
A un giornalista capita di vivere momenti importanti della vita di un Paese. Maria Latella ce li ricorda nei particolari e nel significato profondo, raccontando personaggi e fatti, eventi tragici e mutamenti sociali, la musica, la moda, la pubblicità e lo stile di vita. Il tutto con la leggerezza e la grazia di una cronista abituata a sorridere di se stessa e di chi si prende troppo sul serio. Like a Hurricane cantava Neil Young, e pare colpire nel segno, Latella scrittrice ha il passo e l’ironia di Latella giornalista: se il passato si compone di ricordi newyorkesi e passaggi complicati tra professione e vita familiare, il presente si sintonizza sul registro del cambiamento. Maria Latella registra quel che cambia nel mondo e nella politica, nella sua vita e nella vita dei personaggi che incontra. Solo lo stile non cambia: sorride e intanto “morde”, proprio come quando, nel suo programma tv L’Intervista, pone le domande che il pubblico porrebbe, se fosse al suo posto. Non tutti hanno voglia di rispondere, ma questo non è un problema dell’intervistatrice. La carriera e la vita privata, la storia e le trame di potere che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni sono gli ingredienti di un libro che si legge come un romanzo, nato dallo sguardo ironico di una cronista che non ha paura di dire la sua.
Antonio Ricci ha scoperto di essere un comico a tre anni, grazie a una caramella andata di traverso e al drastico sistema per fargliela sputare, in una "scena primaria" di assoluta e involontaria comicità. Se fosse morto soffocato non avremmo "Striscia la notizia", "Drive in", "Paperissima", le veline e le velone, il Gabibbo e il tapiro. Ci saremmo persi più di trent'anni di risate, un imprinting di ironia e buonumore che ha accompagnato con leggerezza la vita di tutti noi. Il libro racconta gli anni della formazione (la scuola dalle suore, le bacchettate sulle dita, le prime ribellioni all'autorità costituita), poi gli anni dell'impegno (a divertirsi e a divertire), le beffe, gli scherzi atroci, la scoperta di compagni di risata come Beppe Grillo e Fabrizio de André, in un perenne cabaret che, nel caso di Ricci, alla fine diventa un mestiere. Racconta anche il mondo dorato della televisione, spifferandone ghiotti retroscena e bersagliando i suoi protagonisti con una ferocia satirica proporzionale alla loro popolarità. Come un Giamburrasca munito di cerbottana o di fionda, Ricci spara proiettili a destra e a sinistra, soprattutto alla sedicente sinistra, smascherando conformismi e ipocrisie. "Striscia la notizia", la sua creatura più sorprendente, record assoluto di longevità e di ascolti, è un programma di satira, e la satira non è corretta, non è compiacente, attacca anche gli amici e non ha paura dei nemici. Una vita non proprio di tutto riposo, ma che Ricci vive con imperturbabile serenità. Forse anche grazie al suo essere un caso clinico di bipolarismo: le sue trasmissioni sono le più viste, ma lui è l'uomo più schivo della tv, è un impavido collezionista di cause (tutte vinte) ma anche di piante rare, che cura con passione maniacale. Forse è questo che da più di trent'anni gli permette di sopravvivere nella sua personale trincea. La satira è il mestiere che si è scelto, ma leggendo questo libro si capisce anche che era il suo destino. Ma "Me Tapiro" non è tanto (o non solo) un'autobiografia. Nella seconda parte, ispirata dalle domande del giornalista Luigi Galella, diventa un piccolo trattato sulla tv, su chi la fa e su chi la guarda, una lezione magistrale sulla nostra società dell'apparire.
Viviamo in una realtà piena di contraddizioni. Oltre alla «fine della storia» ci è toccata anche la «fine della geografia»: il pianeta è diventato piatto e stereotipato. Eppure nel simulacro dell'esotico inseguiamo ancora la lontananza e i viaggi continuano a prometterci l'avventura. La globalizzazione ha appiattito differenze etniche e culturali, ma ogni giorno assistiamo al riemergere di nuove spinte nazionalistiche e tribali. Siamo succubi dei miti dell'istantaneità e dell'iperconnessione, i social e i blog hanno inaugurato una nuova stagione di egualitarismo a oltranza. Ma, senza che ce ne rendiamo conto, la facilità della tecnologia e l'accessibilità delle informazioni stanno modificando la vecchia idea di conoscenza, fondata sull'autorevolezza, sulla lentezza e sulla fatica dello scavo personale. Creiamo comunità virtuali per sentirci più vicini, eppure, quando dalle periferie del pianeta giungono fra noi persone cariche delle loro sofferenze, ci ritraiamo spaventati ed erigiamo muri, reali o simbolici che siano. La lontananza e la vicinanza costituiscono la sistole e la diastole di questa indagine appassionante di Franco Brevini alla scoperta del «sentimento dell'altro». Indagine in cui l'autore sviluppa una sorta di telemetria sociale e culturale ad ampio spettro, attingendo a una cassetta degli attrezzi interdisciplinare, che spazia dalla letteratura all'antropologia, dalla sociologia alla psicologia, fino alle nuove scienze maturate intorno al mondo digitale. In fondo a questo itinerario c'è la riscoperta del corpo, che può diventare antidoto ai processi di smaterializzazione, di crescente astrattezza, di anestesia dei sensi, che hanno investito la nostra vita quotidiana, ipotecando i rapporti con le persone, alterando la nostra percezione del tempo e inibendo l'esperienza dei grandi spazi del pianeta.
