
Henri De Lubac fu studioso di patristica, docente di storia delle religioni, in dialogo con marxisti e atei, autore di uno studio sulla natura del cattolicesimo, e svolse un ruolo attivo nella resistenza francese. La corrispondenza fra il teologo e mons. Benedetti è durata circa trent'anni.
L'intento fondamentale di questa breve introduzione all'Ortodossia è, come dichiara lo stesso autore, "far entrare nell'autocoscienza ortodossa, aiutare la sua comprensione dall'interno", attraverso uno sforzo serio di conoscenza. La convinzione diffusa che l'esperienza ortodossa del cristianesimo sia semplicemente una variante di quella occidentale e che l'Ortodossia sia solo una sorta di cattolicesimo "esotico", rende quanto mai importante quel tipo di conoscenza di cui parla Petrà.
Per secoli l'ufficio papale è stato considerato il maggiore ostacolo sulla strada verso l'unità dei cristiani. Nella sua enciclica "Ut unum sint" Giovanni Paolo II invita al dialogo circa la configurazione del ministero petrino e chiede perdono per le ferite inferte all'unità della fede da coloro che in passato hanno esercitato questa funzione. Sul tema del papato, l'Accademia cattolica della Baviera ha organizzato un imponente convegno, che ha visto il contributo di importanti studiosi di diverse confessioni, ora raccolto in un volume. Rispetto all'originale tedesco, l'edizione italiana è ulteriormente arricchita dalla presenza del testo approvato dal Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste in Italia, e dalla lezione di mons. J.R. Quinn.
Il libro oltre a essere un trattato di teologia spirituale, libro di testo e manuale di studio, è anche uno strumento di formazione, discernimento personale e comunitario e approfondiemento teologico. Nel volume l'autore propone una "sintesi di spiritualità", non soltanto una rassegna di informazioni, per un progetto organico di vita e di dottrina. Il largo spazio dedicato alle varie tematiche consente di esporre esperienze e temi che si impongono per la spiritualità e il realismo storico.
Il volume si prefigge di offrire un contributo alla riflessione teologica sulla presenza e l'azione della Chiesa nel mondo della sofferenza e della salute. Nella prima parte viene messa a fuoco l'identità della teologia pastorale sanitaria, partendo da un'analisi dell'attività compiuta. Nella seconda parte gli autori illustrano i criteri teologico-pastorali che fondano l'azione della teologia pastorale sanitaria. La terza parte è consacrata a descrivere le varie modalità d'attuazione della pastorale sanitaria. Nella quarta parte trovano adeguato sviluppo i temi della spiritualità del servizio sanitario e della formazione degli operatori pastorali nel mondo della salute.
La salvezza costituisce il messaggio centrale del Nuovo Testamento. L'approccio della teologia ortodossa al tema è tuttavia assai diverso rispetto a quello della teologia latina: la salvezza non rimanda primariamente alla colpa dell'uomo, ma al progetto primitivo di Dio Trinità che consiste nel rendere partecipi della sua vita altri esseri da lui creati per amore. L'incarnazione del Verbo non è quindi provocata dal peccato originale, ma sta al centro del disegno originario di Dio. Partendo dalla teologia trinitaria, l'autore offre una trattazione del mistero della salvezza secondo l'oriente da cui non mancano anche alcuni accenni al fondamentale ruolo dello Spirito Santo e della Madre di Dio.
La teologia non può rinunciare a interessarsi della verità. Tuttavia, nel faticoso cammino verso l'unità delle religioni e dei popoli, il cristiano può percepire che proprio Gesù Cristo, col suo farsi Dio, costituisca un intralcio imbarazzante. Accanto a una ricognizione meditata di alcuni nodali temi teologici, l'auotre propone una sorta di "critica della ragione teologica" e prospetta una figura di teologia che, mentre cerca di sondare il suo "Oggetto immenso", indaga anche su se stessa e nel farlo riscopre Gesù Cristo come verità delle verità.
