpanzé che impara l'uso del telefono, dal gatto che medita sulla soluzione di un problema all'airone che copia i pescatori.
Chiedersi quali siano gli scenari compatibili con i risultati che stanno emergendo dai laboratori della fisica, della chimica e della biologia sembra ormai essere un dovere sociale e politico, per non cadere nei due facili eccessi della demonizzazione della tecnica, da una parte, o della sua idealizzazione, dall'altra. Attraverso saggi di personalità provenienti dalle discipline più diverse (dalla storia e filosofia della scienza, al diritto, all'economia), questo volume offre un punto di vista privilegiato su quel futuro dell'umanità promesso - o minacciato, secondo qualcuno - dal progresso scientifico e tecnologico.
Scopritore del principio di esclusione, che gli valse il Premio Nobel, Pauli non solo ha fornito determinanti contributi alla meccanica quantistica, ma si è interrogato, con una profondità ignota ad altri fisici, sull'esistenza di principi presenti universalmente nel processo psichico - principi che ha trovato negli archetipi di Jung. Ma che cosa è in realtà un archetipo? Per Pauli si tratta di immagini fondamentali e primitive che si impongono alla mente in maniera oggettiva e inconscia, e legate ai concerti fisici della scienza comune: da questo legame scaturisce quella unità di psiche e materia che senza alcun dubbio lo legava a Jung.