
The Book of Proverbs 25:2 provides a good definition of hermeneutics: «It is the glory of God to conceal a matter, to search out a matter is the glory of kings».
Not all the mysteries of God can be searched out for His wisdom is infinite. His ways are not always easy to be found. On the other hand, men are finite creatures, who are incapable of being all-knowing. But in His grace God allows those that are prepared to search for Him with all their heart to discover a treasure of truth that is hidden beneath the surface of Scripture. The readers will find out truth, grow in grace and increase in wisdom as they search for Him with all their heart and soul and mind-for it is the glory of God to conceal a matter, but the glory of kings is to search out a matter.
Exegesis is the act of studying a passage critically and objectively and interpreting the meaning, while hermeneutics is the study of the principles by which the passage is to be interpreted. Pharisees, Sadducees, and Essenes differed in their interpretation of the Lawís teaching on issues such as the afterlife, proper sacrifice, and the study of the Law itself. But all agreed that Scripture interprets scripture.
Hermeneutics is the art of interpreting a text. It is essential to read and interpret the text with the same Spirit it was written. To capture all the harmonics of the text we need an instrument that is well tuned. Jesus in the Gospel of John is presented as the interpreter of love and of life, inviting the reader to transform his look by beginning to marvel. Methods of reading the Scripture are numerous. They are only ways of interpreting a text. Jewish reading of the Scripture is privileged here.
The two first studies presented here have been published in the Periodical Antonianum of the Pontifical University of Rome in 2012 and the third one was published in the Acts of the Congress of Split in 2010.
Frédéric Manns
«La bellezza è discesa dal cielo per salvarci» aveva scritto Platone. «La bellezza salverà il mondo» confermano Dostoevskij, Solov'ev ed Evdokimov. Tutti sono d'accordo, anche oggi, sull'importanza della bellezza. In questo libro, lo stesso Evdokimov intraprende un lungo viaggio attraverso le avventure dell'arte moderna, fino a scoprire che la radice dell'esistenza umana è abitata dal desiderio di trascendere ogni limite: ebbene, la bellezza e le sue rappresentazioni sono i fragili custodi di questo insopprimibile anelito. La domanda di fondo, però, rimane: chi libererà la bellezza da coloro che vogliono impadronirsene a scopo di potere, di ricchezza, di dominio sull'altro? Solo l'esperienza della bellezza nella sua forma assoluta - è la risposta del grande pensatore russo - ossia solo l'esperienza indicibile (e irrappresentabile) di Dio può restituire alla bellezza il suo splendore originario e l'anelito che da essa viene. Il detto e il non detto, il mostrato e l'inseguito, la forma e il simbolo aprono e apriranno sempre gli spazi per la ricerca della verità da parte dell'umano. L'icona della tradizione ortodossa, con la sua arte, si presenta come la perfetta realizzazione di questo tentativo di "liberazione della bellezza". Un testo classico per riscoprire lo splendore del vero e la bontà del bello.
La domanda, che dà il titolo al volume, non vuole essere provocatoria. Semmai, è un segnale di disagio, quasi di frustrazione davanti agli esiti di una scelta conciliare che prometteva ben altri risultati. Ripristinato dal Vaticano II come «grado proprio e permanente della gerarchia ecclesiastica» (Lumen gentium, 29), il diaconato ha vissuto in questo periodo una vicenda complessa e di non facile decodifica. Da una parte si è assistito a una crescita continua degli ordinati; dall’altra, però, si avverte una debolezza nell’impianto teoretico che sostiene il ministero diaconale, configurato nel suo profilo più dalla pratica ecclesiale che da una comprensione teologica e sacramentale che la sostiene e la alimenta. Partendo da questa considerazione, il volume presenta una chiara e lucida riflessione sul diaconato. L’autore analizza dapprima cosa il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa dicono su questo ministero, offre poi una interpretazione teologica adeguata del diaconato e formula infine delle originali e interessanti proposte pastorali per il futuro di questo ministero.
Il volume analizza la predicazione di Gesù ai poveri, come trasmessa nel vangelo di Luca, tenendo conto del contesto sociale ed economico della Palestina del periodo greco e romano. Si analizzano testi di autori profani non sempre conosciuti (e per questo riportati integralmente) per ricostruire l'ambiente in cui risuona la predicazione di Gesù e dei primi cristiani. Il volume mette in risalto così come le premesse teologiche di Antico e Nuovo Testamento rendevano le disuguaglianze un affronto a Dio stesso, e non un fatto sancito dalla volontà di Zeus. Il messaggio cristiano, erede di quello dei profeti, ha costituito e continua a costituire una buona notizia per i poveri di ogni tempo e di ogni luogo.
