
Santandreu ha un linguaggio amabile e sincero, che arriva dritto al cuore. Il suo punto di forza? Racconta storie coinvolgenti ed esemplari, che ci parlano di un determinato problema e del suo superamento: dai complessi d'inferiorità alla gelosia, dalla rabbia alla paura della morte. Riallacciandosi alle regole di base della psicologia cognitiva, Rafael pone al centro di "Felice se lo vuoi" la necessità di un cambiamento di mentalità, da perseguire con metodo per smontare i dannosi meccanismi irrazionali. L'idea di fondo è semplice e folgorante: per essere felici basta poco, occorre godere di ciò che si ha, evitando di crearsi falsi bisogni; l'importante è capire come si fa, e l'autore ce lo spiega passo per passo.
Dopo anni di studi e di pratica della psicologia cognitiva, Santandreu ce ne offre una versione originale e accessibile a tutti, spiegandoci che le «nevrosi» che tormentano la nostra esistenza (stress, depressione, timidezza...), le preoccupazioni, le paure, sono semplicemente il risultato di una visione errata della realtà, che possiamo tranquillamente cambiare, e in modo definitivo. Passo per passo capiremo come «sfruttare» e non «subire» le circostanze, superare il terrore della morte e della malattia, l'ansia del rendimento sul lavoro, le cattive abitudini e i conflitti, ma anche come prenderci cura di noi e, concetto fondamentale, come imparare a imparare.
Questo manuale offre un panorama completo della psicologia di comunità, intesa come disciplina scientifica con importanti implicazioni operative, ma anche come prospettiva analitica applicabile a molti ambiti professionali, oltre che alla vita in generale. La presente edizione, riveduta e aggiornata tenendo conto in particolare delle nuove esigenze didattiche, è corredata da utili strumenti per facilitare lo studio, tra cui la definizione di obiettivi di apprendimento, e propone inoltre riflessioni e casi per lo sviluppo delle competenze trasversali. Prefazione di Perkins Douglas Demaree.
Saki Santarelli, uno dei padri della mindfulness, esplora qui le radici dell'arte di curare e mostra come introdurre nella relazione di guarigione la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare, dall'ascoltare se stessi e aprirsi agli altri, dalla pratica della meditazione. Si tratta in particolare di favorire la possibilità di riconoscere, sia da parte dei pazienti sia da parte di chi cura, che si è tutti feriti ma anche tutti integri, che dentro ogni guaritore c'è un ferito ma dentro ogni ferito c'è un guaritore, rivoluzionando le dinamiche della relazione paziente-terapeuta. Quest'alleanza indispensabile funziona come un vero e proprio farmaco per alleviare i disagi e le sofferenze che appesantiscono la vita di tutti noi.
La ricerca si inserisce nel vasto panorama di studi riguardanti i Disturbi del Comportamento Alimentare in adolescenza, all'interno del quale vuole apportare uno specifico contributo di tipo etico-teologico e pedagogico, a partire da una concezione antropologica fondata sul personalismo. La chiave ermeneutica di fondo viene individuata nel desiderio, quale componente strutturante la natura umana, che guida le considerazioni sul senso del limite, sulla corporeità, nella sua precipua connotazione relazionale, e sull'universale apertura alla trascendenza. La proposta educativa che ne scaturisce, inserendosi nell'alveo di una Teologia Morale in costante ricerca della verità e in fruttuoso dialogo con il mondo odierno, risulta finalizzata a promuovere nelle giovani generazioni la capacità di introspezione e di scoperta della dimensione spirituale, lo sviluppo del senso morale e l'assunzione di responsabilità nel segno della progettualità futura.
In "L'avvenire di un'illusione" Freud sosteneva che le religioni, come espressione di un pensiero illusorio, sarebbero ben presto tramontate. Si sbagliava. Il pensiero illusorio è tuttora vivo e l'illusione continua a essere il propellente principale di miti, fiabe, sogni e idealizzazioni; c'è illusione nell'innamoramento, nel gioco, nella creatività e in qualsiasi relazione oggettuale, compresa la relazione analitica. È possibile un uso terapeutico dell'illusione? Questo libro mostra come essa sia un prodotto psichico ineliminabile, persino necessario, dato che è all'origine di tutto ciò che la nostra mente può inventare per assicurarci benessere psichico.
