
Nel 2014 ricorre il XXV anniversario dalla scomparsa di Benigno Zaccagnini e per ricordarlo si è ripercorsa la sua vita, che è un pezzo di storia del nostro paese, attraverso la pubblicazione di un volume fotografico, in cui le immagini sono accompagnate da brevissime riflessioni di chi lo ha conosciuto. Dai cassetti della famiglia Zaccagnini, da quelli della camera dei deputati, da quelli degli amici e delle organizzazioni cattoliche sono uscite tante foto; poi le riflessioni, che risentono del disagio politico dell'oggi: il figlio Carlo, gli amici di casa, Cristina Mazzavillani Muti (Presidente di Ravenna Festival), Franco Gabici (giornalista e scrittore), gli amici politici dell'area Zac Guido Bodrato, Pierluigi Castagnetti, Natalino Guerra, poi Domenico Rosati e Pierre Carniti, che hanno guidato ACLI e CISL ai tempi delle speranze di Zac, Massimo D'Alema, la cui storia familiare si è intrecciata con quella della famiglia Zaccagnini, Ernesto Olivero, Presidente dell'Arsenale di Torino, Matteo Casadio, Presidente della Società per il Porto di Ravenna, frutto della legge Zaccagnini per lo sviluppo della sua città, il cardinale Tettamanzi che mette in evidenza la grande fede che ha ispirato Zac nei momenti felici ed in quelli difficili della sua vita, Romano Prodi, la cui originale esperienza politica nasce nel novembre 1978 proprio su sollecitazione di Zac.
Gioele Dix sapeva che suo padre Vittorio custodiva una storia, ma per anni non era riuscito a farsela raccontare. Perché a volte chi è passato da certi crepacci della Storia, chi ha vissuto l'assurdo e l'orrore, non ha molta voglia di scendere nei dettagli. Finché un giorno finalmente lo ha convinto, si è seduto davanti a lui e si è messo ad ascoltare. Ne è nato questo libro: la storia di una famiglia di ebrei italiani, era il 1938, che come molte altre fu colta di sorpresa dalle leggi razziali. Di un ragazzino che non capisce perché deve lasciare la propria scuola, la propria casa, mettere tutto quello che può dentro uno zaino e fuggire. Una storia di paure, di scelte fatali, di umiliazioni. Ma anche di lampi di inaspettata bontà umana, di angeli all'inferno. Di fiducia, speranza, ostinato ottimismo. Una storia di emozioni, di affetti, che in mezzo alla tragedia diventano più forti e forse più puri. La storia di un padre e di un figlio, raccontata da un padre a un figlio. E che senza volerlo diventa una lezione di Storia e di vita.
Una vita dedicata ai "suoi" pazienti e ai "suoi" volontari. Una vita dedicata a cercare di migliorare la vita degli altri, a trasformare i sogni impossibili in realtà, a fare in modo che la speranza non si spenga mai. Ma "il prof", come tutti lo chiamano, ha impiegato molto meno di una vita per capire che curare significa prima di tutto prendersi cura. È la lezione che ha imparato dai maestri, che ha fatto sua nella pratica quotidiana ed è il messaggio che sente di affidare al futuro. In questo libro tocca temi cruciali, di cui ha avuto esperienza diretta: dal ruolo fondamentale del volontariato, alla lotta contro il fumo, all'alleanza fra medico e paziente. Esprime la sua opinione, decisa e autorevole, su temi di forte attualità, come i tagli alla sanità e le cure alternative (agli onori della cronaca per il recente caso Stamina). Indica la strada da seguire per affrontare il dolore e il fine vita, e rivolge i suoi consigli a chi vuole avvicinarsi a una professione, quella del medico, diversa da tutte le altre. "Curare è prendersi cura" è una confessione aperta e sincera, e insieme un contributo al dibattito sulla salute: un libro che pone sul tavolo questioni a cui è impossibile restare indifferenti. Presentazione di Giovanni Malagò. Prefazione di Giuseppe Remuzzi.
Questo volume è una guida alla poesia di Leopardi a partire dai luoghi che alcuni versi hanno reso immortali - il Colle dell'Infinito, la Torre del passero solitario, la Piazzuola del sabato del villaggio... - per verificare come in lui dal temporale nasca il desiderio dell'eterno, dal contingente l'anelito all'assoluto. Proprio questa tensione rese Leopardi "amico" di un giovane seminarista che a tredici anni imparò tutti i suoi canti, nei quali sentiva espressa la nostalgia della bellezza, profezia della Bellezza fatta carne.
