
Molte persone nei Paesi occidentali stanno raggiungendo un limite interiore di sofferenza e di insensatezza angosciosa che sembra preludere o a un collasso o a una svolta radicale. Questo libro si rivolge innanzi tutto a loro, a chi sopporta spesso in silenzio e da solo questo tracollo delle ragioni stesse della vita. Il cammino proposto è estremamente concreto: il lettore è invitato a riflettere, ma anche a svolgere precisi esercizi di autoconoscimento psicologico e meditazioni guidate. Tre di queste meditazioni sono contenute anche nel CD che accompagna il libro. Nonostante tutti avvertano il desiderio di vivere relazioni umanamente più ricche e appaganti, tuttavia qualcosa sembra ostruire l'espandersi delle possibilità innovative di ciascuno. L'autore afferma che, per donarci di più alla vita e in ogni senso, dobbiamo imparare a perdonarci di più o, meglio, a lasciarci perdonare. Studia cioè "il nesso profondissimo che unisce il blocco della nostra crescita umana a tutti i livelli - e quindi dello stesso processo di rigenerazione planetaria da tutti invocato - a uno stato di colpa e di dis-integrazione interiore che paralizza l'intero genere umano e ognuno di noi personalmente, spesso a nostra insaputa". La comprensione dell'essenza di questa colpa, e quindi del perdono che ce ne libera, occupa in realtà non solo tutte le pagine di questo libro, ma anche l'intero l'arco della nostra esistenza.
L'autore offre una panoramica del MMPI-2-RF e di ciascuna delle sue 51 scale, insieme a considerazioni pratiche per la somministrazione e lo scoring. Partendo dal materiale di base (item e punteggi), McCord definisce un quadro di riferimento per l'interpretazione dei risultati dei test con un approccio a due passaggi. Nel primo, l'esaminatore scansiona i risultati per ottenere una panoramica della personalità e della psicopatologia del paziente. Il secondo passo comporta un'analisi più approfondita che si concentra su ambiti specifici, come le disfunzioni somatiche/cognitive e il funzionamento interpersonale. Prefazione all'edizione italiana di Luigi Abbate.
Con lo stile appassionante che la contraddistingue, Galit Atlas esplora ciò che è noto e ciò che è sconosciuto, i fantasmi e i demoni, la sessualità e i desideri carnali, analizzando gli aspetti enigmatici di svariati ambiti: desideri insoddisfatti, desiderio femminile, inibizione sessuale, gravidanza, genitorialità e creatività. All'inizio di ogni capitolo, la narrazione di un caso clinico esemplifica i desideri del paziente e quelli dell'analista, lasciando scorgere i modi in cui questi emergono e interagiscono nel dialogo.
Obiettivo del volume è presentare un nuovo modello di terapia basato sui costrutti della mentalizzazione e dell'intersoggettività, con particolare attenzione ai processi di rottura e riparazione dell'alleanza terapeutica. Diviso in una prima parte più teorica e in una seconda più centrata sul trattamento, il testo contiene contiene molti esempi in forma di vignette cliniche e brevi trascrizioni di sedute. Nella parte dedicata alle appendici sono inclusi due strumenti per la valutazione della mentalizzazione, che possono essere utilizzati dai clinici nella pratica quotidiana, e uno strumento elaborato ai fini della ricerca in psicoterapia per la valutazione della mentalizzazione nei trascritti delle sedute.
Avete mai notato che quello che vi entusiasma il lunedì, il venerdì vi sembra noioso? Relazioni, lavori, persino i capolavori dell'arte dopo un po' perdono il loro fascino. A un certo punto, non facciamo più caso a ciò che c'è di buono nelle nostre vite, e non notiamo più nemmeno ciò che non va. Ci abituiamo all'aria inquinata, tolleriamo relazioni tossiche, giustifichiamo qualsiasi deriva autoritaria e corriamo rischi inutili. Ma è possibile iniziare a vedere tutto in modo nuovo? Tornare ad apprezzare ciò che funziona e provare a cambiare quello che invece non ci rende felici? In questo studio rivoluzionario, frutto di una ricerca decennale in psicologia e biologia, i due autori ci mostrano che cambiare anche per poco l'ambiente in cui viviamo e le persone che frequentiamo è la strada per riconoscere e apprezzare il bene in modo più consapevole.
Il disturbo da stress post-trumatico (PTSD) è una condizione patologica grave e talvolta debilitante. Tuttavia, solo una persona su dieci esposta a eventi traumatici significativi sviluppa il PTSD. Fin dall'inclusione nel DSM nel 1980, la definizione di PTSD è stata controversa. Le modifiche apportate hanno gradualmente ampliato i criteri diagnostici, che ora includono anche esperienze non legate direttamente a un trauma. Accade, di conseguenza, che il PTSD venga sovradiagnosticato: i clinici possono essere tentati di cogliere gli eventi traumatici nell'anamnesi di un paziente per spiegarne i differenti disturbi. Il testo analizza il tema spesso controverso del trauma, in particolare l'eccesso di diagnosi di PTSD. "Trauma" è diventato un termine generico per molti tipi di esperienze negative, mentre in realtà le persone sono molto resilienti agli eventi traumatici. È necessario considerare il PTSD attraverso una lente multidimensionale all'interno di un più ampio contesto biopsicosociale.