Fra tutti i sentimenti che l'uomo ha sviluppato durante la sua storia non ne esiste uno che superi la tenerezza come qualità tipicamente umana e umanizzante. Evidentemente essa non va fraintesa con il sentimentalismo o con la debolezza. Si tratta piuttosto di un sentimento che rende la persona affettuosa, compartecipe, colma di rispetto e meraviglia di fronte alla perfezione del cosmo e ad ogni forma di vita, capace di apprezzamento e giusta tolleranza verso se stessa e gli altri. Ma perché la tenerezza dovrebbe aver a che vedere con la teologia? Non esiste infatti, a tutt'oggi, una "teologia della tenerezza" e quasi nessun dizionario teologico contempla questa voce. Tuttavia è proprio Dio la sorgente inesauribile e il vertice di ogni tenerezza. L'autore intraprende quindi un percorso in larga misura inesplorato, ma decisivo se si vuole che la Chiesa si presenti al mondo come il sacramento della tenerezza di Dio, di un Dio di bontà e di grazia, e non di punizione o di paura. Il discorso non si impone, d'altra parte, solo per la comunità ecclesiale, ma per il mondo intero e il suo futuro. L'alternativa è tra una cultura della tenerezza, e quindi dell'amore e della vita, o un'anticultura della violenza, e quindi dell'egoismo e della morte.
Benché il dogma della SS. Trinità appaia il più alto e il più distante, è tuttavia denso di conseguenze vitali per i cristiani, la Chiesa, il mondo intero: il mistero primordiale è infatti quello che ha più attinenza con la realtà e nel passaggio di millenni dimostra ancora più forte la sua originalità e bellezza. Il saggio parte da uno sguardo alla situazione attuale, affronta poi il momento storico, seguito dalla parte sistematica. Dopo la "Trinità creduta" viene quindi proposta una "Trinità vissuta": la Trinità è legge che domina l’universo, modello personale, familiare, sociale, ecclesiale, esempio di ogni comportamento e iniziativa.
Note sull’autore
Giordano Frosini, docente di teologia sistematica nella Facoltà Teologica dell'Italia Centrale, è autore di numerose opere maturate nell'insegnamento e nell'attività pastorale. Suo intento è sempre stato quello di coniugare la serietà scientifica e lo stile semplice e piano, possibilmente alla portata di tutti. Di un primo ideale periodo dedicato alla riflessione sulle realtà penultime, si possono ricordare: Teologia delle realtà terrestri (1971), La fede e le opere. Le teologie della prassi (1992), L'impegno cristiano. Per una teologia della politica (21993), Babele o Gerusalemme? Per una teologia della città (1992), L'attività umana. Per una teologia del lavoro (1994), In politica da cristiani (1994), Per una spiritualità della politica (1996), Il pensiero sociale dei Padri (1996). Del periodo più direttamente teologico: Aspettando l'aurora. Saggio di escatologia cristiana (31996), Una Chiesa possibile (1995), Teologia oggi. Una sintesi completa e aggiornata (21997), il trittico "Chi dite che io sia?". Una cristologia per tutti (1997), Lo Spirito che dà la vita. Sintesi di pneumatologia (21998), Incontro al Padre. Una Teo-logia per tutti (21999); Spiritualità e teologia (2000). Collabora inoltre a quotidiani, periodici e riviste scientifiche.
Tempi difficili per il termine "anima" che si trova a dover fronteggiare sia gli attacchi violenti di un certo schieramento filosofico, sia i ripensamenti di determinate correnti teologiche. La nostra cultura, più che negare manifestamente lo statuto ontologico dell’anima o quantomeno la sua permanenza in vita oltre la morte dell’individuo, ne mina i fondamenti e la credibilità attraverso sospetti, illazioni, congetture. I concetti di "persona", "pensiero", "umanità" smarriscono e confondono i propri contenuti, mentre le biotecnologie avanzano e i computer battono gli umani non solo al gioco degli scacchi.
L’autore intende quindi fare un po’ di chiarezza e ordine sulla questione dell’anima. La prima parte della sua ricerca presenta le origini e gli orientamenti maggiori della contemporanea filosofia della mente, con una sintetica apertura sulla storia e sullo stato attuale dell’Intelligenza Artificiale. La seconda, si occupa di storia della teologia, tentando di far emergere il significato autentico del concetto di "anima", ricercandolo nelle radici vetero e neotestamentaria, nella Tradizione, nelle indicazioni magisteriali, negli sviluppi teologici contemporanei.
Note sull’autore
Andrea Vaccaro, laureato in filosofia e in pedagogia, con diploma in teologia, ha pubblicato saggi sulle riviste Sapienza (Napoli), Atque (Firenze), Quaderni di semantica (Bologna).
La teologia sistematica odierna certamente si caratterizza per un dichiarato orizzonte di tipo storico. Si tratta tuttavia di una prospettiva piuttosto recente. È infatti nel secolo XX che la teologia viene obbligata a uno sforzo di riflessione completamente nuovo, in grado di fissare i confini esatti di ciò che si intende oggi con l’espressione "teologia della storia". Con tale termine non si fa direttamente riferimento soltanto a una "teologia situata" in quanto coscienza credente dei diversi momenti storici e culturali, né a una ermeneutica storico-salvifica in quanto componente di una certa lettura della rivelazione cristiana, ma si guarda alla storia nell’orizzonte di un principio che le viene dato: la salvezza che si realizza nella storicità di Gesù Cristo, eterno Figlio del Padre, incarnatosi nella pienezza dei tempi.