"Il rossetto nel frigo, l'arancia tra la biancheria, lo spazzolino nelle posate, le calze sul piatto. D'improvviso il caos. Fraseggi senza logica, domande infantili, scambio del sole con la luna, apatia e attivismo, Venere nell'Ave Maria, Gesù in Catullo, spavento per la luce, fobia per i balconi. Mi chiedo perché, cerco di capire." A fatica Vincenzo si rassegna a vedere la donna da cui era rimasto folgorato in un lontano giorno in un caffè di Roma, vitale, appassionata, docente di storia, ora smarrita come una bambina di fronte alle cose più semplici. Mentre i ricordi di lei si affievoliscono inesorabilmente inghiottiti dall'Alzheimer, quelli di Vincenzo, e della loro figlia Francesca, si intensificano e si amplificano, nel tentativo di tenere viva l'immagine della donna che sorride felice da un vecchio video delle vacanze. Postfazione di Francesca Di Mattia.
Era il 1978 quando due giornalisti seguirono Christiane e i suoi amici negli angoli più bui della metropolitana di Berlino. Fu un viaggio all'inferno, raccontato in un libro che divenne il simbolo di una generazione falciata e trasformò la protagonista nell'incarnazione dell'inquietudine giovanile. Trentacinque anni dopo, Christiane ci impressiona e ci commuove come allora raccontandoci un'intera vita di solitudine e disperazione: la disintossicazione, gli anni felici e folli insieme agli idoli del rock e della letteratura, le ricadute, la lotta per la sopravvivenza in un carcere femminile, le amicizie pericolose, le malattie; gli aborti, e un figlio adolescente di cui le è stata sottratta la custodia. "Non ho più niente. Non ho più amici, e nessuno può immaginare cosa mi tocca passare ancora oggi, solo perché sono quella che sono. Sono questi i momenti in cui guardo fuori dalla finestra e mi chiedo: 'Farà poi così male buttarsi di sotto?'". Christiane non ha paura di scoprirsi, ed è ancora una volta la sua spietata onestà a fare di questo memoir un racconto coraggioso e commovente: "lo sono e resterò sempre una star del buco. Un animale da fiera. Una bestia rara. Una ragazza dello zoo di Berlino".
Berlino, anni Settanta, quartiere dormitorio di Gropiusstadt. Christiane F. ha dodici anni, un padre violento e una madre spesso fuori casa. Inizia a fumare hashish e a prendere Lsd, efedrina e mandrax. A quattordici anni per la prima volta si fa di eroina e comincia a prostituirsi. È l'inizio di una discesa nel gorgo della droga da cui risalirà faticosamente dopo due anni. La sua storia, raccontata ai due giornalisti del settimanale "Stern" Kai Hermann e Horst Rieck, è diventata un caso esemplare, una denuncia dell'indifferenza della nostra società verso un dramma sempre attuale. Una testimonianza cruda, la fotografia di un'epoca. Postfazione di Vittorino Andreoli.
"Soltanto ora, dopo quarant'anni, scopro il padre che non conoscevo e della cui storia non ero stato, se non episodicamente, curioso, per troppa diversità di carattere. Così, non convinto di particolari sorprese, ma pieno di affetto e di riconoscenza per quello che mi ha consentito di essere, ho iniziato a leggere 'Lungo l'argine del tempo', il libro che avete in mano. Fin dalle prime pagine ho provato emozione, entusiasmo, soddisfazione, e poi compiacimento per le rivelazioni e per lo stile, preso dal racconto di tante storie che non conoscevo. Ma anche un'ironia, un'intelligenza, una curiosità, un amore per la vita, un entusiasmo, una vitalità che mi erano del tutto sconosciuti. Tanti episodi sorprendenti e una visione del mondo così fresca, così giovane, oggi per allora. Mio padre scrive solo ora, a novantatre anni, ma tutti gli episodi che racconta sono davanti a noi." (Vittorio Sgarbi)
Antonio Labriola, massimo filosofo marxista italiano, ebbe speciale attenzione per l'esperienza religiosa e per i valori rivoluzionari, dal punto di vista sociale, di cui essa può essere incubatrice e motore. Nelle pagine dei suoi saggi si possono incontrare molte osservazioni sia sul cristianesimo primitivo che su figure come fra Dolcino il quale con la sua azione si inscrive pienamente in questa storia tragica e gloriosa. Alessandro Savorelli ha ritrovato nelle carte di Labriola appunti inediti delle lezioni da lui tenute all'Università su Fra Dolcino e le Edizioni della Normale li pubblicano in questo volume per ricordare una figura di prima grandezza della vita religiosa italiana e uno dei più grandi intellettuali della nostra storia nazionale.
