La seconda edizione di Linguistica generale, si propone come strumento didattico che accompagni gli insegnamenti introduttivi alla linguistica e alla glottologia nei corsi delle ex Facoltà di Lettere e Filosofia, Lingue e letterature straniere, Scienze della Formazione e Psicologia, Scienze della comunicazione et al.
Il manuale, dal taglio chiaro e completo, offre una panoramica delle strutture della lingua, di morfemi, fonemi, elementi di sintassi. La seconda parte del manuale approfondisce invece le variazioni linguistiche, le classificazioni delle lingue e introduce un capitolo completamente nuovo sull'italiano e le sue varietà.
Il testo si completa con domande di riepilogo per l'autovalutazione degli studenti, box di approfondimento tematico, glosse e numerose tabelle e figure.
L'interpretazione della storia dell'italiano si è a lungo fondata sulla cesura tra lingua letteraria e dialetti: da un lato raffinati cesellatori della pagina, dall'altro una schiera di rozzi interpreti degli idiomi locali. Utilizzando studi recenti e commentando numerosi documenti, anche inediti o rari, questo libro di Enrico Testa propone una visione radicalmente diversa e prospetta l'esistenza, nel corso dei secoli, di una terza componente: un italiano di comunicazione dalla vita nascosta, privo di ambizioni estetiche ma utile a farsi capire. Uno strumento linguistico spesso trasandato che, basato su una forte stabilità di strutture e su un'identità di lunga durata, ha permesso, sotto la spinta di bisogni primari, il concreto definirsi di rapporti tra scriventi (e parlanti) di luoghi e statuti sociali diversi. A comporre questo inconsueto quadro linguistico e culturale sono convocati qui numerosi personaggi, infimi e noti: streghe e servitori, mezzadri e parroci di campagna, mercanti, dragomanni e pescivendoli, mugnai e sovrastanti, briganti e soldati, ma anche catechisti e maestri d'abaco, monache, vescovi e santi insieme a famosi letterati che, nel disbrigo delle loro faccende quotidiane, non esitano a ricorrere a una semplicità comunicativa contigua al mondo subalterno. Un'avventura o percorso nella storia della nostra lingua che consegna al lettore un panorama complesso e iridescente, folto di forme intermedie e in chiaroscuro.
Se la cultura è capacità di ricordare, di non dimenticare, di rendere durevole nel tempo ciò che è caduco nella parola, di far rivivere il passato evocandolo e descrivendolo con amore, questa è dunque la funzione che spetta a questa raccolta di proverbi e di antichi detti di Roma, tramandati di bocca in bocca sino a oggi. Detti e proverbi che, strappati a una tradizione orale che va ormai scomparendo e raccolti in volume, assumono tutta l'importanza di un diario popolare, nel quale una mano invisibile è venuta annotando fatti, costumi, esperienze, incontri, personaggi e leggende di una città che da venti secoli è l'ombelico del mondo. Ma soprattutto emerge quella precisa filosofia di vita della plebe romana che si è sempre contentata di godere delle piccole gioie quotidiane, testimone indifferente (e impotente) delle lotte di potere e di possesso che avevano e hanno Roma come teatro. Così in queste pagine dominano il fluire delle stagioni storiche, l'umanità dei personaggi e la bellezza dei luoghi, in una cinica luce di taglio che investe ogni vicolo, ogni cupola, ogni palazzo, ogni finestra.
Questo libro presenta le nozioni di base della linguistica, illustrandone di pari passo l'utilità nella vita delle persone. La materia è organizzata secondo gli ambiti dell'agire umano nei quali conoscere la linguistica rappresenta un consistente vantaggio. Una esposizione chiara e articolata, che si avvale di numerose esemplificazioni, ne fa uno strumento utile per chi si avvicina allo studio del linguaggio e della comunicazione. Questa nuova edizione è significativamente ampliata, e arricchita da un gran numero di esercizi.
Sono qui raccolti i frammenti e gli appunti di Walter Benjamin che affrontano i temi della critica della conoscenza e della filosofia del linguaggio. Essi coprono un arco di tempo che va dal 1916 al 1926 e sono stati pubblicati nel VI volume delle "Opere complete" edite da Suhrkamp nel 1985. Questi appunti frammentari ci permettono di comprendere meglio opere importanti di Benjamin quali "Sulla lingua in generale e sulla lingua dell'uomo" (1916), "Sul programma della filosofia futura" ( 1917-1918) e la "Premessa gnoseologica" a "II dramma barocco tedesco" (1925). La curatrice indica nel suo saggio introduttivo alcune possibili strade d'accesso ai frammenti ponendo l'accento sulla ricezione benjaminiana di Kant, del neokantismo e della fenomenologia, e sull'influenza del rapporto con Gershom Scholem nell'elaborazione di temi in cui cultura ebraico-cabbalistica, matematica e filosofia si legano in modo inestricabile.
