
Da tempo gli Stati Uniti hanno individuato alcuni regimi come "rogue states", letteralmente "stati fuorilegge", ossia stati criminali. I criteri tipicizzati - assenza di democrazia, mancanza di rispetto per i diritti umani - sono dettati unilateralmente, e rispondono a interessi di egemonia americana sul mondo. Noam Chomsky smonta il discorso americano denudando l'interesse geopolitico, nonché il controsenso dell'esclusione di alcuni regimi dal consesso della comunità mondiale; in molti casi gli Stati Uniti sembrano non considerare affatto le principali norme di diritto internazionale, ad esempio l'uso illegittimo della forza militare al di fuori delle regole fissate dalla Carta dell'ONU.
L'esercizio di una funzionalità connessa a un ruolo, che non sia costantemente la rimodulazione del proprio servizio, può diventare un mero esercizio dispotico del potere. Talvolta abietto. È la Verità che deve formare e informare l'etica del ruolo. Siamo convinti che la dimensione del cittadino non confligge con l'essere credenti, anzi le esigenze della Verità e della Giustizia sono anche un patrimonio, oltre che civile e istituzionale, sicuramente religioso. Educando i cittadini al senso delle Istituzioni e le Istituzioni stesse al servizio esclusivo del bene comune si può realmente far fiorire la speranza oltre il dubbio, la generosità oltre gli interessi di parte, la giustizia oltre lo stravolgimento del diritto, la verità oltre la menzogna, la gioia oltre la disperazione, la fiducia oltre la paura. Solo così l'agglomerato umano non verrà percepito come la somma anonima d'individui, ma diventerà l'amalgama caleidoscopico delle diversità, le quali non risulteranno più essere un problema, perché sapranno relazionarsi come risorsa.
Nel cammino partito da Kyoto e diretto a Copenaghen, passando per il nuovo corso di Ohama, ci sono tanta documentazione, tanti interventi, tante posizioni, tanti conflitti. Ma poche visioni sistematiche e divulgative, che permettano di farsi un'idea completa su quale sia stata, sia e sarà la politica europea per l'energia e la lotta ai cambiamenti climatici. Eppure proprio le politiche in questo settore sono diventate ormai il crocevia di una serie di interventi che toccano buona parte delle principali politiche comunitarie: ambiente, commercio internazionale, mercato interno, concorrenza, industria, consumatori, ricerca, agricoltura. Il libro presenta le tappe, anche recentissime, che hanno portato all'elaborazione di azioni mirate a raggiungere obiettivi legati a problemi urgenti, che potevano trovare soluzioni solo a livello europeo. Un quadro in cui viene innanzitutto superata la tradizionale contrapposizione tra industria e ambiente: anzi, lo sviluppo delle nuove tecnologie, indispensabili per realizzare gli obiettivi della nuova politica, è considerato uno degli strumenti principali per rilanciare la competitività e creare nuove opportunità di crescita e occupazione. Tra gli argomenti afforntati: l'incrociarsi di interessi nazionali e sovranazionali; il peso dell'Europa rispetto al resto del mondo; i nuovi equilibri internazionali alla luce della "rivoluzione verde" di Obama: l'effettivo impatto socio-economico delle tecnologie verdi, il realismo degli obiettivi.
Si può diventare comunisti dopo il 1989? Esserlo già stati è un altro conto: ma diventarlo (o ri-diventarlo)? Per Vattimo è possibile e doveroso visto che nessuna terza o quarta via, accettando di fatto il sempre più rigido elitarismo del capitale, è in grado di invertire l'odierna deriva d'ineguaglianza, in Italia e nel mondo. Se infatti il suo itinerario intellettuale - che l'autore descrive come una "lunga marcia attraverso le opposizioni" - si è sempre svolto in prossimità delle sinistre, è però solo con la fuoriuscita dai Democratici di Sinistra nel 2004 che Vattimo ha finito pienamente per ritrovare le ragioni della critica marxista alla democrazia borghese, schierandosi contro la dirigenza dalemiana e contro ogni sbiadimento riformista. Una versione certo personale dell'ideale comunista, ma al contempo ancorata alla sua tradizione storica e alla sua fondamentale esigenza di equità. Un comunismo anarchico, libertario e antitotalitario, debole ma non "debolista", che si serva degli strumenti del "sovversivismo democratico", che sia in grado di rinunciare a un "economicismo" ormai moralmente ed ecologicamente insostenibile; un comunismo che valga non solo come ideale regolativo, ma anche come efficace linea-guida nella realizzazione storica di una società giusta e realmente democratica: è questa la scommessa che Vattimo affida a questo manifesto lucido e sfrontato, persino brutale nella sua franchezza.