"L'esperienza che ho vissuto in quest'ultimo anno, dopo che mi hanno diagnosticato un cancro al seno, mi permette di dimostrare che possiamo essere felici nonostante i problemi che affrontiamo ogni giorno, persino i più gravi. Anche se sono ancora giovane come trainer e coach, posso però celebrare questo mio grande successo, il superamento 'a pieni voti' di un'esperienza difficile come quella della malattia. E voglio condividere con voi ciò che ha funzionato per me. Per le persone che affianco come 'allenatrice mentale', per tutti coloro che hanno seguito la mia storia su Facebook e affermano di aver trovato nella mia esperienza strumenti utili per migliorare la loro esistenza. L'augurio che vi faccio, dal profondo del cuore, è proprio di vivere godendovi appieno il momento presente, come se non ci fosse un domani. Vivete la vostra vita imparando con umiltà dal passato, progettando un futuro straordinario e allo stesso tempo mantenendo la mente, il cuore e i muscoli nel 'qui e ora', fermando lo sguardo su ogni cosa buona che avete il privilegio d'incontrare. Usate la gratitudine come antidoto all'infelicità. Un ultimo consiglio a tutti coloro che stanno affrontando la sfida della malattia, o qualsiasi altra difficoltà: sognate forte!" (Roberta Liguori)
Figlia maltrattata, ragazza abusata, madre in lutto: la parabola personale di Dalila Di Lazzaro ha conosciuto tre terribili esperienze di dolore a causa di un padre aggressivo, di coetanei violenti e di un pirata della strada che le uccise il figlio diciottenne. In tempi di femminicidio e di crescente violenza sulle donne, Dalila prende ancora una volta la parola per condividere la propria lotta di figlia, sorella e madre con tante donne che pretendono di vedere rispettati i propri diritti e riconosciuta la propria dignità. Attraverso le storie e gli aneddoti inanellati in una vita di straordinario successo ma anche di profonda quotidianità, Dalila racconta il mondo delle donne: dalla figura tanto complessa quanto amata della madre, alla sorella, così diversa eppure unita a lei; dalle amiche degli esordi alle "avversarie" nel mondo dello spettacolo, dalle star alle persone più semplici. Un mosaico di incontri, parole e personalità che fa emergere in tutta la sua ricchezza bella, ma anche controversa - il "pianeta donna".
Questo studio costituisce la prima monografia italiana su una delle più complesse pensatrici dell'ultimo millennio. Filosofa dal pensiero formidabile, così ne parlò Sarah Boxer sul New York Times, Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, moglie di Peter Geach e madre di sette figli, ha sempre battagliato per la verità. In lei vita, passione e filosofia sono un tutt'uno e in tale unità si cela l'irriducibilità e il fascino del suo pensiero. In compagnia dei classici dell'antichità, dei moderni e di quei filosofi del panorama contemporaneo con cui era solita dialogare, in primis Ludwig Wittgenstein, ella arrivò a elaborare un pensiero del tutto personale quale risposta ai diversi problemi sollevati in ambito sociale. Non a caso, come osserva Jane O'Grady, talvolta venne soprannominata la Dragon Lady di Oxford. Basti citare la sua opposizione pubblica al conferimento della laurea honoris causa al presidente Truman, o alle sfide che fronteggiò in campo morale. Autrice di numerosissime pubblicazioni, nel 1958 stilòil famoso scritto Modern Moral Philosophy, poi divenuto il manifesto della rinascita di un'etica di tipo neo-aristotelico. Il volume si conclude con una breve raccolta di testimonianze di persone, docenti, allievi e amici che hanno avuto occasione di incontrarla. E come ricorda Rosalind Hursthouse, Anscombe era una "filosofa straordinaria, e del tutto eccezionale".