
Come avviene che una persona trovi la logica necessaria della sua vita, pur in mezzo ad una così grande presenza di casualità nelle vicissitudini umane? E sarà possibile concepire tutto questo in chiave teologica quale evento riflettuto tra la sfera e la mente divina e l'intelligenza e la vita umana? Il presente studio, interloquendo con alcune grandi figure della teologia (da Anselmo d'Aosta a Eberhard Jüngel), rinviene nella dialettica fra necessità e più-che-necessario la metodica imprescindibile del destino umano, del mistero cristiano e del pensiero teologico.
Chi è il diavolo o satana? La figura del diavolo rimane tuttora ancora molto controversa ed affascinante per vari motivi.
L'immagine del diavolo-satana che attraversa singoli testi biblici (quelli scritti in ebraico, greco, aramaico), nonché testi del Giudaismo e del Qumran, è stata veicolata inalterata oppure porta in sé i segni del tempo e della cultura? Rintracciare la presenza del diavolo e la sua offensività nel Quarto vangelo non è un'impresa del tutto facile, dato il silenzio di Giovanni - rispetto ai Sinottici - circa le possessionI e gli episodi di esorcismi. Tale silenzio fa emergere, in maniera ancora più significativa, dubbi ed interrogativi sugli insidiosi modi operandi del diavolo attraverso suoi agenti umani. Pertanto, di chi siamo realmente figli? Siamo sicuri di fare solo ed unicamente la nostra volontà? La consapevolezza di una lotta tra il Cristo di Dio il diavolo, la Verità e la menzogna, la Vita e la morte richiama la nostra attenzione sulle scelte quotidiane di vita. L'eventualità di una relazione filiale con il diavolo, pur non entusiasmante, si rivela ad ogni uomo, attraverso questo studio, molto più familiare che estranea, più vicina che lontana.
In questa realtà, nemmeno la Chiesa, comunità di uomini e donne credenti in Cristo-Gesù, è al riparo dal fumo del diavolo e dalla morsa incessante della falsità e del dominio degli agenti del male.
M'Bayi Laurhy Argelès Rochard (Pointe-Noire, 1979), ha conseguito la licenza in Teologia biblica alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli, 2012), la licenza in Scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico (Roma, 2015), la laurea magistrale in Giurisprudenza all'Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli di Caserta (2020). Nel gennaio 2022 ha conseguito il dottorato in Teologia biblica alla Pontificia Università Gregoriana (Roma). E autore delle opere: Madonna mia! Cosa mi dici? (Mephite 2014), Il profumo del diamante nero (Mephite 2018).
Uno dei testi fondativi dell'ontologia trinitaria nell'originale tedesco e con una nuova traduzione alla luce degli sviluppi della ricerca condotta presso l'Istituto Universitario Sophia nell'ultimo decennio.
La globalizzazione, la maggiore mobilità sociale, una più profonda percezione dell'alterità hanno prodotto una piùviva attenzione nell'ambito teologico alla questiotte del pluralismo religioso e dunque un più rapido sviluppo e una maggiore centralitàdella teologia delle religioni. Quali sono i compiti di tale branca della teologia? Quale la strada fino ad oggi percorsa? Ma soprattutto quali sono gli strumenti metodologici di cui si deve avvalere? Gli studi qui raccolti affrontano tale questione attraverso il contributo delle discipline che hanno una connessione più o meno diretta con la teologia come tale e con le religioni come fenomeno storico, sociale e culturale.
Arte e teologia, metodo teologico e creazione artistica: sono i due termini attorno ai quali ruota la riflessione del presente volume. Luigi Razzano rilegge il pensiero di Sergej BuJgakov, uno dei maggiori teologi del Novecento, mettendone in luce l'intrinseca valenza estetica. Nella prima parte si delinea il contesto culturale in cui è sbocciata e si è diffusa la primavera del pensiero filosofico, teologico, artistico e letterario russo. L'analisi delle opere dei maggiori interpreti di questo pensiero permetterà di cogliere le radici, gli intrecci e gli influssi che hanno stimolato la nascita del pensiero artistico di BuJgakov. Nella seconda parte si affronta più direttamente l'opera del pensatore russo mettendo in evidenza come in Bulgakov la categoria della Bellezza sia al tempo stesso teologica ed estetica.
Come mai un gruppo di ebrei è giunto a cantare le lodi di un uomo, anzi di un crocifisso, come se fosse divino? Quando, di preciso, Gesù è stato apertamente professato divino per la prima volta? Genesi dello scandalo cristiano approfondisce le dinamiche storiche, culturali e teologiche che hanno portato alla confessione della divinità di Gesù. Attraverso un'analisi rigorosa delle fonti antiche e l'integrazione dei più recenti studi sul giudaismo antico e il suo rapporto con la cristologia nascente, il libro offre una sintesi innovativa e comprensiva sulle radici di una delle convinzioni fondamentali del cristianesimo.
Nell'introduzione a Insight: uno studio del comprendere umano, Bernard J.F. Lonergan parla delle "sorprendenti stranezze" che capitano a chi comprende veramente il significato dell'atto di insight. Il presente lavoro testimonia proprio questa esperienza che Richard Liddy ha fatto nella sua vita, negli anni Sessanta, mentre era impegnato a comprendere a fondo Insight. Liddy è stato studente di Lonergan, a Roma, durante il Concilio Vaticano II (1962- 1965) e, in queste pagine, racconta il suo incontro con il teologo canadese e con la sua opera. Menziona anche i ricordi di altri studenti di Lonergan e di persone che hanno testimoniato le "sorprendenti stranezze" suscitate dalla lettura di Insight.
