
"Ascoltare Mozart rende più intelligenti." "L'adolescenza è sempre un periodo difficile." "Gli opposti si attraggono, tendiamo ad amare chi è diverso da noi." "La colite è causata da stress." Credete a una qualsiasi di queste affermazioni? Allora dovete assolutamente leggere questo libro... Sradicare le falsità non è un compito facile ma gli autori di quest'opera riescono appieno nel loro obiettivo: sfatare i luoghi fin troppo comuni della cosiddetta "psicologia popolare", spiegare perché tendiamo a cadere vittime di tali falsità, evidenziare come la "realtà" possa essere affascinante quanto i miti con cui ci ritroviamo a fare i conti ogni giorno. Vengono anche presentati esempi paradigmatici di come la scienza funziona davvero e ogni capitolo costituisce uno stimolo a esercitare la capacità di pensiero critico. Peraltro, applicare la scienza alla psicologia basata sul senso comune non è solo straordinariamente utile, è anche divertente.
Sin dall'antichità i gemelli sono oggetto della curiosità universale: al centro di speculazioni filosofiche, religiose e astrologiche, di intrecci letterari e di ricerche scientifiche, in Occidente come in Oriente, nel Nord come nel Sud del mondo, il tema del doppio da sempre affascina e inquieta, incanta e spaventa. Unendo aspetti antropologici, medici, psicologici, questo saggio guida il lettore in un viaggio affascinante alla scoperta del modo in cui culture differenti, compresa la nostra, considerano i gemelli. Dal Paraguay all'Etiopia, da Papua Nuova Guinea alle Filippine, Alessandra Piontelli tesse la trama di una narrazione avvincente sul ruolo che i gemelli rivestono nelle tradizioni e nelle usanze etniche. Scopriamo che alcune società li venerano e altre li aborrono. Ma soprattutto finiamo con l'imbatterci in aspetti poco indagati della condizione degli uomini, e uno studio sui gemelli si muta presto in una esplorazione dei lati oscuri della natura umana.
Etica, competenza, buone prassi raccoglie i documenti e le linee guida elaborati negli ultimi anni dall’Ordine degli psicologi del Lazio e mette a disposizione della comunità professionale i risultati raggiunti in anni di studio e di lavoro. Il volume ha l’obiettivo di definire uno spazio di comportamenti condivisi dalla comunità professionale, svolgere una funzione di guida per i giovani psicologi in cerca di una collocazione nel mondo del lavoro, illustrare e diffondere la capacità della psicologia di incidere nella complessità della società contemporanea, al fine di determinare un cambiamento.
Sommario. 1: Linee guida per le perizie in caso di abuso sui minori - 2: Requisiti minimi per l’inserimento nell’albo dei consulenti tecnici del giudice presso i tribunali - 3: Linee guida sull’etica della professione e sulla comunicazione nei mass media - 4: Linee guida per lo psicologo del lavoro nella pratica del coaching organizzativo - 5: Linee guida per l’ascolto del minore nelle separazioni e nei divorzi - 6: Linee guida per la valutazione psicologico-giuridica del danno alla persona - 7: Interventi di supporto psico-sociale in emergenza - 8: Linee guida per la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali - Appendice: Codice deontologico degli psicologi italiani
Nella seconda metà degli anni Settanta, Wilfred Bion, esponente di spicco della psicoanalisi britannica, condusse importanti seminari a Brasilia e a San Paolo. Dopo la sua morte, la moglie Francesca, che lo aveva accompagnato, raccolse in questo volume gran parte del materiale registrato, selezionando i momenti salienti della discussione. Forte di una lunga esperienza di pratica analitica costantemente messa in questione, Bion invita a riflettere sulla posizione dell’analista, sollecitando l’interlocutore a coltivare sempre la fiducia nella propria capacità di osservare, di sopportare l’incertezza, di “contenere” il disagio del paziente. Egli stesso descriveva la psicoanalisi come “un mestiere duro”, “un lavoro pericoloso”, e l’esperienza analitica come “potenzialmente sgradevole sia per l’analista sia per l’analizzando”. Alla domanda se la funzione dell’analista sia quella di aiutare il paziente, Bion risponde: “Stiamo tentando di dire: ‘Ti aiuterò a conoscerti, cercherò di essere uno specchio che rifletta per te la persona che tu sei, sicché potrai vedere in quello che ti dico un’immagine di te stesso’”.
Attraverso questi seminari si snodano i fili del penetrante insight di Bion. Egli riteneva che, nell’osservazione del paziente, l’analista dovrebbe associare la curiosità disciplinata dello scienziato, il calore dell’umanista, la saggezza del filosofo e la sensibilità dell’artista. Un profilo certo molto alto, al quale questa grande figura di studioso sembra però arrivare molto vicino.
