
Questo discorso del 1843 è uno sviluppo del concetto di "edificante" successivo a La prospettiva della fede e si presenta come un commento alle parole dell'apostolo Giacomo: "Ogni dono buono, ogni dono perfetto è dall'alto". Queste introducono alla controversa questione della "teodicea" come coniugare il bene proveniente da Dio e il male del mondo - declinata dal filosofo danese in chiave "esistenziale", spiega Umberto Regina nell'Introduzione, ripartendo dalla caratteristica distintiva dell'uomo: l'esistenza. L'uomo in quanto esistente ha un rapporto edificante con Dio: rispetto all'Eterno si innalza senza mai unirsi completamente. All'idea, avanzata da alcuni filosofi moderni, di una compromissione di Dio nell'imperfezione del mondo Kierkegaard risponde con il salto della fede, somma possibilità donata all'uomo per vincere sul male.
Il manoscritto dei primi anni '30, "Ragione e fede", qui presentato con introduzione e apparato critico di Luca Natali, dà il titolo a un'opera fondamentale di Piero Martinetti e ne contiene il nucleo teorico, che sta alla base della sua più ampia ricerca su Gesù in chiave non storica ma filosofica: una rigorosa critica della teologia come apologetica, volta a restituire alla fede e alla ragione la loro peculiarità senza riduzioni. L'originalità della prospettiva martinettiana è una sorta di "illuminismo religioso": la religione la si difende a partire dal riconoscimento della sua appartenenza, insieme alla ragione, a un processo libero della coscienza nell'acquisizione del sapere. Come dire, la verità - anche di "fede" - è alla portata di tutti coloro che esercitano la ragione e, in quanto legittime dimensioni dello spirito, l'una non può opporsi all'altra ma ne è parte.
"Dalla teologia della liberazione alla teo-poetica: queste l'originale percorso intellettuale di Rubem Alves (1933- 2014, teologo ed educatore tra i più importanti dell'America Latina), un pensatore che si è gradualmente allontanato dalla teologia accademica per inventare un linguaggio capace di parlare a tutti, in particolare a quanti portano in sé il desiderio di vitalità che sfonda ogni confine. Narrazione, poesia, metafora diventano la mediazione necessaria per far sgorgare dal cuore delle persone l'anelito alla vita, che in dissolvenza si identifica con Dio, quello che la Bibbia educa a cercare oltre gli schemi imposti dal pensiero tradizionale. Non si perde nulla dei temi iniziali - la liberazione, la speranza - ma cambia il linguaggio, che diventa più aderente agli impulsi che muovono la vita. Abbandono della teologia o di una forma di teologare? Il lettore è provocato a interrogarsi sul compito stesso della teologia: spiegare il mistero o introdursi in esso per la via della bellezza." (Giacomo Canobbio)
Il volume raccoglie, a cura di Nunzio Bombaci, gli scritti cristologia di Ferdinand Ebner, un protagonista - insieme a Franz Rosenzweig e Martin Buber - del "pensiero dialogico". L'originalità del filosofo austriaco consegue dalla sua conversione al cristianesimo: la "realtà di Cristo" è via dialogica per eccellenza, autentica relazione tra l'uomo e la trascendenza. Il Logos si alimenta nella Parola dei Vangeli e, viceversa, la fede vissuta si riflette in una cristologia radicale. Ecco perché questi scritti - originariamente apparsi tra il 1920 e il 1922 sulla rivista «Der Brenner», cui collaborarono, fra gli altri, Georg Trakl, Theodor Haecker e Carl Dallago - sono significativi per far luce sull'intera opera ebneriana.
Sulla poco considerata e dimenticata virtù della pazienza, Eberhard Jüngel e Karl Rahner aprono, in questo libro, orizzonti nuovi. "La pazienza è il lungo respiro della passione. Della pazienza ha bisogno ogni passione. La vera pazienza è sempre una passione filtrata nell'interiorità" scrive Eberhard Jüngel. Così il teologo di Tubinga approda già nel nucleo centrale delle sue riflessioni: le proprietà, l'essenza appassionata di Dio e la pazienza del suo amore. Alla "pazienza con se stessi" si dedica e la descrive quale arte della perseveranza nella tensione Karl Rahner: "Chi trova realmente la pazienza intellettuale con se stesso, sarà anche tollerante con il prossimo e non e non si comporterà come se egli stesso fosse la verità assoluta in persona". Un libro che - nella sua profondità teologica e onestà intellettuale - mette in risalto la pazienza, come vero presupposto alla tolleranza e come un'importante strada verso una migliore umanità.
Un volume di spiritualità, sul modello della meditazione monastica degli antichi Padri della Chiesa: in preciso riferimento alle Scritture, l'autore commenta i temi della speranza e del perdono, quanto mai attuali.
L'idea di messia nel pensiero ebraico antico e moderno subisce vari slittamenti semantici, di origine storica e teorica. Il teologo e l'ebraista, con le loro proprie tonalità, ne illuminano alcuni: dapprima si rintracciano i nomi del messia - da quello personale e mistico-escatologico a quello collettivo incarnato nell'età messianica e in Israele - attraverso la Bibbia e le fonti giudaiche (midrash, Talmud, chassidismo, Illuminismo ebraico e sionismo); poi, in chiave fenomenologica, si delineano possibili percorsi, per così dire, messianici nella filosofia, nella musica, nella letteratura. D'altra parte, il messia, architrave che unisce e divide ebrei, cristiani e musulmani, si presta a una riflessione non solo religiosa e spirituale ma esistenziale: nella coscienza del tempo - quale appare nel Qohelet ma anche nella letteratura europea più secolarizzata - irrompe la dimensione dell'attesa, capace di porre domande anche a un non credente.
