
“Elisa crede di poter tenere tutto per sé un babbo dall’irresistibile fascino. Giorgia si distrugge e strugge per salvare l’immagine che ha di lui. Sandra rimane invischiata in un corpo a corpo. Niccolò ha paura dell’altro sesso. Giacomo cerca inutilmente di differenziarsi dal genitore.”
I naufraghi del Terzo millennio sono gli uomini e le donne che navigano su zattere separate, persi in un mare magnum di contraddizioni e con scarsi segni di riconoscimento. Alessandro Meluzzi si cimenta nell'arduo compito di scandagliare le incomprensioni, le follie e le balzane dinamiche che scandiscono il rapporto fra i sessi, ponendo l'accento su aspetti inediti dell'incontro-scontro fra universi paralleli. La coppia, istituzione di recente invenzione secondo l'esperto, e di tutt'altra consistenza rispetto alla famiglia, rappresenta il luogo in cui uomini e donne, soli come non mai, diventano liberi nella necessità di essere creativi e garantire la propria sopravvivenza caratterizzata da codici linguistici, risorse e consuetudini deboli che si evolvono fino a decretare inesorabilmente la crisi. L'analisi del fenomeno si struttura in due parti: oltre a esplorare i meccanismi della vita in comune, enumerandone teorie e comportamenti, attraverso le lettere di "lui" e "lei" che si appellano al professor Meluzzi per chiedere consigli su come muoversi in questo terreno minato, l'esperto analizza una dozzina di single case emblematici, vite vissute di coppie in evoluzione all'interno delle quali la donna - "la specie più evoluta esistente nel nostro millennio" - gioca un ruolo fondamentale. Uomini e donne alla ricerca della Speranza sul sentiero dell'eterno mistero dell'Amore.
Il Freud psicoanalista della civiltà dà vita a un’analisi pessimistica, dura e spietata: la promessa di felicità, il miraggio su cui la società moderna poggia la propria superiorità e perfezione, è destinata a rimanere nient’altro che una promessa. Anzi, è proprio lo sviluppo della civiltà, con le sue norme, divieti e permessi, a comprimere l’individuo negando quella felicità a cui ognuno aspira. Arte, religione e scienza si rivelano enormi monoliti istituiti dalla civiltà per arginare le forze primordiali e le pulsioni che agitano l’uomo. In una società dove l’uomo è in apparenza pienamente libero di autodeterminarsi, dove sesso e ostentazione di forza imperversano incontrastati, quest’opera potrebbe apparire ingenua o inattuale. Ma la nostra civiltà ha preso un’altra e più sofisticata direzione: la società odierna, uguale a quella di un secolo fa, è impegnata a fornirci strumenti per rendere più tollerabile il compromesso con la nostra dimensione perennemente svuotata e inappagata...
Un equivoco attraversa l’intera vicenda del sequestro di Aldo Moro e genera una diversa disposizione nei confronti dell’uomo. Si è detto: Moro non voleva morire, e tale volontà sarebbe stata accompagnata, come osservò tra gli altri Sciascia, da una preoccupazione quasi ossessiva per la famiglia. Per l’autore di questo libro la prospettiva va rovesciata: Moro voleva vivere. È una differenza radicale. Dove c’è paura, la famiglia diventa opportunità; dove c’è desiderio, la famiglia diventa motivo.
Con una forza spirituale che disorientò gli «amici» politici (che reagirono non ritrovando in lui «l’uomo che conosciamo », come dei figli che aspirano a una relazione narcisistica con un padre ideale e perfetto e non tollerano la realtà della sua debolezza), Moro espresse nelle lettere dalla prigionia innanzitutto il sentimento genitoriale. La preoccupazione per la propria famiglia (la famiglia naturale, ma in certa misura anche quella allargata del partito), che Moro vuole salvare dal dolore di una tragica esperienza di lutto, esigeva la difesa della propria vita, perché lui ne era la guida responsabile. Se le lettere fossero state lette con matura intelligenza, i figli vi avrebbero trovato non la fragilità e le implorazioni di un padre in difficoltà ma la strategia e i suggerimenti che un padre forte e coraggioso continuava a formulare, per il bene loro e della nazione. Prevalsero i timori, e mostrare forza a chi esibiva forza sembrò la risposta migliore. Ma la morte di Moro non dimostrò nulla e non giovò a nessuno.