L'autore
Wilfred R. Bion (1897-1979) è l’autore di molte opere che hanno segnato il cammino della teorizzazione psicoanalitica. Nelle nostre edizioni è stata pubblicata la trilogia Memoria del futuro (1993-2007).
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Gli scritti clinici qui presentati che spaziano lungo tutto l'arco dell'elaborazione teorica di Pierre Janet, considerato il "padre della moderna psicotraumatologia", permettono di cogliere la grande attualità della sua tecnica terapeutica. Sono stati scelti testi che consentono di mostrare "Janet al lavoro" e di apprezzare così la singolarità di una pratica clinica centrata sul paziente e profondamente rispettosa della sua persona a prescindere dalle manifestazioni psicopatologiche; un atteggiamento che sembra "configurare un'interessante variante dell'empatia". Come contributo alla riscoperta, dopo lunghi anni di oblio, dell'originalità e della fecondità dell'opera di Janet vengono raccolti alcuni dei suoi più famosi casi clinici, con il proposito di illustrare le applicazioni cliniche della teoria psicologica janetiana e le molteplici strategie di intervento psicoterapeutico utilizzate nel trattamento dei disturbi dissociativi riconducibili, secondo l'autore, al fallimento della "sintesi mentale", ossia delle funzioni mentali superiori. Prefazione di Giovanni Liotti.
Molti hanno pensato e continuano a pensare che possiamo percepire direttamente soltanto le nostre esperienze soggettive e mai oggetti e stati di cose del mondo. Per John Searle questo è un errore tra i più grandi, da cui scaturisce gran parte delle confusioni che hanno contraddistinto la storia della filosofia della percezione. Se l'unica realtà per noi accessibile è quella delle nostre esperienze private, illusioni e allucinazioni hanno il medesimo status delle percezioni del mondo reale. Questo rende impossibile capire come il puro carattere esperienziale delle percezioni determini ciò che riteniamo di stare percependo, cioè come la fenomenologia fissi il contenuto percettivo. Per Searle possiamo dare un taglio netto agli errori del passato accettando il Realismo diretto, la posizione secondo cui è possibile percepire direttamente oggetti e stati di cose del mondo.
In questo libro, che è il seguito naturale di "La cura delle infanzie infelici", Luigi Cancrini propone cinque storie, raccontate in prima persona dai bambini che le hanno vissute. Presentate nel modo in cui sono emerse all'interno di una situazione terapeutica dedicata espressamente a loro, le storie aprono scenari in vario modo terribili o affascinanti e fino a oggi del tutto sconosciuti anche per gli addetti ai lavori. Chi si prende cura oggi dei bambini maltrattati o infelici poco si preoccupa, abitualmente, di dare loro l'ascolto su cui sarebbe giusto basare il proprio intervento, e poco o nulla esiste in letteratura, tranne che per i traumi legati all'abuso, sul modo in cui il bambino riflette dentro di sé, nei suoi vissuti e nelle sue esperienze, la complessità dolorosa delle situazioni in cui è costretto a crescere. Naturale e straordinariamente semplice risulta, da questo modo di procedere, l'integrazione delle esperienze elaborate dagli psicoanalisti dell'infanzia, da Klein a Winnicott fino a Bowlby, con quelle dei terapeuti sistemici della famiglia, mentre chiara si presenta, anche per i non professionisti, la necessità di riconoscere il diritto alla psicoterapia per tutti i bambini che soffrono troppo. Evitando lo sviluppo di quelli che sarebbero, in mancanza di questo intervento, i gravi disturbi di personalità dell'adulto.
Il concetto di dialogo è il perno della sfida teorica da cui l'autore prende le mosse per definire una pratica di cura psicoterapeutica. L'idea che lo guida si identifica con la sua risposta alla fondamentale domanda dell'antropologia filosofica: che cosa significa essere umani? Idealmente, essere umani significa essere in dialogo con l'alterità, ovvero con se stessi e con gli altri. In questa luce, la patologia mentale si delinea come l'esito di una crisi del proprio dialogo con l'alterità e la cura come il dialogo con un metodo finalizzato a ristabilire il proprio incontro con l'alterità. L'incontro con l'alterità è costitutivo dell'esistenza umana ed è essenziale per la costruzione dell'identità. Il suo fallimento innesca la patologia mentale. Il dialogo che cura questo scacco non mira alla negoziazione di un senso condiviso; piuttosto, è un movimento, un esercizio di cooperazione orientato alla reciproca comprensione e, in ultima analisi, alla coesistenza.
