
Questo specialissimo numero è l'ultimo che Paolo Flores d'Arcais ha firmato da direttore. Compiuti ottant'anni ha lasciato la direzione della rivista a Cinzia Sciuto. Abbiamo chiesto ad amici, collaboratori ma anche "antipatizzanti" di raccontarci la "loro" MicroMega. 70 testi assai diversi, un grande mosaico di 300 pagine, tra gli altri: Corrado Augias, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Gian Carlo Caselli, Carlo De Benedetti, Ferruccio De Bortoli, Maurizio De Giovanni, Ernesto Galli della Loggia, Dacia Maraini, Ezio Mauro, Valeria Parrella, Telmo Pievani, Norma Rangeri, Roberto Scarpinato, Michele Serra, Gustavo Zagrebelsky, Matteo Zuppi.
L'aggressione di Putin all'Ucraina ha fatto emergere profonde divisioni in ampi settori della società civile che, pur orfana di partiti, si riconosce nei valori fondamentali della sinistra. Poiché non si tratta di questioni marginali e poiché MicroMega considera un valore irrinunciabile il confronto a sinistra, anche molto aspro, anche fra posizioni molto distanti fra loro, nel numero in uscita il 14 luglio ospitiamo un grande forum sulla guerra in Ucraina e sulle questioni centrali che sono emerse in questi mesi come le più controverse a sinistra: sostegno alla resistenza ucraina, invio di armi, ruolo dell'Occidente, minaccia nucleare. Questo grande "a più voci" ospiterà le opinioni di Erri De Luca, Simona Argentieri, Luciano Canfora, Carlo Rovelli, Valerio Magrelli, Pierfranco Pellizzetti, Alessandro Gilioli, Norma Rangeri, Lucio Baccaro, Gad Lerner, Dacia Maraini, Maurizio De Giovanni, Moni Ovadia, Pierluigi Sullo, Cinzia Sciuto, Domenico De Masi, Sergio Cofferati, Giuliana Sgrena, Wlodek Goldkorn, Furio Colombo, Pancho Pardi, Nando dalla Chiesa, Rosi Braidotti, Nicola Lagioia. Arricchiscono il numero un intervento del direttore Paolo Flores d'Arcais che critica analiticamente le posizioni sulla guerra in Ucraina espresse da Jürgen Habermas, un saggio dello storico Giovanni Savino che analizza i testi di riferimento che sorreggono l'ideologia del regime di Putin, un intervento del politologo Mischa Gabowitsch che spiega il senso dell'uso delle parole "fascismo" e "nazismo" nella retorica putiniana e una rassegna curata da Mario Barbati di tutti coloro che in Occidente, e non certo da oggi, hanno di fatto rafforzato il potere di Vladimir Putin. Micromega è una rivista di cultura, politica, scienza e filosofia fondata nel 1986 da Paolo Flores d'Arcais.
Nati con la promessa di connetterci, liberarci, renderci più partecipi e più prossimi, i social hanno subìto negli anni una sorta di mutazione genetica. Da spazi di relazione sono diventati spazi di esposizione, da reti orizzontali si sono trasformati in strumenti di concentrazione del potere. Hanno cambiato profondamente la politica, il giornalismo, il linguaggio, il modo in cui ci relazioniamo agli altri e a noi stessi, il nostro rapporto con il tempo e l'attenzione. E mentre continuiamo a chiamarli "social", la sensazione diffusa è che siano diventati - paradossalmente - un fattore di disconnessione. Questo numero di MicroMega prova a fare il punto: che impatto hanno avuto i social sulle nostre vite? E cosa significa oggi, nell'epoca degli algoritmi e delle notifiche, "essere connessi"? Con interventi tra gli altri di: Candice Odgers, Jonathan Haidt, Gloria Origgi, Andrea Daniele Signorelli, Marco Deseriis, Daniel Miller, Bianca Arrighini, Francesco Cancellato, Stefana Broadbent, Emma Catherine Gainsforth.
Ottant'anni dopo la Liberazione dal fascismo, l'Italia è governata da un partito che di quella storia è erede. Cosa significa? Che effetti concreti ha sulle politiche del governo? E cosa ci dice del rapporto tra Fratelli d'Italia e la memoria di questo paese? Dall'autonomia differenziata al decreto sicurezza, dall'attacco ai magistrati alla torsione autoritaria su diritti e libertà, il governo Meloni si muove tra nazionalismo identitario e liberismo, repressione del dissenso e retorica populista. Il volume esplora le contraddizioni e i rischi di questa stagione politica, tracciando un bilancio - molto preoccupante - dell'Italia per come è e per come potrebbe diventare.
Se chiediamo a Washington, diranno che il Muro è caduto per merito di Reagan. Se a Mosca, per Gorbacev. Se in Vaticano, per merito di Karol Wojtyla. Se a Berlino, per merito di Kohl. Se a Varsavia, diranno che è stato merito nostro. Per me ha cominciato a cadere a Danzica, quando la protesta degli operai di Solidarnosc sancì la fine del comunismo: erano dei proletari che protestavano contro la dittatura del proletariato.