Il 13 marzo 2013 viene eletto pontefice Jorge Mario Bergoglio: Papa Francesco. Succeduto a Benedetto XVI in modo imprevisto, e in un periodo in cui la credibilità della Chiesa è messa a dura prova, Papa Francesco immediatamente sembra portare, non solo alla comunità cristiana ma a tutti, una parola diversa: diretta, immediata, comprensibile e soprattutto credibile. Papa Francesco spiazza le gerarchie con scelte insolite, sorprende la gente comune con gesti imprevisti, neutralizza le distanze con interlocutori lontani dalla Chiesa cattolica e trasmette una autenticità che torna a dare credibilità al ruolo di Papa. Francesco comunica con tutti i mezzi che ha: lo sguardo, i gesti, le parole, gli abiti, gli oggetti che usa e in questo modo, ridefinisce i termini del discorso religioso, dell'intervento religioso. Questo libro, con i diversi contributi che presenta, riflette sulle caratteristiche e le risorse di questo modo di comunicare, sugli effetti che genera, sui legami che costruisce, sui sentimenti sociali che rinforza, nella convinzione che non ci sia separazione tra dire, fare e essere - almeno nella comunicazione efficace, come quella di Papa Francesco.
Come abitare oggi il mondo della comunicazione? Come esserne cittadini, soprattutto in quanto credenti? In che modo evitarne i rischi e valorizzarne le opportunità? Ecco le domande a cui risponde questo libro, rivolto in particolare a quanti si preparano a svolgere un'attività pastorale. Nella prima parte, il libro approfondisce i vari ambiti della comunicazione, ne ripercorre storia e rilevanza, ricadute sul piano sociale ed educativo. Nella seconda parte offre indicazioni concrete per attivare, anche in ambito pastorale, una comunicazione competente e buona. Il testo è pensato a servizio di chiunque voglia comunicare con consapevolezza e responsabilità.
Partendo dall'esigenza di essere aggiornati sull'evoluzione del mondo giovanile per poter intervenire in modo mirato e appropriato, gli Autori hanno messo a punto uno strumento di indagine che fa emergere alcuni elementi significativi relativi ai comportamenti e allo "sguardo" degli adolescenti, così da poterne parlare con loro. Cercando percorsi di prevenzione efficaci, è nata allora la necessità di indagare i vari stili di vita degli adolescenti per delineare i comportamenti a rischio, con l'obiettivo di individuare i corrispondenti fattori di protezione. Per questi motivi è stato proposto un apposito questionario a vari istituti scolastici in diverse parti d'Italia. Tale questionario è frutto di un lavoro di anni, iniziato proprio con i giovani, che ci hanno aiutato a stendere la prima versione conducendo gli autori nel loro mondo e indicandocene i lati più nascosti. Il progetto Selfie non nasce per fare concorrenza all'Istat o ai tanti istituti di ricerca scientifica che si occupano di pediatria; il suo obiettivo non è proporre un'analisi della situazione giovanile, non utilizza sofisticate metodologie statistiche. Si rivolge invece a un intero gruppo di ragazzi e studenti individuato in un determinato istituto: sono loro che si fanno un selfie la cui immagine verrà poi restituita e commentata a loro stessi, agli insegnanti e ai genitori. Prefazione di papa Francesco.
