
Attraverso la trattazione della vessata quesito della genesi della fede pasquale, il volume intende illustrare il modo in cui la resurrezione di Gesù costituisce il luogo della rivelazione salvifica ed escatologica di Dio, dove è possibile intravedere in nuce tutto il contenuto della fede cristiana.
I primi cinque capitoli esaminano le opere degli autori che, all'interno del panorama teologico contemporaneo, sembrano offrire le interpretazione più convincenti e suggestive della resurrezione. Il sesto capitolo propone una comprensione innovativa dell'evento incentrata sulla scoperta della resurrezione di Gesù come evento pasquale.
Le parole - dette o scritte - ci istruiscono, formano, plasmano, consolano. Ci rendono presenti l'uno all'altro. Tutto, infatti, è stato creato dalla Parola potente risuonata in seno ai Tre, e l'universo intero è una sorta di materializzazione di questa Parola. Così anche l'uomo. Anzi, soprattutto l'uomo, perché fu creato per mezzo della Parola rivoltagli dal Creato, affinché la sua vita si compisse nel dialogo con Lui, nella relazione.
Possono dunque le parole accogliere e dire, evocandola, la bellezza della relazionabilità?E se sì, com'è possibile?
Costantemente in bilico tra antropologia e teologia, il libro prova a fornire una risposta a questi interrogativi. E, dal momento che tutto è pieno di senso e bellezza - Nulla è senza voce! - prova a farlo attingendo anche alle innumerevoli suggestioni della letteratura.
Gesù Cristo è il Signore e la Verità della storia. Cogliere lo spessore di tale affermazione credente e viverne di conseguenza le istanze apre alla speranza nella buona destinazione che Dio ha promesso a quanti si affidano a Lui.
Un contributo costruttivo del discorso teologico ad una questione attuale: cosa è realmente decisivo per comprendere e rispettare l'identità sessuale di ciascuno?
Il primato della coscienza sulla legge positiva è il principio al quale il cittadino si appella quando avverte l'esercizio del potere come tirannico.
Un tema arduo e travagliato quello della potenza di Dio, tanto confessato dalla fede quanto contestato dalla ragione, esaminato lungo mille anni di riflessione teologica.
E' possibile parlare di Dio in un contesto di incertezza del senso? Sì, a condizione che si offra, come suggerisce Italo Mancini, un cristianesimo capace di liberare la storia e di creare uno spazio per l'invocazione. Ma ciò richiede la fatica della riflessione e il dialogo con la cultura.
Una proposta per poter pensare e vivere uno stile di vita cristiana alle e sotto le condizioni di oggi.
«[…] L’impresa tentata in questo libro da Francesco Brancato sta proprio nel tener fermo da un lato l’approdo teoretico dell’esercizio teologico, ma nell’avvertirne a un tempo i limiti, per volgersi poi a quella pregnanza simbolica che nell’arte può dischiudersi proprio sul versante dell’infinito. Si tratta a ben vedere d’una ricerca sotto un certo riguardo coraggiosa e innovativa, disposta per un verso come critica della ragione teologica e per altro verso tesa a considerare l’opera d’arte non come mero abbellimento della fede religiosa, tanto meno come una sorta di Biblia pauperum, bensì come un autentico esercizio teologico» (dalla Prefazione di Virgilio Melchiorre).
Francesco Brancato è docente di Teologia Dogmatica allo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania e alla Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo. Collabora con diverse riviste teologiche e filosofiche e ha scritto su questioni di escatologia e di teologia della creazione.
"L'immagine biblica dell'arca è il filo rosso scelto da Jean-Louis Chrétien per offrirci una ricca e articolata analisi del fenomeno della parola umana. Come l'arca costruita dal patriarca Noè accolse (...) uomini e animali al tempo del diluvio, così avviene con la parola (...). Con la parola, come in un'arca, noi possiamo accogliere cose, uomini e animali, riconoscendoli nella loro natura e facendoci carico della loro custodia e manifestazione. Ma (...) anche noi siamo da sempre ospitati dalla trama delle parole che ci sono state rivolte e in cui ci troviamo a vivere (...). Quest'opera ci presenta una fenomenologia della parola umana in se stessa compiuta, una nuova e felice sintesi di grande capacità 'rivelativa', che ci aiuta a meglio 'vedere' e 'sperimentare' quel fenomeno della parola, di ricchezza inesauribile, in cui viviamo e di cui viviamo." (Dalla Prefazione di Giovanni Ferretti.)
Bibbia e filosofia, Gerusalemme e Atene: di questi due universi concettuali, senza i quali non si comprenderebbe nulla della cultura occidentale, il primo è quello più rimosso e ignorato a causa dell’antigiudaismo cristiano e soprattutto a causa del fenomeno della «ellenizzazione» che ha letto le scritture ebraiche con il logos greco. Proponendo una «teologia dell’ebraismo», come vuole il sottotitolo del saggio, l’autore di queste pagine individua nel concetto di «natura» la forza seducente dell’ellenizzazione e restituisce priorità alla categoria biblica dell’alleanza o relazione di alterità irriducibilmente altra: «Relazione di alterità è quella che disegna tra Dio e l’uomo un genere di rapporto dove l’iniziativa divina ha il carattere di chiamata e il suo effetto è il sorgere davanti a Dio dell’uomo non come sua partecipazione ma come suo interlocutore, come interpellato a dare una risposta. Così l’uomo […] viene promosso a partner di Dio, che gli affida la cura del mondo, a luogo-tenente di Dio, che lo incarica del buon governo della creazione» (dalla Presentazione di Armido Rizzi).
Carmine Di Sante si è specializzato in Scienze liturgiche al Pontificio Istituto S. Anselmo di Roma, si è laureato in psicologia all’Università La Sapienza di Roma e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC di Roma.
Come avviene che una persona trovi la logica necessaria della sua vita, pur in mezzo ad una così grande presenza di casualità nelle vicissitudini umane? E sarà possibile concepire tutto questo in chiave teologica quale evento riflettuto tra la sfera e la mente divina e l'intelligenza e la vita umana? Il presente studio, interloquendo con alcune grandi figure della teologia (da Anselmo d'Aosta a Eberhard Jüngel), rinviene nella dialettica fra necessità e più-che-necessario la metodica imprescindibile del destino umano, del mistero cristiano e del pensiero teologico.