L’idea stessa di "storia della salvezza", così com’è da noi posseduta e utilizzata, annida la sua ragione d’essere proprio a cavallo degli anni cinquanta, a tal punto che essa può anche definirsi il migliore risultato della teologia della storia di un secolo, quello XX, che "pensava" storicamente.
La ricerca – separata per autori: G. Thils, H.U. von Balthasar, J. Daniélou, J. Ratzinger, K. Rahner, J. Mouroux, M. Seckler, M. Bordoni, H.-I. Marrou, W. Kasper e altri – si muove tra i modelli cattolici rintracciati negli anni tra il 1950 e il 1970, mette in evidenza i tratti della riflessione teologica immediatamente precedente al Vaticano II, rileva le linee emergenti della teologia postconciliare e fissa alcune prospettive per una proposta speculativa e dottrinale volta alla teologia della storia della salvezza nel futuro.
Note sull’autore
Gianluigi Pasquale (Vicenza, 1967) è religioso sacerdote Cappuccino della Provincia Veneta di "Sant’Antonio". Ha studiato Lettere e Filosofia all’Università "La Sapienza" di Roma e ottenuto il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove è stato Assistente Scientifico nella Facoltà di Teologia dal 1999 al 2001. Ha trascorso soggiorni di studio in Germania, U.S.A. e, nel Regno Unito, al Greyfriars Hall di Oxford. Attualmente è Vice-Preside a Venezia dello Studio Teologico "Laurentianum" dei Cappuccini Veneti, affiliato al P.A.A. di Roma, dove insegna teologia sistematica come professore stabile. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste scientifiche di teologia e filosofia, di molte delle quali è collaboratore redazionale.
Occorre ammettere che Gesù non ha mai istituito in modo formale e puntuale il sacramento delle nozze. Per l’autore questa "lacuna" è tuttavia carica di indicazioni e prospettive teologiche e antropologiche insospettate: attraverso un’accurata indagine nell’ambito e nella prospettiva della simbolica nuziale, egli arriva infatti a concludere che la persona stessa di Cristo, nella sua Parola e nel suo gesto, è fondativa del sacramento del matrimonio.
Nell’Ultima cena Gesù siede a mensa e si comporta con i suoi apostoli come lo Sposo verso i suoi commensali che egli ha invitato quale sua ‘Sposa’ alla festa nuziale, deciso a comunicarle la propria intimità e la propria vita. Nell’eucaristia Cristo si dona nel pane e nel vino alla Comunità/Sposa per divenire con lei una sola carne.
Ma questa condizione nuziale non appartiene soltanto al tempo della storia: fin dalla fondazione del mondo Agnello Sposo e Umanità Sposa sono infatti pensati e voluti come gli Sposi delle nozze escatologiche. Inoltre questo grande mistero, che include in sé l’intera storia dell’Alleanza, dalla Genesi all’Apocalisse, non si esaurisce in quanto tale, ma è ostensione ed estensione del supremo mistero nuziale, quello trinitario.
Note sull’autore
Giorgio Mazzanti, sacerdote, docente di Teologia sacramentaria presso la Pontificia Università Urbaniana e la Facoltà teologica dell’Italia centrale, ha insegnato Patrologia presso il Pontificio seminario marchigiano "Pio IX" di Fano (PS); ha elaborato la tesi dottorale sulla cristologia di Basilio Magno sotto la direzione del p. J. Gribomont osb presso l’Istituto patristico Augustinianum di Roma. Ha scritto saggi sulla poesia di Mario Luzi ed è egli stesso poeta. Tra le sue pubblicazioni: L’ombra del velo, Forlì 1985; Nella fiamma del dono, 1986; Ultimo avvento, Roma 1992; Da una terra devastata, Forlì 1993; Il canto della Madre, EDB, Bologna 22001. In ambito teologico ha pubblicato numerosi contributi in riviste e miscellanee, nonché i seguenti volumi: Testi cristologici di Basilio Magno, Borla, Roma 1991; I sacramenti simbolo e teologia. 1. Introduzione generale, EDB, Bologna 21999; I sacramenti simbolo e teologia. 2. Eucaristia, Battesimo e Confermazione, EDB, Bologna 22000.