Come sbloccare la crescita del nostro Paese che non regge il passo dei suoi concorrenti internazionali? In questo saggio si mira ad applicare alla situazione socio-economica italiana gli stessi strumenti che la psicologia adopera per diagnosticare e curare sindromi collettive analoghe: con la proposta di nuove forme di collaborazione tra figure professionali diverse, di supporto ai politici; mediante l'analisi della rimozione; attraverso la riscoperta del coraggio di affrontare questioni spinose ed irrisolte con la stessa lucidità con cui vengono trattate nei paesi che sono meno in crisi.
Nel nostro Paese è sempre più difficile trovare lavoro, ma ciò non dipende sempre da condizioni esterne. È difficile rendersi conto dell'accanimento con cui ci si procurano degli ostacoli a livello lavorativo se non lo si confronta con gli studi che cento anni fa gli psicologi applicarono sulle cause dell'"epidemia" di isteria ed impotenza sessuale. Oggi si ricerca l'anamnesi e la diagnosi dell'impotenza lavorativa italiana, e la si cura come una tendenza più grave della precedente, perché un'astinenza sessuale felice era possibile, mentre la disoccupazione patologica è sempre devastante.
Le basi della terapia cognitiva - primo volume di una serie di manuali operativi dedicati alle terapie cognitivo-comportamentali di seconda e terza generazione - descrive i principi e le tecniche della Terapia razionale emotiva comportamentale (REBT), la prima forma di terapia cognitiva che ha definito la struttura del colloquio cognitivo introducendo il celebre modello ABC. Dopo una chiara illustrazione delle basi filosofiche e teoriche di questo approccio, il volume approfondisce i dieci passi della procedura REBT, suddivisi in una fase di accertamento e una di intervento. Ogni capitolo è organizzato in tre sezioni: principi di base, linee guida e problemi e soluzioni. Il testo è arricchito da esempi di domande e vignette cliniche, che lo rendono un riferimento prezioso sia per i terapeuti in formazione sia per i professionisti e i clinici più esperti che desiderano approfondire le loro conoscenze e competenze nelle tecniche cognitivo-comportamentali.
Le analogie tra follia e modernità sono sorprendenti: sfida all’autorità e alle convenzioni, nichilismo e ironia dissacrante, rivolta a ogni cosa, un relativismo estremo, che può culminare nella paralisi, una disumanizzazione dilagante e la scomparsa della realtà esterna a favore di un Io onnipotente o, in alternativa, la dissoluzione di ogni senso dell’identità.
Secondo l’autore, i tratti fondamentali della follia schizofrenica sono esasperazioni di tendenze promosse dalla nostra cultura e tale affinità è messa in evidenza da un confronto con le opere di artisti e scrittori, tra i quali Giorgio de Chirico, Marcel Duchamp, Franz Kafka, Samuel Beckett, e prendendo in esame il pensiero di filosofi come Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger, Michel Foucault e Jacques Derrida. In quest’opera densa e sorprendente, che ha segnato un vero punto di svolta, Sass si rifiuta di ammantare lo schizofrenico di un’aura romantica, come un eroico ribelle, un mistico o un selvaggio veemente, sostenendo invece che in questa condizione riecheggiano molti dei più alienanti aspetti della vita moderna.
L'autore
Louis A. Sass insegna Psicologia clinica presso la Graduate School of Applied and Professional Psychology della Rutgers University, New Jersey. L’attività di ricerca e il lavoro clinico vertono sulla psicopatologia grave, soprattutto sulla condizione schizofrenica, schizoide e borderline. I suoi interessi interdisciplinari includono l’intersecarsi della psicologia clinica con la filosofia, l’arte, gli studi letterari e culturali.
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