
Le lettere ai politici di Alcide De Gasperi rivelano una storia di relazione tra le grandi gure che hanno costruito il sogno europeo; una storia politica in un’epoca in cui la politica era ancora impegno e vocazione; una storia spirituale incarnata nel tempo del dopoguerra e della ricostruzione dell’Italia. Questa edizione – ricchissima di testi inediti – permette di riscoprire una delle grandi gure morali della nostra storia recente, che seppe coniugare desiderio di integrità, scelta evangelica e comunione sociale.Tra i destinatari delle lettere ci sono politici italiani di primo piano: Nenni, Togliatti, Luigi Einaudi, Giovanni XXIII , Benedetto Croce, La Pira e Dossetti.
Nelle sue lettere, De Gasperi affronta temi personali e interiori e, naturalmente, politici: la ricostruzione nel dopoguerra, l’Europa come casa comune, le speranze di una democrazia ancora giovane...
Il volume è a cura delle due glie di De Gasperi, che introducono ogni carteggio inquadrandolo storicamente e raccontando le occasioni e i personaggi a cui il padre scrive.
Bisogna riconoscere in De Gasperi uno dei "padri dell'Europa". Quello che si conosce meno di questo grande uomo, sono i trent'anni di difficoltà, di lotte, di persecuzioni che hanno preceduto la sua ascesa al potere. E' una storia che vale la pena rileggere, una eccezionale testimonianza di fede politica, umana e cristiana.
Questo libro si può considerare la prima completa biografia politica di Alcide De Gasperi, la prima a tener conto, oltre che dei tanti contributi parziali e della memorialistica, di una ricchissima documentazione inedita degli archivi pubblici e dell'archivio privato di De Gasperi, solo in parte fino a oggi esplorato. Il resoconto copre tutto l'arco della vita di De Gasperi, iniziando dalla giovinezza nel Trentino austriaco, dalla formazione universitaria a Vienna, e dalla prima esperienza politica nel Parlamento austriaco. Seguono le pagine sulla Grande Guerra e sull'ingresso di De Gasperi nella vita politica italiana, che lo vedrà succedere a Sturzo alla guida del Partito Popolare. Dopo l'esilio vaticano nel Ventennio, con il dopoguerra la vita di De Gasperi si intreccia strettamente alla storia del paese. Divenuto presidente del Consiglio nel dicembre 1945, egli terrà costantemente quella carica fino al luglio del 1953. Sono gli anni in cui l'Italia fonda la nuova democrazia repubblicana, compie la sua ricostruzione, avvia un processo di riforme socio-economiche, getta le basi del suo sviluppo industriale, si inserisce nella rete delle alleanze atlantiche ed europee. Di questo processo De Gasperi è la figura direttiva centrale; Craveri ne analizza l'opera in tutti i suoi aspetti facendone emergere sia i successi sia le inevitabili contraddizioni.
1943-1993: per cinquant'anni la storia della Democrazia Cristiana ha coinciso con la storia dell'Italia e della sua Repubblica. Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Amintole Fanfani, Aldo Moro, Francesco Cossiga, Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti sono solo alcuni dei protagonisti di un partito oggi rimpianto da molti e allo stesso tempo pressoché sconosciuto alle nuove generazioni. Senza nostalgia gli autori ricostruiscono la memoria di un passato recente per immaginare un futuro prossimo diverso da ciò che è stato e magari differente da ciò che è. Prefazione di Giulio Andreotti.
Da più di trent'anni il neoliberalismo induce a credere che le regole del mercato abbiano la meglio su qualsiasi altro valore sociale, politico o economico; Nick Couldry, invece, difende con passione la voce in quanto unico valore in grado di sfidare la politica neoliberale e assicurare a ciascuno l'opportunità effettiva di parlare e di essere ascoltato. Ma avere una voce non è sufficiente: abbiamo bisogno di sapere che la nostra voce conta. Attraverso un ampio spettro di illuminanti analisi che spaziano da Blair e Obama alla teoria sociale di Judith Butler e Amartya Sen, Couldry dimostra come la chiave risieda in una dimensione più profonda del semplice richiamo alla pluralità delle voci, siano esse diffuse per strada o attraverso i media. Superando il pessimismo spesso presente in molte analisi contemporanee, propone dunque un'idea di democrazia basata sulla cooperazione sociale e ci offre le risorse culturali e analitiche per costruire una politica post-neoliberale.