Che cosa hanno da suggerire le neuroscienze cognitive a chi si occupa di didattica? Quali indicazioni forniscono all'insegnante per la comprensione dell'apprendimento e per una sua resa efficace? Come evidenziare la loro importanza in modo corretto, evitando da un lato riduzionismi e dall'altro sovrainterpretazioni? Il volume prova a rispondere a queste domande tracciando un percorso che, a partire dalla discussione critica di alcune neuromitologie (come la trasformazione cerebrale nei nativi digitali), delinea lo statuto epistemologico della neurodidattica e ne individua i principali ambiti di indagine: i processi conoscitivi (memoria, emozioni, attenzione, motivazione), il cervello visivo (la funzione dell'immagine), i neuroni specchio e i processi decisionali tipici del cervello in azione (imitazione, esperienza), il rapporto tra tecnologie della conoscenza e plasticità cerebrale. La seconda edizione di Neurodidattica, oltre a un'attenta revisione degli argomenti e un aggiornamento che segue i continui sviluppi della ricerca, presenta dei capitoli del tutto nuovi dedicati ai meccanismi della previsione e alle modalità di apprendimento del cervello dell'adolescente. In chiusura l'autore propone una sintesi del volume in venti idee neuroscientificamente fondate e alcuni percorsi tematici utili per la pratica e la progettazione didattica.
In Immagini che curano, Horst Bredekamp indaga il legame inedito tra arte e psicoanalisi che ha caratterizzato la vita e la pratica terapeutica di Sigmund Freud. Contrariamente all’idea diffusa di psicoanalisi come mero scambio verbale e alla sua presunta inclinazione aniconica, se non apertamente iconoclasta, Bredekamp dimostra come le immagini abbiano avuto un ruolo cruciale nel pensiero e nel metodo del suo fondatore. L'autore si concentra su due aspetti emblematici: da un lato, l'ossessione per il Mosè di Michelangelo, un'opera con cui Freud stabilì un profondo legame identificatorio e che lo spinse più volte a tornare a Roma; dall'altro, la sua vasta collezione di statuette e idoli in gran parte antichi, raccolti in anni di viaggi e disposti con cura nel suo studio, prima a Vienna e poi a Londra. Questi manufatti, lungi dall'essere semplici oggetti da ammirare nelle vetrine, svolgevano un ruolo attivo nell’indagine dell'nconscio, contribuendo a neutralizzare i fantasmi e i traumi sepolti nel profondo dei pazienti. Un libro che rivela la potenza terapeutica delle immagini e offre una nuova chiave di lettura per comprendere le origini del pensiero freudiano.
Un progetto comune, il traguardo di un cammino percorso in due, il frutto desiderato di un Tu e un Io che sono diventati un Noi: questo rappresenta un figlio per la maggior parte delle coppie. Ma quando l'infertilità si frappone tra il desiderio e la sua realizzazione, molte ombre calano sui mancati genitori, modificando profondamente la percezione sociale e individuale che uomo e donna hanno di sé. In questo libro Pier Luigi Righetti e Serena Luisi, entrambi psicologi (con la collaborazione di diversi specialisti) analizzano le conseguenze della genitorialità inappagata, le ansie, le aspettative che accompagnano ogni momento del ricorso ai protocolli di procreazione assistita. Un momento di crisi per la coppia, ma anche un'opportunità di crescita e rafforzamento del legame reciproco. Gli aspetti fisiologici e quelli psicologici trovano entrambi spazio in questa trattazione piana ed esaustiva di un tema quanto mai di attualità: psiche e soma, corpo e mente sono entrambi in gioco in un momento di vita così delicato da esigere una cura e un'attenzione che non possono e non devono limitarsi all'aspetto esclusivamente medico.
L'inconscio freudiano è sede di una logica "illogica" che si manifesta di continuo con innumerevoli sintomi. Riguardo al piacere, questa doppia costruzione, razionale e inconscia, della nostra mente è più che mai evidente. Il piacere è ambiguo, intrinsecamente equivoco. Ne deriva per l'uomo un malessere diffuso, quello stesso malessere che Freud individuò già nel 1929, descrivendolo nel "Disagio della civiltà". Ci sono modi diversi di studiare l'inconscio: quello psicoanalitico, innanzitutto, e quello neuroscientifico, sempre più importante negli ultimi anni. Di rado i due campi si parlano. Qui sta la forza di questo progetto e il successo della cooperazione tra i due autori di questo libro, da tempo impegnati nel dialogo interdisciplinare. Uno psicoanalista e un neuroscienziato, consapevoli dei limiti intrinseci delle rispettive discipline, si mettono a confronto, per trovare nel dialogo tra due tradizioni a lungo separate una spiegazione più comprensiva dell'inconscio e dei meccanismi del piacere, del dispiacere e del desiderio.