Sempre più spesso usiamo con disinvoltura parole e nomi di cui pochissimo sappiamo. Bitcoin, ad esempio. Che cosa sono? Chi è Satoshi Nakamoto, l'individuo - o l'oscura entità collettiva - che li ha inventati? E perché li ha inventati? Che cos'è il dark web, e cosa significa «viverci» dentro? Che cos'ha veramente fatto, Julian Assange? E chi è? Per trovare le prime risposte serviva uno scrittore puro, qualcuno cioè disposto a partire per un viaggio senza mappa, provvisto di un'arma ancora efficace: una qualche confidenza con il romanzesco. Qualcuno come Andrew O'Hagan, insomma. O'Hagan è sceso davvero negli abissi largamente sconosciuti della rete. E al suo ritorno, come un esploratore vittoriano, ha steso tre relazioni estremamente accurate, che anche quando sembrano sul punto di sconfinare nella farsa - come nel caso dell'abortita collaborazione con Assange - sono in realtà altrettanti racconti del terrore. Di cui si ha da subito la sensazione, però, di non potere fare a meno.
Il Branded Content rappresenta una grande novità nel mondo della comunicazione d’impresa e questo è il primo testo che aiuta a inquadrarlo e a comprenderlo. Con una scrittura scorrevole e informale, un taglio pragmatico e una ricca serie di case histories (illy, Hyunday, CocaCola, Lacta Greece, Ibm) e interviste ai maggiori esperti sul tema.
Questo testo non è una guida; è piuttosto il diario di bordo di vent'anni di frequentazione dei "socialini" da parte di una sociolinguista interessata a capire cosa succeda alla nostra lingua e alla nostra società nella commistione tra vita online e offline. È il web che condiziona la lingua o è l'italiano che attraverso la rete sta mostrando mai come ora il suo stato? Questo libro tenta di raccontare qualcosa di nuovo dei social network a chi li frequenta, nella speranza di renderli meno "ostici" a chi, invece, non è abituato a frequentarli. Soprattutto, vuole essere un contributo all'ecologia linguistica dei mezzi di comunicazione elettronici, la cui vivibilità è responsabilità di tutti gli utenti.
Giulio ha tutto quel che potrebbe desiderare: successo nel lavoro, un appartamento lussuoso, una moglie - Francesca - bella, ricca di famiglia e dedita alla beneficenza per l'Africa, e una figlia di sette anni che già promette di diventare splendida come la mamma, Eppure, all'inizio di giugno 2006, mentre gli Azzurri di Marcello Lippì cominciano ad affrontare il Mondiale, sente qualche nota dissonante nella sua vita. Sarà che uno pseudointellettuale, Giacchetta di Lino, ronza attorno a Francesca e lei ne sembra invaghita. O sarà che ultimamente Giulio ha dovuto ideare solo campagne su prodotti come colle per dentiere o calzini antipuzza. O sarà che Marta, una vecchia amica, dopo dieci anni di silenzio si è fatta inspiegabilmente risentire. In questo momento di confusione Giulio lascia tutto, di punto in bianco, per partire con Federico, l'amico di sempre, che in crisi lavorativa e coniugale ha deciso di andare in Puglia per ristrutturare una masseria. È l'inizio di una scorribanda maschile, un'avventura lungo tutta la Penisola che porterà Giulio a confrontarsi con se stesso, con donne del suo passato e anche con il proprio senso di responsabilità.
Il fenomeno dei social network raccontato dal punto di vista dei minori e dei genitori. Si presenta come una rassegna ma anche come un'agile guida utile a capire, ad esempio, le policy - cioè le regole - che sovrintendono la presenza dei bambini e degli adolescenti sulle piattaforme digitali. Viene raccontato il processo di costruzione dell'identità nel mondo digitale contemporaneo, illustrando come i bambini e gli adolescenti utilizzino i social network per puntellare il proprio sviluppo. E come queste piattaforme, certo ricche di opportunità, possano in realtà partorire effetti collaterali importanti: dal cyberbullismo all'ipersuggestione fino alla sovrapposizione assoluta fra dispositivo e social, strumento e social. Vengono passate in rassegna alcune delle principali piattaforme espressamente pensate per i bambini, sottolineandone i meccanismi di funzionamento e i possibili punti deboli. La tesi che accompagna tutte le pagine è che i minori sono il bersaglio quasi prevalente e più ambito dalla maggior parte di queste piattaforme e gli strumenti per difenderne la presenza online sono pressoché assenti. Di più: deludenti.
Che cosa sono le campagne elettorali digitali? In che cosa sono diverse dalle campagne online? Quali forme ha assunto negli ultimi anni la mobilitazione degli elettori da parte della politica? Come si rinnovano le strategie ora che sono disponibili tecnologie avanzate e analisi dei "big data"? Un libro utile a orientarsi in un panorama - quello della comunicazione politica ed elettorale - che ha subito in breve tempo trasformazioni radicali.