L'immagine evangelica del lievito, non preoccupato della propria visibilità e tuttavia capace di far fermentare la pasta, è il simbolo di una presenza allo stesso tempo serena e ferma, pacifica ed efficace. È così che possiamo pensare, anche oggi, il ruolo dei cristiani in politica. Il libro è diviso in due parti. La prima è fondativa e mostra come il cristianesimo tocca e forma le coscienze. La fraternità ha profonde radici teologiche e si è affermata nel percorso della dottrina sociale della Chiesa. Inoltre, chi si lascia interpellare dal mistero cristiano, e lo celebra con fede, viene trasformato dal dono di Cristo e può offrire con consapevolezza al mondo il dono delle proprie aspirazioni, visioni e competenze. La seconda parte raccoglie alcune testimonianze di vissuto o di pensiero sulla spiritualità in politica. Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e David Sassoli (per giungere quindi all'attualità) raccontano, attraverso la loro esperienza in epoche diverse, differenti sfumature del rapporto tra spiritualità cristiana e politica e mostrano di aver trovato nel vangelo una comune ispirazione a prendersi cura del bene comune.
In questo ultimo mezzo secolo di fine millennio, la pedagogia italiana ha perso il suo modello autoctono e ha guidato le nuove generazioni a volte con il timone preso in prestito da altri Paesi. Le conseguenze sono leggibili nella vita e nelle inquietudini dei giovani, dagli anni '60 in poi. In tale scenario, la pedagogia umanistica di don Milani si è posta sempre più all'attenzione di coloro, il cui paradigma educativo è strutturato sul concetto di educazione come processo di umanizzazione, il cui contenuto è la realtà così come noi la viviamo, con le sue innovazioni e le sue contraddizioni, la sua storia, e il cui metodo è quello dell'amore e del dono. Tutto questo ha indotta l'autrice ad analizzare le motivazioni profonde che hanno spinto questo prete-maestro a lottare per l'umanizzazione di Barbiana, un borgo dimenticato da tutti. Alla sua pedagogia ancora oggi possiamo attingere per riflettere sulla società globale e sulle sfide connesse ai meccanismi della povertà e dell'emigrazione e trarre ispirazione per un "impegno pedagogico politico" per la "città dell'uomo" che richiede l'incrocio tra soggettività e oggettività e impegno da parte dell'adulto educatore, per risolvere positivamente il conflitto generazionale. È infatti aiutando i giovani a capire la propria vocazione umana-sociale-civile-religiosa, a esaminare, senza ipocrisia, il proprio atteggiamento nei confronti di "Dio, dell'io e dell'altro", su cui si regge l'idea di "comunità"...
Il volume è un'opera essenziale nella produzione di Norberto Bobbio, espressione autorevole di una significativa evoluzione della sua riflessione teorica, a partire dall'urto con gli eventi storici vissuti dall'Italia nel secondo dopoguerra. Sono gli anni in cui, finalmente al riparo del nuovo ordinamento giuridico, da una costituzione democratica e da una legislazione moderna, il nostro paese rinasce e approda felicemente nell'epoca del miracolo economico. La rottura di questo equilibrio è simboleggiata dal '68, dall'instabilità dei governi, dalle stragi, dagli inizi degli anni di piombo. Non a caso il volume è una raccolta di saggi scritti dal 1969 al 1975. Il mondo sta cambiando e l'Italia anche. Nella Premessa all'edizione Bobbio scrive: "una teoria del diritto che continui a considerare l'ordinamento giuridico dal punto di vista della sua funzione tradizionale, puramente protettiva e repressiva, appare totalmente inadeguata". I meccanismi, che anziché impedire atti socialmente indesiderabili - come pene, multe, ammende, risarcimenti - mirano a 'promuovere' il compimento di atti socialmente desiderabili, non sono una funzione nuova. Ma è nuova l'estensione che ha avuto e continua ad avere nello stato contemporaneo. Bobbio allude così allo spostamento della sua attenzione dallo studio della struttura a quello della funzione del diritto, elemento essenziale "per adeguare la teoria generale del diritto alle trasformazioni della società contemporanea.
Ha ancora senso occuparsi del rapporto tra cattolici e politica? Senza la sua declinazione politica, la fede cristiana perde una componente essenziale, quella storica, e rischia di ridursi a pratica rituale. Il sistema politico è specchio dell'identità etica e culturale di un paese. I cattolici non possono sottrarsi alle loro responsabilità, a fare la propria parte insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Ma come si presenta, in questo inizio di millennio, il ruolo della Chiesa e dei cattolici? Il materiale contenuto nel volume può essere usato, oltre che per lo studio personale, anche dai gruppi per i loro itinerari formativi. Gruppi di giovani e di adulti e, per certi aspetti del progetto formativo, gruppi di giovani e adulti insieme.