(Adam Michnik)
Il Manifesto di Ventotene, scritto durante la Seconda guerra mondiale, immaginava un'Europa unita, capace di superare le divisioni nazionali e garantire pace e giustizia attraverso una federazione di Stati. Nei decenni successivi è iniziata la faticosa costruzione di quella che è oggi l'Unione europea, che però non sembra affatto avere le sembianze di quella immaginata da Rossi e Spinelli. Sono diverse le forze che minacciano quel progetto, dai rigurgiti nazionalisti agli interessi delle grandi corporation, passando per le guerre che lambiscono quasi direttamente i paesi dell'Ue. Allora è lecito chiedersi: quel sogno è ancora vivo? L'Europa può tornare a essere quel faro di pace, giustizia e libertà sognato da Rossi e Spinelli?
Micromega è una rivista di cultura, politica, scienza e filosofia fondata nel 1986 da Giorgio Ruffolo e Paolo Flores d'Arcais.
La testimonianza di un proetto politico perseguito in un quinquennio denso di avvenimenti significativi per l'Europa e il mondo, dall'introduzione della moneta unica all'allargamento dell'Unione a 25 paesi, all'attacco alle torri gemelle, alla guerra in Iraq. Di quegli anni trascorsi alla guida della Commissione, Romano Prodi racconta i fatti, le emozioni, le sfide, al servizio di un'idea di un'Europa più forte e politicamente integrata.
Dal quartiere Trionfale di Roma rientravano i generali dell'impero dalle battaglie vittoriose. Nella stessa zona, in via Fani, il 16 marzo 1978 si consuma una delle più gravi sconfitte dello Stato italiano: alcuni militanti delle Brigate rosse attaccano la vettura che conduce il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro a Montecitorio per votare la fiducia al quarto Governo Andreotti. I carabinieri e i poliziotti dell'auto di scorta vengono massacrati. Il leader viene trascinato fuori dall'auto e rapito. Questo libro racconta gli ultimi cinquantacinque giorni di vita dello statista, che verrà assassinato il 9 maggio 1978. Nella prima parte Claudio Martelli ricostruisce quelle settimane drammatiche in cui affiancò Bettino Craxi nel tentativo politico di salvare la vita al leader democristiano: una lucida riflessione sulla «trattativa», che si contrappone alla linea della fermezza scelta dal governo e segna la profonda divisione del Paese in quel tragico passaggio. Nella seconda parte, Francesco De Leo indaga sui retroscena della vicenda nei dettagli, attraverso le testimonianze inedite di alcuni dei protagonisti di allora (Franco Piperno, Claudio Signorile, Aldo Tortorella, Giovanni Pellegrino, Massimo D'Alema, Luigi Zanda, Valerio Morucci), e ricorrendo a documenti come il memoriale di Craxi e il diario inedito di Amintore Fanfani, il presidente Dc del Senato che così scriveva in quei giorni: «In un momento assai delicato della vita nazionale e dei rapporti internazionali è stato eliminato con la violenza il più autorevole statista del nostro Paese».
"Un personaggio nel teatrino della politica italiana". Ecco come spesso Francesco Cossiga si è definito. Questo volumetto raccoglie le battute che il Presidente Emerito della Repubblica ha "recitato" sui giornali in interviste o articoli di proprio pugno: un copione paradossale e spesso contradditorio fatto apposta per un personaggio che può interpretare la giovane Cassandra, profetessa condannata a non essere mai creduta, e la vecchia Pizia, nota veggente che molto fiuto ebbe nel predire le disgrazie dei potenti dell'antichità. E i potenti italiani? Riuscirà davvero il nostro "ex" per eccellenza a indovinarne il futuro?
L'eclissi della politica è cominciata da quando essa ha omesso di confrontarsi con le trasformazioni che ne hanno svuotato categorie e concetti. Accade così che paradigmi genuinamente politici vadano ora cercati in esperienze e fenomeni che di solito non sono considerati politici: la vita naturale degli uomini restituita al centro della polis; il campo di concentramento; il rifugiato; il linguaggio come luogo politico per eccellenza, oggetto di una contesa e di una manipolazione senza precedenti; la sfera dei mezzi puri o dei gesti, ossia dei mezzi che, pur restando tali, si emancipano dalla loro relazione a un fine. Il libro cerca di ripensare le categorie della politica in una nuova realtà.
Diciamolo pure. Pensiamo un po' tutti che in ogni evento vi sia chi ha ragione e chi ha torto. Ci meravigliamo che le differenze producano equivoci, ambiguità, distorsioni nella comunicazione e conseguentemente conflitti. Il conflitto, invece, è indicatore di movimento, di emozione, in poche parole di vita. Senza dubbio esistono conflitti inutili, e in effetti molti dei litigi fanno parte di questa categoria, ma dovremmo ridare cittadinanza ai conflitti, come occasioni di chiarimento, cura delle relazioni, scoperta di nuovi lati di noi stessi e degli altri. Perché non pensare a una gestione creativa dei conflitti? E cosa c'è di meglio del Cerchio per affrontare un conflitto? La figura geometrica del Cerchio ha in questa fase epocale la possibilità di entrare con più forza nella vita quotidiana: nella progettazione urbanistica, nel disegno degli spazi pubblici, nell'arredamento dei luoghi d'incontro e nel design di prodotti e oggetti. Mettersi a Cerchio significa mettersi sullo stesso piano, potersi vedere negli occhi, essere più partecipi dell'evento, intervenire superando le asimmetrie che una cattedra o una geometria unidirezionale comportano.