Una sorta di manuale pratico con il quale si tenta di ricordare principi e comportamenti che il buon senso ci ha aiutato a maturare nell'ultimo secolo per vivere l'esperienza politica in un modo cristianamente accettabile. Questo scritto nasce dalla preoccupazione che negli ultimi venti, effervescenti anni, segnati da una sorta di adolescentismo diffuso e di una improvvisazione, si finisca per disperdere tanta sapienza popolare, accompagnata da saggi consigli spirituali.
Com'è nato il denaro? Da quando il lavoro è una merce? Che ruolo ha avuto il debito nelle società di mercato? In una lettera appassionata alla figlia adolescente, il ministro delle Finanze del governo Tsipras ripercorre le tappe fondanti della storia dell'umanità alla ricerca delle origini della disuguaglianza, attraversando i grandi temi dell'economia "per consentire al lettore di vedere la crisi con occhi diversi e di capire le vere ragioni per cui i governi si rifiutano caparbiamente di prendere le decisioni che porterebbero alla liberazione delle nostre società, in Europa, in Grecia e in tutto il mondo". Economista radicale e militante anti austerity, Yanis Varoufakis si rivela anche un narratore, capace di raccontare l'economia come un'epopea in cui i contadini senza terra e gli eroi dell'"Iliade", gli operai inglesi e Oscar Wilde lottano fianco a fianco per un'idea di società alternativa a quella imposta dal capitale. "È incredibile la facilità con cui tendiamo a considerare 'logica', 'naturale' e 'giusta' la distribuzione della ricchezza che abbiamo sotto gli occhi, specialmente se ci favorisce. Quando ti sembra di propendere per questo tipo di pensieri, ricorda: tutti i bambini nascono nudi, ma per alcuni è già stata pronunciata la condanna alla fame, allo sfruttamento e alla miseria. Non cedere mai alla tentazione di accettare una spiegazione logica per le disuguaglianze che finora, da ragazza che sei, hai ritenuto inaccettabili."
Non è raro percepire sfiducia verso la politica. Cosa ci ha portati ad averne un'idea scadente? Perché la nostra partecipazione alla vita pubblica è sempre più limitata? Questa la domanda degli autori, giovani con la passione per la buona politica. A partire dai diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell'Agenda Onu 2030, il testo vuole riscattare la politica perché sia costruttiva e a servizio dei cittadini. Per questo viene proposto uno stile differente impostato sulla necessità di leggere la complessità, di pensare globale e agire locale, di dare voce a chi non ne ha e di favorire la nonviolenza attiva in un clima di dialogo. Gli obiettivi? Promuovere lo sviluppo sostenibile, abbattere i pregiudizi con un'informazione pulita e coinvolgere tutti per aprire strade nuove.
Non c'è sinistra senza cambiamento. Se appare conservatrice - e succede troppo spesso - la sinistra smette di assolvere il suo compito storico che è sempre stato quello di trasformare, innovare. Non si è sinistra se non si disegna, specie in un momento così drammatico, un'idea di società nuova, una visione capace di riaccendere entusiasmi. Walter Veltroni muove dal profondo disagio nel paese e indica tre parole chiave per dare senso a un progetto riformista: responsabilità, comunità, opportunità. Analizza la crisi della democrazia italiana e apre un dibattito sul sistema semipresidenziale e sulla ridefinizione del rapporto tra società e politica. Contro l'egoismo sociale dominante, formula la proposta, mai così esplicita, di un patto tra i produttori, tra i lavoratori senza lavoro e gli imprenditori senza impresa, un patto per una "crescita felice" fondata sulla qualità e su nuove forme di partecipazione dal basso. In questo senso vanno le proposte sull'immigrazione (con la cittadinanza ai figli degli immigrati) o quelle sui diritti civili (per il riconoscimento legale del matrimonio fra persone che si amano, a prescindere dal loro sesso). Il libro mette in discussione alcune parole d'ordine divenute luoghi comuni, da "senza se e senza ma" a "non nel mio giardino": parole d'ordine che hanno contribuito a indebolire proprio l'idea di una sinistra aperta e inclusiva.