«Il Pci ha saputo leggere e interpretare per decenni domande di libertà, uguaglianza, riscatto sociale, facendole vivere in battaglie democratiche in cui si sono riconosciuti milioni di italiani. Alla fine del secolo il suo tempo si è consumato, ed è stato atto di lucida saggezza andare oltre per costruire un futuro nuovo. È un cammino che deve continuare». Il Partito comunista italiano nasce il 21 gennaio 1921 con il Congresso di Livorno e cessa la sua attività il 3 febbraio 1991. Settanta anni nei quali il Pci è stato protagonista di ogni passaggio della vita politica e sociale dell'Italia. Nato sull'onda della Rivoluzione d'ottobre per realizzare una società sovietica anche in Italia, nell'arco di pochi anni è investito dalla bufera del fascismo. Costretto alla clandestinità, è il principale animatore prima del contrasto alla dittatura, poi della Resistenza. Matura così, nella lotta per la democrazia e la libertà, un'evoluzione culturale e politica che lo porta a essere partecipe essenziale della costruzione della Repubblica e della scrittura della Costituzione. Divenuto il più importante partito comunista dell'Occidente, forte del pensiero di Antonio Gramsci, intraprende un cammino politico che - prima con la «via italiana al socialismo» elaborata da Togliatti, poi con il «compromesso storico» proposto da Enrico Berlinguer - assume la democrazia come il regime politico entro cui far valere i valori e le lotte di emancipazione e giustizia, sottoponendo a dura critica il socialismo sovietico e ricollocandosi come uno dei principali partiti della sinistra democratica europea. Baluardo nella difesa della democrazia contro lo stragismo nero e il terrorismo rosso, acquisisce crescente consenso nella società fino a raccogliere oltre il 30 per cento dei voti degli italiani e a essere partecipe di una larga intesa democratica per il governo del paese. Un cammino che, di fronte alla caduta del Muro di Berlino e alla dissoluzione del campo sovietico, cui Piero Fassino - protagonista, fin dagli anni della Fgci torinese nel '68, della vicenda del Pci prima, del Pds e del Pd poi - ripercorre la lunga «traversata del deserto» dalla rivoluzione alla democrazia: un passaggio complesso, decisivo per la politica italiana che, se produsse lacerazioni non ricomposte a sinistra, consentì però l'avvio di una nuova stagione di impegno per dare all'Italia un partito progressista nell'alveo del riformismo socialista europeo.
È il paradosso della nostra epoca: non si può non essere contro se si ama davvero la vita. Quanto più grande è il nostro amore per gli uomini e per le cose belle di questo mondo, tanto più grande è il desiderio di cambiarlo, il mondo. Perché questo «sistema sociale ed economico» non è più compatibile con i diritti umani. Con l’esistenza stessa dell’uomo su questo pianeta. Ci vuole il coraggio di vederlo, e di dirlo. Un coraggio che avevamo, e che abbiamo perduto quando ci siamo fatti convincere che diventare adulti significa accettare il mondo così com’è. Il piccolo libro che state per leggere è l’invito a una ribellione intellettuale ed emotiva: un invito a liberare la parte di noi che è rimasta fedele alle aspirazioni, alle convinzioni, all’etica di quando eravamo bambini. L’obiettivo di una sinistra che voglia cambiare il mondo non è il potere sulla società, ma il potere nella società: il potere, dato a tutte e tutti, di salvare la propria vita dal do-minio del mercato. Il potere nei luoghi di lavoro, nelle lotte per le donne, per la difesa dell’ambiente, il potere della conoscenza e del pensiero critico aperto a tutti.
Un regime di alternanza politica caratterizza normalmente le democrazie liberali. L'Italia non è mai riuscita a raggiungere questo livello di sviluppo del suo sistema politico. Nella prima Repubblica questo ebbe forma 'centrista' e fu, come lo definiva Aldo Moro, una 'democrazia incompiuta', essendo l'alternativa che il partito comunista proponeva, ideologicamente e politicamente respinta da tutte le altre forze democratiche. Cadute storicamente tali pregiudiziali, neppure la seconda Repubblica, dopo il 1992, è riuscita a dare stabilità a un regime di alternanza, per la debolezza dei partiti e delle coalizioni che vi si sono contrapposte nell'affrontare i problemi nodali di carattere economico e sociale. Sono maturati nel frattempo anche in Italia quei processi di intrinseca modificazione del modello stesso di democrazia rappresentativa, che caratterizzano anche altri paesi democratici e vengono definiti di 'postdemocrazia'. All'analisi di questa lenta trasformazione della nostra democrazia si uniscono, nelle pagine che seguono, i profili di quattro uomini politici, Aldo Moro, Ugo La Malfa, Enrico Berlinguer e Bettino Craxi che, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, si posero il problema della necessità di un cambiamento politico del sistema, senza risolverlo.