In un mondo moderno, «troppo umano», che insegue il desiderio di emanciparsi da ogni Trascendenza e che intuisce il declino della Bellezza e della ricerca della verità, si concretizza l'anelito del cristianesimo contemporaneo per un'estetica teologica, il cui obbiettivo è il recupero del bene e del vero attraverso l'esplorazione del bello. Una riflessione teologica qui delineata tramite le voci di alcuni tra i maggiori pensatori occidentali - da Agostino che rintraccia in Dio la Bellezza Ultima a Tommaso d'Aquino che la vede nel Cristo, a Kierkegaard che esplora il salto della fede attraverso l'insoddisfazione e la disperazione, fino a Dostoevskij e von Balthasar-, con incursioni nella teologia orientale di Evdokimov, che legge nella figura del Crocifisso la cifra della Bellezza che splende e salva. L'autore sonda inoltre la predisposizione delle arti (musica, cinema, poesia e architettura) a divenire luoghi di rivelazione della Trascendenza: vie della Bellezza.
La riflessione dell'intera vita di padre Sertillanges è riassunta in questa sua ultima opera, rimasta incompiuta, che affronta la ponderosa tematica del male. È su questo che il domenicano riflette, da storico del pensiero e da meditativo, perché non diventi una paralizzante malattia dello spirito - rischio del periodo in cui scriveva, successivo alla seconda guerra mondiale, ma anche di ogni tempo di crisi, compreso il nostro. Il primo volume espone criticamente la storia del problema del male: dalla preistoria all'antico oriente, da Grecia e Roma classiche al pensiero cristiano, da Cartesio e Kant al pessimismo francese, fino all'esistenzialismo. Nel secondo l'autore presenta la visione cristiana della teodicea: l'origine del male, il problema capitale dei rapporti fra Dio e la sua creazione e il peccato originale come spiegazione del male. Si sforza di rispondere alle obiezioni sollevate dall'insuccesso iniziale di Dio, dallo scacco della riparazione, dalla protesta dell'abisso e dal prezzo della libertà. Ma è il richiamo alla meditazione nell'ultimo capitolo, Il mistero, a offrire più di ogni altro il timbro con il quale il pensiero di Sertillanges incrocia la questione, le lotte con cui si è tentato di fronteggiarla e il grido degli uomini.
Come può declinarsi una teologia razionale alla fine della modernità? Holm Tetens esplora la via di un discorso razionale su Dio, essenzialmente basato sulla negazione dell'autorità di fonti esterne alla ragione - siano i testi sacri, la dottrina, l'esperienza di fede... - e sul principio di non contraddizione. Elaborare tesi e argomentazioni chiare, condivisibili universalmente, sulle questioni inerenti l'esistenza di Dio e il suo rapporto con la natura, con il mondo e con l'uomo, è un tentativo inusuale per la teologia e la filosofia contemporanee, le quali rinviano perlopiù la discussione dei contenuti teologici alle particolari tradizioni ermeneutiche, riducendo la religione come oggetto di studio alla sua dimensione storica. La prospettiva qui sviluppata da Tetens è in grado di rimettere in questione la differenza fra teismo e naturalismo, mostrando come il primo sia una valida opzione razionale anche per l'uomo d'oggi.
Il tema della giustificazione - l'azione salvifica di Dio, che rende l'uomo "giusto" ai Suoi occhi -, attorno a cui ruota lo Scisma protestante, fu una questione decisiva per il giovane Lutero, e oggetto precipuo della sua esegesi biblica, in particolare delle lettere paoline. Il volume ricostruisce questo particolare aspetto della dottrina luterana facendo luce, al tempo stesso, sul senso della Riforma nel suo differire dalla teologia cattolica. L'interpretazione luterana del concetto di "grazia" - ripresa e commentata in queste pagine - rappresenta anche il focus di una più profonda conoscenza fra le due confessioni, e il modo per superare reciproci pregiudizi e condanne dottrinali sulla via della comune fede in Cristo, di cui tanto più bisognosi sono gli uomini del nostro tempo.
Editoriale: I. Bertoletti, L'elezione di Trump. Una risposta populista al paradosso di Böckenförde. Lapira, Gli Ebrei, La Terra Santa, a cura di Daniele Menozzi. D. Menozzi, Introduzione; B. Bocchini Camaiani, La Pira e gli ebrei. Nuove fonti e prospettive di ricerca; M. Simoni, Una storia di relazioni mancate. Giorgio La Pira e il conflitto israelo-palestinese; P. Stefani, Da Damietta a San Miniato al Monte; G. Conticelli, Tre questioni ancora da disputare. Giorgio La Pira e Fioretta; Mazzei, il lessico lapiriano e il negoziato nel diritto internazionale. Note E Rassegne: R. Maiolini, «La malinconia è l'inquietudine dell'uomo che avverte la vicinanza dell'infinito». Il tentativo di teologia della malinconia di Romano Guardini; E. R.A. Calogero Giannetto, "Canta(re) l'epistola" è introdurre al Vangelo. Note sulle possibili fonti neo-testamentarie della novella di Luigi Pirandello; S. Marcucci, Quando la letteratura diventa teologia. Il Giobbe di Karol Wojtyla e la ricerca del senso della sofferenza; P. Capelli, Sul Giorno della Memoria. Documenti: P. Ricoeur, Hannah Arendt. Dalla filosofia alla politica, a cura di I. Bertoletti.