
Il primo dicembre 2012, Glenn Greenwald, giornalista americano da anni in prima fila nella difesa delle libertà civili, riceve un'email firmata "Cincinnatus": il suo interlocutore vuole "che le persone possano comunicare in piena sicurezza" e gli propone di dotarsi di un efficace sistema di cifratura, senza il quale "chiunque si metta in contatto con lui corre gravi rischi". Solo così "Cincinnatus" potrà fornirgli alcune informazioni di sicuro interesse. Qualche mese più tardi quelle "informazioni" inonderanno per settimane telegiornali, quotidiani, siti internet, sconvolgeranno la politica americana, chiameranno in causa Google, Facebook, Yahoo, Microsoft, Apple e scuoteranno le relazioni tra gli Stati Uniti e i loro principali alleati. "Cincinnatus", infatti, è Edward Snowden, un giovane informatico che ha lavorato per la CIA e la NSA, l'onnipotente Agenzia per la Sicurezza Nazionale, ed è disposto a rinunciare alla ragazza che ama, agli amici e a un ottimo stipendio, rischiando l'ergastolo e forse la vita, pur di rivelare al mondo il più gigantesco programma di sorveglianza di massa mai concepito e realizzato: la NSA ha obbligato le società telefoniche a fornire i tabulati di tutte le comunicazioni tra cittadini americani e con l'estero, ha acquisito dati dai server dei giganti dell'informatica e di internet, ha spiato leader politici o funzionari europei o aziende concorrenti di società americane, può accedere ai testi di miliardi di email.
Milano, 12 dicembre 1969: nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura esplode una bomba che uccide 17 persone e ne ferisce 88. Brescia, 28 maggio 1974: durante una manifestazione antifascista in Piazza della Loggia lo scoppio di una bomba uccide otto persone e ne ferisce un centinaio. La strage è un tassello fondamentale della strategia della tensione, perché ebbe un preciso obiettivo politico (la città lombarda che, con Milano e Torino, era il laboratorio dell'unità sindacale) e perché fu uno degli episodi della svolta che avrebbe precipitato l'Italia negli anni bui del terrorismo. Franzinelli parte dalle inquietudini alla vigilia del Sessantotto per raccontare con un taglio originale - e documenti inediti o poco noti - l'eversione nera dell'Italia dei primi anni Settanta, i suoi protagonisti, i suoi drammi e i suoi scontri, di cui sono parte integrante i depistaggi e il duro lavoro investigativo che hanno segnato la vicenda giudiziaria fino a oggi.
Questo libro è una scatolina che raccoglie le pillole più colorate e sottili dell'universo mentale di Giulio Andreotti. Sono istantanee dell' Italia papalina, democristiana, moderata, figlia della guerra fredda: il distillato della cultura e dell'esperienza di un professionista della politica. Ma chi le ha prescritte era convinto di regalare un vademecum della sopravvivenza a uso di tutti. Per questo sono pastiglie scritte che vanno «ingerite » con qualche precauzione: con le controindicazioni che accompagnano certe medicine leggere e innocue solo in apparenza, perché in realtà contengono impercettibili dosi di veleno.
D'altronde, Andreotti è sempre stato un teorico della «modica quantità» come garanzia della longevità. Non è stato solo un uomo di potere ma il più efficace divulgatore della cultura del potere che l'Italia abbia avuto nell'ultimo secolo.
Per decenni ha dispensato una sorta di «saggezza del cinismo» non confinata ai principi dell'arte di governo. Nell'ottica di questo «ministro a vita», prima che senatore a vita, ciò che valeva nei rapporti duri, spesso spietati della politica tendeva a impregnare la vita in generale. Per Andreotti, la separazione netta fra società civile e sacerdozio del potere sfumava quando dettava i suoi «comandamenti» esistenziali.
Le battute e gli aforismi scelti per questo volumetto ci consegnano un'Italia di «medi peccatori »; di potenti per i quali «il potere logora chi non ce l'ha»; di un'umanità per la quale «se non vuoi far sapere una cosa non devi dirla neanche a te stesso». Per Andreotti non esistono bugie ma solo «verità parziali», perché mentire, spiega nel suo pessimismo cosmico, non è solo una necessità di chi comanda ma di chi vive. È la filosofia di un personaggio che dalla fine della DC e della Prima Repubblica teorizzava: «Io sono postumo di me stesso». Ma riflette una mentalità che, senza rendersene conto fino in fondo, l'Italia - o almeno un'Italia - si tramanda da generazioni.
Forse da secoli.