Un giovane psicoanalista formato alla scuola di Jacques Lacan è chiamato a insegnare a contratto dall'Università di Urbino per la cattedra di Teoria e tecnica del colloquio psicologico. L'anno accademico è quello del 1998-99. Le sue lezioni si svolgono nell'Aula Magna dei Collegi di Urbino e vengono seguite da centinaia di studenti della facoltà di Psicologia. L'atmosfera è elettrica: è la prima volta che, in quella università, il nome di Lacan non viene lasciato ai filosofi e agli studiosi di scienze umane ma viene calato nella realtà viva della clinica psicoanalitica. Nell'Aula Magna dei Collegi i posti sono esauriti e col passare del tempo gli studenti si sistemeranno accalcati e seduti a terra. Questo libro riporta quelle lezioni, che hanno avviato molti allievi allo studio di Lacan e della psicoanalisi. Il lettore troverà inoltre un saggio e una conferenza ritrascritta da un Recalcati più maturo che hanno sempre come tema il colloquio clinico e la pratica della costruzione del caso clinico in psicoanalisi.
Argomento centrale del libro è la comprensione del ruolo delle emozioni nella vita mentale, considerate come aspetti dell'operare di diversi sistemi motivazionali selezionati dall'evoluzione biologica. Il volume tratta la storia del concetto teorico di sistema motivazionale, la possibilità di studiare empiricamente quanti e quali siano i sistemi motivazionali dotati di una base evoluzionistica, e l'utilità clinica di concepire le emozioni come fasi operative di diversi sistemi motivazionali. Le applicazioni cliniche della teoria toccano temi trasversali a diverse scuole di psicoterapia: rapporti tra processi mentali coscienti e non coscienti nella genesi dell'esperienza emozionale, ruolo di emozioni e motivazioni nella relazionalità umana, spiegazione dell'aggressività distruttiva interumana, ruolo dei diversi sistemi motivazionali nelle risposte al trauma psicologico, implicazione di specifiche sequenze di emozioni nella genesi dei disturbi psicopatologici, modalità cliniche di analisi dei rapporti fra emozione e cognizione, centralità dell'empatia e dell'alleanza terapeutica. Il libro si propone quindi anche come contributo alla riflessione sull'integrazione fra psicoterapie.
Se la pelle è l'involucro del corpo, allo stesso modo l'Io tende ad avvolgere l'apparato psichico. Da questo punto di vista, le strutture e le funzioni della pelle possono offrire agli psicoanalisti e agli psicologi analogie feconde e guidarli nelle loro riflessioni e nelle loro pratiche. L'io-pelle si presenta come un concetto operativo che definisce il modo in cui l'Io si appoggia sulla pelle e implica un'omologia tra le funzioni dell'Io e quelle del nostro involucro corporale: limitare, contenere, organizzare. L'idea che l'Io, come la pelle, si strutturi in un'interfaccia consente anche di arricchire le nozioni di frontiere, limiti, contenitori, in una prospettiva psicoanalitica. Inoltre, la pregnanza concettuale dell'Io-pelle permette di comprendere meglio una realtà clinica complessa: al di là della relazione tra le malattie dermatologiche e i disturbi psichici, Anzieu dimostra come il sovrainvestimento o la carenza di una funzione dell'Io-pelle servano a spiegare in particolare il masochismo perverso, il nucleo isterico della nevrosi o la distinzione tra personalità narcisistiche e borderline.
La psicologia umanistica rogersiana ha esteso l’indagine sul ruolo della comunicazione fra le persone, ricercando i fattori che facilitano le relazioni all'interno della famiglia, dei gruppi, delle istituzioni, delle agenzie educative, fra culture e stati diversi. In questa incessante attività di ricerca che ha attraversato temi più ampi e complessi, Carl Rogers si è confrontato sia con teorici di altri approcci, sia con esponenti significativi della filosofia, della teologia, della politica. I cinque dialoghi presentati in questo volume costituiscono forse la più emblematica e stimolante testimonianza dell’influenza che Carl Rogers ha esercitato sulla cultura contemporanea. Ognuno di essi ha la sua originalità, segnata dall’incontro intersoggettivo, autentico e coinvolgente tra interlocutori, aperti allo scambio e motivati al confronto di idee, teorie, pensieri ma anche emozioni. Identità e relazione, libertà e determinismo, scienza e insegnamento sono i principali temi discussi nei dialoghi, affrontati da punti di vista diversi: psicologico, terapeutico, filosofico, teologico. Ricchi di spunti e, nel contempo, di godibile lettura, queste pagine si rivelano fondamentali non solo per professionisti, ma anche per i lettori che vogliano approfondire l’incidenza di una buona qualità delle relazioni nella nostra vita.