Non c'è sinistra senza cambiamento. Se appare conservatrice - e succede troppo spesso - la sinistra smette di assolvere il suo compito storico che è sempre stato quello di trasformare, innovare. Non si è sinistra se non si disegna, specie in un momento così drammatico, un'idea di società nuova, una visione capace di riaccendere entusiasmi. Walter Veltroni muove dal grave insuccesso elettorale e dal profondo disagio all'interno del Partito democratico nella recente fase politica per spingere a una svolta radicale. Indica tre parole chiave per dare senso a un progetto riformista: responsabilità, comunità, opportunità. Analizza la crisi della democrazia italiana e apre un dibattito sul sistema semipresidenziale e sulla ridefinizione del rapporto tra società e politica. Contro l'egoismo sociale dominante, formula la proposta, mai così esplicita, di un patto tra i produttori, tra i lavoratori senza lavoro e gli imprenditori senza impresa, un patto per una "crescita felice" fondata sulla qualità e su nuove forme di partecipazione dal basso. In questo senso vanno le proposte sull'immigrazione (con la cittadinanza ai figli degli immigrati) o quelle sui diritti civili (per il riconoscimento legale del matrimonio fra persone che si amano, a prescindere dal loro sesso). Il libro mette in discussione alcune parole d'ordine divenute luoghi comuni, da "senza se e senza ma" a "non nel mio giardino": parole d'ordine che hanno contribuito a indebolire proprio l'idea di una sinistra aperta e inclusiva.
«Una cosa aveva imparato, fin da bambina: a nascondere il dolore, a esporre la lotta.» Annalisa Cuzzocrea ha seguito le tracce di Miriam Mafai grazie a una scatola blu avuta in custodia dalla figlia Sara. Dentro lettere, diari, telegrammi, ricordi della madre. Il romanzo di una vita, come dice l'autrice, che indaga pagine intime e segrete, si confronta con le passioni politiche - e non solo - di Mafai, ripercorrendo i segni degli amori e delle ferite. Un primo matrimonio mai raccontato, durato solo un anno, finito nel più tragico dei modi: con un biglietto e una pistola. L'incontro con Umberto Scalia, da cui nasceranno i figli, Luciano e Sara. Soprattutto, la lunga storia d'amore con il partigiano Nullo, il ragazzo rosso Gian Carlo Pajetta, famoso per le sue ire, e qui svelato in tutta la sua tenerezza. «E non scappare mai» scrive Nullo a Miriam sul retro di una cartolina con cui la Rai lo invita ad assistere allo sbarco sulla Luna. Perché lei correva sempre. Mentre consegnava giornali clandestini durante la Resistenza; o quando reinventava la sua vita fuori dalla casa d'artisti di Mario Mafai e Antonietta Raphaël, e dentro la caserma del Partito comunista; quando sceglieva di lasciare il figlio in collegio nel giorno del suo compleanno per seguire il presidente francese in Algeria; quando abbandonava la politica per il giornalismo, e sovvertiva le regole maschili che avevano governato entrambi i campi fino ad allora, con un femminismo tanto rivendicato, quanto sostanziale. Annalisa Cuzzocrea ha incrociato Miriam nei primi anni del suo lavoro a «Repubblica», ne ha conosciuto la durezza solo apparente, ascoltato la risata ironica e inconfondibile. Qui ricompone il colore e l'atmosfera di una storia che parte dal dopoguerra e arriva ai giorni nostri. «Camminava sicura nella tempesta» dice di lei la figlia, era annoiata da tutto ciò che è fermo, paludoso, inerte. Miriam Mafai «fuggiva da tutto quello che temeva potesse fermarla, indurla alla rinuncia. Impedirle un'assoluta libertà».
Per Rosario Crocetta, vivere con chiarezza la propria cosiddetta "diversità" è stata solo una delle tante espressioni di quella voglia innata di libertà e onestà e di quel desiderio di lottare contro l'ipocrisia e il sopruso che si sono manifestati in ogni ambito della sua esperienza, dalla ricerca di una fede che andasse oltre una visione cupa e opprimente alle lotte operaie negli stabilimenti petroliferi, dallo sforzo concreto per combattere la corruzione al rischioso impegno in prima persona contro il proliferare della mafia. E forse il suo successo, la fiducia che i siciliani gli hanno concesso, dovrebbe dire qualcosa ai tanti che guardano alla Sicilia sforzandosi di vedere esclusivamente ciò che conferma i loro pregiudizi. Perché, sì, la Sicilia è ancora oggi, purtroppo, la terra della mafia e della pessima amministrazione, ma c'è molto, moltissimo altro da sapere e da conoscere, qualcosa di bello e vivo, qualcosa che si proietta oltre gli steccati politici, religiosi, sociali e culturali e insegue con tenacia la speranza di un riscatto che è già cominciato. E questo è il momento giusto per scoprirlo. Prefazione di Pietro Grasso.