«Sta scritto in Lettera a una professoressa:“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.Non si dà politica autentica senza generosità,termine quanto mai antiguicciardiniano. Recita il vocabolario alla voce generosità:“Carattere di chi possiede grandi qualità morali”.Quel che manca alla politica odierna,dal momento che le “grandi qualità” appaiono introvabili. Nani figli di giganti. Malinconico declino. Democrazia triste… L’esperienza di dodici anni nel Parlamento italiano mi ha dato occasione di incontrare molte intelligenze, ma poche generosità.Dove,per me,generosità significa:dare ogni volta più di quel che si riceve». Questo libro presenta e analizza,con ampiezza di vedute,acutezza di pensiero,ricchezza di riferimenti autobiografici inediti,la storia e i valori dell’impegno politico dei cattolici in Italia, dall’Unità alle ultime elezioni politiche dell’aprile 2008, soffermandosi in particolare sull’Italia della Prima e della Seconda Repubblica,e suggerendo alcune riflessioni volte a una rifondazione (o quanto meno a un consolidamento) di tale impegno politico nella Società moderna e futura. La conclusione di questo approfondito lavoro di ricostruzione storica,di analisi e di riflessione non è tanto che «solo la sinistra va in Paradiso», ma piuttosto che per il cristiano impegnato nel politico e nel sociale vi sono dei valori (la centralità dell’etica e della dimensione spirituale,la generosità fino al sacrificio,la capacità di dialogare e mettere in comune idee ed esperienze, accettando le diversità) che ispirano la sua vocazione e la sua azione politica.
AUTORE
Giovanni Bianchi,nato a Sesto San Giovanni (Milano) nel 1939,è stato consigliere comunale a Sesto San Giovanni per la DC, poi Presidente regionale delle Acli Lombarde e successivamente Presidente nazionale.Dal 1994 al 2006 è stato Deputato al Parlamento italiano,dove ha fatto parte della commissione Affari Esteri,è stato relatore della legge per la remissione del debito ai paesi poveri e ha presieduto il comitato permanente della Camera dei Deputati per gli Italiani all’estero. Collabora con riviste,quali Animazione sociale e Rocca,e dal 1987 ha diretto la rivista di spiritualità e politica Bailamme.Ha pubblicato numerose opere di narrativa e di poesia.Tra la sua produzione saggistica:Per una teologia del lavoro(1985);Al Dio feriale.Teologia minima (1990);Testimoni e maestri. Materiali per un laburismo cristiano(2005);Martini «politico» e la laicità dei cristiani (San Paolo,2007).
Giacomo Matteotti è stato il primo vero antagonista di Mussolini, ed è stato il fantasma che ha aleggiato sul Fascismo per tutta la durata della dittatura. In "Solo" Riccardo Nencini ricostruisce in forma romanzesca, con la precisione dello studioso, la passione dell'uomo politico e la creatività dell'intellettuale e narratore, la vita di questo grande eroe italiano: l'infanzia, le prime esperienze politiche, gli amori, le amicizie, la militanza comune con Mussolini nel Partito socialista, e i giorni drammatici della durissima opposizione al Fascismo nascente, opposizione che gli costò la vita. Il risultato è un romanzo di ampio respiro, epico e struggente, che ci restituisce il ritratto emozionante e commosso di una stagione cruciale della nostra storia, e di un uomo coraggioso e solo, come tutti i grandi eroi.
In un momento di crescente attenzione nei confronti della Cina, percepita ormai a livello mondiale come nuova potenza economica e protagonista di una rinnovata stagione cinematografica e letteraria, diventa necessario provare a capire meglio una cultura della quale per tanto tempo si è saputo ben poco. Pubblicato per la prima volta nel 1966, "Il libretto rosso" propone una scelta di citazioni dai discorsi e dagli scritti di Mao Zedong, "il Grande Timoniere", e costituisce un punto di partenza per chiunque voglia approfondire l'epoca della cosiddetta "rivoluzione culturale".
Il dramma dei bambini-soldato in Uganda e in Sierra Leone, raccontati dal giornalista e missionario fondatore della MISNA, la Missionary Service News Agency, la più importante agenzia di informazione e controinformazione sulle aree più depresse del mondo. Uganda e Sierra Leone sono due realtà segnate da un comune denominatore: la sofferenza inferta su un'umanità ancora imberbe, con un'inusitata voglia di vivere che rende le loro storie ancora più agghiaccianti.