Frutto delle lezioni presso l’Istituto Universitario Sophia e opera a due mani di un riconosciuto esegeta e di un riconosciuto teologo, il saggio offre una introduzione nell’intelligenza del significato teor-etico dell’abbandono di Gesù come profondità ultima e cuore irradiante della fede cristiana e delle implicazioni che ne discendono nell’esperienza del mistero di Dio e insieme a livello esistenziale, sociale e culturale. A questo scopo si articolano le tre parti del volume: finalizzate, la prima, alla conoscenza con metodo storico-critico dell’attestazione nel Nuovo Testamento, in specie nel più antico dei Vangeli quello di Marco, dell’evento espresso dal grido, tenendo conto della pre-comprensione offerta da alcuni testi-chiave del “Primo” Testamento e dell’interpretazione che ne offre l’apostolo Paolo; la seconda, alla ricostruzione della “Wirkungsgeschichte” conosciuta nella formazione dell’identità della Chiesa apostolica e in alcuni Autori significativi nella storia della mistica e della teologia (in particolare: Agostino, Tommaso d’Aquino, Francesco d’Assisi e Bonaventura da Bagnoregio, Giovanni della Croce), sino al si rinnovamento del Novecento; mentre la terza parte focalizza il contributo innovativo d’interpretazione performativa offerto dalla testimonianza mistica di Chiara Lubich.
Attraverso alcuni testi sul senso dell'amore e del matrimonio, l'album invita a scoprire il valore della vita da accogliere sempre; a valorizzare ogni giorno, evidenziando il positivo che offre; a scoprire nelle piccole cose la felicità e alimentare la speranza. Un piccolo viaggio alla ricerca delle cose che contano in contrapposizione alle apparenze, al successo, all'egoismo, al ritmo incalzante che travolge e lascia dentro un vuoto; un viaggio nella consapevolezza che ogni esperienza vale la pena viverla, perché la vita è un dono e condividerla è ancora più bello. I testi tratti dalla Bibbia, dal rito del matrimonio, dalla tradizione poetica in genere e dal magistero di papa Francesco sono arricchiti da eleganti illustrazioni.
La Piccola Famiglia dell'Annunziata, la comunità sorta intorno a Giuseppe Dossetti alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, include una realtà peculiare, cioè l'accoglienza, accanto ai fratelli e alle sorelle del cenobio, anche di coppie di sposi che si impegnano a vivere La Piccola Regola. La prima parte contiene testi da cui si ricavano le motivazioni e i modi della presenza degli sposi in comunità; testi per così dire «fondativi» rispetto alla compresenza di monaci e sposi nella comunità. La seconda parte contiene catechesi e meditazioni per la formazione degli sposi, la loro crescita spirituale, l'approfondimento della Regola e di temi della vita cristiana.
Lo scorrere del tempo consente di misurare, in un rapporto di rilievo storico, sia l'imponenza della statura umana, cristiana e presbiterale di don Primo Mazzolari, sia la risonanza dell’opera da lui svolta nella Chiesa e nella società italiana della prima metà del ‘900, come pure la rilevanza della sua visione ecclesiologica, legata alla forza dell’intuizione più che alla legge della speculazione. Il Parroco di Bozzolo ha contribuito, come "manovale", ad allestire il "cantiere" del Concilio Vaticano II. Il manovale ha il compito di preparare i ferri e le tavole per la carpenteria, così come la malta per il muratore; la pala, la betoniera e la carriola sono gli strumenti del suo mestiere. Egli è il primo anello della "catena di montaggio" delle maestranze di un cantiere edile: è abituato alle intemperie, a mangiare polvere, a sopportare i richiami del capomastro, senza venire a patti con la propria coscienza, come ha saputo fare, con nobile semplicità, don Primo Mazzolari.
La concezione del mondo e della vita tradizionalmente proposta dalla religione, che comprendeva il trascendente, tutta la conoscenza, le regole di condotta e il fine ultimo dell'esistenza, ha guidato a lungo la convivenza civile. Poi la scienza ha avocato a sé la spiegazione della realtà, proponendo modelli del tutto coerenti sotto il profilo logico e matematico, ma non dimostrabili (scienza e religione richiedono entrambe, per essere abbracciate, un atto di fede). Le difficoltà di questa nostra epoca, i problemi ambientali, le insidie di una finanza e di una comunicazione manipolate, i divari sociali, sono segni di una caduta valoriale che appare almeno in parte figlia di quella cesura. D'altra parte, se i successi della scienza sono indiscutibili, essi restano però limitati dall'incapacità di cogliere e spiegare l'istante preciso in cui la materia è divenuta vita, e a maggior ragione il senso di questo nostro esistere destinato, secondo le ineludibili leggi dell'entropia, a dissolversi in un informe nulla. Per dare risposta a questa inquietante assenza di scopo, le teorie scientifiche più avanzate propongono visioni in cui è la coscienza umana ad avere un ruolo partecipatorio nell'edificazione dell'universo, trasformando così l'escatologia religiosa individuale in un'escatologia cosmica che avrà compimento con la fine dell'universo stesso. Altre visioni tentano una sacralizzazione del cosmo, nella quale mondo fisico e mondo spirituale sono integralmente congiunti. Si tratta di ipotesi confortanti, ma che sono tuttavia indimostrabili. Un dialogo sereno, che conduca a un punto di incontro tra scienza e religione, resta in definitiva la vera speranza per giungere a una visione in cui tanto Dio, quanto la nostra percezione della realtà, trovino diritto di cittadinanza anche quali basi per un recupero valoriale.