Cos'è la lingua, e cos'è il dialetto? Cosa esprimiamo con l'una e cosa esprimiamo con l'altro? In un susseguirsi di riflessioni, aneddoti e memorie, in cui trovano posto Manzoni e Gassman, Pasolini e il commissario Montalbano, Benigni e Pirandello, oscuri maestri elementari e professori di educazione fisica, poesia, romanzo e teatro, Andrea Camilleri e Tullio De Mauro raccontano come la lingua esprima chi siamo veramente. E una profonda, giusta, verità: in Italia abbiamo tante lingue.
Ermeneutica e psicologia del linguaggio restituisce, attraverso una scelta degli scritti più importanti di Heymann Steinthal, i risvolti fondamentali del suo pensiero. La prima sezione mette a fuoco i gangli costitutivi della sua filosofia del linguaggio (1855). L’autore vi argomenta, sulla scia dell’opera di W. von Humboldt, l’autonomia della lingua dalla logica nel processo di costituzione dell’esperienza. «Logica e grammatica» - scrive - «sono grandezze assolutamente incommensurabili e ogni lingua è una creazione puramente soggettiva di forme e categorie, scaturita da ragioni soggettive che si trovano al di là di ogni possibilità di previsione». La tesi di Steinthal scompagina il dibattito ottocentesco sulla conoscenza e la rappresentazione ed esercita una sotterranea influenza su filosofi della statura di Croce, Benjamin e Cassirer. Nella seconda sezione è presentato il programma di ricerca della psicologia dei popoli, steso assieme a Lazarus nel 1859. La Völkerpsychologie si configura come un’alternativa alle filosofie della storia ottocentesca, volta a individuare un punto d’equilibrio tra sguardo sintetico e analitico sullo sviluppo spirituale dei popoli. «Lo spirito» - si legge - «costituisce la vetta più alta della natura e parimenti l’innalzamento al di sopra di essa. Il suo operare è posto nel mezzo e determina il passaggio da una realtà ancorata unicamente alla legge universale a un’idealità liberamente creatrice». La terza sezione riscopre una pagina singolare e poco conosciuta dell’ermeneutica del XIX secolo, già segnalata da Gadamer. Il processo dell’interpretazione è indagato da Steinthal in chiave psicologica e in rapporto alle principali proposte coeve della filologia e della filosofia del linguaggio (Schleiermacher, Ast, Dilthey, Böckh). «Dove il filologo ha compiuto pienamente il suo compito, la sua comprensione non è soltanto un semplice evento, non solo un atto, bensì una creazione».
Heymann Steinthal
Heymann Steinthal nacque nel 1823 a Gröbzig (Anhalt) da famiglia di religione ebraica. Linguista, filologo e filosofo, insegnò nell’Università di Berlino (1862-1899). Autore di opere fondamentali di filosofia e storia del linguaggio, tra cui Grammatica, logica e psicologia (1855) e Storia della scienza della lingua presso i greci e i latini (1863), ideò e animò, insieme a Moritz Lazarus, la «Zeitschrift für Völkerpsychologie und Sprachwissenschaft» (1860-1890). Membro di importanti accademie europee, fu tra i fondatori e i docenti della Hochschule für die Wissenschaft des Judentums. Morì a Berlino nel 1899.
Qual è il plurale di stomaco? Ci sorgono dubbi tra io credo che tu sei e io credo che tu sia? E tra sognamo e sogniamo? È meglio dire meeting o riunione? Come funziona un segno olofrastico? E un acronimo? Che cosa significa www? E http? Perché non c’è un’altra parola al posto di talk show? Si dice o non si dice? di Aldo Gabrielli, un classico della linguistica, si è imposto sin dalla prima uscita come un libro scritto dalla parte del lettore per risolvere tutti i dubbi che sorgono nell’uso dell’italiano parlato e scritto. Oggi, in questa nuova edizione rivista e aggiornata da Paolo Pivetti, è pronto a rispondere ai nuovi dubbi, alle molte domande, alle numerose curiosità su un italiano in continua evoluzione. Lo stile agile, il taglio giornalistico e coinvolgente, una grande ricchezza di notizie curiose, rendono questo libro, oltre che una guida preziosa e completa, una piacevole lettura.
Aldo Gabrielli, celeberrimo linguista, ha fatto della sua vocazione didattica il fulcro di tutta la sua opera. Lontano da qualsiasi posizione rigidamente prescrittiva, ha sempre seguito la logica semplice e inoppugnabile di una domanda: perché si deve dire così? Il suo lavoro è costantemente dettato, più che da regole astratte, dal ragionamento, spesso riconducibile al buon senso e comunque accessibile a tutti. Tale metodo sta alla base anche di questo libro, il cui contenuto si riassume nella domanda che fa da titolo: Si dice o non si dice?