L'Europa rappresenta da almeno tre generazioni un sogno di pace, benessere, solidarietà e democrazia post-nazionale. Eppure, dallo scoppio della crisi del 2008 in poi, la gestione dell'UE ha assunto dei tratti quasi da incubo, dando man forte all'avanzata dei movimenti euroscettici in tutto il continente. Le procedure democratiche hanno lasciato il posto al "diritto d'emergenza", sempre più decisioni sono state prese dai capi di Stato e dalla Troika, che ha imposto a tutti i paesi in difficoltà le famigerate misure di austerità. Partendo da questo quadro, i due autori riportano il dibattito che ha avuto luogo soprattutto in Germania, dando voce alle proposte per un'Europa diversa di intellettuali quali Habermas, Streeck, Beck, Balibar, Offe e Bauman, ma accogliendo anche le istanze dei movimenti sociali, ai quali attribuiscono un ruolo chiave nella spinta al rinnovamento europeo. L'obiettivo è l'abbandono del nazionalismo e il rafforzamento del potere democratico sovranazionale. In altre parole, salvare il sogno e dargli concretezza.
Impulsivo e senza paura, Robert F. Kennedy credeva nell'esigenza di una profonda rivoluzione politica a "misura d'uomo" che restituisse dignità alle persone e colmasse le distanze tra neri e bianchi, ricchi e poveri, giovani e vecchi. Fra tutti i Kennedy era forse il più Kennedy. E di certo il più lungimirante. "Sogno cose che non sono state mai" raccoglie i suoi discorsi più significativi a partire dal 1964, quando, dopo la morte del fratello John, tornò alla politica, fino al 1968, anno della sua campagna per la presidenza conclusasi con l'attentato di Los Angeles. In tutti gli interventi viene fuori il "Bobby" che decise di proseguire il lavoro del fratello, ma anche il promotore di politiche sociali che richiedevano oltre al denaro, immaginazione, coraggio, determinazione e sincerità. Una figura di straordinario spessore umano, che, attraverso ideali e programmi, obiettivi e scelte, pensò e agì in modo nuovo, consegnandoci una visione politica attualissima ancora oggi. Prefazione di Kerry Kennedy.
Nonostante tutti i tentativi del pensiero postmoderno di liberarsene, il "soggetto scabroso", il soggetto cartesiano, continua a tormentare chiunque provi a sostenere un pensiero e una pratica fondati sulla pretesa di avere un effettivo potere di emancipazione e liberazione. In questo libro Zizek, docente presso l'istituto di Sociologia di Lubiana, segue un percorso che lo porta a confrontarsi con il tentativo heideggeriano di superare la soggettività, con le elaborazioni politiche di stampo postalthusseriano, con il femminismo decostruttivista e con le teorie della "società del rischio" elaborate da Giddens e Beck.
Che cosa devono fare gli Stati Uniti per esercitare positivamente la loro egemonia di prima potenza mondiale evitando di alienarsi il resto del mondo? Per l'autore del "Paradosso del potere americano" la risposta è univoca: produrre "soft power". Il termine, coniato dallo stesso Nye verso la fine degli anni Ottanta, consiste nella capacità di attrarre e persuadere, è legato alla cultura, agli ideali politici e alle politiche di un Paese, tanto quanto l'"hard power", la capacità coercitiva, è il frutto della forza militare ed economica di una nazione.
Le radicali trasformazioni dello scenario socio-economico mondiale fra il XX e il XXI secolo stanno avendo un impatto profondissimo sui fenomeni e sulle forme della politica. Conseguenza di queste dinamiche è la necessità di ricondurre alla loro storicità e al contesto attuale i concetti classici di Stato, partito, movimento, gruppo di pressione, opinione pubblica, partecipazione. Il libro rivisita sociologicamente tali categorie richiamandone i fondamenti originari. Si apre quindi con l'approfondimento di due concetti fondamentali: quello di politica e quello di potere. Il secondo capitolo è dedicato alle forme di "concentrazione del potere politico": le organizzazioni extra statali e pre-statali, lo Stato modernamente inteso, i tipi di regime (democratici e non democratici), le odierne tendenze post-statali. Il terzo capovolge l'ottica e ricostruisce i processi e il milieu del rapporto tra l'individuo e la politica: la socializzazione politica, la partecipazione, le ideologie e la cultura politica, l'opinione pubblica e la comunicazione. Il quarto si occupa degli attori collettivi che fanno da ponte tra la società civile e il cuore del sistema politico: i gruppi di pressione, i movimenti sociali, i partiti, le élite. Nell' ultimo capitolo si esaminano le spinte più recenti che riguardano il modello di governo (con il passaggio dal government alla governance), la burocrazia pubblica e gli scenari politici ipotizzabili per il XXI secolo.