L'AUTORE
Rocco Quaglia, psicologo e psicoterapeuta, è docente di Psicologia dinamica all’Università di Torino. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo: La Sindone letta da uno psicologo; Immagini dell’uomo. Costruzione di sé e del mondo; Il valore del padre; In difesa della Bibbia; Della psicoanalisi.
Con questo volume un gruppo di medici specialisti cerca di rispondere ad alcuni quesiti, nel tentativo di far luce su un disturbo dell'infanzia che è responsabile di profondi disagi nelle famiglie e nella scuola e soprattutto è causa di sofferenza per il bambino. Un bambino che soffre probabilmente avrà un futuro difficile; possiamo aiutarlo, lavorando insieme serenamente, giorno per giorno, costruendo un ambiente che possa accettarlo e sostenerlo nel suo percorso evolutivo.
Lo studio dell'intelligenza costituisce una delle aree più affascinanti e sfuggenti della psicologia. È affascinante perché va al cuore del funzionamento psichico dell'uomo nelle sue forme più elevate, è sfuggente in quanto tocca temi controversi e sovrapposti, come il rapporto tra natura e cultura. Cos'è l'intelligenza? Come si misura? Intelligenti si nasce o si diventa? Frutto del lavoro di ricerca di uno dei più reputati studiosi italiani nel campo dell'apprendimento, della memoria e dell'intelligenza, questo libro presenta un'approfondita e articolata analisi delle diverse teorie sull'intelligenza e sulla sua misurazione, delle sue basi biologiche e del ruolo svolto dall'esperienza e dall'educazione, proponendo inoltre una nuova visione del costrutto.
Che uomini e donne ragionino in modo differente e abbiano quindi un diverso modo di comunicare è cosa risaputa da tempo. Ora Allan e Barbara Pease cercano di fare un ulteriore passo avanti nella comunicazione uomo-donna e quindi nei miglioramento dei loro rapporti. "Diversi" non vuol dire essere migliori o peggiori; significa semplicemente avere approcci, priorità, pulsioni, comportamenti difformi. Esistono ragioni precise che giustificano tali differenze e gli autori hanno intervistato esperti di tutto il mondo per fornirle.
Silenzi e parole sono momenti topici dell' esperienza umana: anziché escludersi si integrano e gli uni non possono fare a meno delle altre. Chi si appresta a far uso efficace della parola ha bisogno di esplorare silenzi e parole nella relazione interpersonale, nel comportamento affettivo e sociale della persona, nella relazione di aiuto per analizzare il linguaggio comunemente utilizzato così spesso ricco di messaggi ambigui e insidiosi. Imparare a parlare, ma anche imparare a tacere è un invito che ci proviene dall'antica saggezza. La concreta modalità di attuazione di questo adagio chiede però di essere esplorata, analizzata e resa consapevole. DALL'INDICE Il silenzio nella comunicazione La conquista del silenzio Parole per se stessi: il dialogo interno I momenti difficili per trovare le parole FERDINANDO MONTUSCHI, già professore ordinario di Pedagogia speciale nella Università di Roma Tre. Psicologo e psicoterapeuta, si è occupato dei problemi dell'apprendimento, di dinamica di gruppo e del rapporto fra intelligenza e affettività.
Questa novella è stata scritta anni fa dallo psicoanalista Riccardo Ambrosi per i suoi pazienti. Col tempo, la novella si è diffusa al di fuori del contesto dove aveva mosso i primi passi.