Tutti siamo alla ricerca del potere. Ma esiste un giusto desiderio di potere?
Scansando la retorica che lo descrive sempre e solo con contorni sinistri e malvagi, l'autore mostra come la fede nel Dio di Gesù Cristo sia il compimento del irrinunciabile desiderio di potere. Non per nulla, ogni domenica la Chiesa confessa: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente". Ben lontana di essere alternativa alla misericordia o all'amore, la potenza di Dio è presentata dalle Sacre Scritture come la radice della sua bontà, compassione e carità.
Attingendo alla Bibbia fino ad arrivare alla riflessione teologica e filosofica contemporanea, il saggio ripensa al legame tra fede e potere/poteri: crediamo davvero alla potenza della fede? A che cosa crediamo, se la fede non ci dona anche il potere di resistere nelle fatiche d'ogni giorno, sperando e amando?
Quanti matrimoni, iniziati con le più belle aspettative e una grande voglia di amarsi, sono diventati molto presto luoghi di indifferenza, se non addirittura di rifiuto o di fallimento? Di fronte a tutto questo non manca chi ritiene che l'impresa di costruire la vita matrimoniale sia destinata, sempre e in ogni caso, a essere frustrata. Ma sposi non si nasce, si diventa, ed è essenziale che le coppie siano consapevoli dei motivi che rendono difficile, ma non impossibile, la chiamata a essere sposi e che abbiano il coraggio di compiere scelte adeguate.
I commenti di padre Ermes Ronchi per ogni domenica dell'anno: da leggere personalmente, da commentare in famiglia, con cui pregare perché la nostra festa non sia vuota ma colma della tenerezza di Cristo. "Io credo nella buona notizia di Isaia, Giovanni, Gesù. Lo credo non per un vacuo ottimismo. Il cristiano non è un ottimista, è uno che ha speranza. L'ottimista tra due ipotesi sceglie quella positiva. Io scelgo il Regno per un atto di speranza: perché Dio si è impegnato con noi, con un intreccio così scandaloso con la nostra carne da arrivare fino alla morte di croce".
Tre contributi compongono questo volume. Il primo, di Corrado Lorefice, propone la ricezione creativa del magistero di Francesco della Fratelli tutti, e l'elaborazione di una riflessione teologico pastorale contestualizzata, cioè fedele all'incarnazione. Il secondo, di Anna Staropoli, è un "canto- del riscatto degli scartati e dei vulnerabili, uno spartito pensato e scritto con la pedagogia del sogno di papa Francesco. Il terzo, di Vito Impellizzeri, pone come nuovo passo la necessità e la voglia di assumersi teologicamente la corresponsabilità del cambiamento, la novità di pensare ad uno stile cristiano con cui viverlo e con cui legarlo alla storia del regno di Dio tra di noi. Come ben suggerisce l'immagine della copertina, il famoso mercato de La Vucciria di Palermo, di Renato Guttuso, la prospettiva di fondo di tutto il testo è il vangelo incarnato in una città, in questo caso Palermo, nei suoi colori, sapori, odori, abitanti, ferite, relazioni... Palermo come Gerico, la città di Zaccheo che vuole vedere e ospitare Gesù, la città della guarigione del cieco nato... una città profondamente legata all'intervento di Dio nella storia. In questa città, come in ogni città, la strada può diventare un'occasione favorevole, una struttura di grazia se, come il buon samaritano, si fa dell'altro, del suo dolore e delle sue ferite, il proprio tempo.
«Va' dove ti porta il cuore». Questo consiglio dei Padri del deserto è divenuto il titolo fortunato di una scrittrice contemporanea, ma nella tradizione patristica esso ha fatto coppia con una famosa dichiarazione di Sant'Agostino che diceva: «Ama e fa' quello che vuoi». L'intento di questa introduzione alla spiritualità dei Padri della Chiesa arriva al termine di una serie di volumi che contribuiscono a scoprire il Sapore dei Padri della Chiesa nell'esegesi biblica con specifico riferimento al metodo e ai contenuti della lettura spirituale della Bibbia così come essa veniva letta durante il primo millennio della storia della Chiesa segnato dalla presenza dei monaci e delle monache nella triplice forma di vita cenobitica, vita eremitica e vita idioritmica. L'autore ha elaborato un metodo di lettura non soltanto della Bibbia, ma anche del mistero che si cela nel cammino del credente verso la santità. Il lettore viene iniziato al gusto della vita spirituale percorrendo le quattro tappe del «mistero della mandorla». Egli ha l'opportunità di crescere in una progressiva intimità con la parola di Dio, fino a che, per Sua grazia, avrà interiorizzato il testo a tal punto da trasformare la propria vita in una pagina in cui la parola di Dio si fa carne e si rende leggibile a tutti.