È lo stesso metodo che ha guidato Gabrielli nella stesura del suo Grande Dizionario di Italiano, oggi pubblicato da Hoepli in un’edizione completamente rinnovata.
Paolo Pivetti, oltre a questa nuova edizione aggiornatissima di Si dice o non si dice?, ha curato in precedenza anche altre opere di Aldo Gabrielli, tutte dedicate alla divulgazione linguistica.
Chi può dire di non aver mai avuto un dubbio, scrivendo un tema, un articolo, o anche solo una mail (o un mail?), di non essersi mai trovato faccia a faccia (o a faccia a faccia?) con una parola dall'accento incerto? Sbagliare non è questione d'ignoranza o della sclèrosi (o scleròsi?) delle nostre arterie, ma dipende spesso dalla complessità della nostra bella lingua. Non è dunque il caso che ci vergognamo (o vergogniamo?) quando ci chiediamo se sia meglio comprare un ananas o un'ananas, consultare due chirurghi o due chirurgi, partire alle tre e mezzo o alle tre e mezza. Capita a tutti. E grazie a questo libro, decidere sarà questione di un attimo!
Visualizzare, osservare, guardare oltre, combinare, tracciare, aggiustare, intrecciare, strutturare: questo libro propone un percorso che comincia prima dell'atto di scrivere e aiuta a mettere a fuoco capacità indispensabili, oltre che nel progetto e nella pratica della scrittura, in ogni processo che abbia una componente creativa. Può essere usato come un attrezzo da ginnastica per le idee: una sfida di pensiero veloce che si snoda in una progressione di dodici esercizi, ciascuno dei quali aiuta a sviluppare una competenza. Propone di scrivere testi brevissimi in tempi molto stretti e permette di confrontare le proprie prove con alcune altre, prodotte in un analogo arco di tempo: un paragone illuminante che consente di scoprire tracce di pensiero diverse e nuove soluzioni possibili. Le note di Annamaria Testa commentano ogni prova intrecciando osservazioni di metodo, storie curiose e suggerimenti utili a scrivere meglio e a governare i processi mentali propri dello scrivere, senza mal pretendere di insegnare la scrittura creativa ma invitando a sperimentarla, scoprendo risorse di osservazione, creatività e invenzione che, forse, non si sapeva di avere.
Il libro ripercorre le varie tappe del pensiero semiotico come si è manifestato nell'antichità classica, focalizzando l'attenzione sia sulle pratiche indiziarie, sia sulle teorie del segno e del linguaggio: si va, così, dai segni della divinazione greca al linguaggio delle Sibille, dagli indizi e prove della storiografia ai sintomi descritti nella medicina greca, per arrivare alle teorie dei filosofi. Queste ultime si susseguono in un ordine cronologico tale da coprire in maniera organica il percorso semiotico della cultura classica: una sorta, quindi, di comprensiva storia della semiotica dell'antichità. Si inizia con la teoria linguistica del Cratilo di Platone, si prosegue con Aristotele e gli stoici, si arriva al "De signis" di Filodemo, che illustra il dibattito tra epicurei e stoici sull'inferenza semiotica, e in cui compare per la prima volta l'espressione "semeiosis" (semiosi), poi adottata da Charles Sanders Peirce proprio in seguito alla lettura di quel testo nel 1879-80. Si affronta quindi il tema del confronto tra il linguaggio degli animali e quello degli uomini, che ha attraversato la riflessione filosofico-linguistica dell'antichità e si è posto alla radice di una lunga tradizione che conduce, attraverso il Medioevo, fino a Cartesio, ai dibattiti settecenteschi e alle indagini attuali sulla mente degli animali. Il volume si conclude infine su alcune tematiche semiotiche generali, che legano il mondo antico a quello contemporaneo...
Ricerche recenti hanno evidenziato gli effetti benefici del bilinguismo precoce. Molti però restano gli interrogativi. In quale lingua parlare con il neonato? Tutti i bambini possono diventare bilingui? Che tipo di scuola scegliere? Coppie miste, espatriati o monolingui, i genitori giocano un ruolo importante nell’educazione bilingue. Questo libro è destinato a loro e a tutti quelli – familiari, insegnanti, professionisti dell’infanzia – che si occupano di bambini che sono già bilingui o lo diventeranno. Dalla trasmissione delle lingue materne all’apprendimento precoce delle lingue straniere, l’autrice analizza le condizioni del successo e quelle invece che possono creare difficoltà, offrendo utili consigli per guidare i bambini verso una competenza bilingue duratura.
Barbara Abdelilah-Bauer si occupa di linguistica e didattica delle lingue e conduce ricerche sullo sviluppo del linguaggio e sull’identità del bambino bilingue.